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Autore: rupertinasora    16/03/2008    1 recensioni
amore tra figli di due persono che non si sopportano, ke faranno qndo lo sapranno? scopritelo cn me! Scritta quando Harry Potter e i doni della morte dovevano ancora essere scritti
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GOING AT HOME
- Capitolo 8° -


Raccattai il mio reggiseno e le mutande, me le infilai, seguite dalla divisa pulita della cugina di Ian, Angel. L’avevo indossata giusto per entrare nella Casa dei Serpeverde. Mi diedi un’occhiata nello specchio. I capelli erano sconvolti. Afferrai un pettine dal baule di Ian e mi pettinai.
- Ci saremmo dovuti fare una doccia…- disse lui odorandosi sotto le braccia.
- Dopo- risposi- ora abbiamo una cosa più urgente da compiere!-
- Cosa?-
- Io distraggo la Chips e tu rubi la pozione.- dissi con voce ferma.
- Ma sei matta?-
- No. Sono decisa. Muoviti!- ordinai e iniziai ad uscire dalla stanza. Subito dopo venni seguita da lui.
Usciti dalla Casa dei Serpeverde, presi la bacchetta in una tasca nascosta della gonna e appellai il mantello dell’invisibilità. Aspettammo che arrivò e lo feci indossare a Ian.
- Ti ripeto il piano- affermai- io la distraggo, tu prendi la boccetta con la pozione, la nascondi con te sotto il mantello. Usciamo fuori e la prendo. Rientro perché avevo dimenticato la bacchetta e con una scusa la porto di nuovo a parlare, lontana dagli scaffali. Tu rimetti a posto la boccetta, mi tiri la gonna come segnale quando l’hai presa e/o l’hai posata. Tutto chiaro?-
- Tutto. Cioè…quando la prendo ti tiro la gonna?-
- Esatto.-
- E perché non posso toccarti il sedere?-
- Perché no.-
- Why?-
- Perché mi hai avuta tutta per te prima-
- Ma saranno stati sì e no dieci minuti-
- Vedi di farteli bastare per tutta l’estate- risposi fredda, lui non replicò.
Arrivati davanti all’Infermeria sussurrai:
- Pronto?-
- Sì-
- Ricorda: tirami la gonna-
- O.K.-
Bussai. Nessuno rispose. Spinsi la porta e mi sporsi dentro. La Chips non c’era.
- Muoviti che non c’è!- bisbigliai.
- Hai detto qualcosa cara?- sussultai. Madama Chips si trovava proprio qui, dietro di me.
- S-si- che mi invento?- cercavo proprio lei. La zia, zia Ginny, se la ricorda?-
- Certo. La piccola Ginny ha fatto pratica le prime volte proprio in questa Infermeria.-
- Ma davvero? Non mi dica… Comunque…m-mi aveva mandato una lettera indirizzata a lei, un attimo che la prendo!- iniziai a frugare nelle tasche, poggiando tutto il contenuto (carte e fogli che avevo trovato per i corridoi e avevo messo nelle tasche per precauzione) sul bancone, aprivo ogni foglio e leggevo ad alta voce.
- Scivola quel jeans, ma che donna sei? Battiti nel cuore non l’avevi fatto mai…non fermarti dai, stringimi di più…eh? E come c’è finito questo qui? È un biglietto con una canzone italiana, me l’ha scritta la mia amica, naturalmente è una traduzione dall’italiano- ma che cavolo scrivono questi ragazzi? Scusa inventata al momento, mi sono salvata per il rotto della cuffia. Alzai lo sguardo e vidi la Chips scrutarmi con gli occhi da sopra i suoi occhiali.
