IS6
Poco dopo parcheggio la mia auto davanti al vialetto di una
villetta ai margini della campagna, il mio piccolo angolo di paradiso. La
guardo divertito mentre, per l’ennesima volta, cerca di capire dove l’ho
portata, ma questa volta non può saperlo.
“Dove siamo?” mi chiede dopo che la sua testolina ha scartato
tutte le ipotesi possibili.
“Questa è casa mia, Harrison… Ti piace?”…
… Perché all’improvviso
mi sembra di aver fatto un errore madornale?!... Un pensiero che si fa strada
nella mia mente inondandomi di pura e semplice paura… Paura… Paura di perderla
di nuovo per aver preteso troppo… O semplicemente per aver frainteso le sue
intenzioni…
“Scusa…” un sussurrò, che si perde tra le folate di vento
nella notte “… non avrei mai dovuto portarti qui… Perdonami”…
Dio, perché sono stato così stupido?!...
“È bellissimo… Perché ti scusi?... Non hai fatto nulla di
sbagliato…” mi si avvicina baciandomi su una guancia…
.. Luce… Un raggio di
luna nella più scura delle notti, che si fa strada nella mia mente togliendo di
mezzo i dubbi di poco prima…
“Vieni…” le prendo la mano e la porto dentro “... Ora non
uccidermi… Chiudi gli occhi…”
“Quincy, stanotte hai esagerato con il mistero, non ti pare?”
ride e, ubbidiente, socchiude gli occhi.
Corro nel salotto, accendo il camino e la miriade di candele
che ci sono qua e là, torno da lei e la conduco, tenendola per la vita, nella
stanza.
“Tommy... grazie”
“Di cosa?... Vieni, non avevi voglia del dessert?!”
Le prendo di nuovo la mano e la faccio accomodare tra le mie
gambe, il suo viso appoggiato al mio petto, i suoi occhi immersi nei miei.
“Mi ricorda qualcosa questa situazione…” dice prendendo una
fragola.
“Tu dici…”
Quel frutto non tocca neanche un secondo le sue labbra, che
vengono immediatamente catturate dalle mie in un bacio dolce e passionale,
socchiude la bocca lasciandomi approfondire quel bacio che si fa, via via, più
intenso; quasi non me ne accorgo ma la stringo a me con più forza, desiderando
ogni secondo di più il contatto tra la sua pelle morbida e calda contro la mia.
“… Tom… Non riesco a respirare…” sospira tra le mie labbra.
Mi stacco quel tanto che basta per permetterle di riprendere
fiato.
“Non farlo allora…” le prendo il viso tra le mani,
guardandola: il viso accaldato, le labbra rosse e gonfie per il bacio; scendo
giù, sul collo, baciandole poi le scapole e il decolletè. Poi, di nuovo quel
dubbio: e se lei non volesse?
“Jude… Io… Scusa…”
Mi preme un dito sulle labbra dicendo: “Non farlo, non
scusarti… L’ho desiderato così tanto…”
Le prendo in braccio per sdraiarla sul divano, poi cambio
idea: “C’è un posto molto più comodo…”. Uno sguardo, mi basta un suo sguardo
per capire quello che vuole; la trascino con me lungo il corridoi verso la
camera da letto, lasciando la mia camicia e le nostre scarpe abbandonate a
terra.
Le bacio dolcemente il collo mentre lei mi accarezza i
capelli, poi le mie mani scendono alla cerniera del suo vestito, timide,
esitando, quasi per chiedere il permesso, lentamente la abbasso e per poco non mi
scoppia il cuore quando lei si stringe a me per lasciare che il vestito ricada
dolcemente ai suoi piedi, cerco i suoi occhi, non li trovo, ha il volto
abbassato, mi chino e vedo un leggero rossore colorarle le guance.
“Jude… Guardami… Una tua parola e giuro che mi fermo qui… Sai
che non ti farei mai del male”
Continua a tenere gli occhi bassi.
“Se vuoi rimaniamo così…”
Alza lo sguardo, finalmente, con una domanda ironica negli
occhi.
“Se sei stanca ti prendo in braccio…” detto, fatto, le sollevo
delicatamente le gambe, portandola tra le mie braccia, come una bimba.
“Visto, non è difficile” la porto verso il letto, mi siedo con
lei in braccio.
Abbasso il viso nei suoi capelli, inspirandone a fondo il
profumo, la bacio dolcemente cercando di non farla sentire in imbarazzo…
… Sono proprio cambiato…
Non sono più Little Tommy Q che faceva impazzire le ragazzine con uno schiocco di
dita… Ora sono seduto sul mio letto pregando con tutto il cuore che l’unica
persona che voglio davvero non se ne vada…
“Guardami, Jude, ti prego…”
… Una supplica più che
una preghiera…
Lei alza gli occhi, sono lucidi, l’ultima cosa che volevo era
vederla piangere, e, guarda un po’, ci sono riuscito. Ha la testa poggiata sul
mio petto, mi bacia e mi sfugge un attimo dopo per prendere la mia mano, la
stringo tra la mia, è piccola, indifesa, ma non voglio che lei si senta così.
