GOING AT HOME
- Capitolo 8° -
Raccattai il mio reggiseno e le mutande, me le infilai, seguite dalla
divisa pulita della cugina di Ian, Angel. L’avevo indossata giusto per entrare
nella Casa dei Serpeverde. Mi diedi un’occhiata nello specchio. I capelli erano
sconvolti. Afferrai un pettine dal baule di Ian e mi pettinai.
- Ci saremmo
dovuti fare una doccia…- disse lui odorandosi sotto le braccia.
- Dopo-
risposi- ora abbiamo una cosa più urgente da compiere!-
- Cosa?-
- Io
distraggo la Chips e tu rubi la pozione.- dissi con voce ferma.
- Ma sei
matta?-
- No. Sono decisa. Muoviti!- ordinai e iniziai ad uscire dalla
stanza. Subito dopo venni seguita da lui.
Usciti dalla Casa dei Serpeverde,
presi la bacchetta in una tasca nascosta della gonna e appellai il mantello
dell’invisibilità. Aspettammo che arrivò e lo feci indossare a Ian.
- Ti
ripeto il piano- affermai- io la distraggo, tu prendi la boccetta con la
pozione, la nascondi con te sotto il mantello. Usciamo fuori e la prendo.
Rientro perché avevo dimenticato la bacchetta e con una scusa la porto di nuovo
a parlare, lontana dagli scaffali. Tu rimetti a posto la boccetta, mi tiri la
gonna come segnale quando l’hai presa e/o l’hai posata. Tutto chiaro?-
-
Tutto. Cioè…quando la prendo ti tiro la gonna?-
- Esatto.-
- E perché non
posso toccarti il sedere?-
- Perché no.-
- Why?-
- Perché mi hai avuta
tutta per te prima-
- Ma saranno stati sì e no dieci minuti-
- Vedi di
farteli bastare per tutta l’estate- risposi fredda, lui non replicò.
Arrivati
davanti all’Infermeria sussurrai:
- Pronto?-
- Sì-
- Ricorda: tirami la
gonna-
- O.K.-
Bussai. Nessuno rispose. Spinsi la porta e mi sporsi
dentro. La Chips non c’era.
- Muoviti che non c’è!- bisbigliai.
- Hai
detto qualcosa cara?- sussultai. Madama Chips si trovava proprio qui, dietro di
me.
- S-si- che mi invento?- cercavo proprio lei. La zia, zia Ginny, se la
ricorda?-
- Certo. La piccola Ginny ha fatto pratica le prime volte proprio
in questa Infermeria.-
- Ma davvero? Non mi dica… Comunque…m-mi aveva mandato
una lettera indirizzata a lei, un attimo che la prendo!- iniziai a frugare nelle
tasche, poggiando tutto il contenuto (carte e fogli che avevo trovato per i
corridoi e avevo messo nelle tasche per precauzione) sul bancone, aprivo ogni
foglio e leggevo ad alta voce.
- Scivola quel jeans, ma che donna sei?
Battiti nel cuore non l’avevi fatto mai…non fermarti dai, stringimi di più…eh? E
come c’è finito questo qui? È un biglietto con una canzone italiana, me l’ha
scritta la mia amica, naturalmente è una traduzione dall’italiano- ma che cavolo
scrivono questi ragazzi? Scusa inventata al momento, mi sono salvata per il
rotto della cuffia. Alzai lo sguardo e vidi la Chips scrutarmi con gli occhi da
sopra i suoi occhiali.
Aprivo i fogli e, prima di leggerlo a voce alta, davo
uno sguardo sul contenuto. Ogni volta che non era “la lettera di zia Ginny” ,
accartocciavo il biglietto e lo lanciavo dietro le mie spalle. Ian, che stai
combinando? Muoviti! Mi sentii tirare la gonna. Mi girai e non vidi nessuno. Era
lui. Mi voltai nuovamente verso Madama Chips e dissi:
- Sicuramente mi sarà
caduta da qualche parte fuori, vado a controllare- dissi lasciando la bacchetta
sul bancone e avvicinandomi alla porta. La aprii e mi voltai indietro. Feci un
sorriso alla Chips sperando che Ian fosse già uscito. Andai fuori.
