Quanto state per leggere non
è altro che una stesura delle
mie idee riguardo ad una serie di ipotetiche avventure che mi avrebbero
potuto
coinvolgere se da ragazzino avessi ricevuto la famosa
“Lettera del Preside di
Hogwarts”, perciò il protagonista principale
dell’intera storia (che è
abbastanza lunga) sarò interamente io, anche se ovviamente
riprenderò luoghi,
situazioni e personaggi della saga creata dalla penna di J.K. Rowling.
Essendo
quest’ultima estremamente Pottercentrica (insomma, in 7 libri
non è mai
successo nulla in cui Harry non fosse coinvolto) ho cercato di
allargare il
mondo della saga stessa creando una mia mitologia, sottolineando la
storia e
specificando alcuni avvenimenti che nella saga principale sono dati
quasi del
tutto per scontati, perciò quello che leggerete è
totale frutto della mia
immaginazione e non ho preso in considerazione alcuna enciclopedia,
almanacco o
qualsivoglia “allargatore del lore” ufficiali della
Rowling, perciò non
scervellatevi chiedendovi da dove ho preso questo nuovo incantesimo, o
chi è
quel personaggio che lavora al Ministero, poiché
è inutile: se quel dato
personaggio, incantesimo, luogo, racconto non appare nei 7 libri
“canonici”
allora l’ho inventato del tutto io.
Poi ho due piccoli ma importantissimi
punti da farvi notare:
uno riguardante la forma, l’altro il contenuto. Iniziamo:
La forma
Sono un semplice ragazzo che
è rimasto affascinato dalla
saga Potteriana in età adolescenziale, perciò
riconoscendone i pregi ed i molti
difetti, non riesco a far altro che esser grato all’autrice
di aver creato
questo mondo e a Chris Columbus e John Williams di avermelo fatto
conoscere
grazie al loro film e fantastica colonna sonora. Ho voluto
puntualizzare su
questo per due motivi:
- primo, perché non ho
fatto studi, corsi e specializzazioni
in scrittura in prosa quindi non voglio dimostrare alcun talento
letterario a
nessuno, e anzi, se trovate errori di sintassi, logici e grammaticali
ditemelo,
li correggerò all’istante, perché
nonostante l’attenzione con cui riguarderò i
miei capitoli prima di pubblicarli qualcosa sicuramente
rimarrà, o per
distrazione o per ignoranza scaturita dallo scorretto uso della lingua
italiana
che purtroppo applichiamo nei discorsi di tutti i giorni. Siccome il
non essere
laureato in letteratura, in lettere o in giurisprudenza non rende meno
gravi i
miei errori, vi prego di segnalarmi ogni errore e/o bruttura che
troverete e se
avete dei consigli su un tale passaggio troppo pesante e prolisso o
addirittura
illeggibile senza una bombola di ossigeno, fatevi avanti!
- Secondo, perché come
preciserò nella nota riguardante il
contenuto, sarò costretto a cambiare alcune vicende viste
nella saga della
Rowling perché troppo centrate su Harry e che danno poco
spazio alla creazione
di un altro personaggio almeno un filino interessante, senza per questo
significare che disprezzi il lavoro svolto dall’autrice.
Insomma, sono
costretto a cambiare alcune fasi, ma non perché mi sento
superiore a lei, ecco.
Inoltre vi voglio avvertire che
quello che state per leggere
non è propriamente un racconto classificabile come romanzo,
poiché elencherò
una tale marea di informazioni, lezioni di magia, personaggi e
situazioni del
presente e del passato che in un romanzo fatto come si deve, devono
esser
necessariamente omessi, poiché a conti fatti non portano per
nulla avanti la
trama, né servono a qualcosa se non a scoprire qualcosa in
più di questo mondo
a noi celato ed a renderlo più affascinante e verosimile;
insomma, dargli
credibilità.
Perciò essendoci a tutti
gli effetti una “trama lineare” (il
mio personaggio avrà un bel da far durante i suoi anni ad
Hogwarts) questa sarà
abbastanza diluita a causa della natura diarista del racconto. Non
farò dei
salti di due mesi scolastici solo per far andare più spedita
la trama in
pratica.
Ciò non toglie che se la
mia storia vi piace e mi chiedete
una versione più “romanzesca” non dovete
far altro che chiederlo e creerò una
seconda versione riveduta e concisa della prima, senza per questo
abbandonare
la prima versione più dettagliata ma non per questo noiosa
(almeno, non noiosa
ai superfan come me).
Il contenuto.
Come ho già detto prima,
sarò costretto a cambiare qualcosa
durante il mio racconto. All’inizio saranno piccoli
cambiamenti, in seguito
saranno più consistenti, perché più
avanti si andava nella trama più la saga
diventava un Potter - Granger - Weasley vs The World, rendendo
impossibile un
approccio meno secondario possibile, diciamoci la verità.
