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Autore: InweElensar     11/03/2008    3 recensioni
La strana storia di una coppia insolita. Oppure vista da un'altra angolazione potrebbe essere: la normale storia di una coppia come tante. Decidete voi quale delle due opzioni è quella più calzante a ciò che andrete a leggere.
Tutto comincia da quella che potrebbe sembrare a tutti gli effetti una fine, ma...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E se qualcuno sperava di essersi liberato di me, si sbagliava!!! Scherzo ovviamente :D Eccomi qua con un nuovo capitolo che definirei interessante, ma lascio giudicare a voi miei cari lettori! Siete tornati ad essere quelli dell'inizio della storia ed io ne sono molto felice. Ringrazio moltissimo le deliziose fanciulle miolety e michi88 e a loro dedico questo ultimo capitolo in segno di riconoscenza!

Arrivederci fra 7 giorni o forse 15 come sempre!

 

 

 

5

 

Qualche sera dopo, l’albergo aveva organizzato una mega festa Hawaiana. Del resto essendo alle Hawaii c’era anche da aspettarselo, ma la cosa non mi entusiasmava molto. La mia permanenza in quell’isola stava per finire ed ero un po’ triste, ma non solo per quello. Il  mio flirt con Jonathan non aveva fatto né passi avanti, né indietro. Ci vedevamo regolarmente, lui era carino, ma a volte era strano, spariva per poi riapparire come se niente fosse. Non eravamo mai andati oltre qualche bacio ed io ero molto perplessa, in realtà mi chiedevo che senso avesse, insomma se all’inizio trovavo il tutto intrigante ora la cosa stava cominciando a stufarmi, non ero certo andata lì per farmi una storia con l’animatore di turno, semplicemente era capitato. Il fatto è che in fondo forse mi rendevo conto che era una cosa piuttosto fine a se stessa.

Ad ogni modo alla fine cedetti e decisi di partecipare al party. Mi infilai un top allacciato al collo che lasciava parte della schiena nuda, un paio di shorts di jeans e degli infradito Ovviamente la festa si teneva sulla spiaggia dove era stato allestito un buffet con diversi fuochi e quando arrivai c’era già una bolgia infernale. Jonathan non poteva essere con me perché facendo parte dell’organizzazione si doveva occupare di varie cose, ma l’avrei comunque incontrato lì anche se non avrebbe potuto spendere molto tempo in mia compagnia.

Appena arrivata lo vidi quasi subito, stava dietro il banco dove servivano gli aperitivi e subito mi servì un cocktail molto buono, ma anche molto forte. Sembrava abbastanza su di giri e quasi subito mi piantò da sola con quel beverone micidiale. Per non farmi venire un buco nello stomaco decisi di mangiare qualcosa e dal buffet mi feci servire una generosa porzione di frittura mista di pesce. C’era davvero una confusione tremenda, tanto che per avere del cibo dovetti farmi venti minuti di coda. Abbastanza stressata da questa situazione, con il mio piatto in mano cominciai a camminare allontanandomi un bel po’ da tutta quella gente. Mi accomodai sulla battigia, sistemandomi la frittura accanto e mi misi ad osservare l’orizzonte, mentre in lontananza sentivo gli schiamazzi dei festaioli. Spiluzzicai pigramente un gamberetto e continuai a guardare il riflesso della luna sullo specchio dell’acqua, mi stavo piacevolmente rilassando. L’alcool stava iniziando un po’ a farmi girare la testa ma ero estremamente tranquilla, quando sentii una specie di fruscio alle mie spalle, mi voltai e molto sorpresa vidi Orlando. Aveva un’espressione sorniona dipinta sul volto, con le labbra piegate in un mezzo sorrisetto, i capelli erano sciolti sulle spalle, in perfetto stile piratesco e indossava una camicia hawaiana variopinta, ma aperta su un paio di bermuda a righe, un accostamento decisamente azzardato, ma che stranamente a lui donava lo stesso. Al collo aveva una quantità di chincaglieria che dondolava sul suo petto ad ogni suo movimento, in quel momento mi parve dannatamente sexy, forse era anche colpa dell’alcool chissà… in mano aveva una bottiglia di vino e sembrava leggermente alticcio.

“Ma guarda chi c’è qui” mi fece lasciandosi cadere seduto accanto a me “Io ho il vino e tu il cibo, potremmo fare un equo scambio non ti pare? Comunque non ti dispiace vero se mi siedo qui?”.

