Fumetti/Cartoni europei > Code Lyoko
Segui la storia  |       
Autore: BrokenSmileSmoke    31/08/2013    2 recensioni
Yumi Ishiyama è una ragazza molto chiusa in se stessa, con un passato che l'ha traumatizzata, finchè non incontra un ragazzo che tenta di farla tornare a vivere come prima; non ha amici eccetto Aelita, e non vuole averne.
Dal testo:
Essere ammessa in quell'accademia, per lei, non era soddisfacente; era piuttosto un bisogno, ma nessuno poteva capirla. [...]
Lo aveva scelto lei, il trasferimento, e avrebbe dovuto accettare ciò che sarebbe successo da quel momento in poi senza proferir parola.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aelita, Odd, Ulrich, William, Yumi
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'L'Amore è una lotta '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L'Amore È Una Lotta
L'Amore È Una Lotta.
Capitolo 18

Help.
Si asciugò l'ultima lacrima, poi si vestì.
Un abito giallo fin troppo gonfio e sbrilluccicoso, ma quella sera doveva essere una principessa.
No, non lo era.
Dentro si sentiva troppo cattiva per un simile ruolo, ma perchè?
Perchè non l'aveva ricambiata?
Infine posò la tiara sulla testa.
Una principessa, così l'aveva definita quella bambina.
Scese una lacrima dai suoi occhi.

«Non pensavo tu fossi un principe, perchè non sei mai felice come adesso che vedi lei! Lei è la tua principessa se ti fa felice! Poi solo lei ti fa così bello!»

Vicino a lui sembrava una principessa, no non era così.
Desideri di bambini, solo desideri di bambini, quelli.
La sincerità e l'ingenuità di un bambino era tutto ciò che lei desiderava in quel momento, nessun indugiare, solo istinto.
Vicino a William sembrava una principessa, lui diventava più bello con lei.
Un'altra lacrima.
Vicino a Ulrich lei cos'era, cosa diventava lui?
Prese la giacca e uscì, diretta verso il locale.

Appena arrivata li vide immediatamente, sorrise e si avvicinò a loro
«Bellissima principessa, possiamo servirla?» chiese lei inchinandosi a Olivya.
«Yumi!» sorrise la bambina abbracciandola senza riflettere.
La ragazza fece altrettanto, per poi guardare William e porgergli la giacca
«Questa è tua, grazie ancora per l'altra volta.»
«Oh, figurati.» fece lui diventando rosso.
La piccola li interruppe
«Ehi! Ma tu adesso sei una principessa vera?»
«Certo! Non vedi? Ahahahah» disse la ragazza facendo una piccola piroetta per far vedere alla bambina il vestito.
«Che sei bella! Anche io da grande voglio essere così!» disse la piccola con gli occhi illuminati.
La ragazza sorrise «Sarai molto più bella, vedrai!»
William guardava Yumi, era così bella. Quel sorriso, quanto avrebbe voluto vederlo rivolto a lui, a se stesso.
La piccola Olivya non aveva fatto altro che parlare di Yumi quel giorno, dicendo quanto era bella e che non vedeva l'ora di rivederla.
In effetti, la bellezza di quella ragazza la notavano tutti, senza scampo.
Sorrise al pensiero, e Yumi lo notò.
«Cosa ridi?» fece lei scherzando.
Poi eccolo, quel sorriso, rivolto proprio a lui.
«Io..» si posò una mano sulla fronte, arrossito, per poi tornare ad avvolgersi in quella stupida finzione «Tsk, ridevo di voi due, stupide!»
La piccola gli fece una linguaccia
«Sei solo geloso che la tua principessa parla con me!»
I due ragazzi arrossirono, improvvisamente.
Olivya parla troppo, non potè fare a meno di pensare William.
Poi guardò Yumi, in effetti quella sera, con Olivya, chissà se gli avrebbe parlato almeno un po', non chiedeva altro.

Stupido, idiota, bambino.
Innamorato
.

