Capitolo 3
Quella
sera erano circa le 19e30, ero appena tornata a casa
e prima di aprire la porta tirai un sospiro di sollievo,
poiché almeno per una
volta non avrei visto Ville, in quanto Jonna voleva andarsene sempre
molto
presto. Aprii la porta di casa, appesi la giacca e mi diressi verso il
salotto
con un sorriso stampato in faccia.
-Faccio
la doccia e ti vengo ad aiutare, Paula –dissi
euforica, quando mi bloccai improvvisamente vedendo Lauri chiacchierare
seduto sul
divano insieme a Ville.
-Ehi
Ary! Vai pure a fare la doccia con calma, oggi ci
pensiamo io e Ville a cucinare... sai Jonna è partita per
lavoro e così l’ho
invitato a cena- mi spiegò Lauri. Rimasi pietrificata alla
notizia, ma dovevo
farmene una ragione, dopotutto era il suo migliore amico e non potevo
certo
impedirgli di invitarlo, specialmente a casa sua. Andai in bagno a fare
la
doccia, pensando a cosa fare per cercare di stargli il più
lontano possibile,
anche se quella sera ogni piano sarebbe fallito, in quanto era
impossibile
evitarlo. Feci un grosso respiro e decisi di affidarmi totalmente al
destino.
Uscita dalla doccia andai in camera ed aprii l’armadio, mi ci
volle più di
mezz’ora per scegliere che cosa indossare, non
c’era nessun capo che riuscivo a
sentire mio quella sera. Alla fine scelsi un vestito nero molto
semplice con
degli stivaletti dello stesso colore. Tornai in sala e la cena era
già pronta.
Fu una cenetta tranquilla e a dir poco squisita, i ragazzi raccontarono
a me e
Paula del loro progetto musicale e la serata andò avanti
tranquillamente. Ero
rilassata, pacata, per la prima volta in sua presenza non ero agitata e
fortemente turbata … che stesse accadendo qualcosa? I
discorsi del più e del
meno andarono avanti fino alle due di notte, quando d’un
tratto Ville si alzò
dal divano.
-Beh
ora dove vogliamo andare?- domandò stirandosi per bene
le braccia.
-Come
dove andiamo? Andiamo a letto non credi?- rispose
Lauri facendo un enorme sbadiglio.
-Dai,
ma non puoi esserti invecchiato così improvvisamente,
eppure il più grande sono io- si mise a ridere dirigendosi
verso l’appendiabito
–io penso che vado a farmi un giro da qualche parte
… -continuò mettendosi il
giubbotto. Prima di aprire la porta per andarsene mi guardò
con un leggero
sorriso –vieni con me?-.
Sgranai
gli occhi e cercai lo sguardo di Paula, la quale mi
rispose con un gesto di approvazione. Forse era giunto il momento di
affrontare
la situazione e questa era l’occasione perfetta per poter
verificare fino a che
punto la forza di Ville potesse controllarmi ancora, oppure ero
finalmente
riuscita a svincolarmi dal suo potere penetrante. Uscii con lui e
salimmo in
macchina. Durante il tragitto regnò un profondo silenzio,
che nessuno dei due
ruppe, forse perché non c’era nulla da dire o
forse le cose erano talmente
tante da non riuscire a scegliere da dove cominciare. Rimasi
sconcertata quando
arrivammo a destinazione.
-Ville
… ma questa è casa tua!- affermai in tono
sorpreso,
scendendo dalla macchina.
-Certo
… -sorrise- ti pare che per farci una bevuta andavamo
in un bar, quando a casa mia ho la raccolta di liquori migliore di
tutti i bar
di Helsinki?- domandò aprendo la porta di casa. Entrai e
rimasi sorpresa di
come fosse rimasto tutto uguale. A sinistra potevo trovare il solito
divano in
pelle bianca, con davanti un grazioso tavolinetto da salotto in vetro.
Sempre
in sala, vicino alla parete più in fondo, vi era la chitarra
di Ville e vicino
ad essa uno stereo, con accanto una raccolta di cd. Il salone era
illuminato da
una porta finestra che dava sul giardino di casa sua, sempre ben
curato. Ville
si avvicinò ad una credenza in legno scuro, da dove
tirò fuori un Jack Daniel’s
con due bicchieri.
-Beh,
siediti no? –disse accomodandosi sul divano e
poggiando la bottiglia ed i bicchieri sul tavolo. Più lo
osservavo e più non
potevo far a meno di notare quanto fosse bello, i capelli di media
lunghezza
cadevano delicatamente sul suo volto puro e pallido. I suoi vestiti
rigorosamente neri andavano in contrasto con il candore della sua pelle
e
inoltre, quegli occhi penetranti marcati di rosso, gli conferivano un
aria
sempre più mansueta. Mi sedetti accanto a lui e mi
offrì una sigaretta.
