Da Touya
Da
Touya
Se
Sakura aveva voluto suicidarsi, e questo era decisamente chiaro, era stata
davvero molto stupida a farlo in quel modo. Da quanto avevo capito aveva
tentato di strangolarsi da sola, ma aveva perso i sensi molto prima
dell’effettivo pervenire della morte che pareva agognare. Voleva sembrare…
poetica? Romanzesca?
L’oro
rabbuiato e marcio del tramonto gocciolante nella nebbia di macabre armonie
cromatiche era la sinfonia di violino perfetta per la sua dipartita. Dolce,
sfumata, cupa, soffocata nel buio! Oh! Soffocata! Che parallelismo Sakura, sei
la solita megalomane.
Mia
sorella era sempre stata così: troppo trasognata e originale per accontentarsi
della normalità, o anche solo di quello stupido cinesino del cavolo. La notte
non aveva fatto in tempo ad incombere possente scivolando come pioggia sui
tetti polverosi, che avevo ritrovato la mia sorellina a terra.
Aveva
lividi sul collo a forma di dita, era svenuta e subito dopo aveva ripreso a
respirare regolarmente. Al massimo in quel modo, forse, aveva ottenuto di
essere diventata una disabile sbavante per casa, per via della prolungata
mancanza di ossigeno al cervello. Splendido, sorella, sei un genio! Non sapevo
neanch’io perché l’avevo abbracciata dato che l’odiavo. Era una stupida
romantica… ottima scenografa, avrei dovuto ammettere, ma non aveva troppo sale
in zucca. Stavo aspettando che si risvegliasse, in quel momento, per vedere
cosa le era successo.
Sakura
aveva tentato di baciarmi. Anzi lo aveva fatto. Quella sciocca. Forse stavo
pensando quelle cose orribili per il disgusto. L’umiliazione. Che diavolo ne so. Con le tenebre e le
ombre qualcosa era calato sulla mia testa e la mia gola come un martello che
preme per schiacciare il chiodo. L’aria in camera di Sakura era irrespirabile e
forse, in quelle condizioni, sarei soffocato anche io. Sarei diventato un
cretino su una sedia a rotelle, strabico e balbettante. Immaginai per un attimo
la scena con una smorfia di ribrezzo.
Touya-Touya tu sei pazzo! Cantilenai in un sussurro.
Da piccolo sognavo sempre la festa della fioritura: sognavo i giardini e i
ciliegi in fiore. Gocce di pioccia lenta mi inumidivano il volto uniti alla
cascata di petali che gli alberi piangevano malinconicamente.
Se
mi fossi messo a girare su me stesso avrei riempito la mia testa dell’azzurro
firmamento, del vorticare dei petali e del loro profumo. Mi sarei spezzettato
in cento sensazioni dimenticando chi ero.
Per sempre.
Poi
c’era una Geisha con una maschera che le copriva gli occhi, un abito lungo
riccamente ricamato che mi offriva da bere dalla sua mano acqua piovana. Poi
sentivo stridere nelle mie orecchie. Fracasso
di croci mi aveva suggerito il mio cervello, quando provai, da sveglio, a
darne descrizione. Ecco. Fino a quattordici anni avevo amato la mia Geisha,
benché Yukito mi prendesse regolarmente in giro. Poi con lui fu diverso anche
se poco serio a dire il vero: il pudico rossore si univa al sudore in strani
giochi che l’adolescenza ci aveva imposto come impellenti bisogni. Ma avevano,
infondo, una forma così concreta tali momenti furiosi quanto delicati? Se tu
fossi morta sorella… saresti stata la solita inutile stupida…
Quando
vidi che stava riaprendo gli occhi mi alzai e uscii dalla camera.
Ragazzina ringrazia la tua
sorte.
Falena mietitrice di sangue.
Le
soleil s’est couvert d’un crépe. Comme lui,
O Lune
de ma vie!Emmitoufle-toi d’ombre ;
Ricordai a memoria.
Dormi, fuma a piacere, sii
muta, opaca e affonda.
Intera nella noia dei tuoi
recessi bui.
Charles
Baudelaire, Le Possédé: l’ossesso, la
prima cavolo di quartina, ripensai accendendomi una sigaretta in cucina, mentre
il vento della finestra scuoteva le tende.
“Je
t’aime ainsi!” aggiunsi con un guizzo divertito, senza accorgermi che Sakura
aveva scostato la porta scorrevole facendo debolmente capolino.
Ti amo così!
Tradussi
intimamente con profonda malinconia.
Ti amo così perché non
faccio che cercare gli amori più erronei sai?
Più…
“Touya…”
…Maledetti!
“Non
sei molto intelligente, davvero!” mormorai.
Era
così sensibile quella ragazza: ogni parola aveva il potere di scuoterla, così
come il solo sfiorar l’acqua ne tormenta la limpida superficie.
“Scusa
tanto se ti amo!”
