Capitolo 4
Ci vuole solo un pò di polvere di fata!
Le
due amiche si sciolsero dall'abbraccio e si sorrisero.
"Credo che
domani sarà un giorno di componimenti per me!Tanto è
domenica!!"disse Morgan.
"Andrà tutto bene, non permetterò
più a nessuno di spezzarti il cuore!"disse Lily protettiva.
"Grazie Lil!Ma ora a nanna!"disse.
"Va bene Mamma Morgan!"scherzò
Lily e dopo un'ultima chiacchierata le due caddero in un sonno
profondo: quello di una confuso perché volava su una scopa con
Potter, robe dell'altro mondo; invece quelli dell'altra furono
più tormentati, in un flashback di quello che era stata la sua
vita amorosa fino a quel momento.
"Morgan sveglia!" disse una Lily già impeccabile in una tuta
nera da casa.
"Mmh... è domenica!"disse la bella addormentata.
"Ci
sono pancake con succo d'acero a colazione!" disse Lily, Morgan si
alzò di scatto dal letto: "Arrivo subito!" esclamò.
Menzionare il Canada era il modo più semplice per far smuovere
Morgan da qualsiasi
cosa e con i pancake al succo d'acero ovviamente, si era alzata a tempo
record!Scesero verso la Sala Grande, Morgan portava dei jeans strappati
e una magliettina dell'Harley Davinson
leggermente aderente.
"Lily siediti qui!"
urlò James appena le due arrivarono nella sala, facendo
arrossire Lily.
"Ma che gli salta in testa di prima mattina!"
ringhiò la ragazza,Morgan scoppiò a ridere a vedere la sua faccia tra l'imbronciato e il confuso.
"Eddai dagli una
possibilità!"disse parteggiando un po' per il suo nuovo
amico. Si sedettero al tavolo dandosi tutti un buongiorno generale,
anche se il buongiorno di Lily a James era più che altro un
ringhio a mezza voce.
"Dove sono i pancake?"- esordì subito
Morgan iniziando a dire come una bimba - "Voio pancake pancake pancake!".
"Emh, era una scusa per farti alzare, non ci sono i pancake!"
disse Lily, Morgan fece un'espressione da cane bastonato.
"No pancake?"
chiese ancora con voce da bimba nel mentre tutti i Malandrini
sogghignavano a quella scena.
"No, scusa!" disse Lily, Morgan sbuffo.
"Questa me la paghi!" disse addentando un croissant.
"Che fate oggi?"
chiese Sirius le due ragazze alzarono le spalle.
"Io inizio a farmi i
programmi per scuola" disse Lily.
"Oooh che noia!" dissero Morgan e James
insieme.
"Ehi!E' importante!E tu Potter fatti gli affari tuoi!". James
aprì la bocca per rispondere a tono ma poi si trattenne, scosse
la testa e riprese a mangiare imbronciandosi sulla sua tazza di the.
Morgan le
lanciò una strana occhiata.
"Che c'è?" domandò Lily rivolta
all'amica che sospirò.
"Non cambierai mai!" le sussurrò
così che solo lei potesse sentire.
"Ciao ragazzi ci si vede oggi,
vi lascio Lily!" disse Morgan alzandosi.
"Dove
vai?" chiesero tutti all'unisono. Morgan scoppiò a ridere: "Nell'isola che non c'è!"
disse la ragazza dileguandosi. Lily annuì tra sé, fu l'unica ad aver capito
le sue parole.
"Ma dove va?" chiese Sirius confuso.
"A comporre!"disse
Lily. Remus sorrise: "Ora si capisce tutto".
"Be' ci facciamo
un giro al parco?" chiese James.
"Sì!Evans ti unisci a noi?" chiese Sirius. Lily li guardò tutti,
confusa. Stare con Potter tutto il giorno le sembrava così
insolito e innaturale ma una vocina dentro di sé, come una voce
familiare risuonò con le parole: 'Non cambierai mai!' e
così si decise.
"Ok!" disse, inutile dire che il
volto di James si illuminò di felicità.
