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Autore: gunslinger_    10/08/2013    1 recensioni
“Non sono pazzo.” rispose, con la tentazione di alzarsi in piedi ed uscire sbattendo la porta.
“Non mi permetterei mai di pronunciare un giudizio del genere, sarei solo interessato a conoscere il suo parere riguardo l'intera faccenda.”
Matt non lo sapeva, non sapeva proprio a che faccenda alludesse lo psicologo, non c'era assolutamente niente di cui discutere. Anche se si era fatto male non aveva bisogno di aiuto, non serviva parlare, solo un antidolorifico molto forte, nel caso.
“Non lo so...” mugugnò, per poi piegare leggermente le dita della mano sulla coscia. “Non è successo niente di grave Doc, chiaro? Posso chiamarla Doc?”
|bromance|tematiche delicate|
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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"Sei l'unico
Ed è in te che confido."

(Warmness On The Soul - Avenged Sevenfold)





Quella mattina Hungtington Beach sembrava essere piuttosto serena, la luce del sole aveva rischiarato il cielo terso nonostante non facesse ancora molto caldo. Sembrava quasi che la città si fosse svegliata dopo tanti mesi di buio e lacrime, anche se in reaktà era rimasta esattamente la stessa.
Di tanto in tanto si udivano delle auto sfrecciare sulla strada, ma per fortuna quell'abitazione si trovava in una via secondaria così che il traffico non potesse infastidire molto.
Matt si stropicciò debolmente gli occhi quando si svegliò e, con un velo di tristezza sulle iridi verdi, constatò subito che Brian non era rimasto con lui quella sera, che era quasi una settimana che passava solo di sfuggita per sapere come stava e se tutto stava andando secondo i piani; lui rispondeva sempre che si sentiva meglio, non mentiva: ogni tanto la voragine la percepiva ancora, probabilmente non sarebbe mai sparita del tutto, ma si faceva viva solo quando si infila sotto le coperte e inevitabilmente la sua testa si riempiva di immagini tristi e pensieri che non avrebbe più dovuto fare.
C'era Jimmy, era sempre lui a tormentarlo e, nonostante qualche risveglio un po' sudaticcio, era felice di sognarlo; voleva dire che il suo amico era esistito davvero, che l'aveva abbracciato e tenuto stretto, che nonostante la merda che aveva dovuto ingoiare per colpa sua avevano trascorso davvero dei bei momenti insieme e forse era solo questo che importava.
Si mise a sedere sul materasso e ripensò alla settimana precedente, alle parole che aveva detto allo psicologo e come si era sentito: un mostro.
Sette giorni dopo non aveva del tutto cambiato opinione, ma aveva più fiducia nel suo futuro e in quello che avrebbe potuto fare se solo l'avesse voluto. Dopo la tavola calda ne aveva parlato seriamente con Brian, si era sfogato e come al solito il suo migliore amico lo aveva sostenuto. Non che gli dasse dei veri e propri consigli, però lo aiutava sempre a ragionare e magari gli proponeva punti di vista diversi da quelli a cui era abituato.

Posso dirti solo una cosa, Matt. Va' a casa e prendi il quaderno in cui hai raccolto tutti i tuoi testi e rileggili attentamente. Hai scritto di amore, di guerre, di sangue, di incubi e dolore... Non ti sembrano temi così fottutamente umani? Non sei un mostro, se lo fossi mai stato non saresti riuscito a comporre quelle canzoni.”

E una volta tornato nel suo salotto lo aveva fatto, aveva corso verso la scrivania e aveva cominciato a sfogliare le pagine piene di parole che riflettevano lui stesso in ogni minimo dettaglio; lo aveva fatto seduto sul pavimento e con la schiena un po' piegata in avanti. Non lo aveva mai confessato a nessuno, ma non era la prima volta che si metteva a rileggere i propri testi. Lo facevano sentire orgoglioso e fiero, sentiva di essere capace in qualcosa nella vita. Solo che quella volta doveva fare molto di più: scavare all'interno di quell'inchiostro e ritrovare se stesso, rivivere il passato che aveva immortalato nella carta e abbandonare le zanne, gli artigli, l'aspetto spaventoso... doveva tornare Matt Sanders e questo sembrava essere l'unico modo possibile per farcela.
La sera prima aveva riletto Warmness On The Soul e quasi istintivamente si chiese perché non aveva mai accettato di suonarla e cantarla dal vivo; è troppo personale, si rispose, e nonostante l'avesse scritta prima di conoscere Brian, in futuro si rese conto che quella canzone gli appartenesse già.
Con quei pensieri iniziò a lavarsi ai denti e guardarsi allo specchio; quella mattina il suo riflesso faceva molta meno paura.

