Accademia Arti Marziali

di SHineRose
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Capitolo 3- sistemazione e visite (1 di 2)


Adesso sono le sei e mezza. Tutti siamo davanti alla stazione, e aspettiamo l’autobus.
È arrivato, saliamo tutti quanti, il viaggio durerà un paio d’ore.
Io nel frattempo mangio dei dolci ripieni, che somigliano a dei panda.
Sono molto buoni, dovreste provarli.
Nel frattempo che aspettiamo che questo treno parta per l’inferno, io e i miei amici ci mettiamo a scherzare.
Il treno parte, e sto iniziando a sentirmi da schifo!
Cosa penseranno di me?


-Siamo arrivati!- grida il sense per farsi sentire.
Tutti prendiamo il nostro bagaglio e scendiamo dal treno.
Fortunatamente siamo fuori dall’area accademica.
-Cari studenti, dato che so quanto voi odiate i dormitori abbiamo deciso di affittare un hotel a cinque stelle, ovviamente, voi dovrete pagare i vostri alloggi trovandovi un lavoro par-time, chiaro?- ci chiede infine il sense, tutti urliamo un SI tanto da sfondargli un timpano.
Ci avviamo verso l’hotel e iniziamo a selezionare la nostra stanza, ovviamente io la divido con Himari e Redy.


Una volta sistemato il tutto dobbiamo andare verso l’accademia per visitarla e conoscere il preside, o meglio il vice preside.
Se devo dire la mia l’accademia non è cambiata affatto.
Il vice preside ci accoglie con un – benvenute nella mia umile scuola.- e fa un inchino, Schifoso Lecchino!
Nessuna di noi gli risponde, ci avviamo direttamente all’interno della scuola, chi mai perderebbe tempo con un’idiota?
Appena entriamo in quello che è un giardino gli studenti si girano e ci guardano, io faccio la stessa cosa che fanno loro, solo che invece di avere uno sguardo curioso ho un’espressione glaciale.
-sorellina.- sento sussurrare, io mi fermo, e la guardo indifferente.
Guardo dietro di lei, e vedo anche gli altri.
Mi guardano tutti stupiti.
Bhè sono anni che non vi vede nessuno, nemmeno i miei genitori.
Sono cambiata, ho un seno molto più grande di mia sorella, le gambe lunghe ed eleganti, indosso dei panta-collant neri, una maglione luno fino a metà coscia e le maniche che mi coprono quasi tutta la mano. E ai piedi indosso delle scarpe tennis alte con delle borchie d’orate.
Al collo avevo il mio Yin-Yang, non me separo mai.
Rein si avvicina a me e...

 





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