Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non
intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste
persone, né offenderle in alcun modo.
Riferimenti
a persone o fatti sono puramente casuali.
Preferivo di gran lunga una
ragazza da proteggere,
mentre La Bennett era
più il tipo dal quale
dovevo proteggere me
stesso.
Capitolo
due.
San Francisco,
10 Settembre 2012
Quella
mattina la mia sveglia era suonata alle 6:30. Questo particolare stava
a significare soltanto che la scuola era cominciata, come ogni
Settembre. Avevo fatto la doccia, mi ero sistemato i capelli e
indossato la maglia bianca che fasciava alla perfezione il mio addome,
con i miei jeans preferiti. Me li aveva regalati mia madre per il mio
compleanno, insieme a una nuova automobile.
Non ero un
ragazzo viziato, però non avevo motivo per sentirmi dire no:
andavo bene a scuola, per il semplice motivo che per i miei genitori il
motto era “vai bene a scuola e avrai tutto quello che
vuoi”.
Fatta una
veloce colazione, salutai la mia famiglia e con la mia nuova macchina
raggiunsi la San Francisco High School. Parcheggiai in quello che ormai
era diventato il mio posto e mi specchiai nello specchietto prima di
scendere. Il ciuffo corvino, quella mattina, copriva la fronte, e
qualche ciuffo cadeva anche sugli occhi scuri. Mi piacevo. Sapevo di
essere un bel ragazzo, ma conservavo gelosamente la mia indole
introversa e riservata. Nonostante questo avevo una vita sociale
abbastanza movimentata: avevo molti amici e questo non ho mai capito se
dipendeva dal mio ruolo di capitano nella squadra di Pallacanestro o
per la mia faccia. Non parlavo molto e mi facevo gli affari miei per la
maggior parte del tempo, ma questo non sembrava causarmi problemi.
A passo
sicuro entrai nel cortile, fermandomi spesso a salutare persone che non
ricordavo neanche di conoscere.
<
Ehi Malik! Da questa parte! >
Vicino
all’ingresso, poco distante da me, c’era il mio
migliore amico: Liam James Payne. Ci conoscevamo dal primo anno di
Liceo ed era uno apposto. Al suo fianco, Niall James Horan mi sorrideva
contento.
Mi avvicinai
a loro e con delle pacche sulle spalle ci salutammo.
<
Ti sei tagliato i capelli. > dissi, notando che i ricciolini
castani di Liam erano spariti. Lui si giustificò con
un’alzata di spalle, sorridendomi. Mi voltai verso Niall che
mangiava una brioche alla crema. < E tu sei ancora
più biondo. > ridacchiai.
Lui mi
guardò con i suoi occhi azzurri e ridacchiò, a
bocca piena. < Nuova tinta. Me l’ha comprata mia
madre, ma deve aver sbagliato. >
Ridemmo.
Aspettando il suono della campanella decisi di accendermi una sigaretta.
<
C’è sempre la solita gente. >
borbottò Niall.
<
Ti aspettavi una new entry ? > chiese Liam.
<
In effetti si. >
<
Ciao ragazzi! !> tutti e tre ci voltammo. A guardaci sorridente,
con lunghi capelli biondi e occhi verdi, c’era Annabelle
Watson.
<
Ehi Anna. Come va? > domandò Liam.
<
Tutto bene, voi? >
Dovetti
abbassare lo sguardo per non ridere di fronte al biondo, al mio fianco,
che arrossiva.
<
Benissimo! Quest'anno ho deciso di iscrivermi al corso di musica!
> ci annunciò, esaltata. Annabelle era sempre stata
dall'asilo una ragazza piena di vitalità e di entusiasmo.
Non avevo mai capito da dove prendesse tutta quell'energia.
<
Oh, anche il nostro Horan frequenterà quel corso. >
dissi, mostrando i miei denti bianchi in un sorriso divertito. Niall mi
fulminò con lo sguardo ma dovette presto spostare
l'attenzione sulla bionda che si voltò a guardarlo.
Arrossì ancora di più, se possibile.
<
Che bello! Saremo compagni di banco, non è splendido?
> rispose elettrizzata.
Niall si
grattò il braccio, nervoso. < Oh si, sarebbe ..
