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Autore: Dhialya    30/08/2013    0 recensioni
Sette shot per sette lettere.
Sette stralci di vita, sette strappi di pensieri. Passati, presenti, futuri.
{Capitolo cinque - Libertà: Lui era come lei. E per quello aveva la sensazione che le cose fossero giuste, per come si stavano evolvendo. Ed il futuro faceva un po' meno paura, in quei momenti. Erano memorie dal futuro. Come se lo avesse sempre saputo, come se non si trovasse davanti nulla di nuovo. Come se non avesse aspettato altro per tutta la vita. E si sentiva bene, immensamente bene, e non credeva che sarebbe riuscita nuovamente ad avere paura di morire, paura di lasciare qualcosa – qualcuno.
{Capitolo sette - Amicizia: "Stupida, stupida." Batti una mano ripetutamente sulla fronte ma poi ti fermi, accorgendoti che dei signori ti stavano guardando con apprensione, come se avessi bisogno di aiuto.
"Merda." Avvampi e sorrisi imbarazzata, voltando lo sguardo dalla parte opposta ed appoggiandoti ad un palo. Cerchi di respirare piano, per raccogliere un po' di calma.
"Magari nemmeno viene."
-Scusa il ritardo! Hai aspettato molto?-
"Doppiamente merda."

[D - Delusione.][H - Happy Ending.][I - Impassibile.][A - Apatia.][L - Libertà.][Y - Years.][A - Amicizia.]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dhialya.



A - Amicizia
~ Prospective of a new life ~
[Future]




Oh mannaggia, perché?

Pesti un piede per terra lanciando lontano un sassolino, ansiosa, mentre controlli l'orario sul cellulare e smani dall'idea di iniziare a toglierti le pellicine intorno alle unghie.
Lo fai sempre quando sei nervosa, - e in quel momento lo sei decisamente, mentre continui a fare gli stessi gesti in modo veloce e a scatti.
Però hai anche deciso di provare a perdere il vizio, cosa non facile, quindi cerchi in tutti i modi di distrarti per non pensarci. - Entrando nel circolo vizioso di controllare cose immaginarie sul cellulare, sistemarsi i capelli, controllare l'abbigliamento o cercare qualcosa di non definito sul fondo della borsa.

Perché a me?


E' la domanda che ti ripeti da quando sei uscita di casa. E prima, mentre ti preparavi. Ed ancora, i giorni precedenti a quello.
In realtà te lo chiedi da quando hai accettato, domandandoti se per qualche strano caso dell'universo la tua mente si fosse per caso azzerata proprio in quel momento per lasciare posto ad un criceto che non sa usare la ruota.

Stupida, stupida.

Batti una mano ripetutamente sulla fronte ma poi ti fermi, accorgendoti che dei signori ti stavano guardando con apprensione, come se avessi bisogno di aiuto.

Merda.

Avvampi e sorrisi imbarazzata, voltando lo sguardo dalla parte opposta ed appoggiandoti ad un palo.
Cerchi di respirare piano, per raccogliere un po' di calma.

Magari nemmeno viene.


-Scusa il ritardo! Hai aspettato molto?-

Doppiamente merda.


Trasali e ti giri, forzando il sorriso ed incassandoti nelle spalle.
Solo un venti minuti buoni, ma è colpa tua e dell'agitazione, che ti ha fatto preparare un'ora e mezza prima del necessario.

-No, tranquilla-.

La guardi, studiandola per bene come non avevi fatto in precedenza mentre lei controlla qualcosa sul cellulare. Ha il viso delicato ed il corpo da fata, piccolino e aggraziato, gli occhi dolci e un sorriso accennato.
Ti senti tanto goffa ed insulsa, a suo confronto, come un troll di montagna.
In realtà ti sei sempre sentita goffa ed insulsa in confronto a chiunque.
Ecco perché eviti confronti e cerchi di stare lontana dalle persone.
Quello era stato un errore. Tu non dovresti essere li. Non dovresti in ogni modo essere li con qualcuno presumibilmente sconosciuto, non cerchi nuovi rapporti – o almeno così ti grida una voce pressante nella tua testa.


