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Autore: diciannovegennaio    28/06/2013    1 recensioni
< Si chiamava Hadelaide Bennett. – cominciò perdendosi nei ricordi. – Io non sapevo neanche che si chiamasse così. A scuola era conosciuta semplicemente come ‘La Bennett’. Cosa assurda, a parer mio: Hadelaide è un nome bellissimo, non credi anche tu Julio? > domandò rivolgendosi all’uomo che, annuendo, sorrise.
< Lei e i suoi amici erano la ‘feccia’ dell’intera scuola. Si dicevano molte cose brutte su di loro e soprattutto su Hadelaide. – Zayn sorrise, sinceramente divertito. – E’ incredibile: mi sono innamorato di lei nonostante tutti quei pettegolezzi, fossero veri. >
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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  Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.
Riferimenti a persone o fatti sono puramente casuali.




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Preferivo di gran lunga una ragazza da proteggere,
mentre La Bennett era più il tipo dal quale
 dovevo proteggere me stesso.



Capitolo due.


San Francisco,
10 Settembre 2012
 
 Quella mattina la mia sveglia era suonata alle 6:30. Questo particolare stava a significare soltanto che la scuola era cominciata, come ogni Settembre. Avevo fatto la doccia, mi ero sistemato i capelli e indossato la maglia bianca che fasciava alla perfezione il mio addome, con i miei jeans preferiti. Me li aveva regalati mia madre per il mio compleanno, insieme a una nuova automobile.
Non ero un ragazzo viziato, però non avevo motivo per sentirmi dire no: andavo bene a scuola, per il semplice motivo che per i miei genitori il motto era “vai bene a scuola e avrai tutto quello che vuoi”.
Fatta una veloce colazione, salutai la mia famiglia e con la mia nuova macchina raggiunsi la San Francisco High School. Parcheggiai in quello che ormai era diventato il mio posto e mi specchiai nello specchietto prima di scendere. Il ciuffo corvino, quella mattina, copriva la fronte, e qualche ciuffo cadeva anche sugli occhi scuri. Mi piacevo. Sapevo di essere un bel ragazzo, ma conservavo gelosamente la mia indole introversa e riservata. Nonostante questo avevo una vita sociale abbastanza movimentata: avevo molti amici e questo non ho mai capito se dipendeva dal mio ruolo di capitano nella squadra di Pallacanestro o per la mia faccia. Non parlavo molto e mi facevo gli affari miei per la maggior parte del tempo, ma questo non sembrava causarmi problemi.
A passo sicuro entrai nel cortile, fermandomi spesso a salutare persone che non ricordavo neanche di conoscere.
 < Ehi Malik! Da questa parte! >
Vicino all’ingresso, poco distante da me, c’era il mio migliore amico: Liam James Payne. Ci conoscevamo dal primo anno di Liceo ed era uno apposto. Al suo fianco, Niall James Horan mi sorrideva contento.
Mi avvicinai a loro e con delle pacche sulle spalle ci salutammo.
 < Ti sei tagliato i capelli. > dissi, notando che i ricciolini castani di Liam erano spariti. Lui si giustificò con un’alzata di spalle, sorridendomi. Mi voltai verso Niall che mangiava una brioche alla crema. < E tu sei ancora più biondo. > ridacchiai.
Lui mi guardò con i suoi occhi azzurri e ridacchiò, a bocca piena. < Nuova tinta. Me l’ha comprata mia madre, ma deve aver sbagliato. >
Ridemmo. Aspettando il suono della campanella decisi di accendermi una sigaretta.
 < C’è sempre la solita gente. > borbottò Niall.
 < Ti aspettavi una new entry ? > chiese Liam.
 < In effetti si. >
 < Ciao ragazzi! !> tutti e tre ci voltammo. A guardaci sorridente, con lunghi capelli biondi e occhi verdi, c’era Annabelle Watson.
 < Ehi Anna. Come va? > domandò Liam.
 < Tutto bene, voi? >
Dovetti abbassare lo sguardo per non ridere di fronte al biondo, al mio fianco, che arrossiva.
 < Benissimo! Quest'anno ho deciso di iscrivermi al corso di musica! > ci annunciò, esaltata. Annabelle era sempre stata dall'asilo una ragazza piena di vitalità e di entusiasmo. Non avevo mai capito da dove prendesse tutta quell'energia.
 < Oh, anche il nostro Horan frequenterà quel corso. > dissi, mostrando i miei denti bianchi in un sorriso divertito. Niall mi fulminò con lo sguardo ma dovette presto spostare l'attenzione sulla bionda che si voltò a guardarlo. Arrossì ancora di più, se possibile.
 < Che bello! Saremo compagni di banco, non è splendido? > rispose elettrizzata.
Niall si grattò il braccio, nervoso. < Oh si, sarebbe .. >
 < Bene! Adesso vado a prendere l’orario dei miei corsi prima che ci sia la folla. Ci vediamo in giro.> si congedò, salendo i pochi scalini per entrare nell’edificio.
