CAPITOLO IV
I tre giorni successivi furono
densi di febbrile attività, di appostamenti nei luoghi
del club, di appunti presi in tutta fretta, di notti insonni, di lezioni
seguite distrattamente, di ore trascorse inseguendo un’idea, di schemi
tracciati al computer, di fogli riempiti e poi accartocciati, di riflessioni
pensose e intuizioni improvvise, di attimi di scoramento e attimi di
esaltazione. Ma al termine di quelle settantadue ore il piano di Ayanokouji era completo e pronto per essere messo in
atto. Lei stessa, dopo tutto l’impegno che ci aveva messo, stentava a credere
di essere ad un passo dalla vittoria. Eppure, nel
momento in cui avesse scritto il primo nome sul quaderno, la vendetta sarebbe
iniziata.
Già, i nomi. L’ordine delle
vittime era ben definito:
Meiko
Honey
Mori
Kaoru
Hikaru
Kyouya
Haruhi
Anche il lasso
di tempo tra una morte e l’altra era più o meno fissata, se pur con un
margine di incertezza dovuto alle possibili reazioni impreviste. Comunque, tutto si teneva: il suicidio di Meiko con lettera
accusatoria nei confronti del club avrebbe iniziato l’opera per screditare gli
host; ma forse non sarebbe bastato a mandarli in crisi, e allora dopo una
settimana ecco l’improvviso collasso fisico del tenero Honey: credibile,
considerati tutti i dolci che mangia, no? E nei lunghi giorni di agonia precedente la morte deprecherà la sua scelta di
aderire all’Host Club, pentito di aver abbandonato il rigore della famiglia.
Naturalmente, il giorno dopo il decesso, Mori deciderà
di seguire il padroncino con il più tradizionale gesto dei samurai: l’harakiri.
E così
tre morti nel giro di pochi giorni, e già sarebbe sufficiente a far crollare
miseramente i sopravvissuti. Ma non basta, occorre
andare sino in fondo. Con una bella lite tra fratelli, ad esempio: un litigio
degenerato in rissa violenta in cui Kaoru troverà la morte
mentre Hikaru, gravemente ferito, agonizzerà per giorni in preda al
dolore e al rimorso. Il movente dell’alterco? Non c’è bisogno
di specificarlo, tanto tutti attribuiranno quell’incredibile rottura del
rapporto fraterno ai luttuosi eventi di pochi giorni prima. A quel punto, tutti
vedranno l’Host Club come un buco nero di perversione e mali repressi, e i
superstiti ne saranno travolti. Primo tra tutti Kyouya, il
cui noto cinismo gli si rivolgerà contro: sarà facilmente identificato come il
responsabile della degenerazione del club, e di certo il padre non gli
perdonerà di essersi fatto coinvolgere in un simile scandalo. Il suo
destino sarà segnato, e a quel punto nessuno si stupirà di un ennesimo
suicidio.
Chi resta? Ah, sì, Haruhi e
Tamaki. Per Haruhi le cose si faranno particolarmente dure: in una simile
tragedia, chi sopravvive è sempre malvisto, e figuriamoci se ha su di sé il
marchio della diversità, in questo caso la classe sociale inferiore.
Probabilmente, il preside dell’Ouran gli chiederà di abbandonare l’istituto per
tutelarne il buon nome, e quella notizia, debitamente pubblicizzata da lei,
sarà la giusta punizione per l’umiliazione di molto tempo prima. E se non ci fosse l’espulsione? Beh, in quel caso interverrà
lei con il death note per indirizzare gli eventi nella
giusta direzione, tanto dopo la prima sfilza di morti i superstiti saranno così
storditi da non poter reagire come si deve.
Una volta
uscito di scena Haruhi, trovare una morte adatta a lui non sarà
difficile. E allora resterà Tamaki, solo, povero e
pazzo. Niente death note per lui: Ayanokouji userà le sue arti femminili per
riprenderlo in suo potere, e farne uno schiavo
d’amore.
