Il sogno che ho fatto stanotte è stato strano.
C'erano Ruthie, Lacie, Leonardo e Stephen affacciati alla finestra, ma
di un'altra stanza, con un aspetto un po' diverso: quei pezzi di stoffa
non erano più lunghi, con i motivi floreali, ma bianchi,
semplicemente.
Ruthie si voltava verso di me. -Dulcet! Vieni a vedere, è
bellissimo!- Sorrideva. E quando lo faceva era ancora più
bella.
Io andavo verso di lei, mi affacciavo alla finestra ma quando guardavo
dritto di fronte a me tutto quel che vedevo era il grigio. Il colore
grigio.
-Ti piace, Dulcet?- mi aveva chiesto Stephen.
-Ma io vedo solo grigio.- avevo risposto.
-Questo è perchè sei bassa.- Aveva detto Lacie.
Completamente senza senso.
Apro gli occhi, aspettandomi di guardare ancora nel buio infinito di
quella stanza dove sono cresciuta. Invece davanti agli occhi ho solo il
bianco di un letto.
Solo ora ricordo di essere uscita ieri, quando c'era buio anche fuori
dalla finestra, dopo che Ruthie, Lacie e Leonardo avevano ammesso le
loro colpe. Mi rendo conto solo ora, svegliandomi dopo aver dormito
bene per la prima volta, che tutto è così strano.
Forse
è opera di qualcuno? O forse è stata solo una
casualità?
E il mio nome, il mio primo nome. Quello che nessuno mi aveva mai dato
e quello che nessuno aveva mai pronunciato.
Invece Stephen lo ha fatto. Ha fatto tanto per me facendomi uscire,
facendomi carina, dandomi la possibilità di dormire su un
letto,
dandomi persino un nome.
Dulcet.
Adesso ho una risposta alla domanda -Chi sei?-. Io sono Dulcet.
Penso che sia giusto fare qualcosa di bello per Stephen, viste tutte le
cose che ha fatto per me, ma credo che non sarà possibile
farlo
per un po' di tempo.
Stamattina partiremo per Berlino, non so nemmeno come. So solo che ci
saranno anche Ruthie e i suoi fratelli.
Giro la testa dall'altra parte, sempre tenendola poggiata sul cuscino,
e guardo Stephen dormire ancora. Vuol dire che non è ancora
ora.
Forse è molto presto per lui.
Ieri notte l'ho stretto finchè non ho avuto molto caldo. In
confronto a me è molto più grande, anche se
probabilmente
ha la mia stessa età. Io sono più piccola e forse
è la mia natura. Sembro una bambina e lui sembra il mio
fratello
maggiore. Ha i capelli più scuri dei miei, ma non come
quelli di
Ruth. Non sono ordinati come quelli di Leonardo. Hanno la forma di DNA
anche se sono cortissimi. Stephen ha dei bei capelli e un bel corpo.
Tutti in quella reggia sono belli, sanno parlare bene e sono gentili.
Se c'è qualcosa che posso fare per salvarli dalla pena che
li
aspetta a causa del terremoto, ci proverò più che
posso.
Mi giunge una voce dall'altra parte del letto.
-Hai dormito, Dulcet?- Stephen ha la voce un po' stanca e quando si gira
verso di me, noto che tiene a stento gli occhi aperti.
-Sì.- rispondo, non avendo nient'altro da aggiungere. A
volte
però mi piacerebbe conoscere più parole per poter
parlare
di più con le persone, soprattutto ora che posso farlo.
-Hai ancora freddo?- mi chiede.
-Adesso no.- rispondo.-quante ore mancano per vedere il sole?-
-Credo che manchi poco. Forse un'ora.-
-Ruthie, Lacie e Leonardo dove hanno dormito?-
-Loro hanno dormito all'entrata, a terra. Questo fa parte della loro
punizione e nessuno lo può impedire.-
Perchè lo fanno? Perchè è stato deciso
che tutti e
tre fossero colpevoli? Perchè è stato deciso che
fossero
proprio loro la causa del terremoto?
-Perchè lo hanno fatto?- chiedo.
-A volte non ci sono risposte ai perchè,
Dulcet.-
-Cosa vuol dire?-
-Vuol dire che ci sono cose assurde. Cose strane che la gente non sa
spiegarsi. Non è sempre possibile rispondere alle domande.-
-Perchè hanno subito dato loro la colpa?- questa
è una
domanda che voglio chiedere da un po', da quando c'è stato
il
terremoto. Da quando loro piangevano stretti l'uno all'altro.