>
<
Bene! Adesso vado a prendere l’orario dei miei corsi prima
che ci sia la folla. Ci vediamo in giro.> si congedò,
salendo i pochi scalini per entrare nell’edificio.
Mi voltai
verso Niall e scoppiai a ridere.
<
Vaffanculo, Zayn. > borbottò.
<
Ehi ragazzi. Guardate chi c’è anche
quest’anno. > sussurrò Liam, indicando con
un cenno del capo un punto indefinito davanti a noi.
Guardai
attentamente, cercando di capire cosa intendesse, finché non
la vidi. Era appena entrata dal cancello con indosso un paio di
pantaloncini a vita alta e una maglia senza maniche incalzata dentro.
In testa il suo berretto rosso con “NY” scritto in
nero e ai piedi un paio di Blazer rosse. La prima cosa che
attirò la mia attenzione – e quella di tutti gli
altri – furono i numerosi tatuaggi sulle braccia che sembrava
si fossero moltiplicati a distanza di pochi mesi. Uno era comparso
perfino sulla coscia destra.
<
Non era stata rinchiusa in un carcere minorile? >
domandò Niall.
<
E questa chi te l’ha detta? > chiese Liam, scettico.
<
Ben, quello del corso di Arte dell’anno scorso. >
spiegò il biondo.
Non li
ascoltavo. Io continuavo a guardare il modo sicuro e dritto con cui
camminava. Molti avevano smesso di parlare solo per guardarla, altri
invece avevano cominciato a fare le peggio congetture. Tuttavia La
Bennett non li considerava minimamente, probabilmente abituata ai
pettegolezzi che si dicevano su di lei. Non la conoscevo personalmente,
l’avevo solo intravista nei corridoi e ne avevo sentito
parlare. Si vociferava che fosse nel giro della droga e che fosse una
ragazza facile. Tuttavia nessuno era in grado di smentire o confermare
queste voci, visto che tutti in quella scuola la evitavano come la
peste. Tutti tranne Harold Edward Styles, che proprio in quel momento
la raggiungeva con una leggera corsa, chiamato comunemente Harry. Lui,
nonostante la sua brutta reputazione acquisita essendo amico
della Bennett, aveva un clamoroso successo con le ragazze. Era capitato
più di una volta che si scatenasse qualche rissa
perché Styles era andato a letto con qualche ragazza
fidanzata. Non aveva mai perso, comunque. Quindi, anche se scoprivano
di esser stati traditi con lui, i ragazzi si limitavano a mollare la
ragazza in questione e odiare Styles mantenendo la giusta distanza.
Non mi sono
mai piaciuti quei due. Non sapevo - neanche mi interessava –
se quello che si diceva su di loro era vero, ma era impossibile dire
che fossero brave persone. Styles aveva la faccia da stronzo, anche se
a volte riusciva a camuffarla con un sorriso innocente. Ma La Bennett
aveva uno sguardo che diceva solo “guai”. Non ero
il tipo da giudicare qualcuno senza conoscerlo, ma lei aveva un non so
cosa di pericoloso, e si vedeva da come sorrideva. Un sorriso che non
era proprio tale. Una smorfia, un ghigno di superiorità, che
faceva trasparire pensieri maligni o comunque sia amari, cinici. Era un
peccato. La Bennett era davvero una ragazza bellissima. Aveva dei
lunghi e mossi capelli castani, che a tratti si potevano scambiare per
ramati. Gli occhi erano sempre truccati appena, solo un po' di matita
agli angoli, ed erano grandi di un colore chiaro, simile al marrone.
Non avevo mai indagato sul colore dei suoi occhi, perché per
quanto potesse essere attraente non era il mio tipo.
Preferivo di
gran lunga una ragazza da proteggere, mentre La Bennett era
più il tipo dal quale dovevo proteggere me stesso.
<
Ti ha detto perché ? > chiese Liam.
<
Sembra che abbia picchiato una ragazza, ma non so se sia vero. >
rispose il biondo.
La
campanella prese a suonare insistentemente e la massa di studenti si
mosse tutta insieme verso l'entrata. Noi rimanemmo fermi, appoggiati
alla ringhiera dei tre scalini, aspettando che un po' di quella
confusione si calmasse per poter raggiungere la segreteria in
tranquillità.