Morgan era risalita un attimo nel dormitorio per prendere la chitarra e
un libro. Dopodiché si avviò alla torre di Astronomia, una
volta che arrivò prese a scrutare il cielo azzurro, adorava quel
posto era... unico!Si sedette e iniziò a suonicchiare, giusto per
riscaldarsi, nel mentre apriva il libro: Peter Pan. Lo stava finendo e
sarebbe sempre stato il libro che l'avrebbe rappresentata, lei si
sentiva una bambina per sempre, proprio come Peter Pan. Aprì il
libro non per leggerlo, ma per attuare un rituale secondo il quale, secondo lei, la magia del volume sarebbe uscita
fuori creando intorno a sé l'Isola, per poter così scappare almeno
per un momento dalla realtà. Sapeva che tutto ciò era frutto della sua
fantasia, ma a lei piaceva lo stesso quel suo rituale. Prese la
bacchetta e stregò la sua piuma e prese una pergamena,
così avrebbe potuto decantare i suoi versi ad alta voce e comporre senza preoccuparsi di
scrivere.
"Chiudo gli occhi e ti vedo, ma non ci sei.
Vivi nella mia mente da così tanto tempo che è facile confondersi tra il sogno e la realtà.
Ti ho cercato così tante volte, in infiniti momenti.
Il tuo volto è offuscato dalla menzogna, da un'illusuone che mi fa cadere incessantemente nel vuoto.
Esisti?
Uomo dallo sguardo innamorato... Chi guardi?
I tuoi occhi si fermano sul mio volto o in altri orizzonti?
No, esisti in un mondo fittizio.
Esisti nella mia chimera.
Esisti in un universo lontano dove io sono al centro del mondo.
Del tuo mondo.
Ti ho aspettato per così tanto tempo da credere di averti perso ormai per sempre,
ancor prima di trovarti.
Sprofondo in una solitudine che mi annega,
affogo nell'anelare un bacio inesistente.
Io sono l'oblio.
Io sono la donna mai amata.
Io esisto ma senza di te tanto vale trasformarmi in un sogno,
scappare in quell'universo,
perché senza te io sono nulla.
Io sono aria.
Io sono il vuoto.
Io sono l'oblio."
Le
parole erano sgorgate dalla sua bocca senza che se ne rendesse neanche
conto, infatti quando rilesse ciò che aveva composto sulla
pergamena rimase addirittura scossa. Aveva scritto una cosa di una
tristezza infinita. Rimase a lungo a contemplare quelle parole. Era
arrivata a tanto pessimismo? A tale arrendevolezza,
si chiese. Ci pensò a lungo e rispose che sì, era
arrivata a quel punto. Era ben consapevole di non essere la prima
persona al mondo a non essere mai stata amata, ma alla sua età
quella consapevolezza era uno schiaffo in pieno viso. Guardandosi
indietro pensò di essere stata delusa così tante volte,
in una profondità così intensa da averla scottata quasi
irrimediabilmente. Il problema, e questo lo sapeva bene, non era il
fatto di non essere mai stata amata. Sapeva che poteva capitare, sapeva
che aveva il tempo di aspettare. Ma ciò che la sconfortava
più di tutto erano le innumerevoli volte in cui era stata
rifiutata e come. Certo era ben consapevole di essere fuori
dall'ordinario, le persone non avevano neanche idea fino a che punto,
ma essere vittima di un tale, profondo rifiuto era stato per lei un
dolore così grande che le aveva impercettibilmente iniziato ad
indurire il cuore. Era arrivata ad essere cinica, pensò
rileggendo un'altra volta quel pezzo, e non aveva idea di come sentirsi
al riguardo. Aveva davvero iniziato ad essere un oblio, in bilico tra
il desiderio bruciante di essere amata e il terrore di esserlo per poi
aver paura di rimanere delusa.
Con una naturalezza disarmante il volto di Remus emerse con nitidezza nella sua mente. Remus.
Non lo conosceva, non aveva idea di chi fosse, l'aveva solo osservato
da lontano come aveva fatto da sempre con i Malandrini. Ma era bastato
quell'avvicinamento, era bastato averlo visto davvero per la prima
volta da rimanerne stregata. Quei suoi modi gentili, il sorriso
sincero, la sua delicatezza... Lo sguardo splendido ma celatamente
ferito, uno sguardo che emanava una tristezza quasi agghiacciante per
appartenere ad una persona così giovane. La curiosità di
scoprire il motivo di quella tristezza, il desiderio bruciante di
strapparla via dai suoi occhi era diventato un pensiero fisso, un'idea
ridondante. Sapeva benissimo cosa voleva dire.
