"Sei
l'unico
Ed è in te che confido."
(Warmness On The Soul - Avenged Sevenfold)
Quella mattina
Hungtington Beach
sembrava essere piuttosto serena, la luce del sole aveva rischiarato
il cielo terso nonostante non facesse ancora molto caldo. Sembrava
quasi che la città si fosse svegliata dopo tanti mesi di
buio e
lacrime, anche se in reaktà era rimasta esattamente la
stessa.
Di tanto in tanto si
udivano delle auto
sfrecciare sulla strada, ma per fortuna quell'abitazione si trovava
in una via secondaria così che il traffico non potesse
infastidire
molto.
Matt si
stropicciò debolmente gli
occhi quando si svegliò e, con un velo di tristezza sulle
iridi
verdi, constatò subito che Brian non era rimasto con lui
quella
sera, che era quasi una settimana che passava solo di sfuggita per
sapere come stava e se tutto stava andando secondo i piani; lui
rispondeva sempre che si sentiva meglio, non mentiva: ogni tanto la
voragine la percepiva ancora, probabilmente non sarebbe mai sparita
del tutto, ma si faceva viva solo quando si infila sotto le coperte e
inevitabilmente la sua testa si riempiva di immagini tristi e
pensieri che non avrebbe più dovuto fare.
C'era Jimmy, era
sempre lui a
tormentarlo e, nonostante qualche risveglio un po' sudaticcio, era
felice di sognarlo; voleva dire che il suo amico era esistito
davvero, che l'aveva abbracciato e tenuto stretto, che nonostante la
merda che aveva dovuto ingoiare per colpa sua avevano trascorso
davvero dei bei momenti insieme e forse era solo questo che
importava.
Si mise a sedere sul
materasso e
ripensò alla settimana precedente, alle parole che aveva
detto allo
psicologo e come si era sentito: un mostro.
Sette giorni dopo non
aveva del tutto
cambiato opinione, ma aveva più fiducia nel suo futuro e in
quello
che avrebbe potuto fare se solo l'avesse voluto. Dopo la tavola calda
ne aveva parlato seriamente con Brian, si era sfogato e come al
solito il suo migliore amico lo aveva sostenuto. Non che gli dasse
dei veri e propri consigli, però lo aiutava sempre a
ragionare e
magari gli proponeva punti di vista diversi da quelli a cui era
abituato.
“Posso dirti solo una cosa,
Matt.
Va' a casa e prendi il quaderno in cui hai raccolto tutti i tuoi
testi e rileggili attentamente. Hai scritto di amore, di guerre, di
sangue, di incubi e dolore... Non ti sembrano temi così
fottutamente
umani? Non sei un mostro, se lo fossi mai stato non saresti riuscito
a comporre quelle canzoni.”
E una volta tornato
nel suo salotto lo aveva fatto, aveva corso verso la scrivania e
aveva cominciato a sfogliare le pagine piene di parole che
riflettevano lui stesso in ogni minimo dettaglio; lo aveva fatto
seduto sul pavimento e con la schiena un po' piegata in avanti. Non
lo aveva mai confessato a nessuno, ma non era la prima volta che si
metteva a rileggere i propri testi. Lo facevano sentire orgoglioso e
fiero, sentiva di essere capace in qualcosa nella vita. Solo che
quella volta doveva fare molto di più: scavare all'interno
di
quell'inchiostro e ritrovare se stesso, rivivere il passato che aveva
immortalato nella carta e abbandonare le zanne, gli artigli,
l'aspetto spaventoso... doveva tornare Matt Sanders e questo sembrava
essere l'unico modo possibile per farcela.
La sera prima aveva
riletto Warmness On The Soul e quasi istintivamente si chiese
perché
non aveva mai accettato di suonarla e cantarla dal vivo; è troppo
personale,
si rispose, e nonostante l'avesse scritta prima di
conoscere Brian, in futuro si rese conto che quella canzone gli
appartenesse già.
Con quei pensieri
iniziò a lavarsi ai denti e guardarsi allo specchio; quella
mattina
il suo riflesso faceva molta meno paura.
***
“Ti vedo
davvero
molto bene, Matt.” disse il dottor Grey non appena il
paziente si
sistemò sul sedile di pelle rivolgendogli un breve sorriso.
“Mi sono
svegliato col piede giusto e ti dirò di più doc:
spara, sono pronto
a qualsiasi domanda.”
Fu lo psicologo a
sorridere questa volta, poi inforcò gli occhiali da vista e
si
schiarì da voce.
“Se ne sei
proprio sicuro...” iniziò, sfogliando i suoi
precedenti appunti.
“Per iniziare vorrei solo che mi parlassi di Brian, di
qualsiasi
episodio o avvenimento a lui legato. Siete molto legati e mi
aiuterà
di certo a capirti un po' di più.”