Cerchi di scappare dal vociare presente nei corridoi e nelle classi muovendoti tra i gruppetti di alunni quasi disperatamente, cercando di mascherare la voglia di metterti a correre per andare via il più velocemente possibile da quella gabbia infernale.

È mentre sei fuori e sospiri di sollievo che accade quello che per te è un vero disastro: stavi cercando una canzone sul lettore musicale e accennavi qualche passo indeciso, non guardando la direzione in cui ti muovevi, e finisci per sbattere contro qualcuno.

Il cuore di balza in gola prima che tu possa fermarlo e calmarti, e le mani iniziano a tremare, il senso di colpa che dilaga e ti manda in panne.

-M-Mi dispiace!- Esordisci, avvinandoti alla tua vittima non prestabilita e guardando intorno se altri ragazzi osservano la scena. Qualcuno è stato attirato dall'accaduto, ma torna veloce a confabulare; nonostante quello, vorresti infossarti nel terreno e sparire.

È il mugolo che ti arriva alle orecchie che t'impone di non svignartela.
La ragazza è circondata da libri e mugola dolorante massaggiandosi un fianco.

-Dannazione, stai più attenta!- Indietreggi, non sapendo cosa fare per scusarti e come approcciarti: sai di aver sbagliato e di essere stata sbadata.

-Si, hai ragione- Ingoi un boccone amaro durante quell'affermazione.

Solitamente non vuoi avere torto, ti brucia da morire.
Quel giorno però non ne hai voglia, ne ti viene da inveire contro la ragazza dicendole che, almeno lei, poteva vedere se stava andando contro qualcuno o poteva portare qualche libro in meno.

Inizi a raccogliere i tomi sparsi in giro prima che possano venire calpestati da coetanei distratti. Vorresti aiutarla ad alzarsi, ma il tuo corpo è come bloccato e le braccia non si allungano verso la sconosciuta.
Le lanci un'occhiata, mentre è ancora a terra. Sta soffiando sugli occhiali, e non puoi fare a meno di chiederti come mai non si sia ancora alzata.
Come avendoti letto nel pensiero raccoglie i libri più vicini a se stessa e ti guarda, lanciandoti un'occhiata storta.

-Mi spiace, davvero- Ti avvicini mentre si tira in piedi, stirandosi la camicetta, e le porgi il tuo raccolto.
Lei ti guarda, e allora lo noti: un luccichio nel suo sguardo, e un'espressione indecifrabile sul viso. Non sorride, però non sembra nemmeno seria.

-Va bene, ti perdono. Però ad una condizione-

Cosa?

Alzi un sopracciglio, determinata a non cedere e chiedendoti cosa possa passarle per la testa.

-Spara- Esali, chiudendo gli occhi ed espirando leggermente. Poggi il peso su una gamba, mentre ti rendi conto che la musica continua ad andare.

-Vieni a fare un giro come me al centro commerciale, questo sabato- Strabuzzi gli occhi e la guardi, credendo di aver capito male.

-Prego?- Sorridi sghemba per non scoppiare a ridere di nervosismo.

No.
Ma proprio no.
Non se ne parla proprio.
Ne di un pomeriggio forzato in giro per negozi, né di un giro forzato in giro per negozi di sabato pomeriggio con una a cui sei sbattuta contro per sbaglio.

-Vieni a fare un giro con me. Così sarai perdonata del tutto- Sorride, sorride semplicemente senza ghigni o smorfie strani, e capisci che non scherza. -Dai, me lo devi!-

Da quando, precisamente? Vorresti domandare a quella sua affermazione per convincerti maggiormente.


Ok, va bene.


La sua richiesta ti pare strano e inusuale, però, guardandola bene, tutta la sua persona ti pare un po' particolare.


Posso sempre inventarmi un impegno improvviso e venire via prima – o non andare del tutto.


Convinta della tua astuzia sfoggi un sorriso determinato.