Si stava innamorando di quel ragazzo, aveva iniziato a provare un
sentimento che, seppur all'inizio, stava cominciando a vibrare in ogni
fibra del suo essere. Pensò che essere rifiutata da lui sarebbe
stato devastante ma allo stesso tempo il desiderio di stargli vicino
era così forte che era davvero molto, troppo difficile da
scacciare.
Una goccia d'acqua cadde sulla sua mano, le ci volle un attimo per
comprendere che non veniva dal cielo ma che scendeva dai suoi occhi.
Quella lacrima era caduta così spontanea, talmente da dentro di
sé che subito non se ne accorse ma dopo quella non ci volle
molto che fosse seguita da copiose, innumerevoli, altre.
"Potter, smettila!" disse Lily seria, anche se nel profondo era divertita.
"Che cosa sto facendo?" chiese James con un'espressione innocente.
"Mi stai
facendo le smorfie mentre parlo con Remus!" gli rispose.
"Non è
vero!" esclamò il ragazzo con tono scandalizzato, e nel dirlo
portò una mano al cuore per enfatizzare lo sconcerto... Peccato
per il sorrisetto che gli spuntava traditore all'angolo della bocca.
"Se fossi
in te, Evans, gliela farei pagare!" propose Sirius divertito.
"Hai
ragione!Che posso fare?" domandò Lily con fare cospiratorio.
"Non lo so...fallo girare in
mutande davanti a tutta Hogwarts!" offrì il moro.
"Traditore!"
esclamò James. Lily fece una faccia schifata.
"Mmh no che
impressione!" esclamò. Vediamo se il pesce abbocca,pensò
la ragazza. La bocca di James stava toccando terra talmente era
stupefatto, ma poi si ricompose in un espressione e sorrisetto
maliziosi.
"Non ti dispiacerebbe Evans!" disse inarcando con fascino un sopracciglio.
"Questo lo dici
solo tu!" lo canzonò la ragazza, anche se si girò all'improvviso
per non far vedere le sue gote che diventarono porpora. A Remus, dato
che era accanto a lei, questo non sfuggi e sogghigno beccandosi
un'occhiataccia dalla ragazza.
"Tu non parlare!" gli disse.
"Che ho
fatto?!" domandò Remus con la miglior faccia da lupo bastonato
che era in grado di sfoggiare, ma all'occhiata eloquente che Lily gli
porse, arrossì.
"A proposito, perché non vai a farle
compagnia?" disse abbassando la voce in modo tale che solo lui potesse sentirla.
"Vorrà stare sola!" disse il ragazzo
intimidendosi e guardando altrove.
"E tu che ne sai?" esclamò la rossa.
"Ma perchè
proprio io?" ribattè imperterrito, la ragazza sbuffò.
"Vabbè lasciamola lì
sola..."
"Perché non ci vai tu?"
"Perché io mi devo
vendicare su Potter!"
"Oh, ora si capisce tutto!" disse il Malandrino
con un sorrisetto. Bisognava proprio dire che, eccetto Peter Minus, i
Malandrini in quanto a fascino, a volte anche inconsapevole, ci
sapevano proprio fare.
"Non è come pensi!" proruppe Lily lascinadosi andare tirandogli
una piccola sberletta sulla spalla. Remus era ancora l'unico di quel
gruppo con cui poteva azzardare una tale confidenza.
"Io non sto pensando
niente!" continuò il ragazzo facendola arrossire sempre di
più. Lily lo incenerì con lo sguardo per un lungo mintuo.
"Va via va!" gli disse ancora, sbuffando con un sorriso.
"Ho
un idea, fagli fare un belo bagnetto nel lago!" esordì di
nuovo Sirius, illuminato.
"Sei un cagnaccio!" gli urlò contro James.
"E su
questo avevi dubbi?" rispose l'altro provocando la risata dei
Malandrini, tranne di Lily che non afferrò la battuta.
"Questa
è un ottima idea!" disse la ragazza prendendo la bacchetta.
"Ah no, senza magia!" disse Sirius ghignando.
"Ma così non vale!" si lagnò Lily.
"Paaura Evans?" la provocò James con un ghigno,
Lily non sopportò il suo sguardo di sfida e alzò il suo fiera.
"Assolutamente no!Fatti sotto Potter!" rispose e si alzò, per
enfatizarre ancora di più si tolse la mantella della divisa e la
tirò sonoramente a terra. James rise beffardo.
"Non vorrei farti male!" iniziò con voce morbida.
