guvuk
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Il sole splendeva alto nel cielo della florida Arcadia. Un
giorno importante, decorato dai volti sorridenti del popolo e addobbi colorati
per la città. Un giorno di festa, per celebrare la nascita del nuovo figlio del
loro imperatore. Da poco, la notizia che il bambino sarebbe venuto al mondo
proprio quel giorno, si era diffusa con crescente rapidità. Il popolo intero
gioiva, per questo lieto evento e dall’alba, contadini e borghesi avevano messo
da parte le differenze sociali e si erano immersi nella preparazione. Come per
la nascita degli altri figli, l’imperatore avrebbe di certo passeggiato per la
città con il nascituro tra le braccia, per soddisfare la curiosità di bambini e
vecchi. Anche se già si sapeva che la linea di sangue gli avrebbe donato occhi
azzurri e capelli scuri, come da intere generazioni accadeva nel casato
Solidor, la curiosità era comunque forte. Vayne, si era destato all’alba, da un sogno
che gli aveva impedito di dormire sogni tranquilli. Un incubo, dove
l’imperatrice piangeva disperata, stringendo il bambino appena nato tra le
braccia. il lenzuolo dove il suo piccolo corpo era avvolto, era coperto da una
macchia nera e l’odore del sangue sembrava ancora presente nelle sue narici. Si
era quindi svegliato di botto, con i capelli incollati alla fronte e il sudore
che colava lungo la sua schiena. Che stupido sogno, sicuramente non poteva
avere un significato. scalciando le lenzuola, si affacciò alla finestra della
sua camera per osservare divertito le centinaia di persone occupare la piazza
centrale in attesa del grande evento. Vedendoli dall’alto, sembravano minuscoli
puntini in continuo movimento. Sorrise, posizionandosi davanti al lungo
specchio bordato d’argento di fronte a lui, che scendeva ovale fino a sfiorare
il pavimento con il bordo. La sua immagine riflessa gli diede la visione di un
giovane bello e alto per la sua età, con la tipica fierezza e eleganza di un
nobile. Sistemò con le mani i capelli scuri e lunghi fino alle spalle, si vestì
con il suo abito più elegante. I suoi occhi azzurri brillavano, dalla gioia di
avere un nuovo fratello nella famiglia e nonostante lui in quel momento fosse
il più piccolo, aveva passato da un pezzo l’età in cui si è gelosi delle
attenzioni dei genitori. Suo padre non sapeva ancora il nome che avrebbero
dato, e nemmeno il sesso, ma Vayne aveva un sottile presentimento che sarebbe
stato un maschio. Nonostante una femmina in quell’ambiente sarebbe stata ben
accetta, Vayne aveva due fratelli più grandi di lui e quindi in un certo senso,
sperava proprio che questa piccola tradizione sarebbe continuata. Aprì la porta
della camera con il sorriso stampato sulla faccia, ma dovette costringersi a
reprimerlo, quando sentì l’inquietante silenzio che popolava il castello. Non
era mai accaduta una cosa così, solitamente i servitori si destavano ancor
prima dell’alba e, inoltre, quel giorno era troppo importante per tutto quel
silenzio. Scese le scale tenendo saldamente il corrimano, il cuore martellante
nel petto. Un’improvvisa inquietudine si stava impadronendo di lui, troppo
rapidamente per fargli capire cosa stava accadendo. Il salone era completamente
vuoto e sembrava che in esso, la luce del sole non fosse mai arrivata. Colto da
un’improvvisa nausea, Vayne corse fino alla camera della madre, col rumore dei
suoi passi echeggiante per le mura bianche. Quando, dopo attimi che parvero
eterni, riuscì finalmente a raggiungere la stanza, ne trovò la porta chiusa a
chiave e l’immagine dei suoi fratelli
davanti, il volto basso e gli occhi pregni di lacrime. le urla di sua madre
erano strazianti, intervallate da ansiti e gemiti di dolore. Sembrava tutto,
fuorché un lieto evento quello che stava per accadere. Non gli ci volle molto a
capire quello che stava accadendo, vedendo l’espressione dei suoi due fratelli.
Si avvicinò a loro, le labbra morse dalla preoccupazione. “Cosa ha?”
Loro scossero la testa. Davanti ai suoi occhi balenò
l’immagine del suo sogno: la coperta avvolta da sangue scuro e raggrumato, il
pianto di sua madre così pregno di dolore…
“Come sta il bambino? ha dei problemi? Maledizione
rispondete!”
Fu Awos, il futuro erede della casata a rispondergli. I loro occhi, tanto simili sia
nella forma che nel colore si incatenarono, e Vayne sentì il sangue gelarsi
nelle vene ancor prima che la risposta sopraggiungesse. “Non è il bambino, fratello.
Si tratta di nostra madre. Sta male, questo parto…può esserle fatale”
Vayne sgranò gli occhi. “Cosa?”