Gettai la
mia sigaretta in terra, poco di distante da me, allungai il piede per
poterla pestare, ma una Blazer rossa fu più veloce delle mie
Nike.
Alzai lo
sguardo e i trovai gli occhi della Bennett che mi perforavano la testa
da una parte all'altra.
<
Scusa, non ti avevo visto. > dissi educato, visto che
praticamente le avevo gettato il mozzicone addosso.
Mantenni comunque sia un certo distacco.
Non rispose,
mi guardò per un altro paio di secondi con quel paio d'occhi
freddi e distaccati, che mi mandavano a fanculo e mi facevano sentire
piccolo come una formica.
Poco dopo si
allontanò, ma io continuavo a vedere i suoi occhi davanti a
me, come se fossero ancora li, a scrutarmi.
<
Pensavo che ti avrebbe ucciso con lo sguardo. >
borbottò Niall che aveva ripreso a respirare. Non lo
ascoltai perché mi stavo ancora domandano come fosse
possibile avere degli occhi così.
<
Adiamo, o faremo tardi. > intervenne Liam.
Erano gialli.
***
Avevamo
cantato il Pledge of Allegiance, ovvero il giuramento di
fedeltà alla bandiera degli Stati Uniti che avremmo dovuto
intonare ogni mattina alle 7:30, all'inizio delle lezioni. Il primo
corso a cui avevo assistito era quello di Spagnolo, ma l'unica cosa che
avevamo fatto era parlare delle nostre vacanze estive. Ero bravo in
quella lingua. Quindi la cosa non mi preoccupava minimamente. L'ansia
era leggermente salita quando, a Fisica, la professoressa –
che sarebbe morta di una morte lenta e dolorosa – ci aveva
annunciato un compito a sorpresa. Il primo giorno!
Tutta la
classe aveva protestato ma lei si era giustificata dicendo: <
Non dovete preoccuparvi ragazzi. Questo è un modo per vedere
dove avete le lacune, e cosa dobbiamo riprendere. I voti non avranno
molto valore. >
Bella
stronza.
Era andata
abbastanza bene, comunque. Non il miglior compito della mia carriera
scolastica, ma poteva andare peggio. Fisica era una di quelle materie,
insieme a Letteratura, con cui ci perdevo più tempo
perché mi riuscivano meno. Per questo, non avendo ripassato
niente durante l'estate, non potevo che esser contento per quel compito.
Io avevo un
buon rapporto con la scuola. Certo, avrei preferito restare a casa e
dormire, ma visto che ero obbligato a farlo, accettavo la situazione di
buon grado, non come Niall che mentre mangiava la sua pizza, nella
pausa pranzo, si lamentava.
<
Niall è il primo giorno di scuola. Se ti lamenti ora fra due
mesi cosa farai? > li feci notare.
<
Probabilmente mi ucciderò. > rispose.
<
Sarebbe un'idea, Horan. >
Liam, che
fino a quel momento ridacchiava in disparte, si voltò
insieme a me, mentre Niall si irrigidiva. Dietro di noi Styles
sorrideva beffardo.
<
Che vuoi? > domandai.
Non mi
guardò neanche.
<
Voi siete amici di Annabelle Watson, vero? > chiese.
<
Lasciala in pace Styles. > sbottò Niall, guardandolo
gelido.
<
Oh, oh! Toccato un tasto dolente, biondo? >
<
Perché non te ne vai a infastidire qualcun'altro? >
Mi ero
alzato dalla sedia e mi ero messo davanti a lui, guardandolo dritto
negli occhi verdi e perfidi.
Anche se per
tutto questo tempo l'avevo evitato, non mi faceva paura. Poteva anche
mettermi le mani addosso, di certo non mi sarei tirato indietro.
<
Non fare il coraggioso con me, Malik. > rispose ridacchiando.
<
Non sto facendo il coraggioso con nessuno, io. Ti sto solo dando
soddisfazione, perché è questo che vuoi vero?
Vuoi solo stare al centro dell'attenzione. > dissi, allargando
le braccia.
Non
fiatò, però si avvicinò a me e mi
guardò con una rabbia disumana.
