E se qualcuno sperava di essersi liberato
di me, si sbagliava!!! Scherzo ovviamente :D Eccomi qua con un nuovo capitolo
che definirei interessante, ma lascio giudicare a voi miei cari lettori! Siete
tornati ad essere quelli dell'inizio della storia ed io ne sono molto felice.
Ringrazio moltissimo le deliziose fanciulle miolety e michi88 e a loro dedico
questo ultimo capitolo in segno di riconoscenza!
Arrivederci fra 7 giorni o forse 15 come
sempre!
5
Qualche sera dopo,
l’albergo aveva organizzato una mega festa Hawaiana. Del resto essendo alle
Hawaii c’era anche da aspettarselo, ma la cosa non mi entusiasmava molto. La mia
permanenza in quell’isola stava per finire ed ero un po’ triste, ma non solo per
quello. Il mio flirt con Jonathan non aveva fatto né passi avanti, né indietro.
Ci vedevamo regolarmente, lui era carino, ma a volte era strano, spariva per poi
riapparire come se niente fosse. Non eravamo mai andati oltre qualche bacio ed
io ero molto perplessa, in realtà mi chiedevo che senso avesse, insomma se
all’inizio trovavo il tutto intrigante ora la cosa stava cominciando a stufarmi,
non ero certo andata lì per farmi una storia con l’animatore di turno,
semplicemente era capitato. Il fatto è che in fondo forse mi rendevo conto che
era una cosa piuttosto fine a se stessa.
Ad ogni modo alla
fine cedetti e decisi di partecipare al party. Mi infilai un top allacciato al
collo che lasciava parte della schiena nuda, un paio di shorts di jeans e degli
infradito Ovviamente la festa si teneva sulla spiaggia dove era stato allestito
un buffet con diversi fuochi e quando arrivai c’era già una bolgia infernale.
Jonathan non poteva essere con me perché facendo parte dell’organizzazione si
doveva occupare di varie cose, ma l’avrei comunque incontrato lì anche se non
avrebbe potuto spendere molto tempo in mia compagnia.
Appena arrivata lo
vidi quasi subito, stava dietro il banco dove servivano gli aperitivi e subito
mi servì un cocktail molto buono, ma anche molto forte. Sembrava abbastanza su
di giri e quasi subito mi piantò da sola con quel beverone micidiale. Per non
farmi venire un buco nello stomaco decisi di mangiare qualcosa e dal buffet mi
feci servire una generosa porzione di frittura mista di pesce. C’era davvero una
confusione tremenda, tanto che per avere del cibo dovetti farmi venti minuti di
coda. Abbastanza stressata da questa situazione, con il mio piatto in mano
cominciai a camminare allontanandomi un bel po’ da tutta quella gente. Mi
accomodai sulla battigia, sistemandomi la frittura accanto e mi misi ad
osservare l’orizzonte, mentre in lontananza sentivo gli schiamazzi dei
festaioli. Spiluzzicai pigramente un gamberetto e continuai a guardare il
riflesso della luna sullo specchio dell’acqua, mi stavo piacevolmente
rilassando. L’alcool stava iniziando un po’ a farmi girare la testa ma ero
estremamente tranquilla, quando sentii una specie di fruscio alle mie spalle, mi
voltai e molto sorpresa vidi Orlando. Aveva un’espressione sorniona dipinta sul
volto, con le labbra piegate in un mezzo sorrisetto, i capelli erano sciolti
sulle spalle, in perfetto stile piratesco e indossava una camicia hawaiana
variopinta, ma aperta su un paio di bermuda a righe, un accostamento decisamente
azzardato, ma che stranamente a lui donava lo stesso. Al collo aveva una
quantità di chincaglieria che dondolava sul suo petto ad ogni suo movimento, in
quel momento mi parve dannatamente sexy, forse era anche colpa dell’alcool
chissà… in mano aveva una bottiglia di vino e sembrava leggermente alticcio.
“Ma guarda chi c’è
qui” mi fece lasciandosi cadere seduto accanto a me “Io ho il vino e tu il cibo,
potremmo fare un equo scambio non ti pare? Comunque non ti dispiace vero se mi
siedo qui?”.
Lo guardai e alzai un
sopracciglio “Lo hai già fatto mi pare, comunque no, non mi dai noia
Jonathan” lo punzecchiai volutamente, ma in realtà mi faceva piacere che
fosse accanto a me.