- L’hai
preso?- chiesi al muro. Ian si tolse il mantello e mi porse una boccetta molto
piccola che conteneva un liquido rossastro.
- Metti la pozione nel tappo e
bevi tutto in un sorso, mi raccomando, fai presto!-
Eseguii alla lettera
tutte le sue istruzioni. Non aveva sapore, ma dopo un po’ avevo tutta la bocca
impasticciata di quella robaccia. Richiusi il tappo e gliela porsi. Lui si
rimise sotto il mantello. Rientrai e, cercando l’infermiera con gli occhi,
lasciai la porta aperta per far entrare Ian. La richiusi dopo un poco.
- Mi
scusi, Madama Chips? È presente? Se sì, dov’è?-
Nessuna risposta.
Dove
sarà finita?
Mi avviai verso gli scaffali e, là dove c’era uno spazio vuoto,
venne riempito da una piccola boccetta.
- Mi cercavi, Leslie?- disse quella
alle mie spalle. Sobbalzai nuovamente.
- Sì, beh…credevo che stava qui
dietro…ha-ha per caso visto la mia bacchetta? Non la trovo, credo di averla
dimenticata qui da qualche parte- dissi piano cercando di farla allontanare da
quegli scaffali.
- Sì, seguimi prego- disse. Si girò, tirò la porta e la
chiuse a chiave.
“Oddio, Ian…”
Ma non potei fare nient’altro che seguirla.
Che mi sarei potuta inventare?
- Eccola qui!- disse indicando il
bancone.
- Grazie!- mi affrettai a rispondere. Di nascosto puntai la punta
verso la porta chiusa e pensai “Alohomora”. Per coprire i rumori della porta che
si apriva, dissi, anzi, urlai:
- Comunque la lettera della zia non l’ho più
trovata, dovrebbe essere tra i fogli che ho lasciato qui, non è che l’ha vista?
Per caso ha controllato…-
- No, non c’era nient’altro che bigliettini
accartocciati che sembravano tutto tranne che una lettera.-
- Mi spiace, temo
di averla perduta allora…- dissi facendo finta di essere profondamente
addolorata.
- Oh, non preoccuparti. Dì a tua zia di riscrivere la lettera e,
magari, di mandarla direttamente a me.-
Mi sentii tirare la gonna. Era salvo
lui, e anche io in qualche modo.
- Sarà fatto. All’anno prossimo Madama
Chips-
- Buone vacanze cara-
Le diedi due baci sulle guance e uscii. Prima
di farlo, mi voltai, come prima, e, in attesa che Ian uscisse, sorrisi alla
Chips, la salutai con la mano e andai fuori.
Piano piano mi allontanai dalla
porta e, svoltato l’angolo, mi bloccai con il risultato che qualcuno mi andò a
sbattere contro. Mi girai, mi accovacciai e tolsi il mantello che il mio ragazzo
indossava. Lo baciai e lui, abbracciandomi, mi ricambiò il bacio.
- Sei
fantastico!- dissi.
- Mai quanto te…- rispose.
- Siamo una bella coppia.
Strana, certo, ma bella!- esclamai.
Concordò.
Un fischio acuto
provenne dal treno. Le ruote si misero in cammino e girarono sui binari.
Dapprima si procedeva lentamente, poi il treno acquisì una certa velocità. Dal
finestrino intravedevo i paesaggi selvaggi che ci stavamo lasciando dietro.
Tante cose erano capitate quell’anno: mi ero messa con Ian e avevamo fatto
l’amore il giorno precedente, ma anche Eleonora e Alex si erano
fidanzati.
Come l’avremmo passata l’estate? Chissà.
Raggiunsi una cabina e
mi sedetti. Poco dopo venni raggiunta dai miei due amici.
- Dove sei stata
ieri? Non ti abbiamo trovata da nessuna parte!- chiese Alex.