“Chi se ne importa di quel moccioso!” Dasnief, il fratello
sempre irruente e altezzoso sbatté un pugno contro il muro, scuotendo il capo.
“Nostra madre non deve morire per lui. E’ solo un neonato, che importanza può
avere?”
“Parli col cuore accecato dall’amore per nostra madre. Lui è
appena nato, mentre lei ha già visto molte albe. Uccidere un bambino non potrà
di certo alleviare il dolore nel perderla.”
“Non morirà!”
I due fratelli si guardarono, entrambi colpiti dallo stesso
dolore, ognuno con le proprie idee, ma con la stessa speranza. Vayne guardava
il pavimento di madreperla col capo chino, troppo scosso anche solo per
piangere. Sentì le voci dei suoi fratelli lontane, ovattate. “Io già lo odio.”
E poi, il sospiro di Awos. “Pure io.”
D’un tratto, le urla cessarono e tutti e tre, drizzarono le
orecchie. A esso, si sovrappose il pianto squillante di un neonato. La porta si
aprì cigolando e Nan, la vecchia badante che aveva fatto nascere tutti loro,
uscì col grembiule insanguinato e gli occhi socchiusi. Non disse nulla, si
limitò a superarli col capo abbassato, forse per la stanchezza, o forse,
semplicemente per non rispondere a quella domanda che premeva sulla lingua dei
principi. Ma i tre, non dovettero attendere molto. L’imperatore uscì dalla
stanza stanco, apparendo più vecchio di dieci anni. Tra le braccia, stringeva
un fagotto silenzioso. I tre fratelli gli si avvicinarono. “ Come stanno?”
“Vostra madre…” mormorò lui. La sua voce era rotta da un
pianto che non avrebbe mai potuto far nascere davanti ai suoi eredi, ma
bastavano i suoi occhi per far comprendere quanto il dolore fosse forte. Le sue
spalle erano incurvate, come se il peso del mondo gravasse su quelle vecchie
spalle. Awos e Dasnief rimasero immobili, in silenzio. Fu Vayne ad avvicinarsi.
“E il bimbo?”
Suo padre lo guardò. Per un secondo sembrò destarsi. Con
lenti movimenti, gli pose il fagotto tra le mani e tolse un lembo di lenzuolo bianco.
Davanti agli occhi del giovane principe, si presentarono due enormi occhi
dell’azzurro più intenso che avesse mai visto. erano occhi di una vita appena
nata, curiosa di esplorare il mondo con la loro vivacità, eppure, per un
attimo, a Vayne parvero tinti da una saggezza precoce, come se perfino essi,
sapessero quello che era accaduto. I suoi fratelli gli si accostarono accanto e
per un po’, rimasero tutti in silenzio a osservare il nascituro. Un maschio,
proprio come aveva pensato. Spinto da un’improvvisa tenerezza, Vayne baciò la
tiepida fronte del piccolo. “Qual è il suo nome?”
“E’ morta prima. saremo noi a decidere un nome per lui.”
Dasnief alzò le sopraciglia, irritato. “Padre, io non voglio
portarlo in paese. Questo piccolo mostro…”
“Questo mostro crescerà senza un madre.” Awos e Dasnief
fissarono il fratello minore sorpresi da questa sua reazione improvvisa di
rabbia. Fin da piccoli, Vayne era stato il loro passatempo preferito e insieme,
gli avevano tirato scherzi spesso di cattivo gusto. Ma mai, in tutta la loro
vita, lui si era espresso così contrariato nei loro confronti. Perfino
l’imperatore sembrò allibito.
“Questo bambino è nostro fratello. Questo bambino soffrirà
tutta la vita per la perdita della madre. E io, mi prenderò cura di lui.”
Vayne alzò gli occhi, guardandoli. Passarono attimi eterni,
in cui nessuno sembrava avere il coraggio di parlare. Alla fine, con voce
sicura, disse: “E il suo nome, sarà Larsa. Larsa Ferrinas Solidor. Nostro
fratello.”
Per un attimo, gli parve quasi
di vedere un piccolo sorriso spuntare da quelle labbra appena nate.
Ecco un’altra delle piccole storie. Qui, ho fatto Larsa
appena nato per far vedere l’inizio del legame profondo tra i due fratelli. Spero
che vi sia piaciuta. Purtroppo, dato che non so mai come sistemare il tempo,
metto il capitolo appena scritto e anche se l’ho riletto un paio di volte, so
già che contiene un sacco di errori e quindi mi scuso davvero. Un grazie di
cuore Arshatt per aver commentato: sono felice che ti
sia piaciuta, ero convinta che non avrei avuto nemmeno una recensione e vedere
la tua mi ha rincuorata e incoraggiata a scrivere ancora :). E grazie di cuore a
chi leggerà soltanto, commenterà o l’aggiungerà da qualche parte. Un bacione e
alla prossima, Astharte.
Ps ma tra gli avvertimenti ho messo bondage? Bhe è un errore
XD
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