***

“Ti vedo davvero molto bene, Matt.” disse il dottor Grey non appena il paziente si sistemò sul sedile di pelle rivolgendogli un breve sorriso.
“Mi sono svegliato col piede giusto e ti dirò di più doc: spara, sono pronto a qualsiasi domanda.”
Fu lo psicologo a sorridere questa volta, poi inforcò gli occhiali da vista e si schiarì da voce.
“Se ne sei proprio sicuro...” iniziò, sfogliando i suoi precedenti appunti. “Per iniziare vorrei solo che mi parlassi di Brian, di qualsiasi episodio o avvenimento a lui legato. Siete molto legati e mi aiuterà di certo a capirti un po' di più.”
A quel punto lo sguardo del paziente iniziò a vagare sulla libreria alle spalle del dottore, dubbioso. Non sapeva bene di cosa aveva voglia di parlare, col suo migliore amico aveva condiviso molti più momenti di quanti probabilmente immaginava, ma non ce n'era uno in particolare che gliene veniva in mente.
O forse sì.

Brian si copriva il viso con le mani, i suoi occhi erano puntati verso le scarpe chiare che erano state macchiate da un liquido bruno, lo stesso che in quel momento gli stava rigando le guance e bagnando le labbra.
Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo, non sapeva chi o cosa si sarebbe trovato davanti in quel momento, forse per la prima volta aveva solo paura.
M-Mi dispiace...”
Quel sussurro sembrava una richiesta di aiuto piuttosto che di perdono, era una voce flebile che andava dritta a scuotere le corde del suo cuore e, nonostante la delusione e il dolore, non riusciva a non prestarle attenzione.
B-Brian s-scusami...” continuò, facendo qualche passo indietro, passi incerti e terrorizzati.
Lui però continuava a non dire niente, non sapeva nemmeno se ci fossero state delle parole adatte a quella situazione, continuava a fissarsi la punta delle scarpe e a stringere i denti per non piangere dal dolore anche se gli occhi lucidi che li aveva già.
Matt, che in quel momento era stato accerchiato da tutti i membri dello staff, sembrava essere semore più lontano. Non c'era più la sua lucidità, non c'erano i suoi sguardi, non c'era il suo calore.
In quel momento si percepiva solo la presenza di Zacky, Johnny e Jimmy che, increduli, non avevano la più pallida idea di come affrontare la situazione.

“Hai tirato un pugno a Brian, ho capito bene?”
Il ragazzo annuì con un cenno del capo mentre la sua espressione continuava ad essere concentrata; anche lui stava cercando di trattenere le lacrime.

Brian, posso?”
La zona notte non è di mia proprietà, puoi fare quello che vuoi.”
Senti, mi dispiace. Non avrei mai dovuto alzare le mani contro di te, n-non lo meriti.”
Sono ore che ripeti sempre la stessa frase, ora basta. Se tu fossi sincero non avrei problemi a perdonarti, il punto è che non senti davvero quello che dici.”
Brian uscì fuori dalla sua cuccetta e rimase in piedi davanti all'altro, nel buio.
T-Ti sbagli.”
Se mi sbaglio, perché ti trema la voce?”
Matt poté giurare di aver percepito l'accenno di un sorriso tra quelle parole, ormai non aveva bisogno di guardarlo in faccia per sapere quale espressione stesse assumendo il viso del suo migliore amico.
Non voglio ricaderci.” disse il cantante, abbandonando le braccia lungo i fianchi.
Non lo farai.” rispose l'altro. “Mi hai tirato un cazzotto e la prossima volta ti farò nero se ci riproverai, ma non è questo che conta. Importa che tu non voglia più comportarti così e ti prego, Matt, non farlo.”
Non appena Brian riprese fiato, l'altro sentì delle labbra sulle sue. Non appena si rese conto di quello che stava succedendo, queste non c'erano già più e gli venne il dubbio di averle sognate.
Supererai, supereremo anche questa.” sussurrò il chitarrista appoggiando la fronte su quella di Matt. “Continua a correre, amico.”