-E' una cosa difficile, non ne conosco ogni particolare. So solo che
è una storia lunga, ci vorrebbero giornate intere per
raccontarla solo approssimativamente. E' una storia strana. Assurda.
Impossibile. Penso che gli unici a conoscerla bene siano le persone
più potenti in ogni reggia qui, in Germania. Sembra che
negli
altri posti non esistano cose del genere. Sono dovuto stare una
settimana a parlare con il re per ascoltare questa storia, ma
più continuavo ad ascoltare, più continuavo a non
capire.
Chiunque lo farebbe.- Stephen non mostra nessuna paura. Solo un po' di
confusione e un po' di preoccupazione.
-Un giorno me la racconterai?-
-Un giorno in cui avremo tempo, Dulcet. Tanto tempo.-
Ho sempre sentito questa parola e l'ho sempre usata. Pensavo che il
tempo fosse una durata.
Ma adesso capisco che c'è qualcosa di più.
Qualcosa che
si può capire solo stando tra le persone, parlando con loro,
crescendo con loro.
-Stephen, cosa è veramente il tempo?-
-Il tempo... Il tempo è strano. Il tempo è vita.
E anche la vita è strana.-
-Perciò il tempo è più grande della
vita?- Dentro
di me non capisco il senso di questo pensiero. So poco bene cosa
signichi vivere, ma una volta Ruth ha detto che la vita è
una
cosa molto importante e molto grande.
E io so che ha ragione.
-Il tempo è più grande di qualsiasi cosa.-
Decido di cambiare domanda, sia verso di lui che verso di me. Decido di
scoprire qualcosa di facile.
-Tante volte ho sentito Ruthie e Lacie chiedersi che ore fossero. Come
si fa a sapere che ore sono?-
-Puoi usare l'orologio.- finalmente le labbra di Stephen si incurvano e
sorride un po'. Mette una mano dentro le coperte con una forma strana
che ha addosso alle gambe e la fa uscire di nuovo con uno strano pezzo
metallico. Ha lo stesso colore delle chiavi che ha usato per aprire la
porta, però non ha la stessa forma. E' rotondo, credo che
questa
forma si chiami cerchio se mi ricordo bene. Non riesco a pensare a una
descrizione precisa, lo guardo e basta. E' la prima volta che vedo una
cosa così.
-Che cosa è?- chiedo.
-Un orologio. Serve per sapere che ore sono.- Un altro sorriso.
-E come si fa?- chiedo, girandomelo sulle mani.
-Te lo insegnerò uno di questi giorni, va bene?-
-Sì. Grazie Stephen.-
-Mi ringrazi sempre.-
-Perchè ti prendi cura di me.-
-Sono le parole di mia madre.- i suoi occhi si chiudono e la sua bocca
si incurva al contrario.
-Cosa ti diceva tua madre?-
-Mi ringraiziava perchè mi prendevo cura di lei. Adesso
è morta.-
-Si chiama Morta?-
-Non direi.- fa un piccolo sorriso.-vuol dire che non vive
più:
non respira, non cammina, non fa niente. Non è
più niente.
Questa descrizione è uguale a quella che ho fatto
sull'animaletto che si era disteso a terra e si era fatto mangiare. Non
si muoveva più, non faceva più niente. Allora era
morto?
Questa parola mi mette paura, ma non è il momento per essere
tristi perchè tra poco partiremo.
Voglio pensare alle cose belle che posso vivere, finalmente. Voglio
passare il tempo a vivere nel mondo dove vivevano tutti e dimenticarmi
di quella stanza buia dove non c'era mai nessuno.
Adesso qualcuno c'è. C'è solo Stephen adesso, ma
mi sento
al sicuro e quando ieri sera le nostre braccia si sono incrociate e i
nostri corpi toccati mi sono davvero sentita protetta. Protetta proprio
come Ruthie e Lacie parlavano di come si sentivano quando stavano
insieme a Leonardo, il loro fratello maggiore.
Vorrei tanto che Stephen fosse il mio fratello maggiore. Anche se non
lo è resta comunque una persona molto gentile, è
pur
sempre una persona che mi protegge. Non importa chi sia, lui
è
Stephen. E lo dicono i battiti del suo cuore.
-Vuoi dormire come ieri sera?- Mi chiede. Sento che il cuore gli batte
più forte, ma non capisco perchè.