Lui ridacchiò
sommessamente e si portò la bottiglia di vino alla bocca ingurgitandone una
generosa sorsata, poi me la porse e io a mia volta gli porsi il piatto con la
frittura.
“Come mai ti sei
imboscata qui tutta sola soletta?” mi domandò sgranocchiando un totano.
“C’era troppo casino,
io detesto la confusione, in realtà penso di essere appena un po’ asociale” gli
risposi “E tu? Perché hai fatto lo stesso?”.
“Ti ho seguita. Ti ho
vista arrivare, ho notato che il tuo bello non ti ha considerata molto,
quindi ho pensato che magari avessi bisogno di compagnia” mi rispose continuando
a sgranocchiare la frittura.
Mi cascò di mano il
mio gamberetto e lo guardai allibita “Come scusa?” gli chiesi abbastanza
scioccata.
Lui schioccò la
lingua e si ripulì le dita succhiandosele una per una “Bé che c’è di così
sconvolgente?” mi chiese guardandomi di sottecchi.
Mi stava fregando,
perché io sapevo chi fosse, ma in realtà facevo finta di non saperlo, però l’acool
aveva allentato la mia capacità di ragionamento e stavo cascando nei suoi
tranelli.
“Non c’è niente di
sconvolgente è solo che dai troppe cose per scontate” mi ripresi in corner
“Johantan non è il mio bello, è solo il mio istruttore di surf”
puntualizzai.
“Ah!” fece lui con
aria saccente “E come mai esci a cena con lui?”.
“Questo non ti
riguarda” gli dissi appena seccata.
“Con me ci usciresti
a cena?” mi domandò a sorpresa.
“L’ho già fatto”
risposi a mia volta tranquilla. Voleva giocare? Bene che si accomodasse, io non
mi sarei tirata indietro.
Lui mi guardò
incuriosito “Ma se non me sono neppure accorto!”.
“Secondo te, adesso
che siamo facendo? Se non cenando? E siamo fuori, mi pare”.
Lui rise scuotendo la
testa “Che tipa che sei!” commentò divertito “Una cena un po’ parca non trovi?”
mi chiese puntando i suoi occhi dentro i miei come era solito fare.
Feci spallucce
“Questo passa il Convento e a dirla tutta non sono una ragazza dalle grandi
pretese” risposi tranquilla prendendo un altro gambero. Lui si appoggiò sugli
avambracci e si mise a guardarmi “Ma tu sei una di quelle ragazze che vanno in
vacanza da sole per noia, per mancanza di amici, o per voglia di avventura?” mi
domandò.
Mi girai e lo guardai
a mia volta “Non ne hai azzeccata una, sono in vacanza da sola perché l’ho
vinta, una sorta di premio aziendale diciamo e tu? Tu fai tante domande ma chi
sei? Che lavoro fai? E come mai sei in vacanza qui?” gli chiesi a raffica, ora
ero proprio curiosa di vedere che mi avrebbe risposto.
I suoi occhi furono
attraversati da un lampo, si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi
rispose subito “Per vivere faccio l’artista, sono, o meglio credo di essere un
ragazzo normale e sono in vacanza qui perché avevo una voglia matta di fare
surf”. La sfida gli piaceva e si vedeva chiaramente.
Arricciai il naso era
un gran paraculo, altro che, ma non volli insistere, se lo avessi smascherato
sarebbe finito tutto il divertimento e avvertivo come se anche lui stesso
volesse tirarla avanti ancora per un po’. Bevvi del vino, all’improvviso sentii
una gran caldo, cominciai ad agitarmi un poco.
“Che c’è?” mi chiese
lui, che maledizione non la smetteva di fissarmi, facendo aumentare le mie già
ingenti caldane da consumo smodato di alcool. I suoi occhi erano così
dannatamente penetranti, limpidi, ma intensi, avevano il potere come di leggere
dentro l’anima, mi sentivo come senza difese con lui e la cosa mi scombussolava.
“Ho caldo” gli
risposi sincera.
“Potrei proporti una
bagno, ma la trovo un’idea un po’ banale!” mi disse a sua volta sincero “Posso
fare di meglio..” aggiunse con un tono indecifrabile. Quindi si tirò su e a
sorpresa poggiò le sua labbra sulle mie. Ricordo che rimasi all’inizio
impietrita, ma quello che non potrò mai dimenticare è quanto fossero morbide.
