Gelosia
6. Si sarebbero potute dire..
- Alla fine si sono sposati.-
La Cuddy alzò gli occhi dal documento che stava leggendo, per
fissare un sorridente Wilson appena entrato nel suo studio. Batté gli occhi un
paio di volte, a segnalare che non aveva la minima idea di cosa si stava
parlando.
-Chi?-
- Allison e quel deficiente.-
La Cuddy fissò l’altro, non capendo molto di più. Solo qualche
secondo dopo, le sinapsi del suo cervello fecero i collegamenti
necessari.
-NO!- sbottò incredula.
Poi, dopo aver avuto conferma silenziosa dal sogghignante
oncologo, che questo non era uno scherzo, boccheggiò un paio di secondi in cerca
di qualcosa da dire, per ridursi a mugugnare: - Ma non ci hanno
invitati!-
Wilson richiuse la porta a vetri dell’ufficio dietro di lui,
dirigendosi tranquillo verso la scrivania dell’altra, dove si appoggiò,
osservando l’altra, ancora divertito.
- Se ti può consolare l’ho scoperto per caso…- La mano
dell’oncologo sfiorò tranquillo il profilo della dottoressa, che istintivamente
si rilassò a quel contatto, socchiudendo gli occhi a quel gesto così familiare,
ma sempre sorprendente.
- Come?- Biascicò, riaprendo gli occhi e cercando di riprendere il
controllo di sé: il suo tono era tornato ad assumere una vaga sfumatura
minacciosa.
- Beh, nonostante “ufficialmente” cerchino di mantenere il
segreto, nessuno dei due riesce a farlo. –
Al sorriso, che si stava dipingendo sul volto di Wilson, rispose
istintivamente con un altro simile, rischiando di perdersi il significato delle
parole del marito.
- Ti dirò: Allison è quella che si controlla meglio. Lui non
riesce a contenersi- La sfumatura sul pronome era palesemente divertita. – Non
hai idea di quante scuse si è inventato per mettermi sotto il naso la
fede!-
La Cuddy ghignò, conoscendo il soggetto in questione, mentre James
continuava: - Ovviamente si è mostrato ritroso a dovere quando me ne sono
accorto ed ho fatto i dovuti collegamenti.-
- Spero che si sentano in colpa abbastanza per non averci detto
nulla!- Sbuffò la donna, - Non capisco perché farci questo dispetto!-
Wilson arrossì come uno scolaretto a quelle parole e biascicò: -Ti
sconsiglio di andare a fargli questa domanda.-
La moglie lo guardò incuriosita, sollecitandolo con lo sguardo a
spiegarsi; dopo un po’, fissando istintivamente il fermacarte sulla scrivania
dell’altra, se ne uscì, quasi sussurrando.
- Ha detto che, in fondo, noi non l’abbiamo informato quando
abbiamo concepito Greg Junior.-
La donna ridacchiò, accarezzando dolcemente il pancione di sei
mesi che ostentava con fierezza: - Quando capirà che non ho alcuna intenzione di
chiamare nostro figlio col suo nome?-
L’altro sorrise e poggiò la sua mano su quella della
moglie.
Che dire? Ci sarebbero
mille cose da raccontare, ma alla fine le cose più importanti son state
dette.
Certo, non le più
divertenti: si potrebbe raccontare di come House si presentò nella stanza dove
la futura sposa di Hank Taylor, noto e famoso avvocato civile, stava sistemando
gli ultimi dettagli del trucco del matrimonio.
A neanche un quarto
d’ora dall’inizio della cerimonia.
Di come abbia litigato
con lei per mezzora, fino a farla piangere ed urlare, per poi crollare e dirgli
quello che provava. Beh, certo nel suo solito modo pungente e barbaro, col suo
solito fare strafottente, ma con una punta di disperazione di fondo.
Di come affermasse senza
mezze misure: “Tu ami me, Allison, non quello stramaledetto damerino, che si è
messo in mezzo tra noi due, che ha rovinato tutto”.
Si potrebbe, infine,
sottolineare che il damerino in questione era appena apparso sulla soglia della
camera, preoccupato perché la cerimonia era ormai in ritardo di mezzora.
Che il damerino in
questione aveva dimostrato di non esserlo poi così tanto, quando si era
avvicinato alla sposa ignorando il fastidioso e ringhiante medico zoppo lì
vicino.
Di averle preso le mani
ed averle detto dolcemente: “E’ vero, Allie? Perché se è così, allora non fare
il tuo più grande errore…-
Che la sposa, o almeno
futura sposa, aveva ripreso a piangere sommessamente, mormorando in
continuazione: “Mi dispiace…”.
