Epilogo
– Mele e Caramelle
Il
rumore di piedi scalzi rimbombava sommesso nel corridoio.
Kimberly
Shirogane, cinque anni e mezzo, mezzo metro di capelli biondi ed un
orso di peluche grande quanto lei, accostò silenziosamente
l'orecchio alla porta della stanza dei suoi genitori.
Non
udendo alcun rumore, s'arrischiò ad aprire, e
zampettò in punta di
piedi fino al lato del padre, aspettando zitta. Contò fino a
centottanta; quando nessuno si mosse, bisbigliò:
“Papà! Papà, mi
avevi promesso che con il nuovo anno sarebbe arrivato il
fratellino!”
Ryan
sospirò, girandosi di schiena e passandosi una mano sugli
occhi:
“What's
that, bumblebee?”
“Il
fratellino!”
Il
biondo guardò la sveglia sul comodino, che segnava le otto
del
mattino del due gennaio 2018. “Mancano ancora due mesi, sweetheart.
Lo sai che ce ne vogliono nove.”
Kimberly
fece una buffa faccia contrariata, simile a quella della madre.
Nonostante fosse molto precoce per la sua età, sebbene non
come lo
era stato il padre, spesso era ingenua ed infantile come ci si
sarebbe aspettato. “Mi hai ingannata!”
Ryan
rise, girandosi per sollevarla da sotto le ascelle e portarla nel
lettone: “Guarda che la mamma si arrabbia se la
svegli.”
“Sono
già sveglia,” mugugnò Strawberry da
sotto le coperte.
“Hi
mommy!” Kimberly gattonò
nell'altro lato del lato per infilarsi sotto il
braccio della rossa e darle un bacio sulla guancia.
“Perché
mi dovete sempre svegliare?” piagnucolò, facendo
il solletico alla
bimba “Siete crudeli!”
“Tanto
dobbiamo andare al Caffè, oggi torna la zia Pam con
Roa!” la
biondina si lanciò nel mezzo del letto, in tempo per essere
catturata dal padre.
“Forza,
vai a fare colazione, Nina ti sta aspettando!”
“All
right,”
la bimba trotterellò giù, trascinando l'orsetto
lungo il pavimento.
Quando
la porta si chiuse, Ryan si voltò per andare ad accarezzare
quella
bella pancia tonda di sette mesi che puntualmente lo costringeva
giù
dal letto tutte le notti per soddisfare strane richieste culinarie.
“Dormito bene?”
“Mmmhm,”
Strawberry si mise sgraziatamente sulla schiena, scalciandosi la
coperta di dosso “Ho avuto caldo.”
Il
biondo rise: “Solo tu puoi avere caldo a gennaio, sweetheart.
Forza, muoviamoci o faremo tardi.”
“Io
ho sempre fatto tardi,” si lamentò lei
“E' la mia
caratteristica. Quindi torno a dormire e tu vai senza di me.”
Ryan
la tirò delicatamente per un braccio finché non
fu in posizione
seduta: “Andiamo, altrimenti Mina se la prenderà
con me. Le avevi
promesso che saresti stata puntuale per la rimpatriata del nuovo
anno.”
“D'accooooordo,”
sbadigliò sonoramente, “Questa pancia è
così faticosa, con Kim
non era così!”
“Sei
stata tu a volerci provare così presto, darling,”
il biondo la spinse verso il bagno, aprendole la doccia ed
allungandole il suo sapone preferito, spalmandosi contemporaneamente
un velo di schiuma da barba sulle guance “Non è
colpa mia se con i
miei geni da superuomo ci siamo riusciti subito.”
“Ahah,”
si fece cullare dall'acqua calda, il sorriso un po' affievolito,
osservando le goccioline rimbalzare sul pancione, mentre il ricordo
di quella mattina in ospedale le si affacciava alla mente.
Ogni
tanto ci pensava: come sarebbe stato, cosa sarebbe potuto succedere,
se sarebbe stata comunque incinta in quel momento. Non le piaceva
soffermarcisi troppo, però. Era passato il tempo in cui
poteva
permettersi di fantasticare a lungo, e certi ricordi pungolavano
troppo il cuore per essere portati a galla molto spesso.
“Straw?”
la voce del marito la fece trasalire “Sei lì
dentro da venti
minuti in silenzio, va tutto bene?”
Si
schiarì la gola, afferrando l'accappatoio e facendogli una
linguaccia: “Te l'ho detto che sono stanca. Vado a vestirmi,
tu
controlla che Kim sia pronta.”