Aprivo i fogli e, prima di leggerlo a voce alta, davo uno sguardo sul contenuto. Ogni volta che non era “la lettera di zia Ginny” , accartocciavo il biglietto e lo lanciavo dietro le mie spalle. Ian, che stai combinando? Muoviti! Mi sentii tirare la gonna. Mi girai e non vidi nessuno. Era lui. Mi voltai nuovamente verso Madama Chips e dissi:
- Sicuramente mi sarà caduta da qualche parte fuori, vado a controllare- dissi lasciando la bacchetta sul bancone e avvicinandomi alla porta. La aprii e mi voltai indietro. Feci un sorriso alla Chips sperando che Ian fosse già uscito. Andai fuori.
- L’hai preso?- chiesi al muro. Ian si tolse il mantello e mi porse una boccetta molto piccola che conteneva un liquido rossastro.
- Metti la pozione nel tappo e bevi tutto in un sorso, mi raccomando, fai presto!-
Eseguii alla lettera tutte le sue istruzioni. Non aveva sapore, ma dopo un po’ avevo tutta la bocca impasticciata di quella robaccia. Richiusi il tappo e gliela porsi. Lui si rimise sotto il mantello. Rientrai e, cercando l’infermiera con gli occhi, lasciai la porta aperta per far entrare Ian. La richiusi dopo un poco.
- Mi scusi, Madama Chips? È presente? Se sì, dov’è?-
Nessuna risposta.
Dove sarà finita?
Mi avviai verso gli scaffali e, là dove c’era uno spazio vuoto, venne riempito da una piccola boccetta.
- Mi cercavi, Leslie?- disse quella alle mie spalle. Sobbalzai nuovamente.
- Sì, beh…credevo che stava qui dietro…ha-ha per caso visto la mia bacchetta? Non la trovo, credo di averla dimenticata qui da qualche parte- dissi piano cercando di farla allontanare da quegli scaffali.
- Sì, seguimi prego- disse. Si girò, tirò la porta e la chiuse a chiave.
“Oddio, Ian…”
Ma non potei fare nient’altro che seguirla. Che mi sarei potuta inventare?
- Eccola qui!- disse indicando il bancone.
- Grazie!- mi affrettai a rispondere. Di nascosto puntai la punta verso la porta chiusa e pensai “Alohomora”. Per coprire i rumori della porta che si apriva, dissi, anzi, urlai:
- Comunque la lettera della zia non l’ho più trovata, dovrebbe essere tra i fogli che ho lasciato qui, non è che l’ha vista? Per caso ha controllato…-
- No, non c’era nient’altro che bigliettini accartocciati che sembravano tutto tranne che una lettera.-
- Mi spiace, temo di averla perduta allora…- dissi facendo finta di essere profondamente addolorata.
- Oh, non preoccuparti. Dì a tua zia di riscrivere la lettera e, magari, di mandarla direttamente a me.-
Mi sentii tirare la gonna. Era salvo lui, e anche io in qualche modo.
- Sarà fatto. All’anno prossimo Madama Chips-
- Buone vacanze cara-
Le diedi due baci sulle guance e uscii. Prima di farlo, mi voltai, come prima, e, in attesa che Ian uscisse, sorrisi alla Chips, la salutai con la mano e andai fuori.
Piano piano mi allontanai dalla porta e, svoltato l’angolo, mi bloccai con il risultato che qualcuno mi andò a sbattere contro. Mi girai, mi accovacciai e tolsi il mantello che il mio ragazzo indossava. Lo baciai e lui, abbracciandomi, mi ricambiò il bacio.
- Sei fantastico!- dissi.
- Mai quanto te…- rispose.
- Siamo una bella coppia. Strana, certo, ma bella!- esclamai.
Concordò.

Un fischio acuto provenne dal treno. Le ruote si misero in cammino e girarono sui binari. Dapprima si procedeva lentamente, poi il treno acquisì una certa velocità. Dal finestrino intravedevo i paesaggi selvaggi che ci stavamo lasciando dietro. Tante cose erano capitate quell’anno: mi ero messa con Ian e avevamo fatto l’amore il giorno precedente, ma anche Eleonora e Alex si erano fidanzati.
Come l’avremmo passata l’estate? Chissà.