“Perché hai voluto raccontarmi proprio questo momento?”
Il paziente prese un bel respiro, sapeva esattamente cosa dire e doveva farlo, si sentiva così leggero come non accadeva da tempo, aveva capito che stava ormai risalendo la montagna e non aveva alcuna intenzione di fermarsi.
“Perché nonostante io abbia picchiato uno dei miei migliori amici, per un motivo che ormai neanche ricordo, lui non mi ha allontanato, non ha avuto paura di me. In un primo momento sì, però poi ha saputo guardarmi meglio e ha capito che non sono un mostro.” Prese un altro respiro. “E ripensando a quest'avvenimento anch'io ho capito di non esserlo, sono solo fottutamente umano, citando le sue parole.”
Quando ebbe finito di parlare si voltò verso la finestra alla sua destra e mai le colline in lontananza gli erano sembrate così verdi; invece lo erano sempre state così come lui non era mai stato un mostro, aveva solo bisogno di rendersene conto.
“Stai facendo dei passi enormi, lo sai vero?” chiese il dottor Grey visibilmente compiaciuto, ormai non aveva neanche aperto il taccuino, anzi, all'inizio del racconto lo aveva chiuso e poggiato sul piano della scrivania.
“Lo so doc, anche se non lo avrei mai creduto possibile.”
“Come ti ha fatto sentire il bacio di Brian?”
Lo psicologo lo fulminò con quella domanda, cambiando discorso senza dargli il tempo di rendersene conto ed imbarazzandolo terribilmente.
“Io n-non sono... beh insomma... n-non...”
“Matt non sono qui per giudicarti, penso tu ormai l'abbia imparato. Non ti ho chiesto se sei gay, ti ho chiesto di spiegarmi le tue sensazioni.”
“Mi sono sentito amato, ok?” Il tono di Matt non era più rilassato, d'altronde era la prima volta dopo diversi anni che ripensava a quello che era accaduto. Col tempo aveva semplicemente smesso di farsi domande e invece, forse, non avrebbe dovuto smettere di porsene sempre di nuove. “Mi sento sempre amato quando sono con Brian.”
“Benissimo.” disse il dottor Grey, dopo un respiro profondo. “Volevo sapere solo questo. Il fatto che tu l'abbia ammesso fa chiarezza su te stesso perché, infondo, quando parli con me è come se raccontassi la tua vita al riflesso dello specchio. È importante che tu sappia tutto ciò che ti riguarda e solo essendo sincero potrai riuscirci.”
Nonostante le rassicurazioni, il volto del ragazzo era ancora piuttosto provato. Si guardava intorno come alla ricerca di una via d'uscita, il suo cuore aveva preso a battere forte e non riusciva a smettere di pensare a Brian, aveva più difficoltà del solito a distogliere la sua mente da lui.
“Posso prendere una boccata d'aria? Sarò veloce e prometto di non scappare.”
L'ultima frase la pronunciò con un sorrisetto divertito e il dottor Grey gli diede il permesso con un cenno della mano.
“Ehi, finito prima?” chiese Brian, non appena vide il suo amico uscire per poi chiudere la porta.
Questo scosse vigorosamente la testa e si precipitò verso l'altro che nel frattempo si era alzato in piedi e lo strinse forte.
“Matt, sicuro di stare bene?” continuò il chitarrista, ridacchiando. “Non mi sembri molto... te.”
“Oh sta zitto idiota.” rispose l'altro. “Volevo solo abbracciarti e dirti che ti voglio bene, che te ne ho sempre voluto e che te ne vorrò anche, boh, quando la Terra brucerà e la razza umana sarà costretta a trovarsi un altro pianeta e sarà fondata la Nuova Terra.”
“Tu guardi troppo Doctor Who, te l'ho mai detto? Comunque anche io te ne voglio.” ammise il chitarrista, senza però sciogliere l'abbraccio.
Fu Matt a farlo, allontanò le braccia dell'altro da sé e si costrinse a guardarlo dritto negli occhi, in quegli stessi occhi nocciola che aveva fissato nel buio senza però saperlo.
Lo baciò, fu un bacio ugualmente leggero, come il primo, carico di imbarazzo, timidezza e tanta gratitudine. Senza dare il tempo a Brian di replicare Matt tornò dentro e aspettò di sedersi, prima di parlare.
“Non immagini neanche quanto tu sia riuscito ad aiutarmi, doc. Forse è molto più di quanto tu sia riuscito a fare in tutto questo tempo.”
Brian, d'altro canto, era rimasto in piedi, immobile e alla ricerca di risposte. La sua testa aveva preso a girare forte, la leggera pressione delle labbra di Matt sulle sue la percepiva ancora e questo lo confondeva ancora di più.
Sono fottuto, riuscì solo a pensare.





Note: chiedo scusa per il ritardo, non è che abbia moltissime cose da fare è solo che mi sento la testa piena. Non so se vi sia mai capitato, se sì penso possiate capirmi, ho talmente tanti pensieri che non so quali trascrivere per prima e così finisce che non scrivo proprio niente. Spero che nonostante ciò non vi siate dimenticate di questa piccola long con poche pretese, ma che comunque mi sta personalmente dando molte soddisfazioni. La sto scrivendo col cuore, vorrei che almeno questo si percepisse.
Ci tenevo a precisare che non so se Matt segua davvero Doctor Who, probabilmente no, ma mi andava di inserirlo e, infondo, non ci stava tanto male a mio parere.
Ancora grazie a tutti voi che per la maggior parte mi segue in silenzio e al prossimo aggiornamento!
   
 
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