"Molti
vivono per
recitare.
Ma soltanto uno recita per vivere".
La sera della prima ed unica è ormai giunta. Tutti gli
studenti del settimo
anno sono riuniti dietro alle quinte di un palco, costruito con la
magia, in
mezzo alla Sala Grande. La Refledouble ha fatto loro un lunghissimo
discorso,
durante il quale la maggior parte degli studenti ha smesso di mangiarsi
le
unghie e di rischiare una crisi di nervi, ed Harry sospetta che
l’attrice abbia
usato anche qualche incantesimo, per tranquillizzarli.
Ma ormai la calma è passata, ed Harry si ritrova abbigliato
da Montecchi, con i
capelli spazzolati ed una calzamaglia verde.
Harry si guarda intorno, e vede Neville, nel suo vestito da balia,
tutto un
balbettio. Hermione prova e riprova le sue battute, instancabile e
perfetta
come in qualsiasi cosa, mentre Ron si fissa disgustato allo specchio.
Ad Harry
viene da ridere, ma smette subito, perché il nervosismo e la
tensione si
rimpadroniscono nuovamente di lui. E’ una sensazione strana,
il nervosismo: un
susseguirsi di brividi freddi e fastidiosi, che salgono zampettando su
per la
schiena, e ti fanno scuotere e tremare. Harry cerca Draco ma non lo
vede, non
riesce a trovarlo, e lo invade il terribile sospetto che Malfoy si sia
tirato
indietro. Ma immediatamente ricaccia quel pensiero e decide di
ripassare la sua
parte.
Dopo parecchi minuti di struggente tensione, ecco che le luci si
abbassano.
Nella Sala cade un prepotente silenzio, interrotto dallo scricchiolare
del
pavimento in legno, sotto i passi ritmati della Refledouble.
La donna esce davanti alla folla, e si ferma al centro del
palcoscenico.
-Signori e Signore- esordisce, lasciando susseguire una pausa che
sembra
immensa
-Oggi, su questo palco, si esibiranno alcuni degli allievi del
7°anno. Vi prego
di comprendere la loro esitazione ed il loro imbarazzo
perché, come mi ha
giustamente ricordato uno di loro, non sono attori, ma solo ragazzi e
ragazze
che hanno interpretato questa iniziativa, almeno inizialmente, come una
punizione atroce. Da parte mia, credo di non aver mai visto tanto
impegno e
tanta costanza per la riuscita e la valorizzazione di uno spettacolo
teatrale.
Ci sono stati molti problemi, di diversa natura, che ci hanno
ostacolati. Come,
ad esempio, l’avversità tra le case, che dura da
decenni, se non da secoli.
Perciò mi viene da sorridere, quando mi rendo conto dei
progressi fatti durante
quest’anno.
Perché non si è trattato di immedesimazione, come
molti di voi- fa una breve
pausa, e le bruciano gli occhi –e di loro, hanno creduto. Ma
di conoscenza.
Conoscenza di qualcosa che fino a quando non hanno preso in mano lo
stesso
copione, con le stesse battute, e hanno avuto le stesse
possibilità di
confronto, non sapevano esistesse. Hanno capito di essere tutti uguali.
Come lo
siete voi. Ed è anche questo, soprattutto questo, che ci ha
portati a
realizzare la prima opera teatrale della scuola di magia e stregoneria
di
Hogwarst!-.
C’è un momento di silenzio. Poi scroscia
l’applauso, che si schianta fragoroso
contro tutte le pareti, rimbomba ovunque, fin dentro alle ossa degli
attori,
che ora di certo si sentono eccitati.
Ed è allora che si alza il sipario, gli applausi cessano, ed
il coro entra in
scena.
- L’azione si svolge nella bella Verona, dove tra due
famiglie di uguale
nobiltà, per antico odio nasce una nuova discordia che
sporca di sangue le mani
dei cittadini. Da questi nemici discendono i due amanti…-.
Harry si prepara per uscire. Trae un profondo respiro. Il cuore gli
batte in
gola, può quasi sentirlo esplodere, quando scende nel
torace. Le mani tremano
come due foglie. Poi qualcuno gli artiglia la schiena, e lo spinge. Si
ritrova
sul palco.
Non si era reso conto di quanti fossero lì a guardarli.
Deglutisce,
agitatissimo, e si stupisce quando le parole gli escono da sole.
-E’ ancora così presto?-.
Esce di scena e si poggia esausto alla parete. E’
incredibilmente faticoso,
riflette, più che giocare una partita di Quiddich.
Perché quando sei su una
Firebolt ed hai un boccino da acchiappare, niente è
più importante. Mentre
quando reciti, le puoi vedere le espressioni degli spettatori, e
leggervi le
impressioni tutte d’un fiato.
-Potter- la voce di Blaise lo riscuote. Si ritrova appiattito contro il
muro.
Blaise Zabini è grande e grosso, forzuto, ma Harry
l’ha sempre ritenuto
innocuo, più che altro per la sua bella presenza educata. Ma
ora Blaise ha gli
occhi infossati, e la bocca deformata in un’espressione
terribile, rabbiosa.
Blaise lo inchioda con il gomito sopra la sua spalla, e
l’avambraccio sotto
alla sua gola. Lo fissa negli occhi, ed aggrotta brutalmente le
sopracciglia
folte.
-Potter- ripete –Sei un figlio di puttana. Prova ad
avvicinarti ancora una
volta, una volta sola, a Draco, e te ne do tante che non ti ricorderai
nemmeno
qual è il tuo fottuto nome. Siamo intesi?-.
Harry non ha mai avuto paura dei serpeverde. Soprattutto di Zabini.
Fino a quel
momento.