<
Vuoi rogna? >
<
No, e tu? >
<
Non mi spaventi, Malik. >
<
Nemmeno tu, sai? Sei solo un ragazzino con le manie di protagonismo.
>
Fu veloce e
in secondo mi ritrovai addosso al muro vicino a noi con le sue mani che
stringevano il mio colletto.
<
Non ti conviene fare il furbo con me. >
<
Harry. >
Quella voce
arrivò alle nostre orecchie bassa ma decisa. Styles si
voltò, verso l'unica persona che lo chiamava con quel nome.
La Bennett.
<
Andiamo. > disse calma. Styles tornò a guardare me,
seriamente indeciso tra darmi un pugno o dare retta all'amica. Scelse
la seconda.
<
Non finisce qui. > sussurrò, mentre le sue grandi
mani lasciavano la mia maglia e passavano a sistemarsi i boccoli
castani, sulla testa.
Si
voltò, sorpassando La Bennett che invece di seguirlo mi
guardo. Ebbi l'occasione di osservare meglio i suoi occhi, da quella
distanza. Pensavo di essermi sbagliato, ma i suoi occhi erano davvero
gialli. Dorati era più corretto. Mi sembrava di vedere
scaglie di un marrone più scuro, in quelle iridi, a
contrasto con quella tonalità d'oro che sembrava brillare.
Tuttavia, rimanevano impenetrabili e freddi come il ghiaccio.
<
Che c'è? > chiesi, altamente irritato. Non mi piaceva
come mi guardava.
Mi pentii di
essere stato gentile quella mattina.
Lei non si
scompose, si limitò a sorridermi divertita e maligna, ma poi
si voltò anche lei e seguì il riccio fuori dalla
mensa, dove ormai tutti si erano fermati a guardare la scena.
Mi misi seduto come prima, sentendo gli sguardi di Niall e Liam sulla
mia nuca.
<
Mi dispiace. > sussurrò ad un certo punto Niall, a
testa china.
<
Non dire minchiae. L'avresti fatto anche tu per me. > risposi
convinto.
<
Che voleva da te? > domandò Liam, preoccupato e
abbastanza arrabbiato.
<
Non ne ho idea. Al corso di musica io e Anna eravamo seduti vicini ma
poi Styles è venuto e ha cominciato a darle fastidio. Quindi
li ho detto di andarsene. L'ha fatto, ma probabilmente solo
perché c'era Anna. > spiegò.
<
Quello andrebbe rinchiuso da qualche parte. Insieme a quella! >
sbottò Liam.
Non dissi
più niente per tutto il tempo. Mangiai in silenzio, mentre
intorno a noi l'atmosfera si alleggeriva. Quando la campanella
suonò eravamo tornati tranquilli, tranne io che continuavo a
pensare al modo in cui La Bennett mi aveva sorriso.
Perché
aveva fermato Styles? Perché non aveva semplicemente
lasciato che mi desse un pugno? Dal suo sorriso avevo capito che, se
l'avesse fatto, ne sarebbe persino stata contenta. Allora
perché fermarlo?.
Forse non
voleva che mi picchiasse e quel sorriso era sono un modo per
confondermi? Ma che sto dicendo? La Bennett mi odiava, ma probabilmente
lei odiava tutti. Forse ha impedito a Harry di mettermi le mani addosso
solo per non farlo andare nei casini. Già, doveva essere
esattamente così.
Convincendomi
delle mie teorie mi ero avviato verso la prossima lezione, salutando i
miei amici con un cenno del campo. Proprio mentre passavo davanti ai
bagni, la vidi. Di nuovo.
Appoggiata
allo stipite della porta, con le braccia incrociate e il capello in
testa, La Bennett mi stava guardando.
E poi
sorrise.
Salve
a tutti.
In anzi tutto vorrei ringraziare chi mi ha recensito
il capitolo, ieri. E volevo ringraziare tutti voi per le numerose
visite.
Ho postato presto il secondo capitolo e questo
è un miracolo, fidatevi.
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, vi va? Lasciatemi una recensione
con tutti i vostri pareri.
Se vedo che vi piace, aggiornerò
più in fretta.
Un bacione, a presto.
Elena
xx
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