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Autore: Dulcet    12/09/2013    2 recensioni
Io vivo in un mondo dove c'è la magia. Dove c'è il bianco, dove c'è il nero. Dove, a volte, non c'è niente e non c'è nessuno, tranne me.
Non ho un nome e non ho un'età. Non so perchè e come e quando mi sono trovata qui. Quello che riesco a ricordare è poco; c'è sempre stato troppo poco.
Mi sono svegliata e non vedevo niente, c'era una luce da un piccolo foro e ho cominciato a guardare: questa è una delle poche cose che ricordo.
Da quel foro ci guardo ancora, tutti i giorni e a tutte le ore io sono lì e guardo tutto quello che posso guardare.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sogno che ho fatto stanotte è stato strano.
C'erano Ruthie, Lacie, Leonardo e Stephen affacciati alla finestra, ma di un'altra stanza, con un aspetto un po' diverso: quei pezzi di stoffa non erano più lunghi, con i motivi floreali, ma bianchi, semplicemente.
Ruthie si voltava verso di me. -Dulcet! Vieni a vedere, è bellissimo!- Sorrideva. E quando lo faceva era ancora più bella.
Io andavo verso di lei, mi affacciavo alla finestra ma quando guardavo dritto di fronte a me tutto quel che vedevo era il grigio. Il colore grigio.
-Ti piace, Dulcet?- mi aveva chiesto Stephen.
-Ma io vedo solo grigio.- avevo risposto.
-Questo è perchè sei bassa.- Aveva detto Lacie.
Completamente senza senso.
Apro gli occhi, aspettandomi di guardare ancora nel buio infinito di quella stanza dove sono cresciuta. Invece davanti agli occhi ho solo il bianco di un letto.
Solo ora ricordo di essere uscita ieri, quando c'era buio anche fuori dalla finestra, dopo che Ruthie, Lacie e Leonardo avevano ammesso le loro colpe. Mi rendo conto solo ora, svegliandomi dopo aver dormito bene per la prima volta, che tutto è così strano. Forse è opera di qualcuno? O forse è stata solo una casualità?
E il mio nome, il mio primo nome. Quello che nessuno mi aveva mai dato e quello che nessuno aveva mai pronunciato.
Invece Stephen lo ha fatto. Ha fatto tanto per me facendomi uscire, facendomi carina, dandomi la possibilità di dormire su un letto, dandomi persino un nome.
Dulcet.
Adesso ho una risposta alla domanda -Chi sei?-. Io sono Dulcet.
Penso che sia giusto fare qualcosa di bello per Stephen, viste tutte le cose che ha fatto per me, ma credo che non sarà possibile farlo per un po' di tempo.
Stamattina partiremo per Berlino, non so nemmeno come. So solo che ci saranno anche Ruthie e i suoi fratelli.
Giro la testa dall'altra parte, sempre tenendola poggiata sul cuscino, e guardo Stephen dormire ancora. Vuol dire che non è ancora ora. Forse è molto presto per lui.
Ieri notte l'ho stretto finchè non ho avuto molto caldo. In confronto a me è molto più grande, anche se probabilmente ha la mia stessa età. Io sono più piccola e forse è la mia natura. Sembro una bambina e lui sembra il mio fratello maggiore. Ha i capelli più scuri dei miei, ma non come quelli di Ruth. Non sono ordinati come quelli di Leonardo. Hanno la forma di DNA anche se sono cortissimi. Stephen ha dei bei capelli e un bel corpo.
Tutti in quella reggia sono belli, sanno parlare bene e sono gentili.
Se c'è qualcosa che posso fare per salvarli dalla pena che li aspetta a causa del terremoto, ci proverò più che posso.
Mi giunge una voce dall'altra parte del letto.
-Hai dormito, Dulcet?- Stephen ha la voce un po' stanca e quando si gira verso di me, noto che tiene a stento gli occhi aperti.
-Sì.- rispondo, non avendo nient'altro da aggiungere. A volte però mi piacerebbe conoscere più parole per poter parlare di più con le persone, soprattutto ora che posso farlo.
-Hai ancora freddo?- mi chiede.
-Adesso no.- rispondo.-quante ore mancano per vedere il sole?-
-Credo che manchi poco. Forse un'ora.-
-Ruthie, Lacie e Leonardo dove hanno dormito?-
-Loro hanno dormito all'entrata, a terra. Questo fa parte della loro punizione e nessuno lo può impedire.-
Perchè lo fanno? Perchè è stato deciso che tutti e tre fossero colpevoli? Perchè è stato deciso che fossero proprio loro la causa del terremoto?