"Oh tranquillo sarò io a fartelo!"
rispose schietta la ragazza, cosa che elettrizzò James e così
iniziò a rincorrerla.
"Vieni qui Evans, vediamo chi si fa un
bagnetto nel lago!" esclamò alzandosi con uno scatto agilissimo.
Iniziarono a scontrarsi finché non arrivarono alla riva e
lì provarono a spingersi con le braccia riuscendo a posare prima
il peso su uno e poi sull'altra rimanendo sempre in equilibrio.
"Cadrai Potter!" disse Lily che per quanto molto meno forte del
cercatore ben allenato trovò una posizione strategica che lo
blocco. "Ti ho fregato!" disse la giovane, James fece un sorriso
furbo.
"Eh no Evans, se io vado giù tu vieni giù con me!" e
prima che la giovane potesse rispondere i due erano precipitati nell'acqua.
"Sei un imbroglione Potter!" esclamò la ragazza senza nascondere
una nota divertita.
"Eheh mai mettersi contro un Malandrino, Evans!Su ora
usciamo però!" disse, non voleva ammalarsi, tra una settimana
dovevano iniziare le partite di Quidditch. La ragazza uscì, senza
rendersi conto però che la sua camicia bianca bagnata faceva
intravedere un po' di cose. Il giovane Grifondoro rimase
incantato senza neanche rendersene conto.
"Potter
sei un maniaco!" si arrabbiò la ragazza coprendosi con le
braccia. Il ragazzo arrossì violentemente, intanto la
ragazza se ne stava andando via
infuriata. James la rincorse subito e prese la bacchetta facendo
comparire una coperta addosso alla ragazza che si
girò sbalordita.
"Per farmi perdonare!" disse il ragazzo
facendole un sorriso che non aveva mai visto sul suo volto. Era un
sorriso timido, di scusa, ma comunque divertito. Un sorriso, anche se non
l'avrebbe mai ammesso, che la colpì.
I tre Malandrini rimasti si erano goduti la scenetta in lontananza e in quel momento erano piegati in due dalle risate.
"Che matti!Vabbè io vado!" disse
Remus tirandosi in piedi. Sirius sorrise allegro.
"Oh finalmente, stavo per
portartici io a calci nelle tue chiappe lunatiche!" esclamò il giovane.
"Che intendi dire?"
chiese Remus con malcelata innocenza.
"Che è la prima volta in sette anni che ti vedo anche solo
vagamente attratto da una persona del sesso opposto, il minimo da parte
mia è darti tutta la mia approvazione!" disse il ragazzo
facendogli l'occhiolino. Remus arrossì ancora di più per
poi
mormorare un: "Grazie Felpato... Credo!".
Si avviò verso quello che doveva
essere il luogo di sfogo della ragazza, come gli aveva detto Lily: la
torre di
Astronomia. Sirius sorrise fra sé; era davvero incredibile che
il timido, scostante, solitario lupacchiotto di sua conoscenza stesse
facendo un passo avanti verso una ragazza. Si ritrovò
però a sperare che il suddetto lupacchiotto, dato la sua
personalità complessa di cui causa principale era il suo
'piccolo problema peloso', non si sarebbe trovato a rovinare tutto con
le sue stesse mani.
La ragazza aveva smesso di piangere e si sentiva, almeno in parte,
più sollevata. Ma aveva ancora gli occhioni azzurri leggermente
arrossati, ma solo ad un occhio attento si sarebbe capito che aveva
appena pianto, quindi la ragazza era sicura che nessuno se ne sarebbe
accorto. Continuava a canticchiare piano e a modificare e abbellire il
suo nuovo motivetto. Non sapeva che un ragazzo era dietro la porta che
portava a quel grande terrazzo, agitato, rosso in viso e indeciso sul da
farsi. La stava ascoltando rapito, con quella sua voce così
semplice, semplice e basta.
Remus Jhon Lupin non puoi fare una cosa del genere, disse fra sé mentre fissava la maniglia della porta come se fosse incandescente.
Oddio, ci risiamo!Due voci che non appartenevano minimanente alla sua ma al contempo familiari risuonarono nella sua testa.
Oh cielo, sono arrivati anche qui!si rispose roteando gli occhi.
Certo che siamo arrivati!Siamo talmente parte integrante della tua vita che è ovvio che saremmo arrivati a raggiungere il tuo inconscio! continuarono le due voci, che ricordavano in maniera sconcertante quelle di James e Sirius, sempre all'unisono.