Scusa se ti amo puttana…
Non
è vero bambina, sei una bugiarda: sei solo una mocciosetta ipersensibile alla
ricerca di emozioni e nulla più! Nulla più…
Io?
Io non amo davvero, io sono morboso, fondo cellule come un chimico folle. Sai
che significa Alchimia?
Al- fa riferimento al divino e
origina anche il nome Allah e -chimia
sarà certamente una radice o roba simile di chimica: la chimica di Dio, l’assoluta
conoscenza. La conoscenza non è di Dio, ma di Satana, Dio ha punito il
desiderio di conoscenza di Adamo ed Eva.
Io
voglio essere alchimista: conoscitore delle ombre più oscure di questa terra,
dei meandri più reconditi e sperduti delle tue viscere e delle tue lacrime amor
mio.
Lo
sai in che modo amo io? Ce l’hai presente lo sterminio delle streghe? Ecco,
quello per me è la più meravigliosa dichiarazione d’amore che gli uomini
esposero alle donne a quel tempo. Non si distrugge, forse, quanto si ama?
Io
amo distruggendo e tu vieni qui col tuo musetto bagnato di lacrime gridandomi
di parlarti perché ti stai maledettamente umiliando, davanti a me e al mio
sorrisino scettico.
O mon
cher Belzébuth, je t’adore!
Baudelaire
era un genio, ma tu inorridiresti a tali strofe bambina.
Sono
stato per te il fratello, non istigarmi ad essere per te solo un uomo o
perderai la tua anima, piccola falena a pel d’acqua…
Io mi perdo…
“…
nei tuoi occhi” riesco a mormorare ridendo di me stesso.
Annego… nelle… tue…
lacrime…
“Ancora!”
Hai
paura Sa-chan? Sorellina!
Lasciami
delirare vampiro dell’anima mia! Fanno ancora ridere i clown quando sono
macabri?
No
piccola? Non ridi più?
“Sei
mia sorella” ridacchiai. “Che ti salta in mente?” bisbigliai imitando l’antico
tono fraterno.
Hai
tentato di ucciderti per la vergogna di avermi baciato… in tutti questi anni ci
siamo visti nudi, abbiamo mangiato e dormito insieme e vissuto giorno dopo
giorno, mentre tu nutrivi la mia morbosità ed intanto divoravi il mio spirito.
Ti
amo, sì, ma in modo sporco, e mai come so che desidereresti. Perché tu non mi
conosci troia…
“Riesci
a vedermi come una sorella, e non come una donna?” mi gridò contro.
“Semplicemente…”
“Noto
che il fiato ti è tornato in gran carriera” dissi ironico.
“Donna
tu? A sedici anni non credo proprio tantomeno dopo che per anni hai tentato di
convincermi su assurdità su carte e magia! Sentiti! Donna!”
Ora
ero seccato, in più era tardi e dovevamo apparecchiare dato che nostro padre
sarebbe rincasato a breve.
“Touya,
mi spaventi, non capisco!”
“Beh
è ora che tu lo faccia!” sbottai irritato prendendo la tovaglia.
“Sei
mia sorella e ciò che hai fatto ed il tuo tentato suicidio…” dissi stendendo la
tovaglia.
“…
mi disgustano”
Ora
fuggi in camera. Non ti ammazzerai: te ne vergogneresti ora te ne accorgi anche
tu che sembreresti patetica.
I tuoi occhi verdi e
lucenti come il mare, la tua pelle chiara con cui paiono fondersi ed il rosa
più accennato delle tue labbra lucide… i tuoi capelli chiari perennemente corti
e morbidi al tocco…
Risvegliano solo demoni.
Non pretendere da me.
Io non sono normale Sakura.
Posso esserlo come fratello
sognando di notte le violenze sul tuo corpo e sorridendoti la mattina dopo…
Non lo vedi? Sono polvere
perduta e sparsa, sono cenere. Mia casa è una statua di un angelo col violino
che di notte aprirà gli occhi e sgozzerà gli amanti nel sonno.
Sono pietra Sakura.
Pietra sulla tua pelle e
sulla tua anima.
Pietra sarai con me.
Pietra sarai come me.
Anima angelica sed non
satiata…
Mi
abbracci mentre ti do le spalle insistendo pietosamente.
Rinnegami come Caino!
Rinunzi a Satana?
Rinnegami come Giuda!
Rinunzi a Satana?
RINNEGAMI!
I tuoi baci
ridarebbero vita
al cadavere di
quel tuo vampiro
Rinunzi?
DILLO!
RINUNZI?
DILLO!
“RINNEGAMI”
esplosi distrutto.
Sakura
si staccò da me spaventata, mentre il battito frenetico del mio cuore mi
spingeva, o così parve a me, in aventi la cassa toracica.
Sakura
si allontanò terrorizzata.
“…
e avrai salva l’anima” completai in un mormorio atono, mentre colei che amavo…
Andava
via…
Perduta…
e non l’avrei mai avuta.
Addio amore
|