-Perchè lo hanno fatto?- chiedo.
-A volte non ci sono risposte ai perchè, Dulcet.-
-Cosa vuol dire?-
-Vuol dire che ci sono cose assurde. Cose strane che la gente non sa spiegarsi. Non è sempre possibile rispondere alle domande.-
-Perchè hanno subito dato loro la colpa?- questa è una domanda che voglio chiedere da un po', da quando c'è stato il terremoto. Da quando loro piangevano stretti l'uno all'altro.
-E' una cosa difficile, non ne conosco ogni particolare. So solo che è una storia lunga, ci vorrebbero giornate intere per raccontarla solo approssimativamente. E' una storia strana. Assurda. Impossibile. Penso che gli unici a conoscerla bene siano le persone più potenti in ogni reggia qui, in Germania. Sembra che negli altri posti non esistano cose del genere. Sono dovuto stare una settimana a parlare con il re per ascoltare questa storia, ma più continuavo ad ascoltare, più continuavo a non capire. Chiunque lo farebbe.- Stephen non mostra nessuna paura. Solo un po' di confusione e un po' di preoccupazione.
-Un giorno me la racconterai?-
-Un giorno in cui avremo tempo, Dulcet. Tanto tempo.-
Ho sempre sentito questa parola e l'ho sempre usata. Pensavo che il tempo fosse una durata. Ma adesso capisco che c'è qualcosa di più. Qualcosa che si può capire solo stando tra le persone, parlando con loro, crescendo con loro.
-Stephen, cosa è veramente il tempo?-
-Il tempo... Il tempo è strano. Il tempo è vita. E anche la vita è strana.-
-Perciò il tempo è più grande della vita?- Dentro di me non capisco il senso di questo pensiero. So poco bene cosa signichi vivere, ma una volta Ruth ha detto che la vita è una cosa molto importante e molto grande. E io so che ha ragione.
-Il tempo è più grande di qualsiasi cosa.-
Decido di cambiare domanda, sia verso di lui che verso di me. Decido di scoprire qualcosa di facile.
-Tante volte ho sentito Ruthie e Lacie chiedersi che ore fossero. Come si fa a sapere che ore sono?-
-Puoi usare l'orologio.- finalmente le labbra di Stephen si incurvano e sorride un po'. Mette una mano dentro le coperte con una forma strana che ha addosso alle gambe e la fa uscire di nuovo con uno strano pezzo metallico. Ha lo stesso colore delle chiavi che ha usato per aprire la porta, però non ha la stessa forma. E' rotondo, credo che questa forma si chiami cerchio se mi ricordo bene. Non riesco a pensare a una descrizione precisa, lo guardo e basta. E' la prima volta che vedo una cosa così.
-Che cosa è?- chiedo.
-Un orologio. Serve per sapere che ore sono.- Un altro sorriso.
-E come si fa?- chiedo, girandomelo sulle mani.
-Te lo insegnerò uno di questi giorni, va bene?-
-Sì. Grazie Stephen.-
-Mi ringrazi sempre.-
-Perchè ti prendi cura di me.-
-Sono le parole di mia madre.- i suoi occhi si chiudono e la sua bocca si incurva al contrario.
-Cosa ti diceva tua madre?-
-Mi ringraiziava perchè mi prendevo cura di lei. Adesso è morta.-
-Si chiama Morta?-
-Non direi.- fa un piccolo sorriso.-vuol dire che non vive più: non respira, non cammina, non fa niente. Non è più niente.
Questa descrizione è uguale a quella che ho fatto sull'animaletto che si era disteso a terra e si era fatto mangiare. Non si muoveva più, non faceva più niente. Allora era morto? Questa parola mi mette paura, ma non è il momento per essere tristi perchè tra poco partiremo.
Voglio pensare alle cose belle che posso vivere, finalmente. Voglio passare il tempo a vivere nel mondo dove vivevano tutti e dimenticarmi di quella stanza buia dove non c'era mai nessuno.
Adesso qualcuno c'è. C'è solo Stephen adesso, ma mi sento al sicuro e quando ieri sera le nostre braccia si sono incrociate e i nostri corpi toccati mi sono davvero sentita protetta. Protetta proprio come Ruthie e Lacie parlavano di come si sentivano quando stavano insieme a Leonardo, il loro fratello maggiore.