Mi voltai verso Niall e scoppiai a ridere.
 < Vaffanculo, Zayn. > borbottò.
 < Ehi ragazzi. Guardate chi c’è anche quest’anno. > sussurrò Liam, indicando con un cenno del capo un punto indefinito davanti a noi.
Guardai attentamente, cercando di capire cosa intendesse, finché non la vidi. Era appena entrata dal cancello con indosso un paio di pantaloncini a vita alta e una maglia senza maniche incalzata dentro. In testa il suo berretto rosso con “NY” scritto in nero e ai piedi un paio di Blazer rosse. La prima cosa che attirò la mia attenzione – e quella di tutti gli altri – furono i numerosi tatuaggi sulle braccia che sembrava si fossero moltiplicati a distanza di pochi mesi. Uno era comparso perfino sulla coscia destra.
 < Non era stata rinchiusa in un carcere minorile? > domandò Niall.
 < E questa chi te l’ha detta? > chiese Liam, scettico.
 < Ben, quello del corso di Arte dell’anno scorso. > spiegò il biondo.
Non li ascoltavo. Io continuavo a guardare il modo sicuro e dritto con cui camminava. Molti avevano smesso di parlare solo per guardarla, altri invece avevano cominciato a fare le peggio congetture. Tuttavia La Bennett non li considerava minimamente, probabilmente abituata ai pettegolezzi che si dicevano su di lei. Non la conoscevo personalmente, l’avevo solo intravista nei corridoi e ne avevo sentito parlare. Si vociferava che fosse nel giro della droga e che fosse una ragazza facile. Tuttavia nessuno era in grado di smentire o confermare queste voci, visto che tutti in quella scuola la evitavano come la peste. Tutti tranne Harold Edward Styles, che proprio in quel momento la raggiungeva con una leggera corsa, chiamato comunemente Harry. Lui, nonostante la sua brutta reputazione acquisita essendo amico della Bennett, aveva un clamoroso successo con le ragazze. Era capitato più di una volta che si scatenasse qualche rissa perché Styles era andato a letto con qualche ragazza fidanzata. Non aveva mai perso, comunque. Quindi, anche se scoprivano di esser stati traditi con lui, i ragazzi si limitavano a mollare la ragazza in questione e odiare Styles mantenendo la giusta distanza.
Non mi sono mai piaciuti quei due. Non sapevo - neanche mi interessava – se quello che si diceva su di loro era vero, ma era impossibile dire che fossero brave persone. Styles aveva la faccia da stronzo, anche se a volte riusciva a camuffarla con un sorriso innocente. Ma La Bennett aveva uno sguardo che diceva solo “guai”. Non ero il tipo da giudicare qualcuno senza conoscerlo, ma lei aveva un non so cosa di pericoloso, e si vedeva da come sorrideva. Un sorriso che non era proprio tale. Una smorfia, un ghigno di superiorità, che faceva trasparire pensieri maligni o comunque sia amari, cinici. Era un peccato. La Bennett era davvero una ragazza bellissima. Aveva dei lunghi e mossi capelli castani, che a tratti si potevano scambiare per ramati. Gli occhi erano sempre truccati appena, solo un po' di matita agli angoli, ed erano grandi di un colore chiaro, simile al marrone. Non avevo mai indagato sul colore dei suoi occhi, perché per quanto potesse essere attraente non era il mio tipo.
Preferivo di gran lunga una ragazza da proteggere, mentre La Bennett era più il tipo dal quale dovevo proteggere me stesso.
 < Ti ha detto perché ? > chiese Liam.
 < Sembra che abbia picchiato una ragazza, ma non so se sia vero. > rispose il biondo.
La campanella prese a suonare insistentemente e la massa di studenti si mosse tutta insieme verso l'entrata. Noi rimanemmo fermi, appoggiati alla ringhiera dei tre scalini, aspettando che un po' di quella confusione si calmasse per poter raggiungere la segreteria in tranquillità.
Gettai la mia sigaretta in terra, poco di distante da me, allungai il piede per poterla pestare, ma una Blazer rossa fu più veloce delle mie Nike.
Alzai lo sguardo e i trovai gli occhi della Bennett che mi perforavano la testa da una parte all'altra.
 < Scusa, non ti avevo visto. > dissi educato, visto che praticamente le avevo gettato il mozzicone addosso.   Mantenni comunque sia un certo distacco.
Non rispose, mi guardò per un altro paio di secondi con quel paio d'occhi freddi e distaccati, che mi mandavano a fanculo e mi facevano sentire piccolo come una formica.
Poco dopo si allontanò, ma io continuavo a vedere i suoi occhi davanti a me, come se fossero ancora li, a scrutarmi.
 < Pensavo che ti avrebbe ucciso con lo sguardo. > borbottò Niall che aveva ripreso a respirare. Non lo ascoltai perché mi stavo ancora domandano come fosse possibile avere degli occhi così.
 < Adiamo, o faremo tardi. > intervenne Liam.
Erano gialli.