All'improvviso, una voce proveniente dall'altoparlante da dove solitamente si ascoltava la radio, disse
«Ed ora, principi o principesse, accogliete tra le vostre braccia un compagno e ballate!»
La bambina guardò subito lo zio, poi Yumi
«Lo zio William!» disse spingendo con forza la ragazza verso di lui.
I due rimasero un attimo a guardarsi in volto, ancora quella scossa, troppo forte per essere finta, troppo forte per essere solo un'illusione.
«P-Prego.» disse Yumi allungando una mano, non aveva più fiato in gola improvvisamente, si sentiva spossata.
Il ragazzo le prese la mano e si alzò.
Iniziarono a ballare, imbarazzati, per la sala insieme a tutto il resto dei clienti.
Quegli sguardi, erano diversi.
Diversi da sempre.

Sto facendo un errore, si ripetè lei guardandolo in quegli occhi scuri e magnetici, troppo sbagliato.

Inaccettabile, lurido gesto, si disse invece lui, ma anche se sapeva che era così non riusciva a fermarsi da quel volteggio che la teneva vicino al suo cuore.
Sarebbe rimasto così per sempre, se solo gli fosse stato permesso, ma poi la musica si fermò.
I due si ritrovarono al centro della sala, l'uno negli sguardi dell'altro.
Stavolta lo capiva, lo sentiva, il cuore di lei battere col suo, e questo lo faceva sentire strano, troppo.
Lei, invece, vedeva quello sguardo diverso, che faceva trasparire troppo.
Troppi sentimenti sbagliati.
Provavano qualcosa l'uno per l'altra, era così e lo sapevano.
Era incredibilmente sbagliato, ma anche fin troppo vero.
Ancora uno sguardo, uno, e sarebbe ceduto tutto.
Uno sfiorarsi tra i due era tutto, tranne giusto, significava tradimenti, difficoltà, menzogne, sporcizia, luridi.
Impregnarmi di tradimento per lei? si chiese William non riuscendo a staccare da quell'ebano che erano i suoi occhi.
Soffrire per lui? pensò Yumi con le mani sul suo petto.
Erano errori su errori, fin dall'inizio.
Non dovevano conoscersi, non dovevano parlare, non dovevano litigare, non dovevano gridare, non dovevano piangere, non dovevano confortarsi, non dovevano odiarsi, non potevano Amarsi.
Lo sapevano che mai, in tutta la loro vita, non avrebbero fatto azione più vile di quest'ultima, ma c'era qualcosa negli occhi dell'altro, come una flebile, ma sicura, speranza.
Qualcosa a cui aggrapparsi, qualcosa che la ragazza si rese conto di necessitare.
Agganciarsi al suo sguardo, ai suoi occhi, agganciarsi a lui.

Lui non diceva nulla, si rendeva lentamente conto che quel momento era perfetto, non ne avrebbe avuto uno simile.
Si sentiva un bambino, tra le braccia di quella splendida principessa.
E sentiva che anche lei provava qualcosa, ma non sapeva cosa.
Era un dubbio indomabile, ma per quanto lo fosse, non usciva la voce per chiedere spiegazioni.
Sapeva solo che aveva bisogno di starle accanto, perchè il momento migliore della giornata era quello in cui lei gli rivolgeva la parola, anche un semplice "Ciao" lo faceva respirare come mai prima, gli faceva sentire la vita in un modo tutto nuovo.
Ne vale la pena, macchiarsi di peccati per mantenere quella minima speranza? si chiese lei con le mani aggrappate, perchè di certo non erano appoggiate, al petto del ragazzo.
Cosa stava succedendo?
Non voleva lasciarlo, non voleva.
Da quando necessitava della presenza di William, di quella sua speranza?
Non se ne era resa conto, prima, credeva che Ulrich fosse la sua unica speranza, ma poi, aver incontrato quel ragazzo così simile a lei.
Poi quella scossa che giorni prima aveva percosso anche lui.
Che sia Amore?
A quel pensiero alzò lo sguardo verso di lui.
Amarlo.
Una lacrima le percorse una guancia.
Sentì quel contatto umido sul suo volto, se fosse stato Ulrich probabilmente avrebbe sentito la sua mano fermare la lacrima con una carezza.
Ma non era Ulrich.
Un contatto, diverso, nuovo.
Spalancò gli occhi.
William le aveva dato un bacio sulla guancia, accogliendo tra le sue labbra quella goccia di angoscia.
Era stato troppo dolce per sembrare reale, qualcosa da favola.
Sì, lui sembrava un principe.
Lo guardò.
«Sei molto più bella se non piangi.» si limitò a dirle allontanandosi dal suo viso.
Lei rimase ferma, con la bocca leggermente schiusa, non sapeva cosa dire.
Troppo confusa per tutto.
Sensazioni troppo sbagliate, troppo vere, troppo vicine.
Troppo.
Un'altra lacrima, e un'altra, e un'altra.
Era sbagliata, lei.