Ryan
le lasciò un bacio sulla sommità della testa,
mentre la rossa si
avviò verso il suo armadio, che occupava l'intera parete
sinistra
della loro camera da letto.
Dopo
quasi sette anni insieme, Ryan si era dovuto arrendere e glielo aveva
fatto costruire proprio come piaceva a lei, limitandosi ad un
più
sobrio armadio a due ante ed una cassettiera dal lato opposto, che
non potevano che sfigurare. D'altronde, dopo tutto quel tempo passato
con Mina, era il male minore a cui Strawberry lo poteva assoggettare.
Venti
minuti dopo, la famiglia Shirogane passeggiava in direzione del
rosato locale, Kimberly ben stretta tra i due genitori ed imbacuccata
per benino, che parlava senza sosta proprio come la madre.
L'americano
un po' temeva quello che sarebbe potuto succedere con quelle due e
tra
quelle
due negli anni avvenire, perciò era molto contento che il
bimbo in
arrivo sarebbe stato un maschietto; forse avrebbe finalmente
avuto qualcuno dalla sua parte.
L'aria
calda del Caffè provocò un piacevole pizzicore
sulle loro guance
raffreddate dall'aria di gennaio.
“Ciao
zio Kyle, ciao zia Mina!” cinguettò allegra
Kimberly.
“Ciao
mostriciattolo!” Mina si chinò e
l'abbracciò, schioccandole un
bacio sulla guancia “Sei pronta per ricominciare le tue
lezioni di
danza?”
La
biondina annuì, sventolando una mano in direzione di Paddy e
Tart
che erano appena usciti dalla cucina. “Dov'è zia
Pam?”
“Il
loro aereo dovrebbe atterrare tra poco, non preoccuparti.” le
rispose Kyle, porgendo loro un vassoio di cioccolata calda
“Venite,
sistemiamoci al bancone.”
Appesi
i cappotti nei rispettivi ganci, il gruppetto si sistemò
attorno
alla cassa; il locale era ancora quasi vuoto, perciò non
avrebbero
dato fastidio.
“Allora,
ammettetelo che è stato noioso festeggiare Capodanno senza
di noi!”
esclamò Paddy, il labbro superiore macchiato da uno sbaffo
di
cioccolata.
“Io
ero a Parigi,” rispose sorniona la ballerina “Non
posso certo
lamentarmi.”
“Dai,
tu che non ti lamenti? Non mi dire!” la prese in giro la
rossa,
sedendosi goffamente su uno sgabello.
L'amica
le fece una smorfia, per poi rivolgersi a Kyle: “Anche il
Capodanno
tuo e di Lory si dice sia stato interessante...” tutti
ridacchiarono nel vedere l'imbarazzo sul viso del bel pasticciere
“A
proposito, dov'è la nostra futura sposina?”
“Doveva
consegnare un ultimo documento per la tesi, sarà qui a
momenti.”
“Quiche,
invece?”
Mina
cambiò subito espressione alla domanda del più
giovane degli
Ikisatashi: “Perché dovrei saperlo, non sono mica
la sua ragazza.”
“Oh,
andiamo!” sbuffò Strawberry “Ancora con
questa storia degli
amici?!”
“Amici
intimi,”
ridacchiò Paddy, guadagnandosi un'occhiataccia.
Ryan
scosse la testa: “Bumblebee,
did you bring your coloring book with you?”
La
bimba annuì, mostrandogli l'album con le figure da colorare:
“Posso
andare a sedermi a quel tavolo mentre aspetto Roa?”
“Ecco,
prendi anche due biscotti!” Kyle glieli porse e lei si
accomodò
tranquilla, dondolando le gambe paffute dal bordo della sedia.
Mina
guardò con la coda dell'occhio una delle giovani cameriere,
che
indossava una divisa bianca. Nessuna di loro lavorava più al
Caffè
da tempo, ormai, ma ne avevano acquistata ognuna una quota, pur
lasciando la maggior parte della proprietà e le redini del
tutto a
Ryan e Kyle. Si ritrovavano comunque tutte lì, e le azioni
di
monitoraggio non si erano mai interrotte del tutto. L'unica
differenza era che il laboratorio era costantemente chiuso a chiave,
la quale era in possesso solo di Ryan, e che le loro storiche divise
erano state ritirate, in quanto le cinque ne erano troppo gelose per
lasciarle ad altre ragazze, che perciò indossavano semplici
vestiti
bianchi.
“Come
se la stanno cavando?” mormorò la mora.
