Dhialya.
A
- Amicizia
~
Prospective of a
new life ~
[Future]
Oh
mannaggia, perché?
Pesti un piede per terra lanciando
lontano un sassolino, ansiosa, mentre controlli l'orario sul cellulare
e smani dall'idea di iniziare a toglierti le pellicine intorno alle
unghie.
Lo fai sempre quando sei nervosa, - e in quel momento lo sei
decisamente, mentre continui a fare gli stessi gesti in modo veloce e a
scatti.
Però hai anche deciso di provare a perdere il vizio,
cosa non facile, quindi cerchi in tutti i modi di distrarti per non
pensarci. - Entrando nel circolo vizioso di controllare cose
immaginarie sul cellulare, sistemarsi i capelli, controllare
l'abbigliamento o cercare qualcosa di non definito sul fondo della
borsa.
Perché a me?
E' la domanda che ti ripeti da quando
sei uscita di casa. E prima, mentre ti preparavi. Ed ancora, i giorni
precedenti a quello.
In realtà te lo chiedi da quando hai
accettato, domandandoti se per qualche strano caso dell'universo la tua
mente si fosse per caso azzerata proprio in quel momento per lasciare
posto ad un criceto che non sa usare la ruota.
Stupida, stupida.
Batti
una mano ripetutamente sulla fronte ma poi ti fermi, accorgendoti che
dei signori ti stavano guardando con apprensione, come se avessi
bisogno di aiuto.
Merda.
Avvampi e sorrisi imbarazzata, voltando lo
sguardo dalla parte opposta ed appoggiandoti ad un palo.
Cerchi di
respirare piano, per raccogliere un po' di calma.
Magari nemmeno viene.
-Scusa il ritardo! Hai aspettato molto?-
Doppiamente merda.
Trasali e
ti giri, forzando il sorriso ed incassandoti nelle spalle.
Solo un
venti minuti buoni, ma è colpa tua e dell'agitazione, che ti
ha fatto preparare un'ora e mezza prima del necessario.
-No,
tranquilla-.
La guardi, studiandola per bene come non avevi fatto in
precedenza mentre lei controlla qualcosa sul cellulare. Ha il viso
delicato ed il corpo da fata, piccolino e aggraziato, gli occhi dolci e
un sorriso accennato.
Ti senti tanto goffa ed insulsa, a suo confronto,
come un troll di montagna.
In realtà ti sei sempre sentita
goffa ed insulsa in confronto a chiunque.
Ecco perché eviti
confronti e cerchi di stare lontana dalle persone.
Quello era stato un
errore. Tu non dovresti essere li. Non dovresti in ogni modo essere li
con qualcuno presumibilmente sconosciuto, non cerchi nuovi rapporti
– o almeno così ti grida una voce pressante nella
tua testa.
Cerchi
di
scappare dal vociare presente nei corridoi e nelle classi muovendoti
tra i gruppetti di alunni quasi disperatamente, cercando di mascherare
la voglia di metterti a correre per andare via il più
velocemente possibile da quella gabbia infernale.
È mentre
sei fuori e sospiri di sollievo che accade quello che per te
è un vero disastro: stavi cercando una canzone sul lettore
musicale e accennavi qualche passo indeciso, non guardando la direzione
in cui ti muovevi, e finisci per sbattere contro qualcuno.
Il cuore di
balza in gola prima che tu possa fermarlo e calmarti, e le mani
iniziano a tremare, il senso di colpa che dilaga e ti manda in panne.
-M-Mi dispiace!- Esordisci, avvinandoti alla tua vittima non
prestabilita e guardando intorno se altri ragazzi osservano la scena.
Qualcuno è stato attirato dall'accaduto, ma torna veloce a
confabulare; nonostante quello, vorresti infossarti nel terreno e
sparire.
È il mugolo che ti arriva alle orecchie che
t'impone di non svignartela.
La ragazza è circondata da
libri e mugola dolorante massaggiandosi un fianco.
-Dannazione, stai
più attenta!- Indietreggi, non sapendo cosa fare per
scusarti e come approcciarti: sai di aver sbagliato e di essere stata
sbadata.
-Si, hai ragione- Ingoi un boccone amaro durante
quell'affermazione.
Solitamente non vuoi avere torto, ti brucia da
morire.
Quel giorno però non ne hai voglia, ne ti viene da
inveire contro la ragazza dicendole che, almeno lei, poteva vedere se
stava andando contro qualcuno o poteva portare qualche libro in meno.
Inizi a raccogliere i tomi sparsi in giro prima che possano venire
calpestati da coetanei distratti. Vorresti aiutarla ad alzarsi, ma il
tuo corpo è come bloccato e le braccia non si allungano
verso la sconosciuta.
Le lanci un'occhiata, mentre è ancora
a terra. Sta soffiando sugli occhiali, e non puoi fare a meno di
chiederti come mai non si sia ancora alzata.
Come avendoti letto nel
pensiero raccoglie i libri più vicini a se stessa e ti
guarda, lanciandoti un'occhiata storta.
-Mi spiace, davvero- Ti
avvicini mentre si tira in piedi, stirandosi la camicetta, e le porgi
il tuo raccolto.
Lei ti guarda, e allora lo noti: un luccichio nel suo
sguardo, e un'espressione indecifrabile sul viso. Non sorride,
però non sembra nemmeno seria.
-Va bene, ti perdono.
Però ad una condizione-
Cosa?