Uno dei primi cambiamenti che penso
solo i più accaniti si
accorgeranno sarà lo slittamento in avanti di dieci anni
degli avvenimenti che
coinvolgono Harry ed i suoi amici. Infatti Harry inizierà a
studiare ad
Hogwarts nel 1991, ma io in quell’anno nascevo,
perciò non ho avuto altra
scelta che spostare tutto negli anni 2000, tanto alla fin fine la
Rowling non ha
mai riportato avvenimenti “di cronaca babbana” che
potessero crear conflitto
con la mia decisione. Inoltre vi svelo una chicca: essendo del
’91 avrei
compiuto 11 anni solamente nel 2002 e non nel 2001 come dirò
nel mio racconto,
ma è stato proprio nel 2001 che Harry Potter è
entrato di prepotenza nella mia
vita e perciò questo piccolo paradosso temporale mi sembra
piuttosto poetico ed
azzeccato.
Essendo italiano e non inglese
leggerete le mie difficoltà
nell’ambientarmi nel nuovo Paese, per fortuna mi
aiuterà la magia per i primi
tempi ma comunque un problema resta: il nome di alcuni personaggi,
luoghi,
sostantivi ed incantesimi cambiano dalla versione inglese a quella
italiana,
perciò il mio personaggio udirà i nomi
“originali” mentre voi leggerete le versioni
adattate in italiano, questo sia per non sforzare chi non conosce i
nomi in
inglese (Silente addirittura verrebbe tradotto in Dumbledore) sia
perché a me
piacciono di più le versioni italianizzate (i dissennatori
su tutti, direi).
Ciò non toglie che in alcuni passaggi sarò
costretto ad elencarvi entrambe le
versioni se utili per la comprensione di successivi passaggi,
prediligendo la
versione italiana dei termini in caso di neutralità.
Bene, con questo ho terminato il mio
biblico editoriale
(LOL) e se non vi ho già annoiato a morte con queste mie
precisazioni, facendovi
decidere che è meglio lasciar perdere, vi auguro buona
lettura!
Era un’estate afosa,
insomma, non che le altre lo fossero
state di meno, ma ogni estate pare sempre più afosa della
precedente nella
mente delle persone e questa non faceva eccezione.
Come ogni periodo estivo come si deve
lo passavo a far nulla
fino alle sei di pomeriggio, poi si usciva a giocare fino alle dieci,
undici di
sera. A cosa giocare non era mai un problema, se eravamo sotto i sei
membri si
giocava a nascondino, oppure ci si rincorreva senza nessun motivo per
tutta la
serata ed io essendo il più lento solitamente facevo la
“guardia” almeno 3
volte su 4. Se eravamo in buon numero, invece, si prendeva un pallone e
si
giocava a calcio, sempre e solo a calcio, non c’era via
d’uscita da questo limbo:
se eravamo almeno sei, tre a squadra e via col pallone. Non che mi
dispiacesse,
alla fin fine dare calci ad un pallone e agli stinchi degli amici era
stranamente
divertente, ma io più degli altri soffrivo la
ripetitività della situazione,
così una sera vedendo come si stavano mettendo le cose,
tirai fuori il mio Game
Boy dalla tasca e mi misi a giocare a Pokémon, nemmeno mi
fregava più che qualcuno
potesse prendermi in giro perché giocavo ad un videogame
invece che a pallone.
Impensabilmente però, successe l’esatto contrario.
Nemmeno una settimana dopo quasi
tutti giù al quartiere
avevamo un Game Boy con una copia del gioco dei Pokémon: chi
aveva Rosso, chi Blu,
chi sfoggiava il suo Game Boy Color con relativo Pokémon
Giallo per far
crescere l’invidia ai comuni mortali... Insomma, normale
amministrazione, c’è
sempre il galletto che vuole mostrare che i suoi genitori guadagnano
più degli
altri e che cerca di farlo ricordare in ogni modo.
Fatto sta che tra scambi, lotte,
nascondini, acchiapparelli,
gelati e partite a pallone, quell’estate così
afosa fu la migliore in assoluto
fino ad allora, cosa non di poco.
Le elementari ormai erano finite,
l’esame per l’ammissione
alle medie lo affrontai senza problemi ed un altro capitolo della mia
vita
stava per iniziare, perciò prima che mi dividessi
definitivamente coi vecchi
compagni cercai di restare con loro il più a lungo possibile
per tutta
l’estate.
Ma il destino aveva altri piani per
me, talmente singolari
che non avrei mai creduto possibili.