Strawberry
alzò le sopracciglia: “Lavorano sicuramente di
più di quanto non
facessi tu.”
“Se
non fossi incinta ti prenderei a schiaffi, Momomiya.”
“In
realtà, sarebbe Shirogane.”
“Zitto
tu, l'hai sempre favoreggiata solo perché le morivi
dietro.”
Kyle
rise sotto i baffi, preparando un vassoio per una delle cameriere.
Era incredibile per lui come niente fosse cambiato, in quegli anni.
Poteva aspettarsi sempre una delle solite baruffe da adolescenti.
“Mi
sono persa qualcosa?” Lory entrò in quel momento,
riavviandosi i
capelli tagliati a caschetto dopo essersi tolta il berretto di lana.
“Vedere
l'anello!!!” fu la risposta collettiva che le sopraggiunse
dalle
amiche, così sporse la mano sinistra per mostrare quel
semplice
anello con un bel diamante che Kyle le aveva regalato alla mezzanotte
del nuovo anno.
“Sì,
non male,” giudicò Mina “E la
data?”
“Prima
mi devo laureare,” rispose la Mew verde “Poi vorrei
trovare
lavoro in uno studio, quindi non prima di un paio d'anni,
direi.”
“Uffa,”
borbottò Strawberry “Io volevo tanto festeggiare
un bel
matrimonio.”
“Possiamo
sempre convincere Pam e Pie a fare una cerimonia,”
tentò la più
giovane “Il matrimonio super veloce in comune sarà
anche stato
romantico, ma io voglio una festa.”
“Sai
che mio fratello non è un appassionato di queste
cose,” le ricordò
Tart.
“Se
Mina è riuscita a convincere Quiche a mettersi una cravatta,
non
vedo perché non potremmo convincere Pie.”
La
mora alzò gli occhi al cielo: “Mi spiegate
perché dovete sempre
tirare in ballo me?”
Paddy
sospirò, appoggiandosi con entrambe le braccia sul bancone:
“Avanti,
racconta, cos'è successo stavolta?”
“Niente.”
“Mina!
“Uffa!
Abbiamo... bisticciato,
va bene?”
“Particolari.”
“No!”
“Aizawa!”
La
mora sbuffò vistosamente, portandosi i capelli dietro la
spalla.“Stavamo... colorando,
l'altro giorno,” lanciò un'occhiata veloce a
Kimberly, che sedeva
tranquillamente ad un tavolo con matite e un libro di figure da
riempire “Era un po' che non ci vedevamo, così...
vabbè,
insomma... nel... momento clou,
be'...”
“Non
sono sicuro di volerlo sentire...” gemette Ryan, pigiando le
mani
sulle orecchie e voltandosi verso il muro.
Lei
lo fulminò con lo sguardo: “Sappi che la colpa
è tua, Mister
Biondo!”
“Insomma,
Mina, cos'è successo?” insistette Paddy.
“Be'...
mi sono spuntate le ali, lui si è messo a ridere e a
prendermi in
giro, così l'ho buttato fuori.”
“Ma
dai, Mina!” Strawberry rise “Non è mica
qualcosa di così
grave.”
Ryan
sollevò un sopracciglio: “Eppure con me ti ostini
ad arrabbiarti
se succede.”
“Visto
quanto voi due colorate,
non mi stupisco.” sghignazzò la Mew gialla.
Kimberly
alzò la testa in quel momento, li osservò tutti
con aria annoiata e
un po' saccente: “Guardate che lo so che si chiama fare
l'amore.
Come pensate che papà abbia messo incinta la
mamma?”
La
ballerina sbatté un paio di volte le palpebre, rompendo per
prima
il silenzio generale: “Non potevate aspettare un po' di
più per
spiegarle certe cose?”
“Ci
abbiamo provato!” bisbigliò Ryan
“Strawberry ha deciso di
raccontarle una storia con un seme di cocomero, e un'ora dopo
è
venuta da me con in mano l'enciclopedia della scienza aperta sulle
pagine della riproduzione!”
La
rossa scosse la testa: “Non so nemmeno perché ci
ostiniamo a
mandarla in prima elementare, a settembre.”
“In
ogni caso, io ho finito di raccontarvi della mia vita
privata.”
Lory
mise una mano su quella dell'amica: “Vedrai che le cose si
sistemeranno, tra te e Quiche.”
Mina
fece per replicare, ma la porta principale si aprì,
scatenando un
urletto di gioia da parte di Kimberly: “Roa!”
