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Autore: AriCalipso    14/08/2013    4 recensioni
-Perché è stato già tutto prestabilito da entità talmente grandi e sconosciute a noi essere umani. Io e te siamo stati destinati e questo non può essere modificato da nessun’altra cosa al mondo, siamo legati da un vincolo inviolabile, un sigillo che non si aprirà, nemmeno dopo la morte –rispose sfiorando la mia bocca con le labbra. Un bacio leggero, delicato e del tutto inaspettato
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

Quella sera erano circa le 19e30, ero appena tornata a casa e prima di aprire la porta tirai un sospiro di sollievo, poiché almeno per una volta non avrei visto Ville, in quanto Jonna voleva andarsene sempre molto presto. Aprii la porta di casa, appesi la giacca e mi diressi verso il salotto con un sorriso stampato in faccia.

-Faccio la doccia e ti vengo ad aiutare, Paula –dissi euforica, quando mi bloccai improvvisamente vedendo Lauri chiacchierare seduto sul divano insieme a Ville.

-Ehi Ary! Vai pure a fare la doccia con calma, oggi ci pensiamo io e Ville a cucinare... sai Jonna è partita per lavoro e così l’ho invitato a cena- mi spiegò Lauri. Rimasi pietrificata alla notizia, ma dovevo farmene una ragione, dopotutto era il suo migliore amico e non potevo certo impedirgli di invitarlo, specialmente a casa sua. Andai in bagno a fare la doccia, pensando a cosa fare per cercare di stargli il più lontano possibile, anche se quella sera ogni piano sarebbe fallito, in quanto era impossibile evitarlo. Feci un grosso respiro e decisi di affidarmi totalmente al destino. Uscita dalla doccia andai in camera ed aprii l’armadio, mi ci volle più di mezz’ora per scegliere che cosa indossare, non c’era nessun capo che riuscivo a sentire mio quella sera. Alla fine scelsi un vestito nero molto semplice con degli stivaletti dello stesso colore. Tornai in sala e la cena era già pronta. Fu una cenetta tranquilla e a dir poco squisita, i ragazzi raccontarono a me e Paula del loro progetto musicale e la serata andò avanti tranquillamente. Ero rilassata, pacata, per la prima volta in sua presenza non ero agitata e fortemente turbata … che stesse accadendo qualcosa? I discorsi del più e del meno andarono avanti fino alle due di notte, quando d’un tratto Ville si alzò dal divano.

-Beh ora dove vogliamo andare?- domandò stirandosi per bene le braccia.

-Come dove andiamo? Andiamo a letto non credi?- rispose Lauri facendo un enorme sbadiglio.

-Dai, ma non puoi esserti invecchiato così improvvisamente, eppure il più grande sono io- si mise a ridere dirigendosi verso l’appendiabito –io penso che vado a farmi un giro da qualche parte … -continuò mettendosi il giubbotto. Prima di aprire la porta per andarsene mi guardò con un leggero sorriso –vieni con me?-.

Sgranai gli occhi e cercai lo sguardo di Paula, la quale mi rispose con un gesto di approvazione. Forse era giunto il momento di affrontare la situazione e questa era l’occasione perfetta per poter verificare fino a che punto la forza di Ville potesse controllarmi ancora, oppure ero finalmente riuscita a svincolarmi dal suo potere penetrante. Uscii con lui e salimmo in macchina. Durante il tragitto regnò un profondo silenzio, che nessuno dei due ruppe, forse perché non c’era nulla da dire o forse le cose erano talmente tante da non riuscire a scegliere da dove cominciare. Rimasi sconcertata quando arrivammo a destinazione.

-Ville … ma questa è casa tua!- affermai in tono sorpreso, scendendo dalla macchina.

-Certo … -sorrise- ti pare che per farci una bevuta andavamo in un bar, quando a casa mia ho la raccolta di liquori migliore di tutti i bar di Helsinki?- domandò aprendo la porta di casa. Entrai e rimasi sorpresa di come fosse rimasto tutto uguale. A sinistra potevo trovare il solito divano in pelle bianca, con davanti un grazioso tavolinetto da salotto in vetro. Sempre in sala, vicino alla parete più in fondo, vi era la chitarra di Ville e vicino ad essa uno stereo, con accanto una raccolta di cd. Il salone era illuminato da una porta finestra che dava sul giardino di casa sua, sempre ben curato. Ville si avvicinò ad una credenza in legno scuro, da dove tirò fuori un Jack Daniel’s con due bicchieri.