-Sì, mi è piaciuto.- sorrido -Perchè
ti batte il cuore così forte?-
Sta un po' in silenzio prima di rispondermi.-Non puoi capire queste
cose, Dulcet. Non adesso. Non preoccuparti per me, pensa per te. Sto
bene.-
-Ma se stai male anche io voglio prendermi cura di te!- stavolta riesco
ad alzare un po' la voce.
E stavolta non sono entrambe le nostre braccia a muoversi per
incrociarsi. Stavolta sono solo le sue che mi trasportano
così
vicina a lui che sembriamo una cosa sola. Fratello e sorella. Il
fratello che si prende cura della sorellina, per farla sentire felice.
Glielo ripeto, guardandolo negli occhi. Voglio aiutarlo
perchè
lui ha già fatto tanto per me.-Se stai male io voglio
prendermi
cura di te.-
-Allora stai così. Mi sento meglio.-
-Ti senti come mi sentivo io in quella stanza.- me ne sono accorta solo
adesso. L'ho sempre saputo, però. Già dalla prima
volta
in cui l'ho visto lo avevo capito: il suo comportamento, la sua
genitilezza. Lui si comporta così perchè ha
passato
qualcosa di molto simile alla mia storia. Forse viveva in un mondo dove
c'era solo lui e intorno al quale non c'era nessuno, o non poteva
esserci nessuno.
-Come lo sai?- mi gurda incuriosito, ma si è calmato un po'.
Adesso non mi stringe più rigidamente.
-Non so come faccio a saperlo. Lo so e basta.-rispondo- un giorno
parlami di te.
-Adesso dormiamo, c'è ancora un po' di tempo.-
Tra le sue braccia è facile addormentarsi di nuovo. E' come
se
fossi in un altro letto ancora più comodo. Chiudo gli occhi
e mi addormento di nuovo, anche se per poco.
Dopo un po' Stephen comincia a toccarmi la testa.
-Svegliati Dulcet.-
Quando apro gli occhi, tantissima luce si riversa su di me. Non riesco
ad aprire bene gli occhi perchè tutta questa luce me li fa
bruciare.
Una mano mi si posiziona davanti agli occhi, in modo da permettermi di
vedere. E' la mano di Stephen.
-E' mattina!- dico mentre mi metto seduta sul letto. La mia bocca non
può fare a meno di curvarsi per fare un grande sorriso. Sono
così felice adesso, guardando la luce per la seconda volta,
avendo la conferma che tutto questo non è un sogno.
Guardo il mio braccio tenuto stretto dalla mano di Stephen. Anche se
sono seduta siamo molto vicini. Sicuramente, per quel poco che abbiamo
dormito, mi ha tenuta stretta. Comincio a pensare che sia lui quello ad
aver bisogno di qualcuno, di non sentirsi solo.
Se è così, io mi prenderò cura di lui.
-Ho dimenticato una cosa ieri.-dice con un tono spaventato e sorpreso.
-Cosa?-
-I tuoi capelli. Sono ancora sparsi sul pavimento. -risponde- vado a
prenderli. Resta qui, chiudo la porta a chiave.
Senza che io abbia il tempo di dire qualcosa, mi lascia il braccio e si
alza dal letto, avviandosi velocemente verso la porta.
La apre e scompare, rinchiudendola.
Sono ancora seduta sul letto, ma non posso restare qui a non fare
niente. Mi alzo e poggio i piedi a terra. Mi ricordo di essere molto
sporca e noto che ho sporcato il letto. In questo momento vorrei
bagnarmi con l'acqua che c'era nella cantina, ma penso che
non
dovrò aspettare tanto per essere di nuovo pulita.
Penso a quella strana storia di cui mi ha accennato prima. Una storia
assurda, dice. Vorrei sapere di cosa si tratta. Deve essere una storia
molto difficile, visto che Stephen l'ha ascoltata per una settimana.
Di fronte al letto c'è una grande finestra. Forse se mi
affaccio
anche solo un pochino nessuno mi vedrà. Starò
attenta.
Cammino fino a giungere a quella che una volta chiamavo sbarra. Quella
a cui sognavo di affacciarmi come facevano Ruthie e Lacie.
Quando ci sono davanti, non riesco più a sentire i battiti
del
mio cuore, non riesco più a guardare ciò che mi
sta
intorno. Tutto perde senso e capisco che niente degli oggetti che mi
circonda ne ha mai avuto. Non in confronto a quello che vedo. Non in
confronto al nuovo mondo che è apparso ora. Il mondo fuori
dalla
finestra.