Alzi un sopracciglio,
determinata a non cedere e chiedendoti cosa possa passarle per la
testa.
-Spara- Esali, chiudendo gli occhi ed espirando leggermente.
Poggi il peso su una gamba, mentre ti rendi conto che la musica
continua ad andare.
-Vieni a fare un giro come me al centro
commerciale, questo sabato- Strabuzzi gli occhi e la guardi, credendo
di aver capito male.
-Prego?- Sorridi sghemba per non scoppiare a
ridere di nervosismo.
No.
Ma proprio no.
Non se ne parla proprio.
Ne di
un pomeriggio forzato in giro per negozi, né di un giro
forzato in giro per negozi di sabato pomeriggio con una a cui sei
sbattuta contro per sbaglio.
-Vieni a fare un giro con me.
Così sarai perdonata del tutto- Sorride, sorride
semplicemente senza ghigni o smorfie strani, e capisci che non scherza.
-Dai, me lo devi!-
Da quando, precisamente? Vorresti domandare a quella
sua affermazione per convincerti maggiormente.
Ok, va bene.
La sua
richiesta ti pare strano e inusuale, però, guardandola bene,
tutta la sua persona ti pare un po' particolare.
Posso sempre
inventarmi un impegno improvviso e venire via prima – o non
andare del tutto.
Convinta della tua astuzia sfoggi un sorriso
determinato.
-Perfetto, ci sto-.
Hai
accettato perché, in qualche antro oscuro dentro di te,
qualcosa aveva vibrato.
Paura, forse?
Un ignaro senso di terrore per
quello sbaglio che ti avrebbe seguito per giorni.
“Quella
strana che fa pure cadere la gente e non si scusa”.
Ti
sembrava quasi possibile udire i bisbigli e le voci maligne che si
sarebbero potute spargere su te e che ti sarebbero state dette dietro,
tra risate beffarde e ghigni mal trattenuti di sbeffeggiamento.
Quindi
in qualche modo ti eri sentita in dovere ti scusarti, per restare in
pace con te stessa e la tua coscienza e poter continuare la tua vita
tranquilla e serena.
Un po' egoista e un po' altruista.
Le persone ti
avevano sempre deluso, quando ti aspettavi gesti da loro e le tue
speranze venivano infrante ci rimanevi male.
Non volevi più
fare quella fine, per cui ti eri allontanata da tutti e avevi smesso di
aspettarti qualcosa dagli altri; e allo stesso tempo di dare, o fare
favori.
Senza qualcuno da cui aspettarti qualcosa evitavi di venire
delusa.
Quindi, perché ti trovavi li?
Forse una forza che ti
aveva spinto ad accettare, tipo un sesto senso.
Perché una
ragazza così carina e con carattere doveva chiedere proprio
a te di passare il sabato pomeriggio con lei?
Forse c'era altro dietro.
Volevi sapere.
Ma, come al solito, non ti aspettavi nulla da quella
giornata.
Ti aveva detto nei giorni seguenti che sareste state solo voi
due, e di non preoccuparti di possibili presenze fastidiose ed
inopportune. Ti salutava e ti aveva dato il numero di cellulare per
rintracciarla, in caso di problemi.
Se ci fosse altro, dietro?
Lo avevi
sempre pensato che era particolare, da quando ci avevi sbattuto contro.
Era stato un incontro insolito – e chissà, se ce
ne fossero stati altri, come sarebbero andati. Forse sareste finite a
rotolare giù dal marciapiede?
Ti viene da ridere ma ti
trattieni, posando lo sguardo su di lei, che sta rimettendo il
cellulare in borsa e ti rivolge un sorriso mimando uno
“scusa”.
Scuoti la testa, per niente disturbata
– anche tu eri persa via, dopotutto.
-Non ci siamo presentate
a dovere, quindi ricapitoliamo- Si sistema il giubbetto, lisciandolo
lungo il busto e si schiarisce la voce, per poi alzare il mento sicura
ed inchiodarti con lo sguardo.
Non puoi scappare, non più.
-Io sono Demetra, piacere-.
Ti sorride, porgendoti una mano, in un
chiaro implicito messaggio di esporti, per una volta, di crederci.
Sembra tanto dirti di provare a tenerti stretto ciò che
è tuo e non lasciartelo strappare via, di provare a goderti
quello che ti viene offerto.
Di combattere per iniziare vivere
veramente, e non scappare solo nei mondi di musica e libri –
per quanto, sai, anche a lei piacciano.
-Tu?-
E ti sembra
tanto un faro venuto a salvarti dal buco nero che ti stava divorando.
E
quei pensieri erano strani, totalmente in direzione opposta a quelli
soliti a cui era abituata.
Ma non ci vuoi pensare.
Sei fuori, ti sei
preparata, è sabato pomeriggio.
E va bene.
-Dhialya-.
Ehhhh
raccolta giunta
al termine. Che soddisfazione. :')
Il “lieto fine”
era già da tempo stato deciso dall'inizio della
pubblicazione. Poi non si sa come va, non si può prevedere.
Come scrissi nel primo capitolo, ogni flash può avere
un'interpretazione a se, quindi storie di varie protagoniste oppure
solo di una in vari momenti della sua vita.
Vi ringrazio tanto per
avermi seguito in questa storia, ringrazio per la lettura e
l'attenzione; e grazie anche a chi, in un futuro, passerà a
leggere questi capitoli o lascerà un pensiero.
With Love,
Dhi.
Per chi fosse interessato, altre storie in corso:
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