Click
«fshhhh......fshhhhhhhhhhhh
…. tumb.
Ehmmm
… ecco, è
da un po' che non registro, sì, da qualche settimana.
In
realtà è
tornato mio marito, sì Kim è tornato,
più o meno dieci giorni fa,
mi ha fatto una sorpresa e …
...
niente sono
stata con lui, siamo stati tutti insieme, io lui e Tommy, poi anche
mia madre è stata più presente, mio fratello
è venuto a trovarci,
è stato con noi tre giorni. Siamo stati al lago, abbiamo
pescato,
c'è stato bel tempo, un sole forte ma non faceva caldo,
sì,
insomma, poi siamo stati anche in giro a fare spese, ho il televisore
nuovo in camera, il frigo nuovo, Kim
mi ha persino portato un braccialetto d'oro, molto carino, con dei
ciondoli … molto carino, sì.
E poi è
andato via. È partito ieri sera verso le otto,
l'ho
accompagnato all'aeroporto, cioè l'abbiamo accompagnato io e
Tommy.
È stato molto triste, ho anche pianto, non volevo che
partisse,
volevo che restasse un altro po', con lui sapete...va tutto
liscio,è
tutto sereno e tranquillo, come se...come se fossimo una famiglia
normale.
Ecco
normale.
E
ora...ora non so. Sono sola. Fa freddo. Sono annoiata e al
contempo angosciata, ho paura che ricapiti qualcosa e...
…
… … …
va
bene sarò sincera.
Credo
che Kim sia
tornato perché avvertito da mia madre e da Magda del fatto
che stavo
dando i numeri e raccontavo storie strane. Quando è tornato non
mi aspettavo nulla, non mi aspettavo di trovarlo dietro
alla
porta, insomma ero
presa dalle
mie ricerche, ero piena di pensieri, sbattevo da una parte all'altra
e la notte … la notte erano incubi,
incubi di tutti i tipi,
incubi
tremendi...deliranti,
ho sognato di morire e di rinascere per morire più e
più volte,
ogni volta allo stesso modo ma con più dolore, con
più sofferenza, con più lacerazioni, come se
ogni trapasso non fosse abbastanza forte, o non fosse abbastanza
pesante insomma come se ogni volta che morissi non fosse abbastanza.
Mi svegliavo sudata con il rimbombo di voci e imprecazioni
nelle orecchie, come se qualcuno mi avesse parlato
per ore, come se qualcuno si fosse messo lì, accanto a me a
bestemmiarmi accanto mentre tenevo gli occhi chiusi. Ho
sognato l'inferno, ho sognato un muro di catrame nero e delle
mani
che cercavano di uscire disperatamente, ma ogni volta una
ghigliottina calava a picco e le mozzava.
Stavo
impazzendo per la miseria...stavo impazzendo.
E
poi è sbucato Kim, capite, Kim
che voleva
controllare che non stessi per fare qualche passo azzardato. E non
essendo pronta, ho preferito far finta che fosse tutto ok, che
andasse tutto bene. Se avessi saputo che stava tornando avrei
riascoltato le registrazioni, cercato qualche prova reale e gliela
avrei sbattuta in faccia! Ma no
… è
piombato dal nulla, non ho fatto in tempo a nascondere
tutti i
libri presi in biblioteca, tutti i fogli con gli appunti, tutte le
ricerche fatte su riti e procedure sataniche, e roba del genere. Ho
arrabattato tutto di gran corsa, fingendo che avessi il fornello
acceso, sono corsa in cucina, ho raccolto tutto e buttato nel mobile
delle pentole.
Kim
lì non ci andrebbe nemmeno con una pistola puntata in testa.
Appena
è partito,
ieri, siamo tornati a casa,
io e Tommy.
E
in auto mi è
risalita l'angoscia, continuavo a guardarlo nello specchietto, tenevo
l'orecchio teso e ascoltavo ogni minimo gemito, stavo più
tesa di
una corda di violino.
Un verso e
sarei sbandata, mi sarei schiantata, avrei ammazzato qualcuno.
Una
volta a casa
l'ho portato nella culla. Si era addormentato.
L'ho
guardato
rigirarsi un po' e mentre ero lì, così
…
…
ho
visto per terra
qualcosa di incrostato. Prima ho toccato con la punta della scarpa,
poi ho visto che andava via a scaglie, era scuro, era raggrumato. Mi
sono allora avvicinata e … che dire era … insomma
ho capito subito che era sangue.
Sì,
era sangue.
Allora
ho fissato
meglio la macchia, poi ho alzato lo sguardo e ho iniziato a sondare
il pavimento alla ricerca di qualche altra macchia, cioè
… che
senso aveva quell'unica chiazza in quell'angolo? Da
dove era colata? Dal soffitto?
E
a questo
pensiero sono trasalita.
Ho
alzato allora la
testa, lentamente, in corrispondenza del sangue, con le mani strette
a pugno, fottuta di terrore...
… e non c'era
niente.
Nulla,
su tutto il
soffitto.
Ma
nel riscendere
con gli occhi ho visto qualcosa intorno al davanzale.
L'ho
raggiunto in
pochi passi e appurai che in effetti … era
rivestito da macchiette sporadiche, qua e là. Era
sangue, gocce di sangue rappreso, che dovevano starci da
un
po', insomma da almeno due o tre giorni. Vidi che le macchie di
susseguivano, andavano verso l'armadietto dei giochi.
Feci
un respiro
profondo, mi dissi: che cazzo devo vedere ancora?