La bacio dolcemente e, con mia sorpresa, non si scosta quando le mie mani
corrono al gancetto dietro la sua schiena, lascio cadere l’indumento a terra
mentre lei si porta le braccia al seno, imbarazzata.
“Non devi vergognarti… Sei così bella…”
… Dopo quelle parole si
schiude per me in tutte la sua bellezza, come il bocciolo della rosa più bella
del giardino, bianco, puro e innocente, ma determinato: semplicemente
bellissimo…
Lentamente la porto al centro del letto, facendola sdraiare
accanto a me, mentre le bacio ogni centimetro di pelle, i miei occhi, le mie
labbra, le mie mani volano sul suo corpo affamate, desiderose di sentire i suoi
brividi, non di freddo ma di passione, accendersi ad ogni tocco.
Oramai anche gli ultimi indumenti sono caduti sul pavimento, le
barriere che mi ero costruito attorno al cuore sono crollate come il polline in
primavera.
Prendo posto delicatamente sopra di lei, tenendomi su con i
gomiti per non schiacciarla con il mio peso, mi fermo a guardarla, non è mai
stata così bella; una lacrima, una sola, brilla sulla sua guancia, lei si
affretta ad asciugarla, ma non è sfuggita ai miei occhi, la chiamo dolcemente.
“Jude… Ti prego, non posso vederti così…” la voce rotta dal
desiderio che provo per lei “Dovrebbe essere la notte più bella della tua vita…
E stai piangendo…”.
Le asciugo con un bacio un’altra lacrima che si era posata
sulle sue labbra.
“Tommy, questa è la notte più bella della mia vita…”
Si stringe a me, le sue morbide curve premono contro il mio
petto dandomi un’inaspettata scarica di adrenalina, che mi percorre tutta la
schiena.
Nonostante il mio cervello mi dica di aspettare, non gli do
retta, dolcemente, piano, per paura di farle male, scivolo in lei, che si
aggrappa alle mie spalle, soffocando un gemito sulle mie labbra.
Vorrei dirle di stare tranquilla, di non preoccuparsi, ma
l’aria sembra attraversare le mie corde vocali senza successo, uscendo dalla
mia bocca in sospiri silenziosi…
Silenzio, un silenzio carico della passione più viva e
dell’amore più puro che si possano immaginare… Avvolge quella stanza rendendo
l’aria calda, bollente, che viene però rinfrescata dal leggero venticello che soffia
dalla finestra semiaperta…
Mi muovo piano dentro di lei, coprendola di baci, e lei
ricambia soffocando deboli sospiri sulle mie labbra, permettendo ad altri, più
forti, di giungere sino al mio orecchio, provocandomi una scarica di piacere
che mi attraversa tutto il corpo.
Lentamente sento tutta la tensione scemare dal mio corpo, fino
a sentire solo una cosa…
Lei…
Rialzo la schiena, per poi accarezzare la curva sinuosa della
sua fino a portarla a sedere su di me, continuando a baciarla e poi…
Buio…
Luce…
Solo due parole, timide e flebili come le dita del vento,
sembrano squarciare il silenzio in quella camera, due parole che, anche se
sussurrate, sembrano far sentire a tutto il mondo l’amore racchiuso in quelle
quattro pareti:
“Jude!”
“Tommy!”
Minuti… Ore… Forse, addirittura giorni… Non so per quanto
tempo siamo rimasti così, strettì l’uno all’altra, uniti come mai prima d’ora.
Quando mi sono staccato da lei mi sono lasciato cadere sul letto, al suo
fianco, tentando di riprendere fiato.
“Sai che ora non ti farò più uscire da quella porta, vero?!”
“E tu sarai fortunato se ci arriverai a quella porta!” ma dove
lo trova il fiato di ribattere a tutto quello che dico?! “Ti è piaciuto?” una
domanda semplice quella che mi fa, lo chiede timidamente, quasi abbia paura di
sentire un risposta negativa.
“No, non mi è piaciuto…” suspance “…Di più… Mi è sembrato di
aver appena varcato le porte del Paradiso!” sul suo viso si allarga un sorriso
stupendo.
“Non mi stancherò mai di dire quanto sei bella, amore mio!”
“Anche tu non sei male…” mi dice ridendo.
La attiro tra le mie braccia, accarezzandole i capelli e
lasciandole scie di teneri baci, dopo un po’ si addormenta con la testa sul mio
petto, cullata dal battito del mio cuore, io rimango lì, a guardare il tesoro
che ho finalmente avuto il coraggio di prendere; poco dopo anche io mi lascio
andare tra le braccia di Morfeo, lasciandole un “ti amo” sulle labbra.
Riciao a tutti, secondo capitolo della giornata...
Dimenticavo, l'ultima
scena è un po' meno innocente del resto della storia, non mi
sembrava il caso di alzare il rating, anche perchè è e
sarà l'unica... Ditemi voi, a me non sembra di essere "scesa nei
particolari"...
a memole, in effetti era
già stata pubblicata su un forum, ma è sempre di mia
produzione, quindi non penso vada contro il regoalmento... Grazie dei
complimenti!... Alla prossima
Un bacio a tutti
Francesca
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