Credo che sia la cosa più bella che ho visto, da quando sono
uscita.
Non conosco il nome delle cose che vedo e non le so nemmeno descrivere,
ma sono sicura che è bellissimo. Tutto quello che vedo
è
bellissimo.
Non posso sporgermi dalla finestra perchè è
chiusa, ma riesco a guardare dal vetro che mi divide da quel mondo.
Ci sarò restata tanto lì davanti, a guardare,
perchè Stephen rientra di nuovo nella stanza.
-C'è un problema.- si avvicina a me, noto che la parte
bianca
dei suoi occhi si è tinta di rosso. Il rosso non gli sta
bene.
Non sta bene con il colore del cielo che ha negli occhi.
-Quale?-
-Dobbiamo andarcene ora. Sono arrivato appena in tempo per gettare i
tuoi capelli da qualche parte in cantina, ma adesso devo andare a
prendere il cibo. Per questo mi avevano dato le chiavi. Io non conosco
il posto dov'è situato il cibo. Puoi venire con me per un
po',
per favore?
-Va bene.- in realtà non è solo questa la cosa
che voglio
dirgli. Voglio anche chiedergli perchè ha gli occhi rossi,
ma so
che non c'è abbastanza tempo.
Mi avvio verso la porta e insieme usciamo. Stephen gira due volte la
chiave nel foro. Mi afferra il braccio per farmi camminare
più veloce verso la porta della camera di Ruth e Lacie. Non
è chiusa a chiave ed entriamo.
Non ho nemmeno il tempo di dare uno sguardo alla stanza,
perchè
Stephen mi trascina dentro la cantina e accende la candela per fare un
po' di luce.
-Puoi portarmi dove c'è il cibo?-
-Sì, dobbiamo andare dritto.-
La stanza adesso illuminata almeno un po', è più
sporca
di quanto pensassi. Tutte le coperte che ricoprono i mobili sono pieni
di macchie scurissime.
Quando arriviamo ai tredici grandi scaffali dove si trova il cibo,
Stephen comincia a raccogliere tutto quello su cui le sue mani si
posano.
-Quanto cibo c'è qua dentro?- chiede, stupito.
-Oltre questi scaffali ce ne sono altri perciò
c'è tanto cibo.-
-Hai vissuto sempre così?-
-Sì.-
-Sei ammirabile, Dulcet.- mi dice, prendendo altre cose dagli scaffali
e mettendole in degli strani contenitori.
Continua a raccogliere cibo per un po'.
-Queste possono bastare.- dice guardano il 4 grandi contenitori dove ha
messo il cibo.
-Dove le metterai?- chiedo.
-Il re ci ha messo a disposizione la carrozza più grande,
perciò porterò lì queste ceste quando
ce ne
andremo.-
-E quando ce ne andremo?-
-Adesso.- mi trascina velocemente fuori dalla porta. Avrebbe potuto
lasciarmi lì dentro o non farmi uscire affatto ieri. Sarebbe
potuto scappare, ma lui sa affrontare le cose e le persone. -Sono tutti
riuniti nel salone principale, se usciamo dall'entrata principale non
ci vedrenanno. Non vedranno te almeno-
-Andiamo?- chiedo.
-Andiamo.-
Usciamo dalla stanza, stavolta chiudendo la porta con una chiave e ci
ritroviamo di nuovo sul corridoio. Stephen tiene quattro di quei
contenitori che lui chiama ceste
con entrambe le mani. Sembrano molto pesanti, ma lui è forte.
Gira a sinistra, continuando a percorrere il corridoio con le pareti
rosse e piene di strani oggetti a forma di quadrato o di rettangolo e
con il pavimento morbido e rosso. Sembra una grande coperta.
Dopo aver camminato un po' vedo qualcos'altro di nuovo per me. E' un
grandissimo oggetto che va in diagonale dal pavimento a un altro
pavimento più sotto.
-Sai scendere dalla scala?- mi chiede. Ha fretta ed è molto
preoccupato.
-Scala?- rispondo, tenendo la voce bassa per paura che possano sentirmi.
-Aspettami lì, Dulcet.- Dice mentre corre scendendo
giù
per quello strano, grandissimo oggetto. Quando arriva sotto, posa le
quattro ceste sul pavimento e sale, arrivando al pavimento dove mi
trovo io.