La prospettiva le dava i brividi
di gioia. Anche Keito aveva detto che il piano non
faceva una grinza, quindi aveva le spalle protette. Ora non restava che
scrivere il primo nome insieme alla modalità del decesso. Mancava poco: il
tempo che l’orologio segnasse le otto, che l’autista la accompagnasse
a scuola, che lei vedesse Meiko di fronte a sé, per godersi l’inizio del
dramma.
Scese dalla limousine.
Raggiunse l’ingresso della
scuola.
Colpo di fortuna: Meiko era
proprio davanti all’ingresso, e per di più in compagnia dei membri dell’Host Club. Sembrava che stesse litigando con Tamaki:
ottimo! Il suicidio sarebbe stato più credibile.
Si impose
di restare calma, anche se il cuore le batteva all’impazzata. Se solo ci fosse stato anche Keito! Ma
lo shinigami amava andarsene in giro, e raramente si faceva vedere da lei, se
non di sera. Pazienza, avrebbe fatto senza di lui. Si sedette su una panchina a
pochi metri dagli host, estrasse il death note dallo
zaino e prese una penna. Iniziò a scrivere.
Non scriveva.
“Dannazione, scrivi!” mormorò a
denti stretti. Passò più volte la penna sul foglio, ma nulla, non una traccia di inchiostro. Eppure era una stilografica nuova, e l’aveva ricaricata
pochi giorni prima. Spazientita, l’agitò più volte per farla riprendere.
Fu allora che esplose.
Si spezzò in due, e una bolla di inchiostro nero le impiastrò il volto, le mani, il
vestito, lo stesso quaderno. Ayanokouji lanciò un grido di stupore e
raccapriccio che le attirò addosso gli sguardi di
tutti.
Che
fare? In quelle condizioni non poteva certo mettersi a scrivere come se nulla
fosse, a meno di non voler passare per fuori di testa.
Intanto era conciata in maniera ridicola di fronte a tutti, così corse, con il death note sotto il braccio, verso il bagno
femminile più vicino, imprecando contro la sua cattiva sorte: ogni volta che
aveva a che fare con l’Host Club faceva una figuraccia in pubblico! Tanto
peggio, li avrebbe uccisi senza osservarli, ma non avrebbe rinunciato al piano,
fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto.
Il bagno era vuoto, per fortuna.
Poggiò il death note sul lavandino, si sciacquò il
volto cercando di togliersi quanto più inchiostro possibile, e intanto pensava
a come gestire la situazione. Poteva addurre le macchie sul vestito come scusa
per tornare a casa, e lì avrebbe ucciso Meiko in tutta
tranquillità: si sarebbe persa la scena, ma almeno sarebbe stato ancora più
impossibile risalire a lei. E in fondo, se doveva
perdersi la morte di una che nemmeno conosceva non era un gran sacrificio…
Quelle riflessioni furono
brutalmente interrotte da una figura che apparve nello specchio del bagno. Era
Kyouya. E, dietro di lui, apparvero gli altri host.
“Che ci
fate qui?” strillò Ayanokouji “Questo è il bagno delle donne!”
“C’è anche una donna con noi”
dissero Hikaru e Kaoru. E non intendevano Haruhi, ma
Meiko, che entrò subito dopo.
“Che… che significa tutto questo?!”
“Significa che ti abbiamo
scoperta” disse Kyouya.
“Scoperta? Ma
cosa? Siete impazziti?” ma il bluff non poteva durare,
perché anche Keito fece la sua apparizione.
“Keito!” gridò
Ayanokouji “ Mi hai tradito?”
“Lascia che sia io a risponderti”
tornò a parlare Kyouya “Ti sei tradita da sola, cara”
“Come sarebbe?”
“Sarebbe che nei giorni scorsi mi
sono accorto del fatto che ci spiavi. Ti ho visto girare nei pressi della sede
del club, ho notato come ci ascoltavi in mensa, e mi sono anche accorto che mi
avevi seguito a casa con la tua auto. Così, mi sono incuriosito e ieri mi sono
preso la licenza di frugare tra le tue cose mentre tu
eri a lezione di ikebana, e ho trovato il tuo death note”
“No… non è possibile” balbettò
Ayanokouji.
“Non mi credi? Eppure
io posso vedere lo shinigami Keito e parlargli, vero Keito?”
“Verissimo” confermò il dio della
morte.