Harry non trova nemmeno la forza di ribattere, di tirargli un pugno o
di
rispondere per le rime. Forse è perché Zabini ha
ragione, pensa Harry, ha
ragione ad arrabbiarsi per Draco.
Ed è probabilmente la furia della vendetta, quel senso di
oscura violenza che
acceca le persone, che fa parlare Zabini in quel momento. E’
la vendetta per un
amico, per una persona senza la quale saresti ancora lì a
piangerti addosso per
chissà quale motivo, con la quale hai riso, pianto, giocato
ad essere grandi e
forti per tutta la vita. Essere amico di Draco vuol dire prendersi cura
di lui,
e farsi curare. Essere Blaise Zabini ed essere amico di Draco, vuol
dire avere
un cuore gigantesco, ed una pazienza disumana, ed una forza
d’animo
sproporzionata. Ma soprattutto vuol dire essere pronti a tirare fuori
le palle,
quando lui non reagisce, perché infondo è fragile
e sensibile, anche se nessuno
se ne accorge, e vendicare tutti i torti che ha subito. Ed è
perché Blaise
vuole un bene dell’anima a Draco, forse vuole più
bene a Draco che a sé stesso,
che sente il torto che lui ha subito come un torto fatto alla sua
stessa pelle.
Ed è Potter che deve pagare per questo.
Zabini gli lancia un’ultima occhiata assassina, poi si
allontana.
Harry rimane appoggiato al muro, scioccato. Perché quelle
parole, erano le
parole di Draco. In bocca a Zabini. Ma erano comunque le parole di
Draco.
Passano minuti su minuti, interminabili secondi fatti di ore. Poi, alla
fine,
ecco la scena della festa. Harry non vedeva l’ora,
perché così può toccare
Draco, magari spiegargli.
Ma come incrocia i suoi occhi, tutto cambia colore. Draco non
è Draco. Draco è
Giulietta sul serio, lo è in tutto e per tutto. Harry non sa
dire se Draco ha
assunto quel comportamento per compiacerlo o per recitare al meglio. Ma
come
uniscono le mani e riesce a vedere il suo viso, gli è tutto
chiaro. Draco l’ha
fatto per sé stesso, perché in quel modo non deve
fingere di essere qualcosa
che non è.
Harry si maledice mille e mille volte, per non averlo capito prima.
Draco, il
suo Draco, è anche la sua Giulietta. Perché in
ogni persona c’è un po’ Romeo, e
un po’ Giulietta. Ogni persona cerca la propria Giulietta, e
quando la trova,
la scambia per il volto dell’amore, la scambia per Antonio,
per Alessandro, per
Paride, per Elena, per Didone, per Desdemona, per Psiche. Per Romeo. E
per
Giulietta.
Giulietta ha mille volti, mille voci, mille occhi e mille labbra.
Giulietta può
essere un libro, un paese, un tramonto che ricorderai per tutta la
vita.
Giulietta può essere la donna più bella del
mondo, l’uomo più brutto. Può
essere il gelataio all’angolo della via, il panettiere che ti
sorride gentile
ogni volta che passi davanti alla sua vetrina. O il fornaio, il ragazzo
dei
giornali, la fruttivendola, il campione del mondo di Quiddich, la
McGranitt,
uno degli schiopodi sparacoda di Hagrid. Giulietta può
essere bionda, mora,
rossa, castana. Dolce, odiosa, carina, viziata. Alta, bassa, magra,
grassa.
Giulietta ha mille nomi, mille cognomi, mille amici diversi, mille
nazionalità
e mille accenti. E per mille Giuliette, ci sono mille Romei, che le
cercano e
quando le trovano le chiamano semplicemente anime gemelle.
Durante lo spettacolo, Harry è Romeo, e Draco è
Giulietta. E basta così. Harry
non pensa ad altro che alla sua Giulietta, e Draco non lo sfiora
nemmeno per un
istante.
Finché non la guarda distesa ed immobile, ferma nella sua
morte apparente. E
allora capisce che non può perderlo. –E con un
bacio, io, muoio-.
-Caro pugnale! Questo è il tuo fodero! Riposa qui e fammi
morire-.
Esce nuovamente il coro, e con le ultime parole, muoiono Romeo e
Giulietta. Ed
Harry torna libero.
Gli applausi sono fragorosissimi, soprattutto per Harry e Draco, per
Romeo e Giulietta.
Continuano ad inchinarsi più e più volte, perfino
la McGranitt non riesce a
smettere di applaudire ridendo come una ragazzina.
Poi le luci.
eHm...
Siamo ormai giunti al penultimo capitolo di questa mia
storia. Come sempre vorrei ringraziare tutti quelli che commentano,
soprattutto coloro che mi consigliano e criticano in modo costruttivo.
Naturalmente anche tutti coloro che leggono solamente e che hanno
aggiunto questa storia tra i loro preferiti meritano un grande grande
bacio.
Poi, volevo utilizzare questo mio eHm... per lanciare un appello a
tutti gli scrittori di ff: Vi prego, NON lasciate le vostre favolose
storie a metà! Capisco che ci possano essere problemi, che
avete una vita, ecc. ecc. (XD) ma se cominciate una storia, la postate
su un sito, non potete non concluderla, ne va della sanità
mentale deu vostri lettori (Almeno la mia, sempre se si può
chiamare sanità mentale!)!!! (Piccolo sfogo, scusate, ma ho
appena scoperto che una delle mie autrice preferite non
concluderà la più bella originale che abbia mai
letto perchè NON HA TEMPO!!!!! Argh!!!).
Altro da dire? Boh...amo Draco (Corre a nascondersi da Harry con
un'ascia molto affilata), odio l'inglese e amo la mia Jamie e la mia
Giulietta.
Un grosso grosso bacio! SMACK
SMACK
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