Vorrei tanto che Stephen fosse il mio fratello maggiore. Anche se non lo è resta comunque una persona molto gentile, è pur sempre una persona che mi protegge. Non importa chi sia, lui è Stephen. E lo dicono i battiti del suo cuore.
-Vuoi dormire come ieri sera?- Mi chiede. Sento che il cuore gli batte più forte, ma non capisco perchè.
-Sì, mi è piaciuto.- sorrido -Perchè ti batte il cuore così forte?-
Sta un po' in silenzio prima di rispondermi.-Non puoi capire queste cose, Dulcet. Non adesso. Non preoccuparti per me, pensa per te. Sto bene.-
-Ma se stai male anche io voglio prendermi cura di te!- stavolta riesco ad alzare un po' la voce.
E stavolta non sono entrambe le nostre braccia a muoversi per incrociarsi. Stavolta sono solo le sue che mi trasportano così vicina a lui che sembriamo una cosa sola. Fratello e sorella. Il fratello che si prende cura della sorellina, per farla sentire felice.
Glielo ripeto, guardandolo negli occhi. Voglio aiutarlo perchè lui ha già fatto tanto per me.-Se stai male io voglio prendermi cura di te.-
-Allora stai così. Mi sento meglio.-
-Ti senti come mi sentivo io in quella stanza.- me ne sono accorta solo adesso. L'ho sempre saputo, però. Già dalla prima volta in cui l'ho visto lo avevo capito: il suo comportamento, la sua genitilezza. Lui si comporta così perchè ha passato qualcosa di molto simile alla mia storia. Forse viveva in un mondo dove c'era solo lui e intorno al quale non c'era nessuno, o non poteva esserci nessuno.
-Come lo sai?- mi gurda incuriosito, ma si è calmato un po'. Adesso non mi stringe più rigidamente.
-Non so come faccio a saperlo. Lo so e basta.-rispondo- un giorno parlami di te.
-Adesso dormiamo, c'è ancora un po' di tempo.-
Tra le sue braccia è facile addormentarsi di nuovo. E' come se fossi in un altro letto ancora più comodo. Chiudo gli occhi  e mi addormento di nuovo, anche se per poco.
Dopo un po' Stephen comincia a toccarmi la testa.
-Svegliati Dulcet.-
Quando apro gli occhi, tantissima luce si riversa su di me. Non riesco ad aprire bene gli occhi perchè tutta questa luce me li fa bruciare.
Una mano mi si posiziona davanti agli occhi, in modo da permettermi di vedere. E' la mano di Stephen.
-E' mattina!- dico mentre mi metto seduta sul letto. La mia bocca non può fare a meno di curvarsi per fare un grande sorriso. Sono così felice adesso, guardando la luce per la seconda volta, avendo la conferma che tutto questo non è un sogno.
Guardo il mio braccio tenuto stretto dalla mano di Stephen. Anche se sono seduta siamo molto vicini. Sicuramente, per quel poco che abbiamo dormito, mi ha tenuta stretta. Comincio a pensare che sia lui quello ad aver bisogno di qualcuno, di non sentirsi solo.
Se è così, io mi prenderò cura di lui.
-Ho dimenticato una cosa ieri.-dice con un tono spaventato e sorpreso.
-Cosa?-
-I tuoi capelli. Sono ancora sparsi sul pavimento. -risponde- vado a prenderli. Resta qui, chiudo la porta a chiave.
Senza che io abbia il tempo di dire qualcosa, mi lascia il braccio e si alza dal letto, avviandosi velocemente verso la porta.
La apre e scompare, rinchiudendola.
Sono ancora seduta sul letto, ma non posso restare qui a non fare niente. Mi alzo e poggio i piedi a terra. Mi ricordo di essere molto sporca e noto che ho sporcato il letto. In questo momento vorrei  bagnarmi con l'acqua che c'era nella cantina, ma penso che non dovrò aspettare tanto per essere di nuovo pulita.
Penso a quella strana storia di cui mi ha accennato prima. Una storia assurda, dice. Vorrei sapere di cosa si tratta. Deve essere una storia molto difficile, visto che Stephen l'ha ascoltata per una settimana.
Di fronte al letto c'è una grande finestra. Forse se mi affaccio anche solo un pochino nessuno mi vedrà. Starò attenta.