Lo guardai e alzai un sopracciglio “Lo hai già fatto mi pare, comunque no, non mi dai noia  Jonathan” lo punzecchiai volutamente, ma in realtà mi faceva piacere che fosse accanto a me.

Lui ridacchiò sommessamente e si portò la bottiglia di vino alla bocca ingurgitandone una generosa sorsata, poi me la porse e io a mia volta gli porsi il piatto con la frittura.

“Come mai ti sei imboscata qui tutta sola soletta?” mi domandò sgranocchiando un totano.

“C’era troppo casino, io detesto la confusione, in realtà penso di essere appena un po’ asociale” gli risposi “E tu? Perché hai fatto lo stesso?”.

“Ti ho seguita. Ti ho vista arrivare, ho notato che il tuo bello non ti ha considerata molto, quindi ho pensato che magari avessi bisogno di compagnia” mi rispose continuando a sgranocchiare la frittura.

Mi cascò di mano il mio gamberetto e lo guardai allibita “Come scusa?” gli chiesi abbastanza scioccata.

Lui schioccò la lingua e si ripulì le dita succhiandosele una per una “Bé che c’è di così sconvolgente?” mi chiese guardandomi di sottecchi.

Mi stava fregando, perché io sapevo chi fosse, ma in realtà facevo finta di non saperlo, però l’acool aveva allentato la mia capacità di ragionamento e stavo cascando nei suoi tranelli.

“Non c’è niente di sconvolgente è solo che dai troppe cose per scontate” mi ripresi in corner “Johantan non è il mio bello, è solo il mio istruttore di surf” puntualizzai.

“Ah!” fece lui con aria saccente “E come mai esci a cena con lui?”.

“Questo non ti riguarda” gli dissi appena seccata.

“Con me ci usciresti a cena?” mi domandò a sorpresa.

“L’ho già fatto” risposi a mia volta tranquilla. Voleva giocare? Bene che si accomodasse, io non mi sarei tirata indietro.

Lui mi guardò incuriosito “Ma se non me sono neppure accorto!”.

“Secondo te, adesso che siamo facendo? Se non cenando? E siamo fuori, mi pare”.

Lui rise scuotendo la testa “Che tipa che sei!” commentò divertito “Una cena un po’ parca non trovi?” mi chiese puntando i suoi occhi dentro i miei come era solito fare.

Feci spallucce “Questo passa il Convento e a dirla tutta non sono una ragazza dalle grandi pretese” risposi tranquilla prendendo un altro gambero. Lui si appoggiò sugli avambracci e si mise a guardarmi “Ma tu sei una di quelle ragazze che vanno in vacanza da sole per noia, per mancanza di amici, o per voglia di avventura?” mi domandò.

Mi girai e lo guardai a mia volta “Non ne hai azzeccata una, sono in vacanza da sola perché l’ho vinta, una sorta di premio aziendale diciamo e tu? Tu fai tante domande ma chi sei? Che lavoro fai? E come mai sei in vacanza qui?” gli chiesi a raffica, ora ero proprio curiosa di vedere che mi avrebbe risposto.

I suoi occhi furono attraversati da un lampo, si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi rispose subito “Per vivere faccio l’artista, sono, o meglio credo di essere un ragazzo normale e sono in vacanza qui perché avevo una voglia matta di fare surf”. La sfida gli piaceva e si vedeva chiaramente.

Arricciai il naso era un gran paraculo, altro che, ma non volli insistere, se lo avessi smascherato sarebbe finito tutto il divertimento e avvertivo come se anche lui stesso volesse tirarla avanti ancora per un po’. Bevvi del vino, all’improvviso sentii una gran caldo, cominciai ad agitarmi un poco.

“Che c’è?” mi chiese lui, che maledizione non la smetteva di fissarmi, facendo aumentare le mie già ingenti caldane da consumo smodato di alcool. I suoi occhi erano così dannatamente penetranti, limpidi, ma intensi, avevano il potere come di leggere dentro l’anima, mi sentivo come senza difese con lui e la cosa mi scombussolava.

“Ho caldo” gli risposi sincera.