Scostò William per correre via dal locale.
Correva, correva di nuovo.
Aveva smesso da così poco, ma era difficile non fuggire alla paura, alle scelte, alla razionalità.
Finì nel parco, era buio, solo pochi lampioni illuminavano i viali che attraversavano il grande giardino.
Tutto vuoto.
Si trovò esausta ai piedi di un salice, si sedette contro un tronco.
Prese tra le braccia le proprie ginocchia, in cerca di consolazione.
Voleva nascondersi, nascondere il proprio volto persino alla luna.
Abbassò il capo, la tiara cadde tintinnando sopra il cemento.
Era troppo stanca, non ce la faceva.
Si addormentò con gli occhi ancora lucidi, mentre sentiva quella dannata voce cercarla.

William l'aveva vista fuggire in lacrime.
Forse quel gesto era stato troppo, sì, aveva sbagliato e ora doveva rimediare.
Prese la mano di Olivya e insieme uscirono rincorrendo quella principessa piangente.
Arrivarono al parco.
«Yumi!» gridò lui non vedendola più tra quei cespugli scuri «Ti prego, rispondici!»
La piccola Olivya lo tirò a sè «Ho sentito un suono, di là!»
Poi vide il piccolo gioiello a terra e lì, sotto un albero triste quanto lui, una bellissima principessa addormentata.
«Sembra Biancaneve.» si lasciò sfuggire la piccola guardando la ragazza dormiente.
Lui sorrise, poi ripensando alla favola fece qualcosa di estremamente sbagliato, ma irresistibile.
Si chinò sulla ragazza, per poi scostarle i capelli dal viso.
Con una carezza asciugò le ultime lacrime, per poi avvicinare il proprio viso al suo e, infine, regalarle un tenero bacio a fior di labbra.
Non era stato nulla, solo un tocco, come in quella favola.
Forse dentro di sè, sperava davvero di vederla svegliarsi.
Sorrise.
Quello sarebbe stato il loro ultimo contatto e lei non lo aveva avvertito, ma non importava, era stato sufficiente.
William si voltò a guardare la luna, quando la piccola richiamò la sua attenzione.
«Zio, guardala!»
Così fece, e venne più che sorpreso nel vedere la ragazza con gli occhi aperti che si sfiorava le labbra.
Lei lo aveva sentito, quel delicato tocco, era stato qualcosa di piacevole e speciale.
Alzò lo sguardo, un principe la teneva tra le sue braccia.
Gli guardò la bocca, era lui.
Posò le sue mani dietro la sua nuca, per poi attirarlo al suo volto.
Sbagliava, era evidente, eppure non era riuscita a fermarsi.
Quel contatto che aveva avvertito poco prima l'aveva riscaldata davvero.
Lui si era ritrovato ad ammirare i suoi occhi umidi da troppo vicino, una vicinanza disarmante.