Cammino fino a giungere a quella che una volta chiamavo sbarra. Quella a cui sognavo di affacciarmi come facevano Ruthie e Lacie.
Quando ci sono davanti, non riesco più a sentire i battiti del mio cuore, non riesco più a guardare ciò che mi sta intorno. Tutto perde senso e capisco che niente degli oggetti che mi circonda ne ha mai avuto. Non in confronto a quello che vedo. Non in confronto al nuovo mondo che è apparso ora. Il mondo fuori dalla finestra.
Credo che sia la cosa più bella che ho visto, da quando sono uscita.
Non conosco il nome delle cose che vedo e non le so nemmeno descrivere, ma sono sicura che è bellissimo. Tutto quello che vedo è bellissimo.
Non posso sporgermi dalla finestra perchè è chiusa, ma riesco a guardare dal vetro che mi divide da quel mondo.
Ci sarò restata tanto lì davanti, a guardare, perchè Stephen rientra di nuovo nella stanza.
-C'è un problema.- si avvicina a me, noto che la parte bianca dei suoi occhi si è tinta di rosso. Il rosso non gli sta bene. Non sta bene con il colore del cielo che ha negli occhi.
-Quale?-
-Dobbiamo andarcene ora. Sono arrivato appena in tempo per gettare i tuoi capelli da qualche parte in cantina, ma adesso devo andare a prendere il cibo. Per questo mi avevano dato le chiavi. Io non conosco il posto dov'è situato il cibo. Puoi venire con me per un po', per favore?
-Va bene.- in realtà non è solo questa la cosa che voglio dirgli. Voglio anche chiedergli perchè ha gli occhi rossi, ma so che non c'è abbastanza tempo.
Mi avvio verso la porta e insieme usciamo. Stephen gira due volte la chiave nel foro.  Mi afferra il braccio per farmi camminare più veloce verso la porta della camera di Ruth e Lacie. Non è chiusa a chiave ed entriamo.
Non ho nemmeno il tempo di dare uno sguardo alla stanza, perchè Stephen mi trascina dentro la cantina e accende la candela per fare un po' di luce.
-Puoi portarmi dove c'è il cibo?-
-Sì, dobbiamo andare dritto.-
La stanza adesso illuminata almeno un po', è più sporca di quanto pensassi. Tutte le coperte che ricoprono i mobili sono pieni di macchie scurissime.
Quando arriviamo ai tredici grandi scaffali dove si trova il cibo, Stephen comincia a raccogliere tutto quello su cui le sue mani si posano.
-Quanto cibo c'è qua dentro?- chiede, stupito.
-Oltre questi scaffali ce ne sono altri perciò c'è tanto cibo.-
-Hai vissuto sempre così?-
-Sì.-
-Sei ammirabile, Dulcet.- mi dice, prendendo altre cose dagli scaffali e mettendole in degli strani contenitori.
Continua a raccogliere cibo per un po'.
-Queste possono bastare.- dice guardano il 4 grandi contenitori dove ha messo il cibo.
-Dove le metterai?- chiedo.
-Il re ci ha messo a disposizione la carrozza più grande, perciò porterò lì queste ceste quando ce ne andremo.-
-E quando ce ne andremo?-
-Adesso.- mi trascina velocemente fuori dalla porta. Avrebbe potuto lasciarmi lì dentro o non farmi uscire affatto ieri. Sarebbe potuto scappare, ma lui sa affrontare le cose e le persone. -Sono tutti riuniti nel salone principale, se usciamo dall'entrata principale non ci vedrenanno. Non vedranno te almeno-
-Andiamo?- chiedo.
-Andiamo.-
Usciamo dalla stanza, stavolta chiudendo la porta con una chiave e ci ritroviamo di nuovo sul corridoio. Stephen tiene quattro di quei contenitori che lui chiama ceste con entrambe le mani. Sembrano molto pesanti, ma lui è forte.
Gira a sinistra, continuando a percorrere il corridoio con le pareti rosse e piene di strani oggetti a forma di quadrato o di rettangolo e con il pavimento morbido e rosso. Sembra una grande coperta.
Dopo aver camminato un po' vedo qualcos'altro di nuovo per me. E' un grandissimo oggetto che va in diagonale dal pavimento a un altro pavimento più sotto.
-Sai scendere dalla scala?- mi chiede. Ha fretta ed è molto preoccupato.
-Scala?- rispondo, tenendo la voce bassa per paura che possano sentirmi.