***
 
 Avevamo cantato il Pledge of Allegiance, ovvero il giuramento di fedeltà alla bandiera degli Stati Uniti che avremmo dovuto intonare ogni mattina alle 7:30, all'inizio delle lezioni. Il primo corso a cui avevo assistito era quello di Spagnolo, ma l'unica cosa che avevamo fatto era parlare delle nostre vacanze estive. Ero bravo in quella lingua. Quindi la cosa non mi preoccupava minimamente. L'ansia era leggermente salita quando, a Fisica, la professoressa – che sarebbe morta di una morte lenta e dolorosa – ci aveva annunciato un compito a sorpresa. Il primo giorno!
Tutta la classe aveva protestato ma lei si era giustificata dicendo: < Non dovete preoccuparvi ragazzi. Questo è un modo per vedere dove avete le lacune, e cosa dobbiamo riprendere. I voti non avranno molto valore. >
Bella stronza.
Era andata abbastanza bene, comunque. Non il miglior compito della mia carriera scolastica, ma poteva andare peggio. Fisica era una di quelle materie, insieme a Letteratura, con cui ci perdevo più tempo perché mi riuscivano meno. Per questo, non avendo ripassato niente durante l'estate, non potevo che esser contento per quel compito.
Io avevo un buon rapporto con la scuola. Certo, avrei preferito restare a casa e dormire, ma visto che ero obbligato a farlo, accettavo la situazione di buon grado, non come Niall che mentre mangiava la sua pizza, nella pausa pranzo, si lamentava.
 < Niall è il primo giorno di scuola. Se ti lamenti ora fra due mesi cosa farai? > li feci notare.
 < Probabilmente mi ucciderò. > rispose.
 < Sarebbe un'idea, Horan. >
Liam, che fino a quel momento ridacchiava in disparte, si voltò insieme a me, mentre Niall si irrigidiva. Dietro di noi Styles sorrideva beffardo.
 < Che vuoi? > domandai.
Non mi guardò neanche.
 < Voi siete amici di Annabelle Watson, vero? > chiese.
 < Lasciala in pace Styles. > sbottò Niall, guardandolo gelido.
 < Oh, oh! Toccato un tasto dolente, biondo? >
 < Perché non te ne vai a infastidire qualcun'altro? >
Mi ero alzato dalla sedia e mi ero messo davanti a lui, guardandolo dritto negli occhi verdi e perfidi.
Anche se per tutto questo tempo l'avevo evitato, non mi faceva paura. Poteva anche mettermi le mani addosso, di certo non mi sarei tirato indietro.
 < Non fare il coraggioso con me, Malik. > rispose ridacchiando.
 < Non sto facendo il coraggioso con nessuno, io. Ti sto solo dando soddisfazione, perché è questo che vuoi vero? Vuoi solo stare al centro dell'attenzione. > dissi, allargando le braccia.
Non fiatò, però si avvicinò a me e mi guardò con una rabbia disumana.
 < Vuoi rogna? >
 < No, e tu? >
 < Non mi spaventi, Malik. >
 < Nemmeno tu, sai? Sei solo un ragazzino con le manie di protagonismo. >
Fu veloce e in secondo mi ritrovai addosso al muro vicino a noi con le sue mani che stringevano il mio colletto.
 < Non ti conviene fare il furbo con me. >
 < Harry. >
Quella voce arrivò alle nostre orecchie bassa ma decisa. Styles si voltò, verso l'unica persona che lo chiamava con quel nome.
La Bennett.
 < Andiamo. > disse calma. Styles tornò a guardare me, seriamente indeciso tra darmi un pugno o dare retta all'amica. Scelse la seconda.
