La donna
entrò silenziosamente in camera dei suoi ragazzi, accostando lievemente la
porta per evitare risvegli troppo bruschi; si avvicinò al più piccolino e gli
carezzò una guancia affettuosamente.
“E questo è goal! Yeah!”
strillò il piccolo Daibu, mimando una rovesciata nel sonno e catapultando le
coperte addosso alla madre. Hayate fu svegliato dalle urla del fratello e si
voltò a guardare nella sua direzione.
“Mamma, ci sei tu sotto
quella massa informe di coperte?” Il ragazzo la sentì sbuffare e la vide
drizzarsi per togliersi le coperte di dosso; sorrise osservando il fratellino
dormire nonostante il fracasso che aveva provocato.
“È tutto suo padre… Io lo
sveglio dolcemente e lui mi ripaga così…” borbottò lei sedendosi sul letto e
chiamando Daibu per destarlo dal suo bel sogno.
“Mh… Mammina…” disse il
piccolino voltandosi verso di lei ed aprendo i suoi occhioni neri “Perché
urli?” Lei lo baciò sulla guancia “Non sto urlando, ma dico solo che dovresti
imparare a dormire più composto… Ma, da quel che ho capito, tuo padre ha
cominciato a farlo quando era un po’ più grande e visto che tu sei uguale a
lui… Credo che dovrò rassegnarmi…” Sanae si alzò e si diresse verso Hayate.
“Buongiorno tesoro…” “Buongiorno mamma…” La donna gli baciò una guancia e poi si
diresse verso la porta “La colazione è pronta, lavatevi e scendete.”
I ragazzi si alzarono e
corsero immediatamente verso il bagno, facendo a gara per impossessarsene per
primi.
“Togliti piccoletto!” “C’ero
prima io!” “Vi sbagliate, c’ero prima io!” disse un ragazzo alto prendendoli
entrambi per l’orecchio e spostandoli dall’entrata del bagno.
“Zio Daichi, non vale!”
sbraitò il più piccolo attaccandosi alla gamba dello zio.
“Sapete che non dovete
litigare così… Vostra madre odia vedere certe scene… Almeno, litigate per
qualcosa di più serio, accidenti!” I ragazzi lo guardarono curiosi, ma poi
ricominciarono a discutere per il bagno.
“Daichi, così non avrai mai
influenza su di loro…” Gli disse Sanae accostandosi a lui. “Guarda…” La donna
si schiarì la voce e poi disse autoritariamente “Allora? Ancora discutete come
due bimbi piccoli? Dimostrate di essere adulti e fate i turni, forza!” Hayate e
Daibu abbassarono lo sguardo imbarazzati e si misero a parlare per stabilire i
turni.
“Wow, Sanae, sei un portento!”
disse Daichi seguendola per le scale “Non è che avresti una sorella gemella da
presentarmi? Sai com’è…” Sanae sorrise “Daichi, piantala… Se ti sentisse
Tsubasa…” Entrambi scoppiarono a ridere e Daichi si ritrovò ad immaginare la
faccia di suo fratello “Sì, me l’immagino… -DAICHI OZORA, Sanae non ha gemelle,
e non pensare di fare il carino con lei perché rimane tua cognata, e cioè mia
moglie!-…” disse Daichi imitando la voce e i gesti del fratello “È troppo
geloso, lo dico sempre, io…” “Sì, ma a casa comando io…” Scoppiarono un’altra
volta a ridere e smisero soltanto quando entrarono in cucina e videro la
signora Ozora guardarli in maniera interrogativa.
“Prima che tu me lo chieda
mamma, la risposta è sì, scimmiottavo mio fratello!”
La madre lo guardò severa,
ma poi si sciolse in un sorriso “Lo puoi scimmiottare quanto ti pare, ma si
vede lontano un miglio che gli vuoi un bene dell’anima e che è il tuo
fratellone preferito.” “Per forza, è l’unico…” La madre stava per ribattere, ma
lui la fermò immediatamente “È vero, gli voglio un gran bene, ma ha sempre lui
tutte le fortune… Insomma, trova Sanae e la sposa, tutta la generazione d’oro
ha la sua età o quasi, dimmi tu se queste non sono fortune…” E mentre madre e
figlio discutevano, Sanae li guardava e si rendeva conto di quanto fossero
diversi Daichi e Tsubasa.
Innanzi tutto, erano due
generazioni completamente diverse, ma erano anche due caratteri che non si
sarebbero presi tanto facilmente se fossero cresciuti insieme. Tsubasa era
timido, riservato, con una gran voglia di crescere e completarsi, Daichi era
aperto, un po’ impiccione, un gran burlone ed un eterno bambino… L’unica cosa
che li accomunava era la passione per il calcio. pensò la donna vedendo
sorridere il cognato.
“… Scherzi a parte, voglio
davvero un gran bene a Tsubasa… In fondo, è il mio fratellone maggiore un po’
rompiscatole, no?” La madre annuì e lo baciò sulla testa.