-Lo
sai che puoi fumare qui –sorrise mentre mi avvicinava
l’accendino,mentre lui già stava facendo il suo
primo tiro. Accesi la sigaretta
e poi rimasi in silenzio, in attesa di una sua domanda …
sentivo che doveva
dirmi qualcosa, doveva farlo.
-Per
quanto tempo hai intenzione di evitarmi ancora, Ary?-
mi chiese versando del liquore in entrambi i bicchieri.
Rabbrividii
tutto d’un tratto, era tanto spaventoso quanto
straordinario il modo in cui riusciva a comprendere in silenzio i miei
sentimenti.
-Ville
… - feci un grosso sospiro –lo sai che non
è facile
vero? So che lo sai, tornare qui … dopo due lunghi anni e
capire che …. –non
riuscivo a continuare la frase, la voce mi si stava rompendo in gola e
non ero
in grado di proseguire.
-Capire
che nonostante tutto mi vuoi ancora?- chiese
porgendomi il bicchiere pieno di Jack Daniel’s
–alla salute, baby!- proseguì
bevendo tutto d’un fiato il liquore.
Ne
bevvi un sorso, per cercare di rompere quel nodo alla
gola che non aveva intenzione di liberarmi, anche se parlare non
sarebbe
servito, dato che lui sapeva già tutto quanto, senza che io
gli raccontassi
nulla. Lo odiavo per questo, odiavo il fatto che nonostante il tempo
passato,
mi conosceva meglio di quanto potessi farlo io, era davvero allucinante.
-Pensavi
davvero che starsene via per due anni, ti avrebbe
aiutato a dimenticarmi? –chiese sghignazzando –lo
sapevi benissimo che non
sarebbe servito a nulla … non capisci?
–proseguì avvicinando il suo volto verso
me –tu mi appartieni ormai, sono dentro di te, giorno e
notte, ogni minuto e
istante e non riuscirai mai a scacciarmi dalla tua mente, non puoi
farlo e
anche se lo volessi, io tornerei sempre, perché tu vuoi che
io ritorni … sempre
–concluse poggiando la fronte contro la mia, poi
delicatamente sfiorò il mio
naso con le labbra, fino a darmi un bacio in fronte.
Raggelai,
ero completamente pietrificata. Le sue labbra
gelide si erano poggiate sulla mia pelle dopo tanto tempo e, insieme a
quel
gelo, divampò dentro me un fuoco incandescente che da troppo
si era acquietato.
Era davvero tutto così sbagliato e meraviglioso allo stesso
tempo, non ero più
sicura di nulla in quel momento, se avessi voluto davvero dimenticarlo
ancora o
se lo volevo ancora dentro di me, pronto a seguirmi e sorvegliare ogni
mio
movimento, gesto o sospiro … in quell’istante
pensare era diventato
impossibile, pian piano il mio cervello stava andando in standby e la
passione
stava rinascendo dai visceri più profondi.
-Ville
… -sussurrai flebilmente. Era l’unica cosa che
fossi
in grado di pronunciare, anche perché qualsiasi parola era
di troppo in quel
momento, tranne il suo nome. Il ragazzo sorrise e portò di
nuovo la sua fronte
a contatto con la mia, sfiorandomi il naso.
-Sono
qui, Ary –esclamò a bassa voce, avendo paura di
rompere tutta l’atmosfera che si stava pian piano creando
attorno a noi –non me
ne sono mai andato … -concluse poi sfiorando la mia bocca
con le sue labbra
gelide. Era successo, di nuovo, dopo tanto tempo. Il cervello si fece
sovrastare dal vortice della passione che stava esprimendo tutta la sua
essenza. Non pensai più a niente, non mi importava
più se stessi facendo la
cosa giusta o quella sbagliata, in quel momento l’unica
certezza che avevo era
di non essere mai stata così bene, avvolta tra le braccia
dell’unico uomo in
grado di regalarmi tanta sofferenza e felicità allo stesso
tempo, ciò che
provavo in quell’istante era un misto di amore ed odio
impossibile da
controllare, anzi … non volevo controllare, avevo lasciato
il cuore troppo da
parte in questo lungo periodo ed ora era il momento giusto per fargli
esprimere
tutta la sua forza.