Raggiunsi una cabina e mi sedetti. Poco dopo venni raggiunta dai miei due amici.
- Dove sei stata ieri? Non ti abbiamo trovata da nessuna parte!- chiese Alex.
- Lui afferma che hai fatto sesso con Ian, è vero?- aggiunse Eleonora.
- Sì e no- fu la mia vaga risposta, seguita da un sorriso spontaneo che non riuscii a trattenere.
- Davvero?- Eleonora si sporse davanti- come è stato?- chiese subito.
- Se vuoi lo scopriamo insieme- le disse Alex abbracciandola e dandole un bacetto innocente sulle labbra.
- Ah…ah….-disse lei- allora?- mi chiese.
- Ehi, bambola del sesso!- mi sentii chiamare. Tutti e tre ci girammo e guardammo Ian che si era appena affacciato nella cabina.
- Ian!- lo rimproverai- ma che idiozie dici?-
- Bambola del sesso?- ripeté stupidamente Eleonora.
- Oho! E brava la santarellina, si è data da fare!- sorrise scherzosamente Alex.
- Ma non è vero! Vedi, Ian? Ora si fanno chissà che pensieri, quando noi, poi, non abbiamo fatto niente!-
- Noo…niente proprio- disse Eleonora scuotendo la testa. Tutti ridemmo.
- Vabbè, non sarai proprio una bambola del sesso, ma sesso l’abbiamo fatto, eh?-
- E abbiamo anche rubato dalle scorte della Chips!- e lo baciai sulla guancia.
- Che avete fatto?- si allarmò subito Eleonora.
- Ele, - disse Alex- ormai hanno fatto già quello che tu stai per rimproverare, perciò salta la parte in cui fai la ramanzina e fagli promettere di non farlo più!-
- m…ma!- iniziò lei.
- Come avete fatto? Che avete rubato? Dove e quando l’avete fatto?- chiese subito Alex, abbozzando un occhiolino diretto a me.
- beh- iniziai.
- Senti, mentre tu racconti mi vado a togliere la divisa. Ci vediamo dopo- mi interruppe Ian. Mi diede un bacio veloce sulle labbra e se ne andò. Lo guardai allontanarsi. Una strana morsa mi prese allo stomaco, avevo una bruttissima sensazione, ma cercai di non pensarci.
Raccontai tutto ai miei amici, tralasciando la descrizione di quando abbiamo fatto l’amore, e credo che l’abbiano capito, anche se non andarono mai a fondo, chiedendomi tutto nei minimi particolari.
- Wow…- sussurrò Eleonora alla fine del mio racconto. Congiunse le gambe e sfregò sulle ginocchia le mani.
- Speriamo che non lo venga a sapere nessuno- disse Alex, per la prima volta vidi sul suo volto dipinta un’espressione abbastanza preoccupata.
Annuimmo sia io che Eleonora.
Passarono circa tre ore, stavamo quasi per arrivare quando la mia amica si alzò.
- Credo che dobbiamo andare, Alex-
- Dove?- chiesi io curiosa.
- Dobbiamo recarci nella cabina prefetti, ci vediamo quando usciamo oppure ci sentiamo, stammi bene!- mi rispose Alex, si alzò, mi venne incontro e mi diede un bacio sulla guancia.- spero che con Ian vada tutto bene!- sussurrò.
- Anch’io spero che vada ottimamente tra voi due- risposi anch’io in un sussurro abbozzando con gli occhi un segnale indicando Eleonora. Lui sorrise e se ne andò.
- Io vado, raggiungimi- disse sulla soglia rivolta a Eleonora,- ciao ancora, Leslie-
Io guardai Eleonora seguire con lo sguardo la figura del ragazzo fino a quando poté.
- Ho paura- confessò.
- Di cosa?- chiesi presa alla sprovvista
- Ho paura che lui possa allontanarsi da me, non so…ho paura che si stanchi di…me!- e nascose la faccia tra le mani. Io le andai vicino e l’abbracciai.