-Aspettami lì, Dulcet.- Dice mentre corre scendendo giù per quello strano, grandissimo oggetto. Quando arriva sotto, posa le quattro ceste sul pavimento e sale, arrivando al pavimento dove mi trovo io.
-Mi dispiace, però non posso insegnarti a scendere le scale e non posso nemmeno aspettare che ci provi. Allarga le braccia, per favore.-
Allargo le braccia come mi ha detto di fare e lui mi prende in braccio, come facevano Ruthie e Lacie che da bambine giocavano con dei neonati piccolissimi che appena cadevano a terra si frantumavano.
Mi porta giù per le scale velocemente. Forse sono anche più leggera delle ceste che ha portato prima. Mi mette con i piedi a terra quando arriviamo sotto.
Ho ancora addosso la maglietta che mi ha dato Stephen ieri, ma lui ha messo una maglietta con una forma un po' diversa ed è scura. Non l'ho visto cambiarsi, forse stavo dormendo o stavo guardando qualcos'altro.
Attraversiamo ancora una volta una stanza lunga e stretta, piena di figure quadrate o rettangolari ai muri con  facce di persone strane: con strani capelli e strani vestiti.
Dopo aver visto moltissime facce mi accorgo che il corridoio è finito e che siamo arrivati una stanza grandissima, a forma di cerchio, con tantissime finestre. Il pavimento questa volta è diverso. Non è più come una coperta.
Stephen mi afferra la mano. -Sbrighiamoci.- dice e mi trascina vicino ad un'altra porta. Continua a tenere con una mano le quattro ceste. -Non parlare adesso.-
Stavo per chiedergli qualcosa. Ho tantissime cose da chiedergli.
Quando apre la porta marrone con tanti disegni, c'è qualcosa di molto simile a quello che ho visto dal vetro della finestra nella stanza di Stephen. Vorrei guardare meglio, ma non c'è tempo. Devo solo seguire Stephen, che sta camminando piano per pemmettermi di non restare troppo indietro. E' così gentile.
Eppure in tutta questa storia forse è la persona che rischia di più, prendendosi cura di me, cercando di nascondermi. Di non farmi scoprire dalle altre persone, di portarmi con sè, proteggendomi, fino a Berlino. E poi? Dopo? Cosa succederà dopo? Cosa succederà a loro? E a me?
Non so descrivere quello che mi ritrovo davanti. C'è verde da tutte le parti e non ci sono muri. C'è il cielo, senza una nuvola. Al centro ci sono ancora le scale, stavolta bianche.
Stephen fa la stessa cosa che ha fatto prima: porta le ceste giù per la scala, ma stavolta va a posarle su una cosa stranissima, con una porta e dei cerchi che toccano a terra. E poi ci sono due animali bianchi non come quelli che mi facevano compagnia in cantina. Questi sono molto più grandi.
Quando ritorna su mi prende di nuovo in braccio e mi porta giù per le scale. Quando arriviamo mi mette giù.
-Entra là dentro, Dulcet.- Mi dice a bassa voce e mi da una spinta.
Guardo la strana cosa davanti a me. Dentro ci sono due sedie lunghe. Sembrano morbide.
Metto un piede sopra il pavimento di quest'oggetto e con le mani afferro un pezzo di tessuto morbido di una delle sedie. Mi do un po' di spinta e finalmente sono su.
Dopo di me sale Stephen e si siede accanto a me.
-Stai bene?- mi chiede
-Sì.- mi trema la voce-cosa facciamo adesso?-
-Aspettiamo Ruthie, Lacie e Leonardo. Sei contenta? Potrai incontrarli.-
-Avranno paura di me?-
-Credo che Lacie avrà qualcosa da dire. Dice sempre cose strane e intuisce subito cosa sta succedendo.-
Comincio a sentire delle voci, le loro voci. Quelle di Ruthie, Leonardo e Lacie.
Al loro fianco ci sono delle persone vestite di nero, con delle cose strane in testa. Li accompagnano fino al quarto gradino della scala e poi li lasciano scendere da soli. Nel frattempo noto che Stephen si è messo davanti a me, come per non farmi vedere. In effetti sarebbe un problema se quelle altre persone mi vedessero adesso.
Dopo un po' si sposta e vedo che quelle persone vestite di nero non ci sono più.
Adesso parla ad alta voce.