“Potrei proporti una bagno, ma la trovo un’idea un po’ banale!” mi disse a sua volta sincero “Posso fare di meglio..” aggiunse con un tono indecifrabile. Quindi si tirò su e a sorpresa poggiò le sua labbra sulle mie. Ricordo che rimasi all’inizio impietrita, ma quello che non potrò mai dimenticare è quanto fossero morbide. Non fu un bacio appassionato, fu piuttosto un ripetuto sfiorasi, cercarsi, assaggiarsi. Poi poggiò la punta del naso sul mio mi guardò e sorrise in maniera incredibile, lo fissai e rabbrividii “E ti sembra questo il modo di farmi passare il caldo” gli dissi con un filo di voce.

“Hai appena rabbrividito, quindi sì, lo trovo un ottimo modo” mi rispose sicuro, quindi mi poggiò una mano sulla schiena e questa volta mi baciò davvero. Le sue labbra, il suo sapore, il suo bacio furono incredibili, tanto che mi lasciai andare completamente, rispondendo con slancio a quel bacio. Con troppo slancio, tanto è vero che le mie mani, come dotate di volontà propria cominciarono ad accarezzare la liscia pelle del suo torace, cosa che con mia somma soddisfazione fece rabbrividire anche lui. Le mie dita, districandosi tra le sue collanine, potevano chiaramente percepire la sua pelle d’oca, era un miscuglio di sensazioni così piacevoli, come il formicolio che cominciò ad uggiolare nella mia pancia.

La sua mano intanto si era poggiata sulla mia schiena, il palmo aperto premeva delicatamente sulla mia pelle nuda e ne percepivo il calore, poi lui fece una leggera pressione, per indurmi ad avvicinarmi quel tanto che bastò a rendere veramente intenso il bacio che ci stavamo scambiando.

Non ricordo quando durò, né come finì, ricordo solo che alla fine una volta che le nostre labbra si staccarono, restammo tre secondi tutti e due zitti, sicuramente storditi ognuno per i suoi motivi.

Io, per parte mia, non facevo che chiedermi come cacchio facesse a baciare così bene… che avesse fatto troppa pratica?

“Non... non è stata una mossa furba” disse invece lui, appena incerto, passandosi una mano tra i capelli. Contemporaneamente si passò anche la lingua sulle labbra, come  quando si è gustato qualcosa di estremamente buono e se ne ricerca ancora il sapore sulla propria bocca.

M’indispettì e non poco questa sua uscita. “Chissà come mai voi maschi vi pentire, sempre .. DOPO!” gli dissi appena stizzita.

“Non sono affatto pentito” rispose  lui tranquillo “Ma ciò non toglie che comunque sarebbe stato meglio non farlo. Vedi il problema è che ora vorrei tanto portati in camera mia, sfilarti via quel top e quei pantaloncini e poi vorrei fare l’amore con te tutta la notte e credo che ci piacerebbe ad entrambi anche parecchio, ma poi domani dovrei pregarti di far finta di niente. Sono in una fase assai misogina e non voglio femmine tra i piedi”.

Stava facendo deliberatamente lo stronzo, oppure stava rilanciando al massimo le sue solite provocazioni. Ma non ci cascai lo rimisi a posto cavandomela piuttosto bene.

“Hai tralasciato un piccolo particolare…” gli feci fissandolo e strizzando gli occhi “Che te lo dice che io verrei nella tua stanza, ma soprattutto che te lo dice con tutta questa certezza che ci starei?” gli dissi diretta e volutamente con fare molto provocatorio “Il fatto che mi sia lasciata andare ad un bacio non significa necessariamente che io sia disposta a fare sesso con te. Spero che tu stessi solo provocando perché altrimenti dimostri solo di essere retrogrado” gli dissi e di proposito usai la parola sesso.

Lui non si scompose, era tosto il ragazzo, tosto e dannatamente intrigante, anche se mi faceva uno strano effetto, da una parte avrei voluto strappargli i vestiti di dosso, dall’altra l’avrei preso a schiaffi e avrei smesso solo l’indomani!

“E va bene hai ragione ho peccato di presunzione” ammise, ma era chiaro che era tutto parte di questo nostro assurdo gioco “E se ti chiedessi di dormire con me? Solo dormire, condividere il letto senza fare altro?” mi chiese fulminandomi letteralmente con uno sguardo penetrante quanto una lama d’acciaio.