-Beh, siediti no? –disse accomodandosi sul divano e poggiando la bottiglia ed i bicchieri sul tavolo. Più lo osservavo e più non potevo far a meno di notare quanto fosse bello, i capelli di media lunghezza cadevano delicatamente sul suo volto puro e pallido. I suoi vestiti rigorosamente neri andavano in contrasto con il candore della sua pelle e inoltre, quegli occhi penetranti marcati di rosso, gli conferivano un aria sempre più mansueta. Mi sedetti accanto a lui e mi offrì una sigaretta.

-Lo sai che puoi fumare qui –sorrise mentre mi avvicinava l’accendino,mentre lui già stava facendo il suo primo tiro. Accesi la sigaretta e poi rimasi in silenzio, in attesa di una sua domanda … sentivo che doveva dirmi qualcosa, doveva farlo.

-Per quanto tempo hai intenzione di evitarmi ancora, Ary?- mi chiese versando del liquore in entrambi i bicchieri.

Rabbrividii tutto d’un tratto, era tanto spaventoso quanto straordinario il modo in cui riusciva a comprendere in silenzio i miei sentimenti.

-Ville … - feci un grosso sospiro –lo sai che non è facile vero? So che lo sai, tornare qui … dopo due lunghi anni e capire che …. –non riuscivo a continuare la frase, la voce mi si stava rompendo in gola e non ero in grado di proseguire.

-Capire che nonostante tutto mi vuoi ancora?- chiese porgendomi il bicchiere pieno di Jack Daniel’s –alla salute, baby!- proseguì bevendo tutto d’un fiato il liquore.

Ne bevvi un sorso, per cercare di rompere quel nodo alla gola che non aveva intenzione di liberarmi, anche se parlare non sarebbe servito, dato che lui sapeva già tutto quanto, senza che io gli raccontassi nulla. Lo odiavo per questo, odiavo il fatto che nonostante il tempo passato, mi conosceva meglio di quanto potessi farlo io, era davvero allucinante.

-Pensavi davvero che starsene via per due anni, ti avrebbe aiutato a dimenticarmi? –chiese sghignazzando –lo sapevi benissimo che non sarebbe servito a nulla … non capisci? –proseguì avvicinando il suo volto verso me –tu mi appartieni ormai, sono dentro di te, giorno e notte, ogni minuto e istante e non riuscirai mai a scacciarmi dalla tua mente, non puoi farlo e anche se lo volessi, io tornerei sempre, perché tu vuoi che io ritorni … sempre –concluse poggiando la fronte contro la mia, poi delicatamente sfiorò il mio naso con le labbra, fino a darmi un bacio in fronte.

Raggelai, ero completamente pietrificata. Le sue labbra gelide si erano poggiate sulla mia pelle dopo tanto tempo e, insieme a quel gelo, divampò dentro me un fuoco incandescente che da troppo si era acquietato. Era davvero tutto così sbagliato e meraviglioso allo stesso tempo, non ero più sicura di nulla in quel momento, se avessi voluto davvero dimenticarlo ancora o se lo volevo ancora dentro di me, pronto a seguirmi e sorvegliare ogni mio movimento, gesto o sospiro … in quell’istante pensare era diventato impossibile, pian piano il mio cervello stava andando in standby e la passione stava rinascendo dai visceri più profondi.

-Ville … -sussurrai flebilmente. Era l’unica cosa che fossi in grado di pronunciare, anche perché qualsiasi parola era di troppo in quel momento, tranne il suo nome. Il ragazzo sorrise e portò di nuovo la sua fronte a contatto con la mia, sfiorandomi il naso.

-Sono qui, Ary –esclamò a bassa voce, avendo paura di rompere tutta l’atmosfera che si stava pian piano creando attorno a noi –non me ne sono mai andato … -concluse poi sfiorando la mia bocca con le sue labbra gelide. Era successo, di nuovo, dopo tanto tempo. Il cervello si fece sovrastare dal vortice della passione che stava esprimendo tutta la sua essenza. Non pensai più a niente, non mi importava più se stessi facendo la cosa giusta o quella sbagliata, in quel momento l’unica certezza che avevo era di non essere mai stata così bene, avvolta tra le braccia dell’unico uomo in grado di regalarmi tanta sofferenza e felicità allo stesso tempo, ciò che provavo in quell’istante era un misto di amore ed odio impossibile da controllare, anzi … non volevo controllare, avevo lasciato il cuore troppo da parte in questo lungo periodo ed ora era il momento giusto per fargli esprimere tutta la sua forza.