- Lui afferma
che hai fatto sesso con Ian, è vero?- aggiunse Eleonora.
- Sì e no- fu la mia
vaga risposta, seguita da un sorriso spontaneo che non riuscii a
trattenere.
- Davvero?- Eleonora si sporse davanti- come è stato?- chiese
subito.
- Se vuoi lo scopriamo insieme- le disse Alex abbracciandola e
dandole un bacetto innocente sulle labbra.
- Ah…ah….-disse lei- allora?- mi
chiese.
- Ehi, bambola del sesso!- mi sentii chiamare. Tutti e tre ci girammo
e guardammo Ian che si era appena affacciato nella cabina.
- Ian!- lo
rimproverai- ma che idiozie dici?-
- Bambola del sesso?- ripeté stupidamente
Eleonora.
- Oho! E brava la santarellina, si è data da fare!- sorrise
scherzosamente Alex.
- Ma non è vero! Vedi, Ian? Ora si fanno chissà che
pensieri, quando noi, poi, non abbiamo fatto niente!-
- Noo…niente proprio-
disse Eleonora scuotendo la testa. Tutti ridemmo.
- Vabbè, non sarai proprio
una bambola del sesso, ma sesso l’abbiamo fatto, eh?-
- E abbiamo anche
rubato dalle scorte della Chips!- e lo baciai sulla guancia.
- Che avete
fatto?- si allarmò subito Eleonora.
- Ele, - disse Alex- ormai hanno fatto
già quello che tu stai per rimproverare, perciò salta la parte in cui fai la
ramanzina e fagli promettere di non farlo più!-
- m…ma!- iniziò lei.
-
Come avete fatto? Che avete rubato? Dove e quando l’avete fatto?- chiese subito
Alex, abbozzando un occhiolino diretto a me.
- beh- iniziai.
- Senti,
mentre tu racconti mi vado a togliere la divisa. Ci vediamo dopo- mi interruppe
Ian. Mi diede un bacio veloce sulle labbra e se ne andò. Lo guardai
allontanarsi. Una strana morsa mi prese allo stomaco, avevo una bruttissima
sensazione, ma cercai di non pensarci.
Raccontai tutto ai miei amici,
tralasciando la descrizione di quando abbiamo fatto l’amore, e credo che
l’abbiano capito, anche se non andarono mai a fondo, chiedendomi tutto nei
minimi particolari.
- Wow…- sussurrò Eleonora alla fine del mio racconto.
Congiunse le gambe e sfregò sulle ginocchia le mani.
- Speriamo che non lo
venga a sapere nessuno- disse Alex, per la prima volta vidi sul suo volto
dipinta un’espressione abbastanza preoccupata.
Annuimmo sia io che
Eleonora.
Passarono circa tre ore, stavamo quasi per arrivare quando la mia
amica si alzò.
- Credo che dobbiamo andare, Alex-
- Dove?- chiesi io
curiosa.
- Dobbiamo recarci nella cabina prefetti, ci vediamo quando usciamo
oppure ci sentiamo, stammi bene!- mi rispose Alex, si alzò, mi venne incontro e
mi diede un bacio sulla guancia.- spero che con Ian vada tutto bene!-
sussurrò.
- Anch’io spero che vada ottimamente tra voi due- risposi anch’io
in un sussurro abbozzando con gli occhi un segnale indicando Eleonora. Lui
sorrise e se ne andò.
- Io vado, raggiungimi- disse sulla soglia rivolta a
Eleonora,- ciao ancora, Leslie-
Io guardai Eleonora seguire con lo sguardo la
figura del ragazzo fino a quando poté.
- Ho paura- confessò.
- Di cosa?-
chiesi presa alla sprovvista
- Ho paura che lui possa allontanarsi da me, non
so…ho paura che si stanchi di…me!- e nascose la faccia tra le mani. Io le andai
vicino e l’abbracciai.