- Perché - dissi per consolarla- dovrebbe stancarsi di te? Tu sei una ragazza così solare. È vero, a volte sei proprio una rompiscatole, ma lui ti ama, non ti lascerebbe mai. Trovare te è stato, sia per lui che per me, trovare un tesoro, un tesoro così grande dentro che neanche quello che trovò Benjamin Gates ne “Il mistero dei Templari” potrebbe lontanamente uguagliarlo!-
Lei sorrise debolmente, si strofinò gli occhi con il dorso della mano. Mi diede un bacio sulla guancia e, tenendomi le mani congiunte alle sue, mi ringraziò di cuore e scappò da Alex.
Da sola nella mia cabina pensai che Ian non l’avrei più rivisto sul treno, poiché anche lui era un prefetto. Mi alzai e andai da quelli che, fino a qualche ora fa, frequentavano l’ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Sin da qualche carrozza prima sentivo un enorme rumore. Arrivata in quella carrozza, l’ultima del treno, con la musica al massimo, così alta che neanche urlando ci si poteva sentire, cercai James. Davo gomitate a destra e a manca per non rimanere schiacciata contro un vetro, un’impresa davvero difficile, poiché lì ci si lanciavano pluffe e venivano liberate Cioccorane per la gara: si mettevano tutte le Cioccorane in fila e si aprivano allo stesso momento, la rana di cioccolata che faceva il salto migliore e più lungo vinceva. Per poco non mi fu tagliata la testa perché ne avevo schiacciata una che stava per compiere il salto, ho dovuto pagare la Cioccorana con gli interessi e me ne sono scappata.
Trovai James in una cabina a bere litri di Burrobirra con i suoi amici. Si erano evidentemente ubriacati perché, appena mi videro, mi afferrarono per un braccio, mi misero a sedere su un sediolino così pieno che avevo una gamba su quella di un ragazzo che non avevo mai conosciuto e avevo la schiena appoggiata al petto di un ragazzo un po’ in carne, un ottimo cuscino direi. Mi hanno iniziato a far bere delle lattine di Burrobirra fino a quando, ripresosi, James mi trascinò fuori da quell’inferno e mi riportò in cabina, quella che avevo lasciato tre quarti d’ora prima.
- Che ci facevi di là?- chiese curioso ma un po’ arrabbiato. Lui diceva di no, ma lo sentivo dal tono di voce.
- Niente- risposi infine.- ti ero venuta a cercare-
- Perché?-
- Beh, Eleonora, Alex e Ian stanno nella cabina dei prefetti, sto qui da sola-
- E gli altri? Perché sei venuta a chiamare proprio me?-
- Se ti do fastidio, scusami tanto. E ora, se vuoi lasciarmi sola…- dissi offesa.
- Ma, mica ti sei offesa?-
Scossi la testa in segni di negazione, ma lui non mi credé (e non è la stessa cosa credette?) e mi disse:- Ehi, non sentirti offesa! Tu sei la mia cugina prediletta perché, più di ogni altra, riesci a capire quello che provo in alcuni momenti, e vederti quasi ubriaca e poi…il solo fatto che tu potresti sentirti male mi fa star poco bene! Si può dire che sei la mia vita. Ci tengo davvero a te, se ti succedesse qualcosa io…e poi non dimenticarti che i tuoi genitori ti hanno raccomandata a me fino a quando non avrei finito la scuola-
- Ma la scuola è finita!- gli feci notare.