-Mi dispiace, però non posso insegnarti a scendere le scale
e
non posso nemmeno aspettare che ci provi. Allarga le braccia, per
favore.-
Allargo le braccia come mi ha detto di fare e lui mi prende in braccio,
come facevano Ruthie e Lacie che da bambine giocavano con dei neonati
piccolissimi che appena cadevano a terra si frantumavano.
Mi porta giù per le scale
velocemente. Forse sono anche più leggera delle ceste che ha
portato prima. Mi mette con i piedi a terra quando arriviamo sotto.
Ho ancora addosso la maglietta che mi ha dato Stephen ieri, ma lui ha
messo una maglietta con una forma un po' diversa ed è scura.
Non
l'ho visto cambiarsi, forse stavo dormendo o stavo guardando
qualcos'altro.
Attraversiamo ancora una volta una stanza lunga e stretta, piena di
figure quadrate o rettangolari ai muri con facce di persone
strane: con strani capelli e strani vestiti.
Dopo aver visto moltissime facce mi accorgo che il corridoio
è
finito e che siamo arrivati una stanza grandissima, a forma di cerchio,
con tantissime finestre. Il pavimento questa volta è
diverso. Non è più come una coperta.
Stephen mi afferra la mano. -Sbrighiamoci.- dice e mi trascina vicino
ad un'altra porta. Continua a tenere con una mano le quattro ceste.
-Non parlare adesso.-
Stavo per chiedergli qualcosa. Ho tantissime cose da chiedergli.
Quando apre la porta marrone con tanti disegni, c'è qualcosa
di
molto simile a quello che ho visto dal vetro della finestra nella
stanza di Stephen. Vorrei guardare meglio, ma non c'è tempo.
Devo solo seguire Stephen, che sta camminando piano per pemmettermi di
non restare troppo indietro. E' così gentile.
Eppure in tutta questa storia forse è la persona che rischia
di
più, prendendosi cura di me, cercando di nascondermi. Di non
farmi scoprire dalle altre persone, di portarmi con sè,
proteggendomi, fino a Berlino. E poi? Dopo? Cosa succederà
dopo?
Cosa succederà a loro? E a me?
Non so descrivere quello che mi ritrovo davanti. C'è verde
da
tutte le parti e non ci sono muri. C'è il cielo, senza una
nuvola. Al centro ci sono ancora le scale, stavolta bianche.
Stephen fa la stessa cosa che ha fatto prima: porta le ceste
giù
per la scala, ma stavolta va a posarle su una cosa stranissima, con una
porta e dei cerchi che toccano a terra. E poi ci sono due animali
bianchi non come quelli che mi facevano compagnia in cantina. Questi
sono molto più grandi.
Quando ritorna su mi prende di nuovo in braccio e mi porta
giù per le scale. Quando arriviamo mi mette giù.
-Entra là dentro, Dulcet.- Mi dice a bassa voce e mi da una
spinta.
Guardo la strana cosa davanti a me. Dentro ci sono due sedie lunghe.
Sembrano morbide.
Metto un piede sopra il pavimento di quest'oggetto e con le mani
afferro un pezzo di tessuto morbido di una delle sedie. Mi do un po'
di spinta e finalmente sono su.
Dopo di me sale Stephen e si siede accanto a me.
-Stai bene?- mi chiede
-Sì.- mi trema la voce-cosa facciamo adesso?-
-Aspettiamo Ruthie, Lacie e Leonardo. Sei contenta? Potrai incontrarli.-
-Avranno paura di me?-
-Credo che Lacie avrà qualcosa da dire. Dice sempre cose
strane e intuisce subito cosa sta succedendo.-
Comincio a sentire delle voci, le loro voci. Quelle di Ruthie, Leonardo
e Lacie.
Al loro fianco ci sono delle persone vestite di nero, con delle cose
strane in testa. Li accompagnano fino al quarto gradino della scala e
poi li lasciano scendere da soli. Nel frattempo noto che Stephen si
è messo davanti a me, come per non farmi vedere. In effetti
sarebbe un problema se quelle altre persone mi vedessero adesso.
Dopo un po' si sposta e vedo che quelle persone vestite di nero non ci
sono più.
Adesso parla ad alta voce.
-Qualsiasi cosa vediate, non urlate. Non succederà niente di
brutto, perciò state zitti. Entra prima tu, Ruth.-
Ed ecco che ora la vedo, la guardo negli occhi mentre si avvicina.