La
bionda corse verso la bimba più piccola, identica alla sua
bella
mamma ma con i colori del papà, ed altrettanto quieta, Roa
Fujiwara-Ikisatashi era arrivata come una sorpresa due anni dopo la
fine della battaglia contro Profondo Blu.
Salutò
con un sorriso timido quei volti familiari, accettando la mano che
Kim le tendeva.
“Mamma,
possiamo andare a giocare in cucina?” chiese quest'ultima
alla
rossa.
Strawberry
sorrise: “Sì, ma dovete obbedire allo zio Kyle se
viene di là, e
non disturbate le ragazze.”
Osservando
intenerita le due bambine sgattaiolare in cucina semplicemente
passando sotto la porta da saloon, Pam andò ad abbracciare i
suoi
amici, soffermandosi per posare una mano sul ventre della rossa:
“Che
bella pancia che hai.”
“E'
una peste,” replicò lei con un sorriso dolce
“Tutte le volte che
veniamo al Caffè incomincia a fare le capriole
perché sente il
profumo dei dolci.”
“Ho
avuto finalmente notizie da Gaia,” annunciò Pie
dopo qualche
istante di chiacchierare vaghe sui vari festeggiamenti.
“Com'è
la situazione là?” Lory soffiò sulla
sua tazza di cioccolata
“L'ultima volta che ci siamo sentiti è stato quasi
due anni fa
quando Espera ci ha raccontato che era nata Selene.”
Pie
annuì: “Penso vada tutto bene, anche se mi hanno
raccontato che ci
sono un po' di tensioni. Credo che la loro situazione politica non
sia più stabile come una volta. Ma i nostri cugini stanno
bene.”
“Purtroppo!”
Quiche comparve di soppiatto in mezzo a loro, ghigno sghembo sul viso
come al solito, afferrando al volo un pasticcino.
Mina
alzò gli occhi al cielo: “Ancora con questa
storia? Sono passati
cinque anni!”
“Davvero,
Quiche, sarebbe ora che anche tu crescessi, ormai sei un vecchiaccio
di ventisette.”
“Okay,
okay, non vi coalizzate subito, sono appena tornato!”
alzò le
braccia in segno di difesa, stringendo gli occhi in direzione di
Paddy “E tu cos'è che continui a
scribacchiare?”
La
bionda sorrise, premendo sul foglio per mettere un punto fermo e
chiudendo il quadernetto con un piccolo tonfo: “E' il mio
diario!
L'ho iniziato con il nuovo anno, ho intenzione di scrivere di tutto e
tutti, vecchie avventure comprese! Così un giorno lo
leggerò ai
miei nipoti!”
Tart
la guardò con un'espressione spaventata: “Ehi,
adesso non correre
troppo.”
Kyle
rise, appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo:
“Passerà più
in fretta di quanto tu non creda.”
“Sì,
però per adesso non ci voglio pensare.”
Strawberry
sorrise, accarezzandosi distrattamente la pancia, reprimendo uno
sbadiglio che le era causato dal dolce tepore del Caffè e
dal
chiacchiericcio dei clienti. Ripensò a quella mattina,
rendendosi
conto che, in fondo, aveva tutto quello che aveva sempre voluto.
“Guardate,
ragazze, nevica!”
Le
due si voltarono verso la finestra, appannata da candidi fiocchi che
scendevano lenti.
Ryan
e Strawberry si guardarono, contando all'unisono fino a tre.
“Mamma,
papà!” Kimberly apparve al momento previsto,
eccitatissima
“Andiamo fuori a giocare, per favore!”
“Prima
infilatevi i cappotti,” le ammonì Pie.
La
rossa strinse forte la mano dell'americano, seguendo la figlia per il
vialetto sul retro. Guardò i suoi amici, ormai una vera
famiglia,
finalmente spensierati e felici.
Sì,
si disse. Aveva tutto quello che si poteva desiderare; se l'erano
guadagnato, e non l'avrebbe cambiato per niente al mondo.
***
Paddy
sorrise, riponendo quel vecchio diario un po' impolverato sopra la
pila dei suoi fratelli. Erano ognuno così grosso e
strapazzati che
aveva paura si sarebbero rotti se non fosse stata cauta.
Prese
il più nuovo di tutti, quello che ancora doveva finire di
riempire;
sfogliò velocemente le pagine: sì, le sarebbero
dovute bastare per
raccontare le ultime cose.
Afferrò
la sua speciale penna stilografica, riservata a quelle occasioni,
inforcò gli occhiali ed incominciò.