Ville
mi prese in braccio e si alzò dal divano, continuando
a tenere poggiate le sue labbra sulle mie. Arrivammo fino in camera, mi
sdraiò
sul letto, continuando sempre a baciarmi, delicatamente, ma allo stesso
tempo
con una passione che lo aveva sempre contraddistinto. Dalle labbra
passò al
collo, poi alle spalle, per poi tornare di nuovo alla bocca, mentre con
le mani
mi sfilava il vestito, gettandolo a terra. Gli carezzavo i capelli,
intrecciando le dita tra le sue ciocche, mentre continuavo a baciargli
il
collo, con una foga tale che non era uscita mai prima d’ora.
Alzai
delicatamente la sua maglia, che dopo un istante era sul pavimento
insieme al
mio vestito. Feci correre le mie mani lungo le sue braccia,
stringendolo sempre
più a me, come se non volessi farlo andar via. Con la coda
dell’occhio osservai
i suo infinti tatuaggi, belli e perfetti come lui. Ville si
abbassò
delicatamente i pantaloni, fino a toglierseli completamente. Mi prese
tra le
braccia, alzandomi leggermente dal letto e stringendomi a
sé. Sentii il suo
profumo entrare in me, era tutto così meraviglioso, come
tanto tempo fa. Stare
tra le sue braccia era qualcosa di incredibile, ogni suo abbraccio era
speciale
e semplicemente unico, sia in passato sia ora. Il reggiseno cadde
delicatamente
lungo il mio corpo e Ville mi fece di nuovo stendere, mentre mi
abbassava
leggermente gli slip. A quel punto il tempo si gelò e tutto
smise di respirare.
Ero entrata nella confusione più totale, il cervello cercava
in tutti i modi di
sovrastare la forza del cuore, impedendomi di vivere tutto questo con
leggerezza e spensieratezza … proprio ora dovevo ricordare
tutto il male che mi
aveva fatto? Aprii gli occhi e smisi di baciarlo improvvisamente. Ville
mi
guardò con una smorfia, volendo capire cosa stesse accadendo.
-Forse
non dovremmo continuare … forse stiamo facendo la
cosa più sbagliata della nostra vita –esclamai con
voce flebile, mentre dentro
di me cuore e cervello combattevano una lotta senza tempo, incredibile
come due
entità così estremamente connesse, potessero
entrare in conflitto
continuamente. Ville sorrise e per tutta risposta fece scorrere la mano
lungo
il mio corpo, fino a poggiarsi su uno dei due seni.
-Sai
meglio di me che la cosa più sbagliata che possa
accadere ora è quella di lasciarti andare, interrompendo
tutto questo …
-rispose mentre con l’altra mano si abbassava leggermente i
boxer –inoltre sai
già che te ne pentiresti per tutta la vita …
-proseguì avvicinando la bocca al
mio orecchio –e me ne pentirei anche io
–sussurrò stringendo il seno dentro la
sua mano. Senza darmi il tempo di rispondere, poggiò il suo
bacino contro il
mio e si accorse ti quanto stessi tremando, tanta era
l’emozione quanto la
paura. Mi carezzò la fronte delicatamente, sorridendo.
-Ehi
tranquilla … sai che non ti farò del male,
dopotutto non
è la prima volta … -terminò la frase
penetrandomi piano, delicato come non
aveva mai fatto, nemmeno la prima volta. Mi morsi per tutta risposta il
labbro
inferiore, mentre il piacere stava vincendo su qualsiasi parte del mio
corpo.
Ville continuava a muoversi sopra di me, entrandomi dentro,
finché la passione
non lo travolse, tanto da sfogare tutta la sua energia, stringendo
forte le
lenzuola. Fu una notte magnifica, decorata soltanto dalla passione che
disegnava un magnifico quadro idilliaco, dove i protagonisti erano
soltanto i
nostri corpi nudi, avvinghiati insieme, formando una cosa sola che
nessuno dei due
eravamo in grado di descrivere. Dopo tutto questo tempo mi sentivo
finalmente
rilassata, tranquilla, appagata come non mai, l’unica pecca
era il fatto che,
il responsabile della mia felicità, ero lo stesso che mi
struggeva il cuore
giorno dopo giorno e dopo quella notte le cose si sarebbero complicate
ulteriormente, per il semplice fatto che lo volevo mio, ma non poteva
esserlo.
Questi pensieri pervasero la mia mente per tutta la notte, fino a
quando non mi
svegliai la mattina seguente.
Ciao
Lettori :)
ecco a voi il terzo capitolo della mia pargola!
Beh che dite? Ve lo aspettavate? Suppongo di sì, dopotutto
come avrebbe potuto resistere a Ville? Sarebbe stata una cosa
più che impossibile, ed ora? Che cosa succederà
con la partenza di Jonna? Come si evolverà la vicenda?
A presto il seguito!!
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