Tutto iniziò un pomeriggio
verso la fine di giugno:
scendendo come ogni mattina le scale, vidi la cassetta delle lettere
piena fino
a scoppiare. Molto strano, dato che controllavamo la posta ogni giorno;
dovevano essere arrivate tutte quella mattina. Citofonai a mia madre
per farmi
dare la chiave della cassetta, accorgendomi così che le
lettere erano solamente
due, ma così spesse che riempivano da sole
l’intero spazio.
Cosa
conterranno per
essere così grosse? Speriamo non siano bollette...
Ma non avevano un tono minaccioso:
c’era il mio nome
impresso sulle buste... Il mio, non quello di mio padre o di mio nonno,
ma
proprio il mio! Al sig. Emanuele M.
Burgio... Così c’era scritto.
Addirittura
il puntino
sul mio secondo nome, dev’essere importante...
Dovevo assolutamente aprirle,
così salii in casa veloce come
un furetto e mi lanciai sul letto aprendo le buste nella maniera
più delicata
possibile...
Depliant. Entrambe contenevano
stupidi depliant pubblicitari
di una qualche scuola privata che voleva mi iscrivessi nei loro
istituti per
spillare soldi ai miei. E tanti saluti all’importanza!
Ero così arrabbiato che
dovevo sfogarmi con qualcuno:
-Mamma! Vieni a vedere ‘sti
cosi!
Mia madre si precipitò in
camera mia con una scopa in mano,
pensando avessi trovato qualche sgradito animaletto vicino al letto.
-Cosa c’è? Che
sono quei volantini?
Era in un bagno di sudore:
incredibile come le donne,
nonostante portino vestiti molto leggeri, continuino a soffrire il
caldo peggio
degli uomini.
-E leggili!
Dopo averli letti un po’ si
schiarì la gola e mi spiegò:
-Sembrerebbero delle scuole private
che ti vorrebbero come
studente, ma a quanto ho capito questa azzurra è francese,
la Lamesfortes, mentre
quest’altra tutta
strana è addirittura finlandese, la Falcons Maailman,
non so nemmeno cosa
diamine significhino. Hai solo 11 anni, non puoi andartene
all’estero così giovane,
e non sai né il francese né il finlandese, che
cosa gli passa per la mente...
-Pensi
che anche ai miei compagni siano arrivate?
-Penso
di sì, non abbiamo mica fatto domandine o cose del genere,
penso che le avranno
spedite a tutti quanti: più inviti, più
possibilità di capitare il pollo... Che
poi cercano polli ricchi, questa qua si fa pagare seimila franchi a
trimestre,
non so a quante lire equivalgano ma sicuramente sarà un
sacco!
Mentre
mia madre parlava con la coda dell’occhio mi accorsi che la
foto di gruppo
dell’ultima pagina faceva strani giochi di luce che, una
volta controllata
meglio, fu chiaro che non si trattava di uno strano effetto ottico... I
ragazzi
sorridenti ritratti in quell’immagine si muovevano proprio!
-Mamma,
guarda quella foto: si muove!
-Ma
cosa dici? E’ vero... Che diavoleria è questa? Se
ne inventano una più del
diavolo per farti pagare, una foto animata, ma guarda,
chissà come funziona...
La
cosa non mi convinceva: quel depliant era fatto di semplice carta, non
c’era un
display dentro... Era evidente che quella foto non fosse normale.
Prendendo il
depliant della scuola finlandese e leggendo con attenzione trovai la
dicitura Scuola di Magia!
Non
si trattava di un’altra scuola media o paritaria, ma proprio
di Magia! E
facendo un po’ più di attenzione, la statua del
cavaliere di marmo dell’ingresso
dell’elegante cortile faceva ondeggiare lievemente la spada,
quasi come per
passare tempo mentre io la guardavo e la riguardavo...
-Mamma,
anche quell’altro dice che la scuola francese è
una scuola di magia?
-Cosa?
Scuola per maghi? No, certo che no, che sciocchezze stai... Aspetta!
E’ vero,
qui, dove elenca i requisiti di ammissione: undici anni, maschio, che
ha
conseguito il minimo grado di istruzione, cittadino dei seguenti Stati
Europei
ed... In possesso di poteri magici! Cos’è, uno
scherzo?
-Ahahah,
non lo so, ma sarebbe fantastico, ti immagini se esistesse la magia?
Sarebbe stupendo,
per prima cosa imparerei a fermare il tempo, così sparirei
dalla vista di chi
mi vuole rompere!
-Calma
con l’entusiasmo, stasera farò vedere questi
foglietti a tuo padre e vedremo di
che si tratta realmente... Tsk, magia, che buffonata!
