Capitolo 18
Help.
Si asciugò
l'ultima lacrima, poi si vestì.
Un abito giallo fin troppo gonfio e sbrilluccicoso, ma quella sera
doveva essere una principessa.
No, non lo era.
Dentro si sentiva troppo cattiva per un simile ruolo, ma
perchè?
Perchè non l'aveva ricambiata?
Infine posò la tiara sulla testa.
Una principessa,
così l'aveva definita quella bambina.
Scese una lacrima dai suoi occhi.
«Non pensavo
tu fossi un
principe, perchè non sei mai felice come adesso che vedi
lei!
Lei è la tua principessa se ti fa felice! Poi solo lei ti fa
così bello!»
Vicino a lui sembrava una principessa, no non era così.
Desideri di bambini, solo desideri di bambini, quelli.
La sincerità e l'ingenuità di un bambino era
tutto
ciò che lei desiderava in quel momento, nessun indugiare,
solo
istinto.
Vicino a William sembrava una principessa, lui diventava più
bello con lei.
Un'altra lacrima.
Vicino a Ulrich lei cos'era, cosa diventava lui?
Prese la giacca e uscì, diretta verso il locale.
Appena arrivata li vide immediatamente, sorrise e si
avvicinò a loro «Bellissima
principessa, possiamo servirla?» chiese lei inchinandosi a
Olivya.
«Yumi!»
sorrise la bambina abbracciandola senza riflettere.
La ragazza fece altrettanto, per poi guardare William e porgergli la
giacca «Questa
è tua, grazie ancora per l'altra volta.»
«Oh,
figurati.» fece lui diventando rosso.
La piccola li interruppe «Ehi! Ma tu
adesso sei una principessa vera?»
«Certo!
Non vedi? Ahahahah» disse la ragazza facendo una piccola
piroetta per far vedere alla bambina il vestito.
«Che
sei bella! Anche io da grande voglio essere così!»
disse la piccola con gli occhi illuminati.
La
ragazza sorrise «Sarai molto più bella,
vedrai!»
William guardava Yumi, era così bella. Quel sorriso,
quanto avrebbe voluto vederlo rivolto a lui, a se stesso.
La piccola Olivya non aveva fatto altro che parlare di Yumi quel
giorno, dicendo quanto era bella e che non vedeva l'ora di rivederla.
In effetti, la bellezza di quella ragazza la notavano tutti, senza
scampo.
Sorrise al pensiero, e Yumi lo notò.
«Cosa
ridi?» fece lei scherzando.
Poi eccolo, quel sorriso, rivolto
proprio a lui.
«Io..»
si posò una mano sulla fronte, arrossito, per poi tornare ad
avvolgersi in quella stupida finzione «Tsk, ridevo
di voi due, stupide!»
La piccola gli fece una linguaccia «Sei solo
geloso che la tua principessa parla con me!»
I due ragazzi arrossirono, improvvisamente.
Olivya parla troppo,
non potè fare a meno di pensare William.
Poi guardò Yumi, in effetti quella sera, con Olivya,
chissà se gli avrebbe parlato almeno un po', non chiedeva
altro.
Stupido, idiota, bambino.
Innamorato.
All'improvviso, una voce proveniente dall'altoparlante da dove
solitamente si ascoltava la radio, disse «Ed ora,
principi o principesse, accogliete tra le vostre braccia un compagno e
ballate!»
La bambina guardò subito lo zio, poi Yumi «Lo zio
William!» disse spingendo con forza la ragazza verso di lui.
I due rimasero un attimo a guardarsi in volto, ancora quella scossa,
troppo forte per essere finta, troppo forte per essere solo
un'illusione.
«P-Prego.»
disse Yumi allungando una mano, non aveva più fiato in gola
improvvisamente, si sentiva spossata.
Il
ragazzo le prese la mano e si alzò.
Iniziarono a ballare, imbarazzati, per la sala insieme a tutto il resto
dei clienti.
Quegli sguardi,
erano diversi.
Diversi da sempre.
Sto facendo un errore,
si ripetè lei guardandolo in quegli occhi scuri e magnetici,
troppo sbagliato.
Inaccettabile, lurido
gesto,
si disse invece lui, ma anche se sapeva che era così non
riusciva a fermarsi da quel volteggio che la teneva vicino al suo cuore.
Sarebbe rimasto così per sempre, se solo gli fosse stato
permesso, ma poi la musica si fermò.
I due si ritrovarono al centro della sala, l'uno negli sguardi
dell'altro.
Stavolta lo capiva,
lo sentiva, il cuore di lei battere col suo, e questo lo faceva sentire
strano, troppo.
Lei, invece, vedeva quello sguardo diverso, che faceva trasparire
troppo.
Troppi sentimenti
sbagliati.
Provavano qualcosa l'uno per l'altra, era così e lo sapevano.