Adesso anche lei mi guarda, mentre cammina verso di me, verso quella
strana cosa sulla quale sono salita.
-M-ma.-sussurra-Chi è?-
Adesso Lacie corre verso la sorella, e guarda anche me. La sua faccia
si riempie improvvisamente di un sorriso. -Io ti ho sognata!-
Nel frattempo si è avvicinato anche Leonardo. -Chi
è, Stephen?- chiede.
-Si chiama Dulcet, ma vi racconterò di lei più
tardi.
Adesso sta arrivando il condottiero. Partiremo tra poco
perciò salite subito.-
Ruthie si siede accanto a me e mi guarda. -Come sei carina! Quanti anni
hai?-
Ecco una domanda difficile, a cui non so se rispondere con una bugia
oppure con il dire semplicemente che non lo so.
Per fortuna c'è Stephen. -Fai sedere me accanto a lei,
Ruth. Le domande gliele farai dopo, va bene?-
-E' la tua promessa sposa per caso?- chiede Ruth.
Stephen per un po' diventa più rosso in faccia. -Non lo
è. Ve lo piegherò dopo perciò adesso
non fate domande. La mettete a disagio.- Si siede accanto a
me e mi guarda un po' preoccupato. Poi distoglie lo sguardo e guarda
fuori da una piccola finestra.
-Salga pure, noi siamo pronti.- dice ad un uomo che è appena
arrivato.
-Si parte!- urla l'uomo che è salito su una sediolina,
dietro i cavalli, tenendo due corde.
Ruth, che è seduta sulla sedia di fronte a me si china in
avanti e mi guarda.-Hai gli occhi viola.-rimane zitta per un attimo-Il
re odia il viola.-
-Vuoi spiegarci chi è, per favore?- chiede Leonardo a
Stephen.
-Solo a patto che prima mi aiutiate a raccontarle quella storia.-
risponde lui.
-Quella storia che parla degli avi del re? Quella cosa assurda? Davvero
ci credi?- dice Ruth.
-Lei vuole saperlo. E anche io voglio capire meglio.-
-Ma ci impiegheremo settimane per spiegargliela! E poi è
così complicata che non me la ricordo neanche bene...-
-Nessuno la ricorda interamente, ce la raccontavano sempre da bambini. Ormai
è passato un po' di tempo.- Dice Lacie.
-Perchè non ci proviamo?-dice Stephen- Sembra tenerci tanto.-
-L'unica cosa che mi sembra è che tu tieni tanto a lei.-
-Tengo tanto a tutti, Lacie. Perciò aiutatemi a
raccontargliela.-
-Le verranno gli incubi la notte, lo sai vero? Anche tu li hai avuti.-
-Se farà brutti sogni, ci sarò io. Ci saremo noi.-
Ruthie si rivolge a me di nuovo.-Sei sicura di voler sapere tutto? E'
una storia stranissima e complicatissima. Anche assurda. Nessuno ci
crede.-
-Sono sicura di volerlo sapere.- rispondo io. E' la prima volta che
parlo con Ruthie.
-Allora, prima cominciamo e prima finiamo, giusto?- Chiede Leonardo
rivolgendo lo sguardo a tutti.
-Però parlate in modo semplice con lei. Non è
molto istruita.- Si avvicina ancora di più a me e mi guarda
di nuovo.
Ruth sospira.-Comincio io.- dice.
-Non si sa con precisione quando iniziò, ma il re mi ha
sempre detto che fu nel mese di maggio del 1500, se non ricordo male. A
quel tempo le reggie di tutto il mondo erano molte....
CONTINUA NEL QUINTO
CAPITOLO
Ce l'ho fatta! Ci ho
messo tantissimo tempo per scrivere questo capitolo. Scusate, ma tra
matrimoni, versioni e varie cose, ci ho impiegato di più.
Nonostante questo, eccomi qui. Spero che appreziate il capitolo come
avete fatto con i precendenti.
Curiosi di conoscere la storia tanto segreta, tramandata da circa 200
anni? Ci sarà qualche riferimento alla protagonista? A
Stephen? Ai tre fratelli? Quello che vi anticipo è che
costituirà una risposta importantissima ad una altrettanto
importantissima domanda. I capitoli saranno un bel po', preparatevi! xD
Sarei molto felice se leggessi le vostre opinioni :) perciò,
recensite pure u.u
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