-Qualsiasi cosa vediate, non urlate. Non succederà niente di brutto, perciò state zitti. Entra prima tu, Ruth.-
Ed ecco che ora la vedo, la guardo negli occhi mentre si avvicina.
Adesso anche lei mi guarda, mentre cammina verso di me, verso quella strana cosa sulla quale sono salita.
-M-ma.-sussurra-Chi è?-
Adesso Lacie corre verso la sorella, e guarda anche me. La sua faccia si riempie improvvisamente di un sorriso. -Io ti ho sognata!-
Nel frattempo si è avvicinato anche Leonardo. -Chi è, Stephen?- chiede.
-Si chiama Dulcet, ma vi racconterò di lei più tardi. Adesso sta arrivando il condottiero. Partiremo tra poco perciò salite subito.-
Ruthie si siede accanto a me e mi guarda. -Come sei carina! Quanti anni hai?-
Ecco una domanda difficile, a cui non so se rispondere con una bugia oppure con il dire semplicemente che non lo so.
Per fortuna c'è Stephen. -Fai sedere me accanto a lei, Ruth. Le domande gliele farai dopo, va bene?-
-E' la tua promessa sposa per caso?- chiede Ruth.
Stephen per un po' diventa più rosso in faccia. -Non lo è. Ve lo piegherò dopo perciò adesso non fate domande. La mettete a disagio.- Si siede accanto a me e mi guarda un po' preoccupato. Poi distoglie lo sguardo e guarda fuori da una piccola finestra.
-Salga pure, noi siamo pronti.- dice ad un uomo che è appena arrivato.
-Si parte!- urla l'uomo che è salito su una sediolina, dietro i cavalli, tenendo due corde.
Ruth, che è seduta sulla sedia di fronte a me si china in avanti e mi guarda.-Hai gli occhi viola.-rimane zitta per un attimo-Il re odia il viola.-
-Vuoi spiegarci chi è, per favore?- chiede Leonardo a Stephen.
-Solo a patto che prima mi aiutiate a raccontarle quella storia.- risponde lui.
-Quella storia che parla degli avi del re? Quella cosa assurda? Davvero ci credi?- dice Ruth.
-Lei vuole saperlo. E anche io voglio capire meglio.-
-Ma ci impiegheremo settimane per spiegargliela! E poi è così complicata che non me la ricordo neanche bene...-
-Nessuno la ricorda interamente, ce la raccontavano sempre da bambini. Ormai è passato un po' di tempo.- Dice Lacie.
-Perchè non ci proviamo?-dice Stephen- Sembra tenerci tanto.-
-L'unica cosa che mi sembra è che tu tieni tanto a lei.-
-Tengo tanto a tutti, Lacie. Perciò aiutatemi a raccontargliela.-
-Le verranno gli incubi la notte, lo sai vero? Anche tu li hai avuti.-
-Se farà brutti sogni, ci sarò io. Ci saremo noi.-
Ruthie si rivolge a me di nuovo.-Sei sicura di voler sapere tutto? E' una storia stranissima e complicatissima. Anche assurda. Nessuno ci crede.-
-Sono sicura di volerlo sapere.- rispondo io. E' la prima volta che parlo con Ruthie.
-Allora, prima cominciamo e prima finiamo, giusto?- Chiede Leonardo rivolgendo lo sguardo a tutti.
-Però parlate in modo semplice con lei. Non è molto istruita.- Si avvicina ancora di più a me e mi guarda di nuovo.
Ruth sospira.-Comincio io.- dice.
-Non si sa con precisione quando iniziò, ma il re mi ha sempre detto che fu nel mese di maggio del 1500, se non ricordo male. A quel tempo le reggie di tutto il mondo erano molte....
CONTINUA NEL QUINTO CAPITOLO
Ce l'ho fatta! Ci ho messo tantissimo tempo per scrivere questo capitolo. Scusate, ma tra matrimoni, versioni e varie cose, ci ho impiegato di più.
Nonostante questo, eccomi qui. Spero che appreziate il capitolo come avete fatto con i precendenti.
Curiosi di conoscere la storia tanto segreta, tramandata da circa 200 anni? Ci sarà qualche riferimento alla protagonista? A Stephen? Ai tre fratelli? Quello che vi anticipo è che costituirà una risposta importantissima ad una altrettanto importantissima domanda. I capitoli saranno un bel po', preparatevi! xD
Sarei molto felice se leggessi le vostre opinioni :) perciò, recensite pure u.u


  
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