Era incredibilmente sbagliato, ma anche fin troppo vero.
Ancora uno sguardo, uno, e sarebbe ceduto tutto.
Uno sfiorarsi tra i due era tutto, tranne giusto, significava tradimenti, difficoltà, menzogne,
sporcizia, luridi.
Impregnarmi di
tradimento per lei? si chiese William non riuscendo a
staccare da quell'ebano che erano i suoi occhi.
Soffrire per lui?
pensò Yumi con le mani sul suo petto.
Erano errori su errori, fin dall'inizio.
Non dovevano conoscersi,
non dovevano
parlare, non dovevano litigare, non dovevano gridare, non dovevano
piangere, non dovevano confortarsi, non dovevano odiarsi, non potevano
Amarsi.
Lo sapevano che mai, in tutta la loro vita, non avrebbero fatto azione
più vile di quest'ultima, ma c'era qualcosa negli occhi
dell'altro, come una flebile, ma sicura, speranza.
Qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa che la ragazza si rese conto di
necessitare.
Agganciarsi al suo sguardo, ai suoi occhi, agganciarsi a lui.
Lui non diceva nulla, si rendeva lentamente conto che quel momento era
perfetto, non ne avrebbe avuto uno simile.
Si sentiva un bambino, tra le braccia di quella splendida principessa.
E sentiva che anche lei provava qualcosa, ma non sapeva cosa.
Era un dubbio indomabile, ma per quanto lo fosse, non usciva la voce
per chiedere spiegazioni.
Sapeva solo che aveva bisogno di starle accanto, perchè il
momento migliore della giornata era quello in cui lei gli rivolgeva la
parola, anche un semplice "Ciao" lo faceva respirare come mai prima,
gli faceva sentire la vita in un modo tutto nuovo.
Ne vale la pena,
macchiarsi di peccati per mantenere quella minima speranza?
si chiese lei con le mani aggrappate, perchè di certo non
erano appoggiate, al petto del ragazzo.
Cosa stava succedendo?
Non voleva lasciarlo, non voleva.
Da quando necessitava della presenza di William, di quella sua speranza?
Non se ne era resa conto, prima, credeva che Ulrich fosse la sua unica
speranza, ma poi, aver incontrato quel ragazzo così simile a lei.
Poi quella scossa che giorni prima aveva percosso anche lui.
Che sia Amore?
A quel pensiero alzò lo sguardo verso di lui.
Amarlo.
Una lacrima le percorse una guancia.
Sentì quel contatto umido sul suo volto, se fosse stato
Ulrich
probabilmente avrebbe sentito la sua mano fermare la lacrima con una
carezza.
Ma non era Ulrich.
Un contatto, diverso, nuovo.
Spalancò gli occhi.
William le aveva dato un bacio sulla guancia, accogliendo tra le sue
labbra quella goccia di angoscia.
Era stato troppo dolce per sembrare reale, qualcosa da favola.
Sì, lui sembrava un principe.
Lo guardò.
«Sei
molto più bella se non piangi.» si
limitò a dirle allontanandosi dal suo viso.
Lei rimase ferma, con la bocca leggermente schiusa, non sapeva cosa
dire.
Troppo confusa
per tutto.
Sensazioni troppo sbagliate, troppo vere, troppo vicine.
Troppo.
Un'altra lacrima, e un'altra, e un'altra.
Era sbagliata, lei.
Scostò William per correre via dal locale.
Correva, correva di nuovo.
Aveva smesso da così poco, ma era difficile non fuggire alla
paura, alle scelte, alla razionalità.
Finì nel parco, era buio, solo pochi lampioni illuminavano i
viali che attraversavano il grande giardino.
Tutto vuoto.
Si trovò esausta ai piedi di un salice, si sedette contro un
tronco.
Prese tra le braccia le proprie ginocchia, in cerca di consolazione.
Voleva nascondersi, nascondere il proprio volto persino alla luna.
Abbassò il capo, la tiara cadde tintinnando sopra il cemento.
Era troppo stanca, non ce la faceva.
Si addormentò con gli occhi ancora lucidi, mentre sentiva
quella dannata voce cercarla.
William l'aveva vista fuggire in lacrime.
Forse quel gesto era stato troppo, sì, aveva sbagliato e ora
doveva rimediare.
Prese la mano di Olivya e insieme uscirono rincorrendo quella
principessa piangente.
Arrivarono al parco.
«Yumi!»
gridò lui non vedendola più tra quei cespugli
scuri «Ti
prego, rispondici!»
La
piccola Olivya lo tirò a sè «Ho sentito
un suono, di là!»
Poi vide il piccolo gioiello a terra e lì, sotto un albero
triste quanto lui, una bellissima principessa addormentata.
