Corto
, infinitamente corto... ma è pur sempre un nuovo capitolo,
il
prossimo non arriverà tanto presto, mi spiace. Non ho molto
tempo
con la tesi... e i maledetti tirocini in ospedale. Ma farò
del mio
meglio.. non ho nemmeno anedoti interessanti da lasciarvi. Scusatemi.
Sia per la mia prolungata assenza, sia per la scarsa lunghessa del
capitolo. Per non parlare della mancanza di anedoti e/o
curiosità. /
si prostra in ginocchio sui ceci/. Spero continuiate a seguirmi =).
Alle
solite non è betato. Sarà pieno di errori ,
già lo sento....
grazie a tutti quelli cone
hanno letto, commentato,messo tra preferiti
ricordati e seguiti gli scorsi capitoli e a tutti quelli che avranno
ancora la pazienza di continuare a seguire le mie storie. =)
ANCORA
Merlin
ansimava. Il fiato che si condensava in fitte nuvole bianche davanti
ai suoi occhi; sentiva il sangue scorrere e pulsare nelle orecchie
così forte da coprire ogni altro suono. Se ne stava con le
gambe divaricate e le ginocchia piegate, una mano su una di esse,
per reggersi e l’altra ancora tesa davanti a se.
Barcollò
leggermente e fece un mezzo passo avanti per non cadere.
Mordred,
di fronte a lui a distanza di qualche metro , non era messo tanto
meglio, ma continuava a guardarlo con arroganza senza accennare ad
arretrare o a lascarsi cadere.
Si
guardò attorno. Il campo era devastato: buche profonde e
bruciature
tappezzavano l’intero appezzamento; c’era solo da
ringraziare che il grano era già stato
raccolto da tempo, e che il campo era abbastanza distante dalla
città e da strade trafficate dove i
loro incantesimi avrebbero potuto attirare fin troppa attenzione.
Sentì
un tonfo sordo e si girò verso il ragazzo dagli occhi grigi.
Mordred
si era lasciato cadere a terra e gemeva per il contatto tra la schiena
sudata e la terra coperta di brina.
Alla
poca luce della luna sembrava ancora più pallido del solito.
Merlin, avvicinandosi a lui, pronunciò un incantesimo veloce
per
avere una piccola sfera di luce per poterlo guardare meglio.
«Spiegami»
ansimò il più piccolo «Come diavolo fai
ad avere ancora energia
per reggenti in piedi e addirittura fare un incantesimo» .
Merlin
sorrise «non ne ho idea. Me ne sorprendo anche io»
sussurrò
sedendosi al suo fianco.
La
terra era dura e gelida. Sentiva la brina sciogliersi e penetrare nei
suoi jeans. Piano si stava alzando la nebbia, la vedeva,
appena due dita sopra il campo, scivolare sinuosa e coprire il
loro “campo di battaglia” come un sudario. Sopra di
loro le stelle brillavano pallide, così diverse da quando
avevano vissuto
per la prima volta. L’aria sporca e le luci rendevano
dannatamente difficile vederle, figuriamoci leggerci il futuro come
si faceva secoli prima.
Anche Mordred si guardava
attorno. Sembrava piuttosto sorpreso dello
stato penoso in cui avevano ridotto il campo. «Per
fortuna» disse con tono vagamente ilare «Che eri
fuori allenamento. Se eri allenato
cosa facevi? Mi distruggevi in due minuti netti? »
Il
più grande sorrise mesto «Guarda che sono davvero
fuori
allenamento. Oramai uso i miei incantesimi solo per fare i lavori di
casa».
Il
castano al suo fianco lo guardò indignato. «Ti
prego.» Sibilò
assottigliando lo sguardo «Dimmi che stai
scherzando» Merlin si
limitò a guardarlo con un messo sorriso sulle labbra, ed il
più
piccolo roteò.
«Oh,
dea madre!» sospirò esasperato «ma tu
dov’eri quando la dea ha distribuito l’intelligenza
e il buonsenso,eh? Dei! Sei il più
grande stregone di tutti i tempi . Mi hai praticamente distrutto
questa sera ed era una vita, letteralmente, che non usi la magia
mentre io una vita che mi alleno per migliorare a mia. E tu che
fai? Usi la magia solo per fare le pulizie domestiche?!»
Merlin
era sicuro che se solo ne avesse avuto la forza, il più
giovane,
l’avrebbe fulminato all’istante.
A
riportarli alla realtà ci pensò il campanile che
in lontananza
batté l’una e mezza.
«Abbiamo
fatto tardi.» sospirò Mordred «Il
dormitorio sarà chiuso oramai.»
«Puoi
venire da me» offrì il più grande
alzandosi lentamente e,
nonostante tutto, sentendo i muscoli protestare.
«Vada
per casa tua»
Mordred
avanzò sul vialetto con circospezione, annusando l'aria e
guardandosi attorno quasi s'aspettasse un imboscata.
Entrò
in casa facendo il minimo rumore possibile e lasciando la porta
aperta dietro di se ad avere una via di fuga in caso di
necessità.
Merlin
non disse nulla e si diresse alla cucina. «Vuoi
dell’acqua?»
Chiese cominciando a trafficare con il frigorifero e la credenza con
i bicchieri. Mordred non rispose, ma Merlin lo sentì
chiudere la
porta e avviarsi alla cucina.
Bevvero
più o meno mezzo litro d’acqua a testa, svuotando
i bicchieri a
grossi sorsi. Rimasero seduti al tavolo per diversi minuti,
guardando il vuoto. Il tonfo della testa di Merlin che colpiva il
tavolo di legno chiaro riportò Mordred alla
realtà. Merlin sentiva
i suoi occhi grigi puntati su di lui.
«ho
pensato qualcosa che non approveresti.» dichiarò
calmo come
spiegazione. Mordred non parlò ed il più grande
lo prese come un
silenzioso invito a parlare. «Ho pensato che se Uther non
fosse
stato così idiota nella sua ignoranza della magia noi
saremmo
potuti essere amici.»
Mordred
storse il naso «Hai ragione non approvo.» prese un
lungo e teatrale respiro «Ciononostante, penso tu abbia
ragione».
Merlin
sgranò gli occhi e lo guardò con aria stralunata,
poi entrambi
scoppiarono a ridere.
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