Non fu un bacio appassionato, fu piuttosto un ripetuto sfiorasi, cercarsi,
assaggiarsi. Poi poggiò la punta del naso sul mio mi guardò e sorrise in maniera
incredibile, lo fissai e rabbrividii “E ti sembra questo il modo di farmi
passare il caldo” gli dissi con un filo di voce.
“Hai appena
rabbrividito, quindi sì, lo trovo un ottimo modo” mi rispose sicuro, quindi mi
poggiò una mano sulla schiena e questa volta mi baciò davvero. Le sue labbra, il
suo sapore, il suo bacio furono incredibili, tanto che mi lasciai andare
completamente, rispondendo con slancio a quel bacio. Con troppo slancio, tanto è
vero che le mie mani, come dotate di volontà propria cominciarono ad accarezzare
la liscia pelle del suo torace, cosa che con mia somma soddisfazione fece
rabbrividire anche lui. Le mie dita, districandosi tra le sue collanine,
potevano chiaramente percepire la sua pelle d’oca, era un miscuglio di
sensazioni così piacevoli, come il formicolio che cominciò ad uggiolare nella
mia pancia.
La sua mano intanto
si era poggiata sulla mia schiena, il palmo aperto premeva delicatamente sulla
mia pelle nuda e ne percepivo il calore, poi lui fece una leggera pressione, per
indurmi ad avvicinarmi quel tanto che bastò a rendere veramente intenso il bacio
che ci stavamo scambiando.
Non ricordo quando
durò, né come finì, ricordo solo che alla fine una volta che le nostre labbra si
staccarono, restammo tre secondi tutti e due zitti, sicuramente storditi ognuno
per i suoi motivi.
Io, per parte mia,
non facevo che chiedermi come cacchio facesse a baciare così bene… che avesse
fatto troppa pratica?
“Non... non è stata
una mossa furba” disse invece lui, appena incerto, passandosi una mano tra i
capelli. Contemporaneamente si passò anche la lingua sulle labbra, come quando
si è gustato qualcosa di estremamente buono e se ne ricerca ancora il sapore
sulla propria bocca.
M’indispettì e non
poco questa sua uscita. “Chissà come mai voi maschi vi pentire, sempre .. DOPO!”
gli dissi appena stizzita.
“Non sono affatto
pentito” rispose lui tranquillo “Ma ciò non toglie che comunque sarebbe stato
meglio non farlo. Vedi il problema è che ora vorrei tanto portati in camera mia,
sfilarti via quel top e quei pantaloncini e poi vorrei fare l’amore con te tutta
la notte e credo che ci piacerebbe ad entrambi anche parecchio, ma poi domani
dovrei pregarti di far finta di niente. Sono in una fase assai misogina e non
voglio femmine tra i piedi”.
Stava facendo
deliberatamente lo stronzo, oppure stava rilanciando al massimo le sue solite
provocazioni. Ma non ci cascai lo rimisi a posto cavandomela piuttosto bene.
“Hai tralasciato un
piccolo particolare…” gli feci fissandolo e strizzando gli occhi “Che te lo dice
che io verrei nella tua stanza, ma soprattutto che te lo dice con tutta questa
certezza che ci starei?” gli dissi diretta e volutamente con fare molto
provocatorio “Il fatto che mi sia lasciata andare ad un bacio non significa
necessariamente che io sia disposta a fare sesso con te. Spero che tu stessi
solo provocando perché altrimenti dimostri solo di essere retrogrado” gli dissi
e di proposito usai la parola sesso.
Lui non si scompose,
era tosto il ragazzo, tosto e dannatamente intrigante, anche se mi faceva uno
strano effetto, da una parte avrei voluto strappargli i vestiti di dosso,
dall’altra l’avrei preso a schiaffi e avrei smesso solo l’indomani!
“E va bene hai
ragione ho peccato di presunzione” ammise, ma era chiaro che era tutto parte di
questo nostro assurdo gioco “E se ti chiedessi di dormire con me? Solo dormire,
condividere il letto senza fare altro?” mi chiese fulminandomi letteralmente con
uno sguardo penetrante quanto una lama d’acciaio.