22
agosto 2092
Ci
sarebbero tante cose ancora da scrivere su di noi, ma non
basterebbero migliaia di pagine per potervi raccontare quello che
davvero è voluto significare far parte di quella famiglia.
Ormai
credo che l'abbiate capito, no? Noi eravamo una famiglia, lo siamo
stati dal primo momento in cui abbiamo messo piede al Caffè.
Forse
ci abbiamo messo un po' di tempo a capirlo, ma è stato
così.
Ora,
però, è giusto che io dedichi un po' di tempo ad
ognuno di loro,
singolarmente, per salutarli come si deve... e per dirgli arrivederci
un'altra volta.
Strawberry
e Ryan... che dire, loro ce l'hanno fatta. La coppia più
improbabile
di tutte, eppure quella per cui tutti noi abbiamo sempre tifato. Se
esiste qualcosa come le anime gemelle, loro due ne sono stati un
esempio. Hanno creato la famiglia perfetta, e tutti noi li abbiamo
sempre presi a modello... senza dirglielo, ovviamente, Ryan ci
avrebbe scannati.
Dopo
Kimberly, brava bella e soprattutto intelligente (e con la stessa
linguaccia lunga della mamma), hanno avuto il piccolo Luke - la
fotocopia sputata di Strawberry, ma con la stessa timidezza del
padre, ed una cotta spropositata per Pam. Tutte le volte che da
piccolo veniva al Caffè, si nascondeva dietro alle gambe del
padre
ed osservava la modella da lontano. A qualche San Valentino ha
trovato perfino il coraggio di mandarle dei disegni. Naturalmente la
cosa si è poi attutita nel tempo, ma non gli è
mai passata davvero.
Lo abbiamo sempre un po' preso in giro, povero caro, ma era bravo a
stare al gioco.
Tre
anni dopo lui è arrivata Katherine, denominata Kitty Cat per
le sue
indomite qualità feline. Occhi azzurri e capelli rossi, solo
i Kami
sanno quanti capelli deve aver perso Ryan dietro quel tornado di
figlia ed i suoi innumerevoli spasimanti. Almeno in quello lui e
Takashi Momomiya si sono alleati.
Come
ci si aspettava, sono tutti e tre super intelligenti. Kimberly parla
cinque lingue ed ha preso le redini delle aziende del padre; Luke
è
diventato primario di neurochirurgia all'ospedale di New York;
Kathrine è diventata scienziata in chimica biomolecolare
(con
qualche titolo dal nome importante che non riuscirò mai a
ricordare)
ed ha lavorato in famiglia, seguendo le ricerche del padre e del
nonno. Tutti e tre si sono sempre ovviamente divisi tra gli Stati
Uniti ed il Giappone, soprattutto dopo la morte dei loro genitori.
Ryan
e Strawberry se ne sono andati praticamente insieme. Il primo di noi
ad arrendersi, se volete, è stato proprio il nostro caro
americano.
Alla fine, l'avere un DNA “contaminato” ha avuto la
meglio su di
lui.
Si
è spento nove anni fa, nel letto della sua villa al mare,
pacificamente, alla comunque nobile età di 92 anni;
Strawberry era
ovviamente al suo fianco. So che si sono sorrisi fino alla fine, e
che lei non ha pianto. È uscita dalla camera, chiudendosi la
porta
dietro, ed ha semplicemente annunciato che in ogni caso non sarebbero
stati separati per tanto tempo, perché non ci erano mai
riusciti.
Tre
mesi dopo, anche lei è andata via. Posso giurarvi che era
bellissima. È stato in quel momento che ho davvero capito
quanto
potessero amarsi quei due.
È
inutile dire che mi mancano; mi manca la risata giovane e spensierata
che Strawberry ha conservato fino all'ultimo, e la sua voglia di non
arrendersi mai. Ogni tanto la ritrovo nei suoi figli, e mi scalda il
cuore. Non ne avrò mai abbastanza di guardarla ridere nelle
foto.
Mina
e Quiche sono sempre stati speciali. Non ho mai conosciuto due
persone più cocciute ed orgogliose di loro. Per anni, dopo
la
battaglia finale contro Profondo Blu, si erano intestarditi che
volevano essere “solo amici”... per poi
puntualmente finire nello
stesso letto, e bisticciare. Una cosa certa di loro due erano le
litigate, si sentivano per tutto l'isolato.
Ma
erano palesemente pazzi l'una per l'altro, altrimenti non ci sarebbe
stato tutto questo tira e molla.