“Ecco. E come me lo possono
vedere anche gli altri host e Meiko, visto che ho strappato una pagina che ho
fatto toccare a tutti loro in un meeting di emergenza
stanotte”
Meccanicamente, Ayanokouji
afferrò il quaderno e lo sfogliò sino a notare che una delle ultime pagine era
stata davvero strappata.
“Maledetto…” mormorò.
“Ho ritenuto di doverlo fare”
riprese Kyouya “perché quando Keito mi è apparso mi ha raccontato il tuo
progetto di ucciderci tutti, e quindi era necessario avvertirli, ma se non
l’avessero visto non mi avrebbero mai creduto. Così stanotte ho mandato alcuni
degli agenti speciali della mia famiglia a manomettere tutte le tue penne, in
modo da impedirti di scrivere. E infatti, eccoti qui”
“Ma… ma…
Keito, perché hai raccontato tutto? Hai fatto saltare il tuo stesso patto!”
“Lo so, ma non ci perdo niente”
ghignò Keito “Nei giorni scorsi avevo notato la grande intelligenza e abilità
di Kyouya, e ho pensato che sarebbe stato un buon partner per il mio progetto,
ma finché avevi tu il quaderno non potevo contattarlo, per
cui mi ero rassegnato a lasciar perdere. Solo che ieri è stato lui
stesso a toccare il death note, dimostrando di avere
ancora più acume di quanto avessi immaginato, e allora non ci ho pensato due
volte: gli ho raccontato tutto e gli ho fatto una proposta alternativa che lui
ha accettato. D’ora in poi lavoreremo insieme, non mi limiterò a dirgli cosa
fare, e anche se la mia percentuale sarà minore, guadagnerò comunque
più di quanto avrei guadagnato con te”
Vuol dire che Kyouya è intelligente quanto un
dio della morte? si chiese Haruhi deglutendo.
“Non è giusto…” disse flebilmente
Ayanokouji.
“È colpa tua” disse
Keito “Hai temporeggiato troppo. Se avessi ucciso sin da subito saresti diventata a tutti gli effetti la proprietaria
del death note, e io non avrei potuto dire nulla a Kyouya, e quindi ti avrei
supportato attivamente”
“Questa regola non me l’avevi detta!”
“Naturale, no? Ti pare che io
vada in giro a dire le regole che mi legano le mani?”
“Maledetti…” ripeté con odio la
ragazza.
“Maledetti?” intervenne allora
Tamaki “Tu stavi per ucciderci tutti e sette per soddisfare un tuo capriccio di
vendetta, e hai l’ardire di pensare che siamo noi i
maledetti?”
“Stai zitto!” gridò lei, e,
aperto il death note, iniziò a passare freneticamente
sulla carte le dita ancora bagnate di inchiostro fresco, cercando di scrivere
il nome di Tamaki. Ma non era arrivata alla seconda
lettera che Honey, con un balzo felino e un calcio volante, le aveva fratturato
il polso e scagliato il quaderno in un angolo del bagno. Con un urlo da animale
selvaggio Ayanokouji si lanciò allora contro Tamaki, e l’avrebbe colpito se
Meiko non le si fosse parata innanzi,
immobilizzandola.
“Lasciami, troia! Perché difendi quel verme? Ha ingannato anche te con le sue
storie!”
“Non mi ha ingannata”
rispose Meiko “Anche se non sono d’accordo con lui e gli altri host, so che i
loro tentativi di convincermi sono sinceri, esprimono quello che pensano
veramente. Nessuno li ha obbligati ad aiutarmi, ma loro ci hanno provato lo
stesso. Hanno sbagliato? E che importa? Io ho capito
che sono persone generose e sensibili, e non permetterò che tu faccia loro del
male!”
“Dannazione!” ansimò Ayanokouji
“Come fate voi… voi…” ma non aggiunse altro: con un
violento strattone riuscì a liberarsi dalla presa di Meiko, ma solo per
gettarsi a terra e piangere convulsamente. Tutti la osservavano in silenzio,
mentre Keito ridacchiava e pensava che aveva ragione il suo vecchio amico Ryuk
a dire che gli esseri umani erano davvero divertenti.