- Ma non stai tra le braccia dei tuoi genitori. Anche quando stavi con Ian, io ero responsabile. Ho lasciato passare tante cose. Inoltre si dice che tu abbia fatto entrare qualcuno di un’altra Casa- e calcò la voce su queste ultime due parole- nella Sala di Ritrovo di Grifondoro. Come caposcuola sono stato incaricato dalla McGranitt di scoprire se era veramente successo. Io ti ho coperto e ho detto, dopo qualche giorno di ricerca, che non era vero, quando i miei risultati mi dicevano il contrario. Inoltre c’è stato un brutto litigio tra te e la tua amica. Leslie,- mi guardò e mi prese le mani tra le sue- non fare cose insensate! Pensaci dieci volte su una cosa prima di farla! Lo so che non è facile, tu sei un tipo impulsivo, ma non commettere sciocchezze. Te lo dico con questa mia bocca che riferisce ciò che gli dettano il cuore e l’anima-
Lo guardai. Lui non rispondeva. Aspettava un discorso che gli dicesse che non era vero? Oppure mi stava dando il tempo di riflettere? Era il solo che riusciva a farmi sentire in colpa. Avevo fatto una stupidaggine e sembrava che colui che ci era andato a perdere fosse stato lui e non io.
Aspettai una sua parola e lui una mia. Si alzò poiché da me non arrivava niente.
- James…- iniziai e lui subito mi stette a sentire- vedi…veramente ho fatto entrare Ian nella Torre, però l’ho fatto impulsivamente! Ero perfettamente cosciente di ciò che facevo, ma lo sai come sono…scusami….- dissi abbassando lo sguardo.
- Ma a me questo non interessa!- esclamò. Io lo guardai stralunata- la sola cosa che mi interessa è che tu stia bene e non ti abbia toccata in alcun modo!-
- No, non preoccuparti. Siamo stati a parlare per tutto il tempo nella sala comune-
- Sai…-fece- voi due mi ricordate tanto me e la mia ex- e si asciugò gli occhi inumiditi con il dorso della mano.
- Tu e Tara?- chiesi. Di sicuro non sapevo chi fosse lei, anzi, sapevo appena che era stato fidanzato. Stettero per tre anni insieme, poi lei lo lasciò per il suo ex-migliore amico. James ci stette malissimo, neanche con me preferiva parlarne. Pronunciai quel nome perché era da tanto che non parlava di Tara, e feci centro. Annuì.
- Non mi va di parlarne- fece.
- Neanche a me, Ian mi aveva detto che mi avrebbe raggiunto poco dopo e non l’ho più visto…- sospirammo nello stesso momento.
La porta scorrevole della cabina si aprì e apparve una ragazza dai capelli neri lisci e gli occhi castani. Lily era vestita con un pantalone a vita bassa e una canotta.
- James, Leslie! Ancora non siete pronti? Siamo quasi arrivati! Muovetevi a vestirvi!- e scappò via. James mi salutò e inseguì la sorella.

Scesi dal treno.
C’erano tre persone ad aspettarmi al varcare della soglia del cancello. Papà, alto con i capelli rossi ancora folti, al contrario di nonno, una maglietta a mezze maniche di colore verde con dei disegni sopra, cingeva le spalle di mamma, sulle quali cadevano dei capelli castani ben stirati. Entrambi mi salutavano con una mano e mamma teneva con l’altra la manina della mia piccola sorellina, capelli castano ramati e occhi verde intenso, sembravano benzina.
La piccola Kate si staccò da mamma e mi venne incontro correndo. Aprii le braccia e l’abbracciai più forte che potei. Sembrava un bellissimo quadretto familiare, se tutti attorno fossero rimasti immobili e i colori sarebbero stati a cera.
Mi girai indietro e vidi l’Espresso per Hogwarts fermare i motori per tre mesi, aspettando di riaccenderli per un’altra attesissima corsa verso la scuola.

Riposati, riposati o mio caro treno,
tra un po’ sarà di nuovo tempo di tornare.
Spera che ci siamo tutti…
Tu di gente ne hai vista a bizzeffe,
ma quanti, per te, ti hanno mai adulato
e hanno pensato, anche lontanamente,
a te e a quello che pensavi e provavi?
Riposati, o mia bella macchina,
ritornerai presto a lavorare e vedrai
me e Ian
impegnati in un’altra avventura.
Con la tua benedizione chiudiamo questo capitolo
con l’intenzione di aprirne un altro...




   
 
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