Ad
un certo punto, mentre Mina era a Parigi per i suoi vari spettacoli
di ballo, aveva iniziato una relazione stabile con un coreografo
francese. Non so quali minacce abbiano dovuto attuare Pie e Ryan per
evitare che Quiche andasse là e lo prendesse a calci. Per un
attimo
abbiamo pensato tutti che fosse davvero finita, tra di loro.
Poi
sono arrivate le vacanze estive, Strawberry ci ha assoldati per
passarle tutti insieme al mare, e nove mesi dopo nasceva Gabrielle,
fiera e combattiva. Allora quei due hanno deciso di mettere la testa
a posto.
Ho
speso pagine e pagine per raccontarvi del loro matrimonio –
in
grande stile, elegante, costoso. Perfetto per Mina. Credo che tutti
fossimo pronti a sgozzarla, al tempo. Ah, e come ha sempre
sottolineato, ci ha tenuto a mantenere il suo cognome, diventando
perciò la signora Aizawa-Ikisatashi, perchè lei
non era una
semplice popolana che metteva da parte il suo nobile nome.
Quattro
anni più tardi è arrivato Vincent, che si
è dovuto sorbire anni di
angherie da parte della sorella maggiore (tutta sua madre). Ma in
fondo si sono sempre voluti un sacco di bene. Gabrielle, neanche a
dirlo, è diventata ballerina, mentre Vincent avvocato.
Se
ne sono andati entrambi a 95 anni, ma Quiche sei anni fa, Mina
quattro; lui nella loro casa a Tokyo, lei in quella di Parigi in cui
si era trasferita dopo essere rimasta sola. Diceva che l'aria
francese si addiceva meglio alla sua pelle; in realtà
c'erano
semplicemente troppi ricordi qui in Giappone. Ma è sempre
tornata
spesso, ogni volta che c'era bisogno di lei, perché era
conscia di
essere per noi indispensabile.
Su
Lory e Kyle si potrebbe scrivere un libro sulla coppia perfetta. In
tanti anni di matrimonio li ho sempre visti innamorati come il primo
giorno.
Una
volta presa la laurea in psicologia ed aver trovato un buon posto di
lavoro in uno studio che l'apprezzava per le sue enormi doti, si sono
sposati in una semplice e riservata cerimonia che ha fatto commuovere
pure Mina (la quale ha sempre però dato la colpa agli ormoni
della
gravidanza).
Un
anno dopo nasceva Sophia, occhioni azzurri e capelli mori, ed uno
spiccato senso per l'arte; era la controparte tranquilla di
Katherine, essendo nata un mesetto prima. Sono cresciute quasi come
sorelle, essendo Sophia figlia unica. Si è laureata in
Storia
dell'Arte e Tutela dei Beni culturali, e dopo aver viaggiato un po'
per il mondo, è tornata per gestire il Caffè
quando Kyle è
diventato troppo anziano per fare tutto da solo.
Il
nostro amico pasticciere ha seguito il suo migliore amico dopo un
anno; la morte di Ryan lo aveva particolarmente colpito,
probabilmente pensava che se ne sarebbe andato via prima lui. Credo
però che Ryan non volesse rimanere da solo un'altra volta.
Così, a
99 anni, ci è stato portato via l'amico più
gentile che avessimo.
Lory
ci ha lasciati invece due anni fa – aveva sempre detto che
avrebbe
voluto fare la nonna il più a lungo possibile, e
così è stato. È
stata adorata dai nipoti e dai pronipoti di tutti noi, era la loro
nonna anche senza nessuna relazione di parentela. Come il
Caffè,
così anche casa sua profumava sempre di dolci e ne era
sempre piena,
anche quando Kyle non c'era più. È stato un modo,
credo, per
sentirselo comunque vicino. E a Nonna Lory non potevi mai rifiutare
una tazza di tè.
Pie
ha dovuto imparare a vivere sotto i riflettori per potersi godere la
vita con Pam, e devo ammettere che ci è riuscito piuttosto
bene –
anche se non siamo mai stati in grado di convincerli a festeggiare in
pompa magna il loro matrimonio.
Hanno
avuto due figlie così simili da passare sempre per gemelle.
Roa, la
sorpresina dopo la battaglia finale, il bianco al nero di Kimberly,
è
diventata la pasticciera ufficiale del Caffè insieme a Kyle,
e dopo
di lui. Forse non era proprio ciò che suo padre aveva in
mente, ma
si è dovuto adattare.