Remus scosse la testa come se dovesse scacciare delle zanzare
particolarmente fastidiose. Continuava a vedere la ragazza in
lontananza e più stava fermo lì meno era convinto su
ciò che doveva fare.
Non posso farlo, non l'ho mai
fatto!Sono pericoloso, sono un lupo mannaro... Sono la peggior cosa che
possa capitare a una ragazza... Sono la peggior cosa che possa capitare
a chiunque!Si disse ancora e indietreggiò.
Di nuovo la storia del lupastro assetato di sangue!Che nooooooooia!Questa
volta urlarono le voci nella sua testa. Remus si sentì quasi
inquieto... Non è che stava impazzendo? O forse quelle
innumerevoli voci stavano semplicemente concretizzando il bivio in cui
si sentiva incastrato: il terrore di entrare lì dentro, di
affezionarsi o illudere quella ragazza, l'idea fissa di essere solo una
catastrofe per chiunque incrociasse il suo cammino; oppure l'istinto
che lui aveva preso a chiamare egoistico e che aveva l'inquietante voce
dei suoi migliori amici che lo tentavano ad entrare e a fregarsene
delle conseguenze.
Essendo stato per tutta la sua vita, soprattutto dopo il morso che a
soli quattro anni gli aveva cambiato l'esistenza, una persona quasi
eccessivamente razionale si era imposto di tenere le persone lontane.
Doveva ammettere che questo bivio era sempre stato la sua croce. La
consapevolezza di dover tenere le persone lontane, accettare la
solitudine perché era pericoloso e il terrore che la gente a cui
si affezionava potesse capire il suo oscuro segreto e scappare; oppure
il desiderio bruciante di non essere solo, di essere accettato, quel
suo lato che riteneva egoista e che lo aveva spinto ad accettare
l'amicizia dei Malandrini e soprattutto ad accettare ciò che
avevano fatto per lui.
Mente e Cuore, erano l'eterna battaglia di Remus. Quando i Malandrini
avevano scoperto chi fosse e straordinariamente non solo non erano
scappati a gambe levate ma gli avevano regalato la gioia più
grande della sua vita decidendo di diventare Animaghi si era convinto
di aver già pagato con un prezzo troppo grande la sua
felicità e aveva il timore che tirando troppo la corda ne
avrebbe pagato le conseguenze.
Quante cazzate riesci a sparare in nostra assenza? ripresero
le voci di James e Sirius nella sua testa. Remus si trovò a
sbuffare da solo. Era il suo lato egoista, solo il suo stupido lato
egoista, doveva ignorarlo e andarsene da lì. Per assurdo,
però, i suoi piedi sembravano inchiodati a terra e ben lungi
dallo scappare da quel luogo. Anzi, il suo stesso corpo sembrava
tramare alle sue spalle spingendolo irrazionalmente ad entrare.
Entra, Lunastorta!Entra,entra,entra,entra,entra,entra!rimbombarono le voci fino a stordirlo e non riuscivano a smettere, senza neanche accorgersene Remus entrò.
Al sentire il gigolare della vecchia porta Morgan sobbalzò e si
girò così di fretta che le fece male il collo.
"Scusa non volevo spaventarti!" disse il ragazzo, esitante.
Cosa ci faccio qui?si disse,
terrorizzato e ben consapevole di non poter più tornare
indietro. Morgan senza neanche rendersene conto fece un aperto e felice
sorriso.
Per far battere il tuo cuoricino alla sola vista di quel sorriso, ecco che ci fai qui!
Vi prego state zitti! Si
sentì rispondere e avrebbe potuto giurare di aver sentito
ridacchiare in risposta. Dopo essere uscito di lì avrebbe dovuto
fare un salto da Madama Chips, sicuro!
"Non mi aspettavo che venissi qui!" disse, Remus fece spallucce.
"James e Lily si stavano azzuffando e ho deciso
di andare da qualcuno un po' più tranquillo!" le disse
sorridendole, Morgan rispose al sorriso.
"Siediti!" offrì poggiando
la mano sul pavimento di pietra, proprio accanto a lei. Il ragazzo si
avvicinò titubante, si sedette e senza saperlo gli stomaci dei
due
ragazzi fecero due capriole e salti mortali nello stesso, preciso,
istante.
"Cosa stavi suonando?" chiese Remus, Morgan abbassò lo sguardo.