 < Non finisce qui. > sussurrò, mentre le sue grandi mani lasciavano la mia maglia e passavano a sistemarsi i boccoli castani, sulla testa.
Si voltò, sorpassando La Bennett che invece di seguirlo mi guardo. Ebbi l'occasione di osservare meglio i suoi occhi, da quella distanza. Pensavo di essermi sbagliato, ma i suoi occhi erano davvero gialli. Dorati era più corretto. Mi sembrava di vedere scaglie di un marrone più scuro, in quelle iridi, a contrasto con quella tonalità d'oro che sembrava brillare. Tuttavia, rimanevano impenetrabili e freddi come il ghiaccio.
 < Che c'è? > chiesi, altamente irritato. Non mi piaceva come mi guardava.
Mi pentii di essere stato gentile quella mattina.
Lei non si scompose, si limitò a sorridermi divertita e maligna, ma poi si voltò anche lei e seguì il riccio fuori dalla mensa, dove ormai tutti si erano fermati a guardare la scena.  Mi misi seduto come prima, sentendo gli sguardi di Niall e Liam sulla mia nuca.
 < Mi dispiace. > sussurrò ad un certo punto Niall, a testa china.
 < Non dire minchiae. L'avresti fatto anche tu per me. > risposi convinto.
 < Che voleva da te? > domandò Liam, preoccupato e abbastanza arrabbiato.
 < Non ne ho idea. Al corso di musica io e Anna eravamo seduti vicini ma poi Styles è venuto e ha cominciato a darle fastidio. Quindi li ho detto di andarsene. L'ha fatto, ma probabilmente solo perché c'era Anna. > spiegò.
 < Quello andrebbe rinchiuso da qualche parte. Insieme a quella! > sbottò Liam.
Non dissi più niente per tutto il tempo. Mangiai in silenzio, mentre intorno a noi l'atmosfera si alleggeriva. Quando la campanella suonò eravamo tornati tranquilli, tranne io che continuavo a pensare al modo in cui La Bennett mi aveva sorriso.
Perché aveva fermato Styles? Perché non aveva semplicemente lasciato che mi desse un pugno? Dal suo sorriso avevo capito che, se l'avesse fatto, ne sarebbe persino stata contenta. Allora perché fermarlo?.
Forse non voleva che mi picchiasse e quel sorriso era sono un modo per confondermi? Ma che sto dicendo? La Bennett mi odiava, ma probabilmente lei odiava tutti. Forse ha impedito a Harry di mettermi le mani addosso solo per non farlo andare nei casini. Già, doveva essere esattamente così.
Convincendomi delle mie teorie mi ero avviato verso la prossima lezione, salutando i miei amici con un cenno del campo. Proprio mentre passavo davanti ai bagni, la vidi. Di nuovo.
Appoggiata allo stipite della porta, con le braccia incrociate e il capello in testa, La Bennett mi stava guardando.
E poi sorrise.











Salve a tutti.
In anzi tutto vorrei ringraziare chi mi ha recensito il capitolo, ieri. E volevo ringraziare tutti voi per le numerose visite.
Ho postato presto il secondo capitolo e questo è un miracolo, fidatevi. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, vi va? Lasciatemi una recensione
con tutti i vostri pareri.  Se vedo che vi piace, aggiornerò più in fretta.
Un bacione, a presto.
Elena xx
   
 
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