A
otto anni di distanza è invece arrivata Maya, identica a Pie
in
tutto e per tutto, solamente un po' più loquace. Nessuno ha
capito
molto bene come, ma ha seguito più o meno lo stesso percorso
di
Katherine (con cui passava la maggior parte del suo tempo essendo un
anno più piccola) ed è entrata anche lei nella
compagnia Shirogane.
Potrei anche dirvi chi si è sposata, ma immagino che la
risposta sia
ovvia.
Nessuna
di loro ha, fortunatamente, voluto seguire le orme della loro mamma;
la fama che ha seguito Pam fino all'ultimo era abbastanza per tutti e
quattro. Lei se n'è andata tre anni fa, Pie l'anno scorso.
Ha
resistito soprattutto per “le bambine”, come si
è ostinato a
chiamarle tutta la vita, scatenando le loro ire. Era diventato ancora
più taciturno dopo la morte di Pam, anche perché
le ragazze le
assomigliavano troppo per poter fare finta di niente. Ma anche lui si
è dato un gran da fare con i nipoti, è sempre
stato uno dei nostri
baby-sitter preferiti. Tutti i bambini hanno sempre nutrito un enorme
rispetto nei suoi confronti, come noi d'altronde. Erano entrambi
capaci di infonderti calma con poche parole, e di rimetterti al tuo
posto senza essere scortesi. Erano davvero i nostri due lupi: ti
facevano compagnia senza chiedere niente in cambio, senza fare troppo
rumore.
E
poi, ci siamo io e il mio Tart. Io sono diventata maestra elementare,
e abbiamo avuto cinque splendidi figli: Rin, che è una
pediatra; i
gemelli Benji e Tommy, l'uno dentista e l'altro giornalista; Lola,
professoressa di Storia all'università, e Ricky, il
più giovane di
tutti e il più indomabile, che dopo tante indecisioni ed
anni
passati a fare spettacoli circensi proprio come me, ha deciso di
aprire un ristorante.
Potrei
stare qui a raccontarvi di quanto sia fiera di ognuno di loro, e di
tutti i nipotini che mi hanno dato, ma sarebbero parole incapaci di
racchiudere davvero il sentimento.
So
che ho vissuto, grazie a loro, la vita migliore che potessi chiedere.
Mi sarebbe piaciuto passare anche questo ultimo anno insieme al mio
Tart, ma purtroppo non si può avere tutto – e noi
abbiamo avuto
davvero tanto.
Credo
si sia notato che tutti i nostri primogeniti sono stati femmine. Non
sappiamo se sia stato un segno del destino, se sia stato un caso o
chissà cosa. Inoltre, tutti i nostri figli hanno ricevuto la
voglia
Mew, nei nostri stessi posti, anche se man mano si affievoliva. Kyle
aveva detto che sarebbe passato con il tempo e con le generazioni,
che non sarebbero più state rafforzate da sangue alieno o
modificato.
Non
ci ha mai dato fastidio, però. Sì, eravamo sempre
in allerta perché
non potevamo essere sicuri di ciò che sarebbe successo; ma
in un
certo senso era un ennesimo simbolo della nostra unione.
È
per questo che non abbiamo mai chiuso il Caffè, e spero
tanto che
non chiuderà. È lui l'emblema materiale di
ciò che siamo stati e
di tutto quello che ha significato per noi. Perciò
è stato passato,
quota per quota, pezzetto per pezzetto, in eredità ai nostri
figli e
ai nostri nipoti, e così deve continuare. È
scritto in ogni
testamento, in ogni singolo pezzo di carta che abbia qualche valore,
e lo ripeto anche qua.
Come
ho già detto, ci sarebbero tante cose da raccontare. Vorrei
potervi
dire di più sulle nostre famiglie, sulle nostre avventure
quotidiane, su quegli strani amici che provenivano da un altro
pianeta e che non abbiamo mai dimenticato.
Ma
non è più tempo per le storie, ora.
Ora
è tempo che anche io mi ricongiunga a chi mi aspetta,
perché così
dev'essere. Forse, un giorno, qualcuno racconterà queste
storie al
posto mio.
Quando
questo diario sarà trovato, conoscerete
la verità sulle Mew Mew. Per questo ho voluto scrivere di
tutto e di
tutti, per fare in modo che non fosse perduta,e che i nostri
discendenti sapessero davvero chi siamo state.