Sentii un vuoto alla
bocca dello stomaco, l’idea di dormire con lui, mi aveva letteralmente
scombussolata. Ma era pazzo o cosa? No, no, era ubriaco! Ecco il punto, non
c’era altra spiegazione ad un comportamento così del tutto insensato.
“Non posso
condividere una cosa così intima con un perfetto sconosciuto, Perdonami
Jonathan, (stavo per dire Orlando, ma miracolosamente mi ripresi senza farmi
accorgere) per quanto ne so io potresti anche essere un serial killer”
buttai lì un po’ melodrammatica, non sapevo davvero che dire ero troppo fuori
fase, ma una cosa era certa, dovevo assolutamente uscire da quel pericolosissimo
dedalo che quel giochino assurdo stava creando.
Abbozzò un mezzo
sorriso, sembrava stranamente soddisfatto, ma al contempo anche appena deluso, o
forse ero io che leggevo nei suoi gesti più di quanto in realtà non ci fosse
davvero.
“Okay hai ragione,
scusa, sono decisamente alticcio e sragiono. Seriamente, almeno a fare surf con
me domani ci vieni?” mi chiese e sembrava del tutto sincero.
Ecco era riuscito a
spiazzarmi per l’ennesima volta. “Io… beh, ecco.. sì, suppongo di sì” ciancicai
a disagio, ma come? Non ero stata a disagio quando mi baciava e lo ero adesso?
Forse mi stavo
rendendo conto solo adesso di ciò che stava accadendo, per qualche ragione a me
del tutto ignota Orlando Bloom e non un Vinicio Cozzari qualsiasi, attenzione!
Stava facendomi il filo, non solo, ci aveva anche provato e neanche tanto
sottilmente. Mi tremavano le ginocchia, fortuna che ero seduta.
Fummo però interrotti
dall’arrivo dei due tipi che gli stavano sempre appresso.
“Stai qua? E’ tutta
sera che ti cerchiamo!” esordì quello più magro, che addirittura aveva gli
occhiali da sole, ma come diavolo faceva a non inciampare di notte con gli
occhiali scuri?
Orlando alzò lo
sguardo stancamente “Già, sono qua” fece leggermente ironico, ma mal celando
anche una punta di sarcasmo.
“Andiamo và che è
tardi” aggiunse il tipo.
“Bas, non ti sembra
che io sia abbastanza cresciuto da sapere da solo quando è l’ora di andare?”
rispose l’inglese fulminando l’altro.
Quello non si
scompose “Dai sai benissimo che dobbiamo alzarci presto domani mattina”. Il tipo
sembrava assolutamente immune alle proteste del suo interlocutore.
“Okay, lasciami
salutare la mia amica e poi vengo” concluse Orlando rassegnato.
“Ti aspetto al
buffet” tirò corto quel Bas e senza degnarmi di uno sguardo trascinò via l’altro
lasciandosi nuovamente soli.
“Simpatico come una
attacco di colite eh?” mi scappò detto.
Orlando scoppiò a
ridere di gusto gettando la testa all’indietro.
“E’ mio cugino!” mi
disse ancora ridendo “Non ci fare caso è iper protettivo, pensa ancora che io
abbia dodici anni, come la prima volta che venni a trovarlo in America
dall’Inghilterra” gli scappò detto.
Lo guardai e alzai un
sopracciglio “Tanto l’avevo capito che eri inglese” ma perché gli stavo
facilitando le cose?
Lui sorrise sornione
e si alzò “Mi spiace che sia stato maleducato, ma è un po’ in pensiero per me,
magari un giorno se mai capiterà l’occasione ti spiegherò il perché”.
“O magari non lo
farai perché tanto di me non ti fidi” scappò detto questa volta a me.
Lui inclinò la testa
su di un lato e si mise l’indice sulle labbra picchiettandosele “Humm…” fece
pensieroso “Io non mi fido mai a priori, quindi non prenderla sul personale”
disse tranquillo, poi prese la mia mano e con molta naturalezza mi attirò a se,
mi sfiorò la guancia con un bacino “Buonanotte Sirenetta” mi disse “Vai a nanna
anche tu che Bas aveva ragione domani mattina alle sette vengo a prelevarti per
andare fare surf”.
Annuii come un ebete
e lo salutai mente lo vedevo andarsene dai sui due scagnozzi.
Quel saluto ingenuo
aveva nuovamente risvegliato quello stramaledettissimo formicolio nella mia
pancia, proprio sotto l’ombelico.
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