A quel punto lo
sguardo del paziente iniziò a vagare sulla libreria alle
spalle del
dottore, dubbioso. Non sapeva bene di cosa aveva voglia di parlare,
col suo migliore amico aveva condiviso molti più momenti di
quanti
probabilmente immaginava, ma non ce n'era uno in particolare che
gliene veniva in mente.
O forse sì.
Brian si copriva il viso
con le
mani, i suoi occhi erano puntati verso le scarpe chiare che erano
state macchiate da un liquido bruno, lo stesso che in quel momento
gli stava rigando le guance e bagnando le labbra.
Non aveva il coraggio di
alzare lo
sguardo, non sapeva chi o cosa si sarebbe trovato davanti in quel
momento, forse per la prima volta aveva solo paura.
“M-Mi dispiace...”
Quel sussurro sembrava
una richiesta
di aiuto piuttosto che di perdono, era una voce flebile che andava
dritta a scuotere le corde del suo cuore e, nonostante la delusione e
il dolore, non riusciva a non prestarle attenzione.
“B-Brian
s-scusami...” continuò,
facendo qualche passo indietro, passi incerti e terrorizzati.
Lui però
continuava a non dire
niente, non sapeva nemmeno se ci fossero state delle parole adatte a
quella situazione, continuava a fissarsi la punta delle scarpe e a
stringere i denti per non piangere dal dolore anche se gli occhi
lucidi che li aveva già.
Matt, che in quel momento
era stato
accerchiato da tutti i membri dello staff, sembrava essere semore
più
lontano. Non c'era più la sua lucidità, non
c'erano i suoi sguardi,
non c'era il suo calore.
In quel momento si
percepiva solo la
presenza di Zacky, Johnny e Jimmy che, increduli, non avevano la
più
pallida idea di come affrontare la situazione.
“Hai tirato
un
pugno a Brian, ho capito bene?”
Il ragazzo
annuì
con un cenno del capo mentre la sua espressione continuava ad essere
concentrata; anche lui stava cercando di trattenere le lacrime.
“Brian, posso?”
“La zona notte non è
di mia
proprietà, puoi fare quello che vuoi.”
“Senti, mi dispiace. Non avrei
mai
dovuto alzare le mani contro di te, n-non lo meriti.”
“Sono ore che ripeti sempre la
stessa frase, ora basta. Se tu fossi sincero non avrei problemi a
perdonarti, il punto è che non senti davvero quello che
dici.”
Brian uscì
fuori dalla sua cuccetta
e rimase in piedi davanti all'altro, nel buio.
“T-Ti sbagli.”
“Se mi sbaglio,
perché ti trema
la voce?”
Matt poté
giurare di aver percepito
l'accenno di un sorriso tra quelle parole, ormai non aveva bisogno di
guardarlo in faccia per sapere quale espressione stesse assumendo il
viso del suo migliore amico.
“Non voglio
ricaderci.” disse il
cantante, abbandonando le braccia lungo i fianchi.
“Non lo farai.”
rispose l'altro.
“Mi hai tirato un cazzotto e la prossima volta ti
farò nero se ci
riproverai, ma non è questo che conta. Importa che tu non
voglia più
comportarti così e ti prego, Matt, non farlo.”
Non appena Brian riprese
fiato,
l'altro sentì delle labbra sulle sue. Non appena si rese
conto di
quello che stava succedendo, queste non c'erano già
più e gli venne
il dubbio di averle sognate.
“Supererai, supereremo anche
questa.” sussurrò il chitarrista appoggiando la
fronte su quella
di Matt. “Continua a correre, amico.”
“Perché
hai
voluto raccontarmi proprio questo momento?”
Il paziente prese
un bel respiro, sapeva esattamente cosa dire e doveva farlo, si
sentiva così leggero come non accadeva da tempo, aveva
capito che
stava ormai risalendo la montagna e non aveva alcuna intenzione di
fermarsi.
“Perché
nonostante io abbia picchiato uno dei miei migliori amici, per un
motivo che ormai neanche ricordo, lui non mi ha allontanato, non ha
avuto paura di me. In un primo momento sì, però
poi ha saputo
guardarmi meglio e ha capito che non sono un mostro.” Prese
un
altro respiro. “E ripensando a quest'avvenimento anch'io ho
capito
di non esserlo, sono solo fottutamente umano, citando le sue
parole.”
Quando ebbe finito
di parlare si voltò verso la finestra alla sua destra e mai
le
colline in lontananza gli erano sembrate così verdi; invece
lo erano
sempre state così come lui non era mai stato un mostro,
aveva solo
bisogno di rendersene conto.