Ville mi prese in braccio e si alzò dal divano, continuando a tenere poggiate le sue labbra sulle mie. Arrivammo fino in camera, mi sdraiò sul letto, continuando sempre a baciarmi, delicatamente, ma allo stesso tempo con una passione che lo aveva sempre contraddistinto. Dalle labbra passò al collo, poi alle spalle, per poi tornare di nuovo alla bocca, mentre con le mani mi sfilava il vestito, gettandolo a terra. Gli carezzavo i capelli, intrecciando le dita tra le sue ciocche, mentre continuavo a baciargli il collo, con una foga tale che non era uscita mai prima d’ora. Alzai delicatamente la sua maglia, che dopo un istante era sul pavimento insieme al mio vestito. Feci correre le mie mani lungo le sue braccia, stringendolo sempre più a me, come se non volessi farlo andar via. Con la coda dell’occhio osservai i suo infinti tatuaggi, belli e perfetti come lui. Ville si abbassò delicatamente i pantaloni, fino a toglierseli completamente. Mi prese tra le braccia, alzandomi leggermente dal letto e stringendomi a sé. Sentii il suo profumo entrare in me, era tutto così meraviglioso, come tanto tempo fa. Stare tra le sue braccia era qualcosa di incredibile, ogni suo abbraccio era speciale e semplicemente unico, sia in passato sia ora. Il reggiseno cadde delicatamente lungo il mio corpo e Ville mi fece di nuovo stendere, mentre mi abbassava leggermente gli slip. A quel punto il tempo si gelò e tutto smise di respirare. Ero entrata nella confusione più totale, il cervello cercava in tutti i modi di sovrastare la forza del cuore, impedendomi di vivere tutto questo con leggerezza e spensieratezza … proprio ora dovevo ricordare tutto il male che mi aveva fatto? Aprii gli occhi e smisi di baciarlo improvvisamente. Ville mi guardò con una smorfia, volendo capire cosa stesse accadendo.

-Forse non dovremmo continuare … forse stiamo facendo la cosa più sbagliata della nostra vita –esclamai con voce flebile, mentre dentro di me cuore e cervello combattevano una lotta senza tempo, incredibile come due entità così estremamente connesse, potessero entrare in conflitto continuamente. Ville sorrise e per tutta risposta fece scorrere la mano lungo il mio corpo, fino a poggiarsi su uno dei due seni.

-Sai meglio di me che la cosa più sbagliata che possa accadere ora è quella di lasciarti andare, interrompendo tutto questo … -rispose mentre con l’altra mano si abbassava leggermente i boxer –inoltre sai già che te ne pentiresti per tutta la vita … -proseguì avvicinando la bocca al mio orecchio –e me ne pentirei anche io –sussurrò stringendo il seno dentro la sua mano. Senza darmi il tempo di rispondere, poggiò il suo bacino contro il mio e si accorse ti quanto stessi tremando, tanta era l’emozione quanto la paura. Mi carezzò la fronte delicatamente, sorridendo.

-Ehi tranquilla … sai che non ti farò del male, dopotutto non è la prima volta … -terminò la frase penetrandomi piano, delicato come non aveva mai fatto, nemmeno la prima volta. Mi morsi per tutta risposta il labbro inferiore, mentre il piacere stava vincendo su qualsiasi parte del mio corpo. Ville continuava a muoversi sopra di me, entrandomi dentro, finché la passione non lo travolse, tanto da sfogare tutta la sua energia, stringendo forte le lenzuola. Fu una notte magnifica, decorata soltanto dalla passione che disegnava un magnifico quadro idilliaco, dove i protagonisti erano soltanto i nostri corpi nudi, avvinghiati insieme, formando una cosa sola che nessuno dei due eravamo in grado di descrivere. Dopo tutto questo tempo mi sentivo finalmente rilassata, tranquilla, appagata come non mai, l’unica pecca era il fatto che, il responsabile della mia felicità, ero lo stesso che mi struggeva il cuore giorno dopo giorno e dopo quella notte le cose si sarebbero complicate ulteriormente, per il semplice fatto che lo volevo mio, ma non poteva esserlo. Questi pensieri pervasero la mia mente per tutta la notte, fino a quando non mi svegliai la mattina seguente.

Ciao Lettori :)
ecco a voi il terzo capitolo della mia pargola!
Beh che dite? Ve lo aspettavate? Suppongo di sì, dopotutto come avrebbe potuto resistere a Ville? Sarebbe stata una cosa più che impossibile, ed ora? Che cosa succederà con la partenza di Jonna? Come si evolverà la vicenda?
A presto il seguito!!
  
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