«Sembra
Biancaneve.» si lasciò sfuggire la piccola
guardando la ragazza dormiente.
Lui sorrise, poi ripensando alla favola fece qualcosa di estremamente
sbagliato, ma irresistibile.
Si
chinò sulla ragazza, per poi scostarle i capelli dal viso.
Con una carezza asciugò le ultime lacrime, per poi
avvicinare il
proprio viso al suo e, infine, regalarle un tenero bacio a fior di
labbra.
Non era stato nulla, solo un tocco, come in quella favola.
Forse dentro di sè, sperava davvero di vederla svegliarsi.
Sorrise.
Quello sarebbe stato il loro ultimo contatto e lei non lo aveva
avvertito, ma non importava, era stato sufficiente.
William si voltò a guardare la luna, quando la piccola
richiamò la sua attenzione.
«Zio,
guardala!»
Così fece, e venne più che sorpreso nel vedere la
ragazza con gli occhi aperti che si sfiorava le labbra.
Lei lo aveva sentito, quel
delicato tocco, era stato qualcosa di piacevole e speciale.
Alzò lo sguardo, un principe la teneva tra le sue braccia.
Gli guardò la bocca, era
lui.
Posò le sue mani dietro la sua nuca, per poi attirarlo al
suo volto.
Sbagliava,
era evidente, eppure non era riuscita a fermarsi.
Quel contatto che aveva avvertito poco prima l'aveva riscaldata davvero.
Lui si era ritrovato ad ammirare i suoi occhi umidi da troppo vicino,
una vicinanza disarmante.
Erano troppo simili.
E due persone così simili come potevano non provare
un'attrazione velenosa nei confronti dell'altro?
Qualcosa di troppo forte, per essere contrastato.
Troppo forte per lui, confusionario per lei.
Ma in quel momento, lei non riusciva a farne altrimenti.
Lo aveva attirato a sè, lo aveva guardato negli occhi.
Quegli occhi scuri,
e poi, lentamente, avevano assaporato l'uno il calore dell'altro.
Quel bacio era contraccambiato da entrambi.
Quel bacio, caldo, odiato, amaro, velenoso, dolce, felice, unico, inaccettabile.
Si staccarono per poi guardarsi negli occhi, entrambi senza fiato.
Loro erano un principe e la sua principessa, loro erano uguali.
Continuavano a guardarsi.
Yumi si posò una mano sul petto, cosa aveva fatto?
Lui non smetteva di guardarla, incantato dalla sensazione appena
provato.
Mai con nessun altra ragazza aveva provato qualcosa di simile.
La ragazza si alzò, per poi correre via.
Lui non la seguì, avevano sbagliato, eccome se lo avevano
fatto.
Quel bacio era piaciuto ad entrambi, e questa era la cosa peggiore.
«Andiamo.»
disse William prendendo la mano a Olivya.
«La
seguiamo?» chiese la piccola, emozionata dopo aver visto lo
zio baciare quella ragazza.
«No,
andiamo a casa.» disse lui «Ti aspetta
la mamma.»
Così se ne andarono.
Yumi arrivò a casa distrutta, non aveva la forza di fare
nulla, non voleva neppure dormire.
Non voleva sognare,
aveva paura anche solo di pensare di sognare William invece che Ulrich,
non doveva dannazione.
Si diede un colpo alla testa, mentre si abbandonava contro la porta
d'ingresso piangendo.
«Cos'ho
fatto? Come ho potuto?»
Si alzò per poi andare a fare una doccia, sempre piangendo.
Sotto quel getto sembrava quasi che non ci fossero lacrime, che fosse
stato solo un sogno.
Ma no, non lo era.
E se William avesse detto qualcosa?
Forse sarebbe stato meglio che Ulrich avesse saputo tutto, ma cosa le
avrebbe detto?
Ma che domande,
pensò lei chiudendo il getto, mi lascerebbe.
Dopo tutto, lui si fidava di lei, anche dopo che lei gli aveva rivelato
ciò che credeva di lui.
Lui le era sempre stato
accanto.
Lo aveva accusato di tradimento, quando alla fine era stata lei la
più vile dei due.
Che mostro, solo un
mostro.
Indossò in fretta un paio di pantaloni e una maglietta e si
mise a letto.
Alla fine, dormire era la sola cosa che l'avrebbe aiutata, anche se
poco.
William
era rimasto solo.
Sua madre lavorava tutta la notte, e lui aveva riaccompagnato Olivya a
casa.
Ora era solo, brutta cosa.
La sua mente si ritrovò a commettere lo sbaglio che doveva
evitare, riflettere su
quel bacio.
Era stato perfetto, nuovo, sensazioni incredibili, una tempesta
incredibilmente gradevole.
Ma come avrebbe fatto poi a evitare ciò che provava, come si
sarebbero guardati?