- Perché - dissi per consolarla- dovrebbe stancarsi di
te? Tu sei una ragazza così solare. È vero, a volte sei proprio una
rompiscatole, ma lui ti ama, non ti lascerebbe mai. Trovare te è stato, sia per
lui che per me, trovare un tesoro, un tesoro così grande dentro che neanche
quello che trovò Benjamin Gates ne “Il mistero dei Templari” potrebbe
lontanamente uguagliarlo!-
Lei sorrise debolmente, si strofinò gli occhi con
il dorso della mano. Mi diede un bacio sulla guancia e, tenendomi le mani
congiunte alle sue, mi ringraziò di cuore e scappò da Alex.
Da sola nella mia
cabina pensai che Ian non l’avrei più rivisto sul treno, poiché anche lui era un
prefetto. Mi alzai e andai da quelli che, fino a qualche ora fa, frequentavano
l’ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Sin da qualche
carrozza prima sentivo un enorme rumore. Arrivata in quella carrozza, l’ultima
del treno, con la musica al massimo, così alta che neanche urlando ci si poteva
sentire, cercai James. Davo gomitate a destra e a manca per non rimanere
schiacciata contro un vetro, un’impresa davvero difficile, poiché lì ci si
lanciavano pluffe e venivano liberate Cioccorane per la gara: si mettevano tutte
le Cioccorane in fila e si aprivano allo stesso momento, la rana di cioccolata
che faceva il salto migliore e più lungo vinceva. Per poco non mi fu tagliata la
testa perché ne avevo schiacciata una che stava per compiere il salto, ho dovuto
pagare la Cioccorana con gli interessi e me ne sono scappata.
Trovai James in
una cabina a bere litri di Burrobirra con i suoi amici. Si erano evidentemente
ubriacati perché, appena mi videro, mi afferrarono per un braccio, mi misero a
sedere su un sediolino così pieno che avevo una gamba su quella di un ragazzo
che non avevo mai conosciuto e avevo la schiena appoggiata al petto di un
ragazzo un po’ in carne, un ottimo cuscino direi. Mi hanno iniziato a far bere
delle lattine di Burrobirra fino a quando, ripresosi, James mi trascinò fuori da
quell’inferno e mi riportò in cabina, quella che avevo lasciato tre quarti d’ora
prima.
- Che ci facevi di là?- chiese curioso ma un po’ arrabbiato. Lui
diceva di no, ma lo sentivo dal tono di voce.
- Niente- risposi infine.- ti
ero venuta a cercare-
- Perché?-
- Beh, Eleonora, Alex e Ian stanno nella
cabina dei prefetti, sto qui da sola-
- E gli altri? Perché sei venuta a
chiamare proprio me?-
- Se ti do fastidio, scusami tanto. E ora, se vuoi
lasciarmi sola…- dissi offesa.
- Ma, mica ti sei offesa?-
Scossi la testa
in segni di negazione, ma lui non mi credé (e non è la stessa cosa credette?) e
mi disse:- Ehi, non sentirti offesa! Tu sei la mia cugina prediletta perché, più
di ogni altra, riesci a capire quello che provo in alcuni momenti, e vederti
quasi ubriaca e poi…il solo fatto che tu potresti sentirti male mi fa star poco
bene! Si può dire che sei la mia vita. Ci tengo davvero a te, se ti succedesse
qualcosa io…e poi non dimenticarti che i tuoi genitori ti hanno raccomandata a
me fino a quando non avrei finito la scuola-
- Ma la scuola è finita!- gli
feci notare.