“Stai
facendo dei
passi enormi, lo sai vero?” chiese il dottor Grey
visibilmente
compiaciuto, ormai non aveva neanche aperto il taccuino, anzi,
all'inizio del racconto lo aveva chiuso e poggiato sul piano della
scrivania.
“Lo so doc,
anche
se non lo avrei mai creduto possibile.”
“Come ti ha
fatto
sentire il bacio di Brian?”
Lo psicologo lo
fulminò con quella domanda, cambiando discorso senza dargli
il tempo
di rendersene conto ed imbarazzandolo terribilmente.
“Io n-non
sono...
beh insomma... n-non...”
“Matt non
sono
qui per giudicarti, penso tu ormai l'abbia imparato. Non ti ho
chiesto se sei gay, ti ho chiesto di spiegarmi le tue
sensazioni.”
“Mi sono
sentito
amato, ok?” Il tono di Matt non era più rilassato,
d'altronde era
la prima volta dopo diversi anni che ripensava a quello che era
accaduto. Col tempo aveva semplicemente smesso di farsi domande e
invece, forse, non avrebbe dovuto smettere di porsene sempre di
nuove. “Mi sento sempre amato quando sono con
Brian.”
“Benissimo.”
disse il dottor Grey, dopo un respiro profondo. “Volevo
sapere solo
questo. Il fatto che tu l'abbia ammesso fa chiarezza su te stesso
perché, infondo, quando parli con me è come se
raccontassi la tua
vita al riflesso dello specchio. È importante che tu sappia
tutto
ciò che ti riguarda e solo essendo sincero potrai
riuscirci.”
Nonostante le
rassicurazioni, il volto del ragazzo era ancora piuttosto provato. Si
guardava intorno come alla ricerca di una via d'uscita, il suo cuore
aveva preso a battere forte e non riusciva a smettere di pensare a
Brian, aveva più difficoltà del solito a
distogliere la sua mente
da lui.
“Posso
prendere
una boccata d'aria? Sarò veloce e prometto di non
scappare.”
L'ultima frase la
pronunciò con un sorrisetto divertito e il dottor Grey gli
diede il
permesso con un cenno della mano.
“Ehi, finito
prima?” chiese Brian, non appena vide il suo amico uscire per
poi
chiudere la porta.
Questo scosse
vigorosamente la testa e si precipitò verso l'altro che nel
frattempo si era alzato in piedi e lo strinse forte.
“Matt,
sicuro di
stare bene?” continuò il chitarrista,
ridacchiando. “Non mi
sembri molto... te.”
“Oh sta
zitto
idiota.” rispose l'altro. “Volevo solo abbracciarti
e dirti che
ti voglio bene, che te ne ho sempre voluto e che te ne vorrò
anche,
boh, quando la Terra brucerà e la razza umana
sarà costretta a
trovarsi un altro pianeta e sarà fondata la Nuova
Terra.”
“Tu guardi
troppo
Doctor Who, te l'ho mai detto? Comunque anche io te ne
voglio.”
ammise il chitarrista, senza però sciogliere l'abbraccio.
Fu Matt a farlo,
allontanò le braccia dell'altro da sé e si
costrinse a guardarlo
dritto negli occhi, in quegli stessi occhi nocciola che aveva fissato
nel buio senza però saperlo.
Lo baciò,
fu un
bacio ugualmente leggero, come il primo, carico di imbarazzo,
timidezza e tanta gratitudine. Senza dare il tempo a Brian di
replicare Matt tornò dentro e aspettò di sedersi,
prima di parlare.
“Non
immagini
neanche quanto tu sia riuscito ad aiutarmi, doc. Forse è
molto più
di quanto tu sia riuscito a fare in tutto questo tempo.”
Brian, d'altro
canto, era rimasto in piedi, immobile e alla ricerca di risposte. La
sua testa aveva preso a girare forte, la leggera pressione delle
labbra di Matt sulle sue la percepiva ancora e questo lo confondeva
ancora di più.
Sono fottuto,
riuscì solo a pensare.
Note: chiedo
scusa per il ritardo, non è che abbia moltissime cose da
fare è solo che mi sento la testa piena. Non so se vi sia
mai capitato, se sì penso possiate capirmi, ho talmente
tanti pensieri che non so quali trascrivere per prima e così
finisce che non scrivo proprio niente. Spero che nonostante
ciò non vi siate dimenticate di questa piccola long con
poche pretese, ma che comunque mi sta personalmente dando molte
soddisfazioni. La sto scrivendo col cuore, vorrei che almeno questo si
percepisse.
Ci tenevo a precisare che non so se Matt segua davvero Doctor Who,
probabilmente no, ma mi andava di inserirlo e, infondo, non ci stava
tanto male a mio parere.
Ancora grazie a tutti voi che per la maggior parte mi segue in silenzio
e al prossimo aggiornamento!
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