Sentii un vuoto alla bocca dello stomaco, l’idea di dormire con lui, mi aveva letteralmente scombussolata. Ma era pazzo o cosa? No, no, era ubriaco! Ecco il punto, non c’era altra spiegazione ad un comportamento così del tutto insensato.

“Non posso condividere una cosa così intima con un perfetto sconosciuto, Perdonami Jonathan, (stavo per dire Orlando, ma miracolosamente mi ripresi senza farmi accorgere) per quanto ne so io potresti anche essere un serial killer” buttai lì un po’ melodrammatica,  non sapevo davvero che dire ero troppo fuori fase, ma una cosa era certa, dovevo assolutamente uscire da quel pericolosissimo dedalo che quel giochino assurdo stava creando.

Abbozzò un mezzo sorriso, sembrava stranamente soddisfatto, ma al contempo anche appena deluso, o forse ero io che leggevo nei suoi gesti più di quanto in realtà non ci fosse davvero.

“Okay hai ragione, scusa, sono decisamente alticcio e sragiono. Seriamente, almeno a fare surf con me domani ci vieni?” mi chiese e sembrava del tutto sincero.

Ecco era riuscito a spiazzarmi per l’ennesima volta. “Io… beh, ecco.. sì, suppongo di sì” ciancicai a disagio, ma come? Non ero stata a disagio quando mi baciava e lo ero adesso?

Forse mi stavo rendendo conto solo adesso di ciò che stava accadendo, per qualche ragione a me del tutto ignota Orlando Bloom e non un Vinicio Cozzari qualsiasi, attenzione! Stava facendomi il filo, non solo, ci aveva anche provato e neanche tanto sottilmente. Mi tremavano le ginocchia, fortuna che ero seduta.

Fummo però interrotti dall’arrivo dei due tipi che gli stavano sempre appresso.

“Stai qua? E’ tutta sera che ti cerchiamo!” esordì quello più magro, che addirittura aveva gli occhiali da sole, ma come diavolo faceva a non inciampare di notte con gli occhiali scuri?

Orlando alzò lo sguardo stancamente “Già, sono qua” fece leggermente ironico, ma mal celando anche una  punta di sarcasmo.

“Andiamo và che è tardi” aggiunse il tipo.

“Bas, non ti sembra che io sia abbastanza cresciuto da sapere da solo quando è l’ora di andare?” rispose l’inglese fulminando l’altro.

Quello non si scompose “Dai sai benissimo che dobbiamo alzarci presto domani mattina”. Il tipo sembrava assolutamente immune alle proteste del suo interlocutore.

“Okay, lasciami salutare la mia amica e poi vengo” concluse Orlando rassegnato.

“Ti aspetto al buffet” tirò corto quel Bas e senza degnarmi di uno sguardo trascinò via l’altro lasciandosi nuovamente soli.

“Simpatico come una attacco di colite eh?” mi scappò detto.

 Orlando scoppiò a ridere di gusto gettando la testa all’indietro.

“E’ mio cugino!” mi disse ancora ridendo “Non ci fare caso è iper protettivo, pensa ancora che io abbia dodici anni, come la prima volta che venni a trovarlo in America dall’Inghilterra” gli scappò detto.

Lo guardai e alzai un sopracciglio “Tanto l’avevo capito che eri inglese” ma perché gli stavo  facilitando le cose?

Lui sorrise sornione e si alzò “Mi spiace che sia stato maleducato, ma è un po’ in pensiero per me, magari un giorno se mai capiterà l’occasione ti spiegherò il perché”.

“O magari non lo farai perché tanto di me non ti fidi” scappò detto questa volta a me.

Lui inclinò la testa su di un lato e si mise l’indice sulle labbra picchiettandosele “Humm…” fece pensieroso “Io non mi fido mai a priori, quindi non prenderla sul personale” disse tranquillo, poi prese la mia mano e con molta naturalezza mi attirò a se, mi sfiorò la guancia con un bacino “Buonanotte Sirenetta” mi disse “Vai a nanna anche tu che Bas aveva ragione domani mattina alle sette vengo a prelevarti per andare fare surf”.

Annuii come un ebete e lo salutai mente lo vedevo andarsene dai sui due scagnozzi.

Quel saluto ingenuo aveva nuovamente risvegliato quello stramaledettissimo formicolio nella mia pancia, proprio sotto l’ombelico.

  
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