Saprete
che la nostra vita non è stata veramente come la dipingeva
la
televisione, ma è stata una vita fatta di sacrifici e di
fatiche. A
cui però, fortunatamente, si sono susseguiti momenti di
tenerezza e
dolcezza. Come quando, con il mio Tart, ci divertivamo a mangiare
mele così aspre da aver subito bisogno
di mangiare caramelle.
Questo
ho sempre voluto insegnare, ai miei amici, ai miei figli, e a voi.
Nei momenti bui, basta guardarsi intorno e trovare qualcuno che
è
disposto a camminare insieme a te.
Perché
noi abbiamo imparato sulla nostra pelle che non bisogna arrendersi
mai.
Spero
che questi diari saranno tramandati alle nostre famiglie; sono qui
per questo. Ma vi prego, non divulgate il nostro segreto. È
soltanto
per voi.
Con
affetto, a tutti
Paddy
chiuse il diario e lo ripose in cima agli altri. Poi prese la
corrispondente pila, infilandola con cura in una delle tante scatole
numerate che aveva, lasciandole un po' in bella vista. Erano
lì per
un motivo.
Si
avviò poi verso camera sua, guardandosi attorno.
Lì
dentro, l’aria era satura di ricordi, dolci o cattivi che
fossero,
impressi eternamente nelle foto un po’ sbiadite, ma dai
colori
ancora vividi. Guardò i visi sorridenti dei suoi figli, dei
suoi
nipoti… e delle sue amiche, con le loro famiglie.
Andò
ad aprire il comodino, prendendone fuori una foto di loro cinque
trasformate e i rispettivi compagni; passò il dito sopra la
cornice
un leggermente consunta dagli anni, e l'appoggiò sul
mobiletto.
Le
mancavano davvero tanto, tutti. La casa era silenziosa da ormai
troppo tempo.
Le
scappò da ridere quando alcuni ricordi le tornarono in
mente, si
asciugò la lacrima che le stava solcando il viso rugoso.
Sì, doveva
sorridere, perché lei era Paddy ed aveva sempre sorriso. E
poi, li
avrebbe rivisti tra poco.
Così,
si stese sul letto, avvolgendosi tra le lenzuola dal profumo
familiare, lasciando che le memorie scorressero libere davanti ai
suoi occhi, avvertendo quel vago aroma di zucchero, cioccolato, mele,
e il caffè nero di Shirogane, il profumo di Mina e lo
shampoo alla
fragola, e mentre la mano di Tart, piccola e giovane, si schiudeva
per rivelarle una caramella, lei si si abbandonò tra le
braccia di
Morfeo, per l’ultima volta.
Fine
Mele
e caramelle
Okay,
ragazzi, è l'una e quaranta del mattino, sono qui che piango
e io
L'HO FINITA. Non ci posso credere, è finita. Mi sento
assolutamente
persa: è stata la mia prima long fic, mi ha accompagnata per
sette
lunghi anni ed ora... puff, basta, done. XD
Prima
di ringraziarvi, spero che il capitolo finale vi sia piaciuto. Sembra
un po' strano, diviso in due parti così, ma l'ho fatto
apposta. La
prima parte è per presentarvi i personaggi in un dopo
abbastanza
ravvicinato, la seconda è per la conclusione. La fine
l'avevo
scritta anni ed anni fa quindi ho voluto mantenere l'idea del diario
di Paddy. :)
voglio
ringraziare tutti quelli che hanno letto, recensito, preferito,
seguito e ricordato; un grazie speciale a chi c'era nel 2007 ed
è
tornato, un super grazie ad Izayoi007 perché senza di lei
non
l'avrei più ripresa :)
Ho
due comunicazioncine veloci veloci. La prima è che
riprenderò al
più presto in mano i primi capitoli per dargli una sistemata
– non
so ancora quando, ma comunque metterò l'avviso nella
descrizione,
quindi se volete buttateci un occhio :)
La
seconda è che, se siete in qualche modo confusi da tutti i
personaggi che vi ho buttato nel piatto in questo ultimo capitolo,
fatemelo sapere e farò in modo di vedere se riesco a
mandarvi lo
schemetto che mi sono fatta io, il quale purtroppo non è
riproducibile al computer perché se ne fossi capace l'avrei
fatto
così e non sul buon vecchio foglio di carta.
Bene,
direi che è tutto. Posso andare a letto a piangere lacrime
di
tristezza e felicità – se mai aveste bisogno di
me, contattatemi
:)
Ho
una one-shot in lavorazione (manca giusto la fine!) quindi spero di
non farmi attendere troppo, ma ho una vacanza che chiama ;)
A
presto,
Hypnotic
Poison
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