Allora
mi sono fatta
coraggio, mi sono avvicinata, ho allungato la mano, afferrata la
maniglia dell'anta...
ho
spalancato....
è
uscito un
puzzo soffocante, mi sono fatta indietro e ho messo la mano
davanti alla bocca per trattenere un conato. Poi ho guardato meglio e
… c'era
della roba, della roba
strana, della carne sfatta, come delle budella, della pelle, delle
ossa.
Ho
guardato meglio,
mi sono avvicinata, ho fissato il tutto cercando di trovarci
un
fottuto senso. Insomma, ho aperto meglio l'anta per far
entrare
più luce e alla fine ….
alla
fine ho capito.
C'erano
degli uccelli sventrati! Tipo piccioni, o qualcosa del
genere.
Erano
aperti sul petto, svuotati, avevano tutti la testa mozzata ma mozzata
… come a morsi, non tagliata, proprio strappata!
Cazzo … che vita, non è vita
questa no, non è vita …
c'erano
tre o quattro uccelli fatti a pezzi nell'armadietto dei giochi! E
tutto sangue intorno, tutte piume … zampe, ossa …
uno schifo …
uno schifo tremendo! Sono corsa giù piangendo,
ho avuto un
attacco di panico, ho preso di fretta una busta di carta per
respirarci dentro.
Ero
tornata nell'incubo.
Ero
ripiombata nell'inferno!!
Ero
rifinita da sola con quel demonio maledetto!!!
...
Ho
ripulito tutto,
preso e buttato nel cassonetto fuori, ho
pulito piangendo disperata, ho strofinato quasi fino a bruciare la
moquette, ho smontato tutto l'armadietto e senza nemmeno
controllare che si svegliasse o meno, ho urlato contro il nulla e
contro di lui e ho chiesto di farsi avanti perché
l'avrei ammazzato! E poi
mi sarei ammazzata! Avrei
ammazzato entrambi! Una
volta per tutte!
...ma
lui non ha
aperto un occhio. È rimasto immobile, senza
emettere un gemito, a
dormire beato.
L'ho
fissato nella
culla, sporca di sangue, detersivo e lacrime.
E
ho pensato: l'ha
fatto mentre c'era il padre, l'ha fatto durante la notte forse, o
mentre pensavamo che dormisse. Quando diavolo ha trovato il tempo di
afferrare quei piccioni e addentarli? Come
ha fatto a non sporcarsi? Come ha fatto senza denti? Ma
in che dimensione vivo? Sono sveglia o sto sognando? È tutto
reale o
finzione? Ed è stato allora che mi
è venuta l'idea di
controllare sotto alla culla.
L'ho
fatto
istintivamente, l'ho fatto come se lo sapessi, come se sapessi tutto.
Ho
alzato i bordi in
plastica e ho visto …
… era tutto lì
sotto.
Tutine
sporche, bavette, un panno che non trovavo, della carta, persino una
lama, un coltello di Kim che aveva portato con sé e che non
ha più
trovato prima di partire.
Era
tutto buttato lì
alla buona e richiuso con cura.
Aveva
usato quelle
cose, come se sapesse camminare, muoversi, spostarsi, come se potesse
scendere le scale, aprire i cassetti e l'armadio, ha fatto tutto
senza che né io, né Kim, né alcun
altro se ne accorgesse...senza
che il mondo intero intorno a lui, si accorgesse
di un fottutissimo nulla.
…
Sono
rimasta senza parole.
Senza
fiato.
Ho
tirato fuori la
roba e l'ho guardata, l'ho
passata tra le mani …
ero
… ero
allibita.
Avevo
in casa un entità pensante, cosciente, consapevole,
intelligente, un
essere con volontà e raziocinio, in grado di fingersi
neonato a
tratti, di farmi passare per matta, di ammazzare e divertirsi con le
prede, per poi cambiarsi, togliersi i panni e nasconderli sotto alla
culla.
Un'entità
tanto furba, da indurmi a pensare di aver perso la testa, di avere
tutti contro, di essere rimasta sola nella mia follia.
Sono
in casa, con un bastardo, impossessatosi del corpo di Tommy, che sta
giocando un gioco strano, un gioco perverso, che mi sta conducendo
alla morte, lenta e dolorosa. Che si sta divertendo, giorno dopo
giorno, a sfilarmi via il senno e la coscienza.
E
mentre io realizzavo il tutto, egli dormiva, o fingeva di farlo,
consapevole del fatto che l'avessi appena scoperto.
Mi
sono alzata
allora, ho gettato a terra quella roba e gli ho detto: Se
sei riuscito a sventrare dei piccioni
e ad occultare i
cadaveri sei anche in grado di capirmi quando parlo. Sai bene che
delle tutine sporche di sangue non convincerebbero nessuno che sei il
figlio del diavolo, piuttosto che io sia una pazza disposta a
sporcare i vestiti del suo bambino pur di dimostrare qualcosa. Se
questo è quello che vuoi, accetto la sfida.
Sono
scesa di sotto,
ho rovistato tra le carte accumulate e ho trovato un numero che avevo
messo da parte, il numero di un esperto di possessioni e fenomeni
paranormali, un
certo Ray
Johnson.
L'ho
chiamato e gli
ho spiegato a grandi linee la storia e … ha accettato di
venire.
Dovrebbe
arrivare a
breve, anzi, sarà qui tra due ore e quindici minuti.
Metterò
il
registratore acceso in camera e registrerò tutto, anche
contro la
sua volontà.
È
arrivato il momento di affrontare la cosa.
Ora
torno a
sistemare le mie carte, ho fin troppe domande da fargli.
A
tra poco».
click
|