- Ma non stai tra le braccia dei tuoi genitori. Anche quando
stavi con Ian, io ero responsabile. Ho lasciato passare tante cose. Inoltre si
dice che tu abbia fatto entrare qualcuno di un’altra Casa- e calcò la voce su
queste ultime due parole- nella Sala di Ritrovo di Grifondoro. Come caposcuola
sono stato incaricato dalla McGranitt di scoprire se era veramente successo. Io
ti ho coperto e ho detto, dopo qualche giorno di ricerca, che non era vero,
quando i miei risultati mi dicevano il contrario. Inoltre c’è stato un brutto
litigio tra te e la tua amica. Leslie,- mi guardò e mi prese le mani tra le sue-
non fare cose insensate! Pensaci dieci volte su una cosa prima di farla! Lo so
che non è facile, tu sei un tipo impulsivo, ma non commettere sciocchezze. Te lo
dico con questa mia bocca che riferisce ciò che gli dettano il cuore e
l’anima-
Lo guardai. Lui non rispondeva. Aspettava un discorso che gli
dicesse che non era vero? Oppure mi stava dando il tempo di riflettere? Era il
solo che riusciva a farmi sentire in colpa. Avevo fatto una stupidaggine e
sembrava che colui che ci era andato a perdere fosse stato lui e non
io.
Aspettai una sua parola e lui una mia. Si alzò poiché da me non arrivava
niente.
- James…- iniziai e lui subito mi stette a sentire- vedi…veramente ho
fatto entrare Ian nella Torre, però l’ho fatto impulsivamente! Ero perfettamente
cosciente di ciò che facevo, ma lo sai come sono…scusami….- dissi abbassando lo
sguardo.
- Ma a me questo non interessa!- esclamò. Io lo guardai stralunata-
la sola cosa che mi interessa è che tu stia bene e non ti abbia toccata in alcun
modo!-
- No, non preoccuparti. Siamo stati a parlare per tutto il tempo nella
sala comune-
- Sai…-fece- voi due mi ricordate tanto me e la mia ex- e si
asciugò gli occhi inumiditi con il dorso della mano.
- Tu e Tara?- chiesi. Di
sicuro non sapevo chi fosse lei, anzi, sapevo appena che era stato fidanzato.
Stettero per tre anni insieme, poi lei lo lasciò per il suo ex-migliore amico.
James ci stette malissimo, neanche con me preferiva parlarne. Pronunciai quel
nome perché era da tanto che non parlava di Tara, e feci centro. Annuì.
- Non
mi va di parlarne- fece.
- Neanche a me, Ian mi aveva detto che mi avrebbe
raggiunto poco dopo e non l’ho più visto…- sospirammo nello stesso
momento.
La porta scorrevole della cabina si aprì e apparve una ragazza dai
capelli neri lisci e gli occhi castani. Lily era vestita con un pantalone a vita
bassa e una canotta.
- James, Leslie! Ancora non siete pronti? Siamo quasi
arrivati! Muovetevi a vestirvi!- e scappò via. James mi salutò e inseguì la
sorella.
Scesi dal treno.
C’erano tre persone ad aspettarmi al varcare
della soglia del cancello. Papà, alto con i capelli rossi ancora folti, al
contrario di nonno, una maglietta a mezze maniche di colore verde con dei
disegni sopra, cingeva le spalle di mamma, sulle quali cadevano dei capelli
castani ben stirati. Entrambi mi salutavano con una mano e mamma teneva con
l’altra la manina della mia piccola sorellina, capelli castano ramati e occhi
verde intenso, sembravano benzina.
La piccola Kate si staccò da mamma e mi
venne incontro correndo. Aprii le braccia e l’abbracciai più forte che potei.
Sembrava un bellissimo quadretto familiare, se tutti attorno fossero rimasti
immobili e i colori sarebbero stati a cera.
Mi girai indietro e vidi
l’Espresso per Hogwarts fermare i motori per tre mesi, aspettando di
riaccenderli per un’altra attesissima corsa verso la
scuola.
Riposati, riposati o mio caro treno,
tra un po’ sarà di
nuovo tempo di tornare.
Spera che ci siamo tutti…
Tu di gente ne hai vista
a bizzeffe,
ma quanti, per te, ti hanno mai adulato
e hanno pensato, anche
lontanamente,
a te e a quello che pensavi e provavi?
Riposati, o mia bella
macchina,
ritornerai presto a lavorare e vedrai
me e Ian
impegnati in
un’altra avventura.
Con la tua benedizione chiudiamo questo capitolo
con
l’intenzione di aprirne un
altro...