Erano troppo simili.
E due persone così simili come potevano non provare un'attrazione velenosa nei confronti dell'altro?
Qualcosa di troppo forte, per essere contrastato.
Troppo forte per lui, confusionario per lei.
Ma in quel momento, lei non riusciva a farne altrimenti.
Lo aveva attirato a sè, lo aveva guardato negli occhi.
Quegli occhi scuri, e poi, lentamente, avevano assaporato l'uno il calore dell'altro.
Quel bacio era contraccambiato da entrambi.
Quel bacio, caldo, odiato, amaro, velenoso, dolce, felice, unico, inaccettabile.
Si staccarono per poi guardarsi negli occhi, entrambi senza fiato.
Loro erano un principe e la sua principessa, loro erano uguali.

Continuavano a guardarsi.
Yumi si posò una mano sul petto, cosa aveva fatto?
Lui non smetteva di guardarla, incantato dalla sensazione appena provato.
Mai con nessun altra ragazza aveva provato qualcosa di simile.
La ragazza si alzò, per poi correre via.
Lui non la seguì, avevano sbagliato, eccome se lo avevano fatto.
Quel bacio era piaciuto ad entrambi, e questa era la cosa peggiore.
«Andiamo.» disse William prendendo la mano a Olivya.
«La seguiamo?» chiese la piccola, emozionata dopo aver visto lo zio baciare quella ragazza.
«No, andiamo a casa.» disse lui «Ti aspetta la mamma.»
Così se ne andarono.

Yumi arrivò a casa distrutta, non aveva la forza di fare nulla, non voleva neppure dormire.
Non voleva sognare, aveva paura anche solo di pensare di sognare William invece che Ulrich, non doveva dannazione.
Si diede un colpo alla testa, mentre si abbandonava contro la porta d'ingresso piangendo.
«Cos'ho fatto? Come ho potuto?»
Si alzò per poi andare a fare una doccia, sempre piangendo.
Sotto quel getto sembrava quasi che non ci fossero lacrime, che fosse stato solo un sogno.
Ma no, non lo era.
E se William avesse detto qualcosa?
Forse sarebbe stato meglio che Ulrich avesse saputo tutto, ma cosa le avrebbe detto?
Ma che domande, pensò lei chiudendo il getto, mi lascerebbe.
Dopo tutto, lui si fidava di lei, anche dopo che lei gli aveva rivelato ciò che credeva di lui.
Lui le era sempre stato accanto.
Lo aveva accusato di tradimento, quando alla fine era stata lei la più vile dei due.
Che mostro, solo un mostro.
Indossò in fretta un paio di pantaloni e una maglietta e si mise a letto.
Alla fine, dormire era la sola cosa che l'avrebbe aiutata, anche se poco.

William era rimasto solo.
Sua madre lavorava tutta la notte, e lui aveva riaccompagnato Olivya a casa.
Ora era solo, brutta cosa.
La sua mente si ritrovò a commettere lo sbaglio che doveva evitare, riflettere su quel bacio.
Era stato perfetto, nuovo, sensazioni incredibili, una tempesta incredibilmente gradevole.
Ma come avrebbe fatto poi a evitare ciò che provava, come si sarebbero guardati?
Ora non sarebbe più riuscito a vivere senza provare nuovamente quelle sensazioni, il mondo andava col diventare qualcosa in bianco e nero.
Non si sarebbe più accontentato di vederla da lontano o di infastidirla mentre serviva i clienti al bar con quel maledetto vestito, quello stupido straccio che tutti osavano guardare, lei era sua.
No, si corresse immediatamente dopo aver realizzato un immenso errore, lei è di Ulrich.
Loro si Amavano.
Lui era felice, realizzato, aveva conquistato anche l'ultima cosa che gli mancava.
E poi toccava a lei la scelta.
E chi avrebbe scelto, un povero ragazzo di quartiere o il figlio di un uomo d'affari che aveva tutto?
Sorrise malinconico.
La favola non cambia mai, si disse.
Lui era solo il servitore, quello a cui venivano affidate le parti da poco, quello che rimane in silenzio mentre l'eroe sconfigge il drago.
È solamente la spalla che viene ringraziata all'ultimo.
Favole, non erano mai sembrate tanto ingiuste a un bambino che credeva di poter essere lui il principe.
Macchè, forse sono proprio io il drago qui, disse estraendo dalla tasca una sigaretta, l'accese, se non ci fossi mai stato, tutti sarebbero stati più felici, Ulrich, Yumi.. Persino mia madre.
Guardò il soffitto.
Sua madre aveva sempre faticato a badare alle spese dei bambini, due.
Se lui non ci fosse stato, sarebbe stato tutto più semplice.
Yumi invece Amava Ulrich, non lui.
Lui si era messo in mezzo, non c'entrava niente.
Ulrich, il suo migliore amico stava subendo troppe sofferenze a causa sua.
Non sapeva che fare, cosa dire al suo amico.
Niente, non poteva rovinare tutto.
Sarebbe stato zitto, lo avrebbe fatto per lei, per non vederla più piangere.
Sospirò.
Solo danni porto, pensò buttando il filtro ormai al limite.
Andò in camera, era meglio dormire.