Che l’avvocato l’aveva
baciata sulla fronte dolcemente, sussurrandole: “L’importante è che tu sia
felice, Allie”, per poi trascinare fuori dalla stanza lo zoppo, per iniziare una
scazzottata sulle scale (perché, in fondo, lui era sempre stato rifiutato).
Che erano precipitati
fra gli ospiti accorsi a capire cosa stava accadendo, lasciando così il giardino
allestito per la cerimonia mezzo vuoto.
Lo sposo, o almeno
quello che avrebbe dovuto esserlo, aveva sorriso (sorriso un po’ rovinato dal
labbro spaccato) agli ospiti, annunciando che non ci sarebbe stata nessuna
cerimonia ed invitandoli cortesemente a tornare a casa.
Alla fine, in quella
casa, che sarebbe dovuta essere “il nido d’amore di Allison ed Hank”, era
rimasta solo una dottoressa, vestita da sposa, intenta a soccorrere uno zoppo
abbastanza a cocci..
Si sarebbero potuti
raccontare dei loro continui battibecchi, per niente migliorati, nonostante una
convivenza, che sarebbe durata ben due anni.
Sarebbe stato piacevole
dichiarare che House era riuscito a trovare il coraggio di chiedere a Cameron di
sposarlo, solo ricorrendo ad una partita a Poker, che l’immunologa si era
ritrovata a pagare con un Sì, che di certo non avrebbe mai voluto
negargli.
Si sarebbero potute
raccontare molte cose, ma, alla fine, si è voluto lasciare la parola a chi, su
questa storia, ci aveva scommesso fin dall’inizio.
Sono perfettamente cosciente che questo capitolo finale potrebbe non
soddisfare le vostre aspettative.... So che è scritto in modo ben diverso dai
precedenti, che è arrivato talmente tanto tempo dopo, che probabilmente molti
manco si ricordavano l'esistenza di questa fic..
La realtà è che il tempo è stato padrone di questa fic: è la mia prima
fanfiction, con tutto quello che ne segue... Inoltre, mentre la scrivevo sono
successe tutta una serie di cose che mi han cambiato profondamente: non potevo
scrivere come prima, perchè non mi era più possibile.. La trama è rimasta
identica al mio pensiero iniziale, nonostante migliaia di ripensamenti. Ma avevo
pensato di scrvierla in modo diverso... Come forse si può intuire da questo
capitolo.
Lasciarla incompiuta? No... per due motivi: uno, che come lettrice so
bene la sofferenza di una fic incompiuta. Secondo, che nonostante questa fic non
mi abbia mai soddisfatto, tuttavia rimane la mia prima fic e non ho intenzione
di rinnegarla.
Così, ecco il capitolo finale: a voi la parola... Liberissime di non
apprezzarlo, ma ammetto che fra tutti questo è l'unico che mi soddisfa. Sì, è
solo un abbozzo, qualche pennellata che fa intravedere il quadro, senza però
scendere nei dettagli. Un capitolo corto che non dà molte soddisfazioni,
forse... La realtà la conosciamo tutti... Questo capitolo rischia di
rendere tutto molto OOC, tutto molto banale e melenso... E me ne rendo conto..
Credo che se avessi però scritto tutto nei dettagli allora sì che lo sarebbe
stato veramente.
Consolatevi... Credo che questa sia la prima ed ultima mia sortita nel
Princeton... Quindi, non è poi un peccato tanto grave^^... Perchè? Perchè la
magia si è spenta... perchè la passione era nata in una certa situazione e
qualcuno mi ha dato una spinta fuori strada... Ho accettato tutto, ma non
posso dire di essere uguale... Sarebbe mentire: e se posso farlo nella vita,
quando scrivo è molto più difficile^^
E poi... il Princeton è andato abbondantemente avanti... e nessuno di noi
potrà riportare indietro la storia... E meno che mai la trama^^
Grazie a chi ha letto, di più ancora a chi ha commentato. Continuerò a
frequentare il mondo di House, ma ormai solo da spettatrice. Ciao a tutti,
gente!
Un
ultimo, immenso ringraziamento a chi ha commentato (SHY, Mistral e
cricotton4ever) oltre a chi mi ha messo fra i
preferiti.
Ho riletto un po' tutto questo capitolo, compresi li
avvisi finali e son arrivata ad una conclusione^^: mai scrivere mentre si
ascolta Lara Fabian. Troppo sentimento
nell'aria!!!
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