"Una poesia da nulla, strimpellando qualche accordo in sottofondo" rispose timida.
"Posso sentirla?" chiese il ragazzo stupendosi della sua stessa audacia.
Eccolo che si avvicinava a lei. Eccola subito a dover decidere se
aprirsi e fino a che punto, ma di nuovo quegli occhi ambra erano
così disarmanti, così intensi da farle credere che
sarebbero stati in grado di non fargli negare mai niente da parte sua.
"Sì certo, però l'ho appena scritta non posso garantirne la bellezza!" disse.
"Io credo sarà
perfetta!Su inizia!" gli disse dolcemente, e il cuore della ragazza
fece un balzo, e iniziò prima con gli accordi e poi a decantare.
"Io sono aria. Io sono vuoto... Io sono l'oblio!"
concluse con un ultimo arpeggio per poi rimanere in silenzio, gli occhi
verso terra che non osavano incrociare quelli del ragazzo. Tutto
ciò che aveva pensato fino a quel momento e il fatto che
l'oggetto di quei pensieri fosse proprio lì vicino a lei era
così imbarazzante da renderle impossibile l'alzare lo sguardo.
Infatti anche Remus rimase in silenzio, per un momento che lei credette essere
infinito, non osava neanche immaginare la sua espressione.
Dal canto suo Remus era rimasto così colpito
dall'intensità di quelle parole, così conscio di quanto
avesse invaso con la sua richiesta un territorio tanto intimo da essere
indeciso se toccare e approfondire l'argomento o cambiare discorso. Era
bloccato. Soprattutto si chiese perché mai una ragazza come
quella si sentisse così sola. Sapeva bene come la gente la
considerava, ma gli sembrava assurdo che una persona tanto bella in
tutti i sensi potesse essere così rifiutata e soprattutto
così amara con se stessa.
Non ti ricorda proprio nessuno, Lunastorta?
Cielo ficcatemi un cacciavite nel cervello!Si ritrovò a
pensare e gli sfuggì un gemito, Morgan alzò lo sguardo
confuso per un momento, lui fece finta di schiarirsi la voce e lei
riabbassò lo sguardo.
"Sono dei versi davvero bellissimi... Immagino sia tutto molto
personale, non potresti scrivere qualcosa di così toccante senza
provarlo in prima persona" iniziò a dire. Morgan annuì
piano e per un attimo le precedenti lacrime minacciarono di uscire con
una tale forza che si sforzò enormemente a ricacciarle indietro.
"Ma non credo proprio di potermi permettere di chiederti nulla al
riguardo, né voglio farlo" le disse. Morgan finalmente
alzò lo sguardo e lo mantenne, era riuscita a mantenerlo soltanto lucido ma
non a nascondere il dolore celato in esso. Guardandola Remus dovette
costringersi a mettere le mani a terra senza un motivo per impedirsi di
impegnarle ad afferrare la ragazza davanti a sé e a stringerla
così forte da non permetterle di lasciarla mai più
andare. Fu un attimo così irrazionale, di tale passione sopita
che si stupì di se stesso, così allenato a mantenere
neutre e controllate le sue emozioni.
Questa sì che è audacia amico, perché non lo fai?
Bastaaaaaaaaaaa!
"Sei molto dolce Remus, ti ringrazio" sussurrò piano la ragazza
facendogli un sorriso timido. Remus decise di impegnare quelle mani
lasciate a terra dandosi lo slancio per alzarsi in piedi, nel giro di
un attimo quel desiderio di stringerla a sé si era nuovamente
fatto prepotente.
"Mi piace molto il tuo modo di suonare, mi è sempre piaciuta la
musica... Ti piacerebbe darmi qualche lezione di chitarra?"
domandò guardandola dall'alto, le parole erano uscite fuori
senza che potesse fermarle, per un attimo se ne pentì ma solo
per un momento perché in quell'istante aveva ricevuto il sorriso
più aperto e felice che avesse mai visto in vita sua.
"Certamente!".
Eccoci con un altro
capitolo!Confesso che l'idea delle voci di James e Sirius è
un'aggiunta dell'ultimo minuto, spero non risulti stupido ma volevo
trovare un modo per rendere la battaglia interiore che credo sia
perenne nel personaggio di Remus.
Ringrazio chi ha letto e in particolare: Giada1999, Deborah_poesie_Evans e Senna710.
Un saluto,
LilyProngs.
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