Per
il resto del pomeriggio restai a letto a leggere e rileggere quei
volantini, imparando
a memoria tutti i luoghi che apparivano in quelle foto, i nomi dei tizi
che studiarono
lì in passato e di altri che invece tutt’oggi ci
insegnano, le varie lezioni e attività
extrascolastiche che è possibile svolgere durante gli anni,
gli sbocchi
professionali, l’importanza del nome della scuola nel mondo,
come fare per
pagare per la retta, di cosa si ha bisogno per le materie
più impegnative... Sedici
pagine stranissime ed ipnotizzanti che nonostante la loro evidente
assurdità
sembravano quasi vere. Per fortuna nessuno dei miei amici mi
chiamò per
scendere a giocare, così potei dedicare tutto il tempo a me
stesso e non a
restare fossilizzato in porta.
A
tavola, come promesso, mia madre passò i depliant a mio
padre come se lui
potesse cambiare ciò che c’era scritto in qualcosa
di sensato. Dato che non
potè far molto, sospirò e disse semplicemente:
-Beh,
che strano eh?
Ed
iniziò a mangiare, così, come se nulla fosse...
Io
mi sentii un po’ deluso per questa reazione, forse mi
aspettavo un’indagine per
scoprire se quei foglietti potevano essere seri, ma sinceramente
neanch’io
credevo ad una singola parola scritta in quei due pezzi di carta,
perciò mi
misi il cuore in pace e a metà tra il deluso ed il divertito
per quella strana
situazione fuori dal comune, me ne tornai in camera, sentendo mia madre
che in
cucina stropicciava i depliant per poi buttarli nella spazzatura...
Dlin-Dlon!
Chi
diavolo può essere alle due di notte?
Le
opzioni erano due: o un gran maleducato o, peggio, un ladro. I ladri
non suonavano
certo il campanello, ma poteva anche essere una tattica per
immobilizzare con
un attacco a sorpresa chiunque rispondesse alla porta... Sperai fosse
solo uno
dei soliti parti della mia mente troppo cinematografica, ma notai che
anche mio
padre fece più o meno i miei ragionamenti, data la sua
evidente agitazione.
-C-Chi
è?
-Ehm,
signor Burgio? Scusi l’ora ma sa, per quante volte venga in
Italia, mi
dimentico sempre di come siano poco organizzate qui le città
e di come perdersi
sia facilissimo. Ma mi faccia presentare, sono ser Richard Uppercut,
delegato
per i maghi nati babbani, di cui fa parte vostro figlio,
dell’ufficio Relazioni
Internazionali sottosezione Iscrizioni Paesi Cadetti del Ministero
della Magia
Britannico, sono qui come portavoce sia del Primo Ministro stesso che
del
preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts per parlare ed
eventualmente convincere lei e vostro figlio ad iscriverlo alla nostra
scuola,
perciò se mi fa entrare ne parliamo con più
calma, nonostante l’ora tarda.
-M-magia?
-Sì
signore, magia; penso abbia già dato un’occhiata
allo spioncino della porta,
sono solo, non porto armi e non ho un adeguato vestiario da scasso,
perciò
penso che converrà con me che non sia un volgarissimo ladro
e mi aprirà
gentilmente la porta, no?
Solo
un’idiota poteva credere a queste scuse ed aprire la porta
nel cuore della
notte.
-Ci
dispiace, ma siamo in pigiama e non vorremmo...
-Ma
si figuri! Qui l’unico che si dovrebbe scusare sarei io e lo
farò rubandovi
meno tempo possibile, perciò se finalmente apre questa porta
possiamo inziare,
che ne dice?
Evidentemente
imbarazzato per aver trattenuto lo strano individuo fuori casa
così a lungo,
mio padre titubando aprì la porta e lo fece entrare:
abbigliato come l’ispettore
Poirot, portava in testa una bombetta ed una giacca di
velluto marrone.
La camicia che indossava era persino più bizzarra con
grossolani pizzi e
merletti nelle estremità ed una larga cravatta si perdeva
sotto il panciotto. Anche
senza ghette o baffi era fuori moda di almeno un paio di secoli, anche
se c’era
da ammettere che riusciva a trasmettere un senso di eleganza
anacronistica che
riusciva a tranquillizzarti e a cancellare definitivamente
l’ipotesi della
rapina a mano armata.
-Oh,
ecco il giovane mago! Prego, è tua!
E mi
consegnò un’altra lettera intestata a
me ma decisamente meno gonfia e più precisa già
nell’intestazione delle altre:
“Al
Signor Emanuele M. Burgio, 6° stanza ad est del 5°
appartamento al 3° piano del
condomino Tamigi”
E nel
retro c’era anche il mittente:
“Scuola
di Magia e
Stregoneria di Hogwarts”
Alla parola magia rizzai lo sguardo
verso il signor Uppercut
che come se se lo aspettasse mi rivelò:
-Sì, hai capito bene, sei
un mago Emanuele!
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