CAPITOLO UNO
IL SOGNO
una settimana dopo
" un vento pungente proveniente da nord mi spettinava i capelli castani
trasformandoli in mille dolci nodi di seta che con delicatezza si
adagiavano sulle mie spalle tremolanti, scosse da spasmi improvvisi,
quando il vento cessava la sua collera.
appena la brezza accennava un rimprovero, o un piccolo singulto, le
ciocche ribelli si innalzavano la cielo sereno, senza nuvole.
Scrutavo l'orizzonte con sguardo sereno, fugace e non conoscevo la
ragione della mia presenza in quel luogo familiare.
Mi trovavo su una scogliera altissima, affascinante. Potevo ascoltare
il richiamo del mare che come una sirena melodiosa cantava una ninna
nanna che invogliava l'ascoltatire a perdersi nel blu dell'oceano,
cadere per non tornare mai più in supericie, avvinghiati
fino all'eternità ed oltre al signore degli oceani, colui ch
non perdona... forse mi ero già persa per sempre nel
labirinto dei miei sentimenti...
Tutto intorno era silenzio, il ciolo e il mare si incontravano, ogni
volta come se fosse la prima. Ogni sera nasceva n nuovo tramonto per la
timidezza e la sensibilità del sole, per la spavalderia e
l'arroganza dell' acqua cristallina.
Avrei voluto condividere quei momenti con qualcuno di importante,per
provare le stesse emozioni e farne tesoro nel cuore.
Piangebo senza ritegno o motivo, avevo paura, non avevo il coraggio di
buttarmi da quel precipizio. Forse non avrei mai vissuto e sarei morta
con rimpianti e delusioni alle spalle... rimasi alcuni secondi a
pensare.... il paesaggio era selvaggio e meraviglioso, un sogno ad
occhi aperti... avevo deciso, mi sarei buttata.
Sentivo i battiti del mio cuore accellerare e il respiro sempre
più pesante. D'improvviso il cielo si era oscurato e
l'oceano era in burrasca, mi sentivo a disagio e impaurita, il vento
amico era cessato, ma sentivo pungente sulla mia pelle.
Nell'oscurità traditrice un volto marmoreo, dai tratti
marcati ma splendidi, mi guardava con un sogghigno velato che celava
qualcosa di diabolico. I lunghi capelli rossi tradivano la rabbia, la
collera che la creatura dalle belle sembianze cercava rigorosamente di
tener nascosti.
Indubbiament non era umana, lo percepivo ad ogni passo silenzioso. Si
dirigeva verso di em, i suoi occhi erano assetati, tristi, infelici.
Uno scatto, il vuoto...."
Mi svegliai di soprassalto, le lenzuola erano un mucchio di
stracci sgualciti ai miei piedi, i vestiti erano fradici di sudore, e
scottavo da morire. Ogni notte lo stesso sogno, identico, non cambiava
mai, sempre le stesse sensazioni che si susseguivano una dopo l'altra.
Ormai non avevo più paura di quella creatura, ero sicura di
averla già incontrata, di certo però non le stavo
troppo simpatica; mi guardava come se volesse assaporare il mio sangue,
eppure non avevo idea di chi fosse.... Non riuscivo mai a concludere il
sogno, complice la sveglia o il fracasso di Charlie ogni volta che
alzava di buon ora per andare al distretto di polizia. Forse era meglio
conservare quel sogno interrotto, per non sapere chi avrebbe avuo la
meglio sulla rivale... mi rialzai a fatica, era passata una settimana,
e non ero riuscita a dimenticarlo... La scuola senza Edward era vuota e
inutile, mie ro chiusa in me stessa, nel mio guscio caldo e protettivo
di speranze e ricordi. Molti dei miei amici si erano allontanati dalla
ragazza solitaria e triste che ero diventata ed io mie ro allontanata
da loro. Non avevo bisogno di nessuno, non mi importava di nessuno...
Un altro giorno sarebbe passato, inutile e malinconico, e poi avrei
sognato ancora dlela scogliera avrei pianto ancora...
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