Ulrich aveva passato quella serata a riflettere, gli stava sfuggendo tutto dalle mani, era come se tutto stesse diventando offuscato, come immerso nella nebbia.
Yumi non c'era più, non sarebbe tornata quella notte.
Non l'aveva baciata, l'aveva sentita appoggiarsi a lui, con Amore.
A lui non sembrava, e non aveva ricambiato, forse aveva fatto bene.
Lo Amava ancora? Era come se tutti i dubbi dei giorni precedenti tornassero a galla.
Forse erano troppo diversi, avrebbe dovuto dirle la verità fin dall'inizio, doveva dirle tutto della sua famiglia, della ricchezza, ma non lo aveva fatto a causa di William.
Lo aveva visto avvicinarsi pericolosamente, e non voleva che le differenze fra loro due fossero così tante.
E non voleva che lei notasse quella somiglianza che gli univa, ma forse aveva sbagliato.
Se ne era andata, non aveva ricambiato il suo bacio.
Aveva sbagliato per tutto quel tempo.
E lui, non era nulla senza di lei.
Era morto, il cuore a pezzi, uno straccio.
L'ombra di un ragazzo, un'immagine sfocata.
Avrebbe fatto di tutto per averla tra le braccia in quel momento, per chiederle scusa, lo avrebbe anche rubato quell'attimo.
Ma non sapeva nemmeno dove fosse andata, o perchè non lo chiamasse.
Lei se ne era andata, lui voleva spiegazioni, ma infondo, gliele aveva date, aveva bisogno di farcela da sola. Doveva capirla.
Doveva ancora tornare come prima, diceva lei tutti i giorni.
Eppure quelle parole gli erano sembrate finte, false.
Non le credeva, lui che per primo aveva detto di fidarsi ciecamente di Yumi, non le credeva.
Aveva paura, terrore, ma non lo avrebbe mai ammesso.
«Testardo!» si disse prima di prendere il cellulare, sentendosi codardo.
«Pronto?»
«Ciao, sono io.»
«Ulrich! Che succede?»
«Accetto quell'invito.» disse alla sorella «Non ce la faccio da solo.»
«Ok..»
Detto questo riattaccò.
Non voleva più starci lì, non senza Yumi, era solo una trappola per i suoi ricordi.
Iniziò a mettere i vestiti nelle valigie.
Lui non era insicuro, sapeva perfettamente ciò che faceva.
Si rendeva perfettamente conto delle sue scelte.
Combatteva sempre, e stavolta non sarebbe stato da meno.
Semplicemente, combattere contro se stesso e i propri ricordi risultava stupido, o almeno così credeva.
Non poteva ammettere che per la prima volta nella sua vita si stava ritirando, non poteva essere così.

* * *
Ops..
Come vi è sembrato il capitolo? :3
Ormai ci avviciniamo al finale! Mi mancherà questa storiella! D:
A presto,
SmileSmoke.
Facebook (SmileSmoke EFP)
Twitter (BrokenSmileSmok)
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Code Lyoko / Vai alla pagina dell'autore: BrokenSmileSmoke