Ora
non sarebbe più riuscito a vivere senza provare nuovamente
quelle
sensazioni, il mondo andava col diventare qualcosa in bianco e nero.
Non
si sarebbe più accontentato di vederla da lontano o di
infastidirla
mentre serviva i clienti al bar con quel maledetto vestito, quello
stupido straccio che tutti osavano guardare, lei era sua.
No, si
corresse immediatamente dopo aver realizzato un immenso errore, lei è di Ulrich.
Loro si Amavano.
Lui era felice, realizzato, aveva conquistato anche l'ultima cosa che
gli mancava.
E poi toccava a lei la scelta.
E chi avrebbe scelto, un povero ragazzo di quartiere o il figlio di un
uomo d'affari che aveva tutto?
Sorrise malinconico.
La favola non cambia mai,
si disse.
Lui
era solo il servitore, quello a cui venivano affidate le parti da poco,
quello che rimane in silenzio mentre l'eroe sconfigge il drago.
È solamente la spalla che viene ringraziata all'ultimo.
Favole, non erano mai sembrate tanto ingiuste a un bambino che credeva
di poter essere lui il principe.
Macchè, forse
sono proprio io il drago qui, disse estraendo dalla tasca
una sigaretta, l'accese, se
non ci fossi mai stato, tutti sarebbero stati più felici,
Ulrich, Yumi.. Persino mia madre.
Guardò
il soffitto.
Sua madre aveva sempre faticato a badare alle spese dei bambini, due.
Se lui non ci fosse stato, sarebbe stato tutto più semplice.
Yumi invece Amava Ulrich, non
lui.
Lui si era messo in mezzo, non c'entrava niente.
Ulrich, il suo migliore amico stava subendo troppe sofferenze a causa
sua.
Non sapeva che fare, cosa dire al suo amico.
Niente, non
poteva rovinare tutto.
Sarebbe stato zitto, lo avrebbe fatto per lei, per non vederla
più piangere.
Sospirò.
Solo danni porto,
pensò buttando il filtro ormai al limite.
Andò in camera, era meglio dormire.
Ulrich aveva passato quella serata a riflettere, gli stava sfuggendo tutto dalle
mani, era come se tutto stesse diventando offuscato, come
immerso nella nebbia.
Yumi non c'era più, non sarebbe tornata quella notte.
Non l'aveva baciata, l'aveva sentita appoggiarsi a lui, con Amore.
A lui non sembrava, e non aveva ricambiato, forse aveva
fatto bene.
Lo Amava ancora? Era come se tutti i dubbi dei giorni precedenti
tornassero a galla.
Forse erano troppo diversi,
avrebbe dovuto dirle la verità fin dall'inizio, doveva dirle
tutto della sua famiglia, della ricchezza, ma non lo aveva fatto a causa di William.
Lo aveva visto avvicinarsi pericolosamente, e non voleva che le
differenze fra loro due fossero così tante.
E non voleva che lei notasse quella somiglianza che gli univa, ma forse
aveva sbagliato.
Se ne era andata, non aveva ricambiato il suo bacio.
Aveva sbagliato per tutto quel tempo.
E lui, non era nulla senza di lei.
Era morto, il cuore a pezzi, uno straccio.
L'ombra di un ragazzo, un'immagine sfocata.
Avrebbe fatto di tutto per averla tra le braccia in quel momento, per
chiederle scusa, lo avrebbe anche rubato quell'attimo.
Ma non sapeva nemmeno dove fosse andata, o perchè non lo
chiamasse.
Lei se ne era andata, lui voleva spiegazioni, ma infondo, gliele aveva
date, aveva bisogno di farcela da sola. Doveva capirla.
Doveva ancora tornare
come prima, diceva lei tutti i giorni.
Eppure quelle parole gli erano sembrate finte, false.
Non le credeva, lui che per primo aveva detto di fidarsi ciecamente di
Yumi, non le credeva.
Aveva paura, terrore,
ma non lo avrebbe mai ammesso.
«Testardo!»
si disse prima di prendere il cellulare, sentendosi codardo.
«Pronto?»
«Ciao,
sono io.»
«Ulrich!
Che succede?»
«Accetto
quell'invito.» disse alla sorella «Non ce la
faccio da solo.»
«Ok..»
Detto questo riattaccò.
Non voleva più starci lì, non senza Yumi, era
solo una trappola per i suoi ricordi.
Iniziò a mettere i vestiti nelle valigie.
Lui non era insicuro, sapeva perfettamente ciò che faceva.
Si rendeva perfettamente conto delle sue scelte.
Combatteva sempre, e stavolta non sarebbe stato da meno.
Semplicemente, combattere contro se stesso e i propri ricordi risultava
stupido, o almeno così credeva.
Non poteva ammettere che per la prima volta nella sua vita si stava
ritirando, non poteva
essere così.