-Perfetto, ci sto-.


Hai accettato perché, in qualche antro oscuro dentro di te, qualcosa aveva vibrato.
Paura, forse?
Un ignaro senso di terrore per quello sbaglio che ti avrebbe seguito per giorni.
“Quella strana che fa pure cadere la gente e non si scusa”.
Ti sembrava quasi possibile udire i bisbigli e le voci maligne che si sarebbero potute spargere su te e che ti sarebbero state dette dietro, tra risate beffarde e ghigni mal trattenuti di sbeffeggiamento.

Quindi in qualche modo ti eri sentita in dovere ti scusarti, per restare in pace con te stessa e la tua coscienza e poter continuare la tua vita tranquilla e serena.
Un po' egoista e un po' altruista.

Le persone ti avevano sempre deluso, quando ti aspettavi gesti da loro e le tue speranze venivano infrante ci rimanevi male.
Non volevi più fare quella fine, per cui ti eri allontanata da tutti e avevi smesso di aspettarti qualcosa dagli altri; e allo stesso tempo di dare, o fare favori.

Senza qualcuno da cui aspettarti qualcosa evitavi di venire delusa.

Quindi, perché ti trovavi li?
Forse una forza che ti aveva spinto ad accettare, tipo un sesto senso.

Perché una ragazza così carina e con carattere doveva chiedere proprio a te di passare il sabato pomeriggio con lei?
Forse c'era altro dietro.
Volevi sapere.
Ma, come al solito, non ti aspettavi nulla da quella giornata.

Ti aveva detto nei giorni seguenti che sareste state solo voi due, e di non preoccuparti di possibili presenze fastidiose ed inopportune. Ti salutava e ti aveva dato il numero di cellulare per rintracciarla, in caso di problemi.

Se ci fosse altro, dietro?

Lo avevi sempre pensato che era particolare, da quando ci avevi sbattuto contro.
Era stato un incontro insolito – e chissà, se ce ne fossero stati altri, come sarebbero andati. Forse sareste finite a rotolare giù dal marciapiede?

Ti viene da ridere ma ti trattieni, posando lo sguardo su di lei, che sta rimettendo il cellulare in borsa e ti rivolge un sorriso mimando uno “scusa”.
Scuoti la testa, per niente disturbata – anche tu eri persa via, dopotutto.

-Non ci siamo presentate a dovere, quindi ricapitoliamo- Si sistema il giubbetto, lisciandolo lungo il busto e si schiarisce la voce, per poi alzare il mento sicura ed inchiodarti con lo sguardo.

Non puoi scappare, non più.

-Io sono Demetra, piacere-.

Ti sorride, porgendoti una mano, in un chiaro implicito messaggio di esporti, per una volta, di crederci. Sembra tanto dirti di provare a tenerti stretto ciò che è tuo e non lasciartelo strappare via, di provare a goderti quello che ti viene offerto.
Di combattere per iniziare vivere veramente, e non scappare solo nei mondi di musica e libri – per quanto, sai, anche a lei piacciano.

-Tu?-

E ti sembra tanto un faro venuto a salvarti dal buco nero che ti stava divorando.

E quei pensieri erano strani, totalmente in direzione opposta a quelli soliti a cui era abituata.
Ma non ci vuoi pensare.
Sei fuori, ti sei preparata, è sabato pomeriggio.

E va bene.

-Dhialya-.























































Ehhhh raccolta giunta al termine. Che soddisfazione. :')
Il “lieto fine” era già da tempo stato deciso dall'inizio della pubblicazione. Poi non si sa come va, non si può prevedere. Come scrissi nel primo capitolo, ogni flash può avere un'interpretazione a se, quindi storie di varie protagoniste oppure solo di una in vari momenti della sua vita.
Vi ringrazio tanto per avermi seguito in questa storia, ringrazio per la lettura e l'attenzione; e grazie anche a chi, in un futuro, passerà a leggere questi capitoli o lascerà un pensiero.
With Love,
Dhi.



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