“Buongiorno!” dissero
all’unisono i bambini entrando in cucina.
“Buongiorno piccoli…”
rispose la nonna baciandoli sulla testa entrambi “Dormito bene?”
“Io sì!” rispose il più
piccolo sedendosi su una sedia, seguito dal fratello “Ma sei stato sveglio fino
a tardi perché eri emozionato alla sola idea di vedere un ritiro in Nazionale
di papà!”
“Devi capirlo Hayate,
l’ultima volta era piccolino…” Sanae si alzò e cominciò a preparare la
colazione ai due bambini.
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“Siamo arrivati! Siamo
arrivati!” Il bambino si slacciò la cintura ed aprì immediatamente la portiera.
“Daibu, aspetta lo zio, ti
porta lui!” gli disse la madre tirando il freno a mano e togliendosi la
cintura.
“Andiamo, andiamo!” il bimbo
era talmente euforico che non si accorse della persona avanti a lui e ci andò a
sbattere contro cadendo poi con il sederino a terra.
“Ehi, piccolino, ti sei
fatto male?” gli disse l’uomo chinandosi alla sua altezza e dandogli la mano.
“Ma, tu sei Daibu…” “Eh?” Il bimbo alzò gli occhi e la sua bocca si allargò in
un sorriso.
“Ciao senpai, grazie per
averlo fermato!” disse Daichi tirando su suo nipote “È una furia questo
bambino…” “Lo so Daichi, in fondo, anche tuo fratello da piccolo era molto
esuberante... Vedo che hai seguito il mio consiglio e sei venuto a vedere gli
allenamenti.” “Sì, ho detto al mister che me lo avevi consigliato tu e subito
ha acconsentito…” “Sto cercando di inserirti in qualche speciale programma di
allenamento di qualche squadra professionista o quasi, ma fai in ogni caso
pressione su Tsubasa, chissà che non riesca a farti fare qualche allenamento
nella sua squadra…” Daichi sorrise e stava per rispondere che già aveva
provveduto a parlare con il fratello, ma il piccolo Daibu si buttò tra le
braccia di Misaki.
“Zio, è vero che oggi farete
una partita d’allenamento?”
“Sì, è vero…” rispose lui
scompigliandogli i capelli.
“Daibu Ozora! Non si fugge
così dalla macchina!” gli disse Sanae raggiungendoli con il primogenito.
“Ciao Sanae, ciao Hayate.”
“Ciao Taro… Manco ti rivedo che già approfitto di te per cercare di contenere
Daibu…” “Ciao zio…” Disse Hayate sorridendo, e Taro ricambiò il sorriso per poi
rivolgersi a Sanae “Tranquilla, tanto siamo diventati una grande famiglia
allargata e loro sono un po’ come miei nipoti…” “Ma potresti far ingelosire la
tua deliziosa nipotina…” “No, la bimba di Yoshiko sa di essere la mia
principessina… Sarà meglio andare, o stavolta il mister mi butta fuori
davvero…”
Cominciarono tutti a
dirigersi verso l’interno dello stadio, passando direttamente dalle porte di
servizio riservate agli addetti “Io vado a cambiarmi…Andate sugli spalti e
godetevi la partita…” Taro li salutò con un cenno della mano e si avviò versi
gli spogliatoi.
“Forza bimbi, salite…”
Salirono le scale e sbucarono sugli spalti; appena il tempo di riconoscere i
giocatori, che Daibu era già arrampicato su una sedia ad incitare il padre.
“Daibu, scendi subito da
lì!” disse lo zio prendendolo in braccio e mettendolo a terra “Ma io voglio
tifare per papà… Ehi, ma quello è lo zio Hiyuga, giocherà contro papà? E lo zio
Misugi con chi giocherà?”
“Per caso è arrivato Daibu?”
disse Yayoi in tono ironico verso Sanae “Non si sente, vero?” rispose questa
avvicinandosi all’amica “Come stai, Yayoi?” “Bene, grazie” “Mamma, guarda, c’è
papà!” strillò Daibu indicando un uomo al centro del campo “Tesoro, vieni qui a
salutare prima, poi tiferai per papà quanto vorrai…” Il bimbo si avvicinò e
inchinò leggermente la testa in segno di saluto “Ciao zia!” Non diede neanche
il tempo di rispondere che già era ritornato in prima linea “Scusalo, non
cambierà mai..” “Ma ti pare…”
“Ah, un tempo c’era Sanae,
ora c’è suo figlio… Sugli spalti non c’è mai un attimo di pace!” sbuffò Hiyuga
in direzione del capitano “Almeno, Daibu è meno rompiscatole…” “È il tuo modo
di dire che, in fondo, quel bambino ti ispira simpatia? Stai invecchiando
Kojiro, un tempo non saresti stato così…Come posso dire?… Dolce.” Disse Misaki
entrando in campo “Taro, piantala o ti metto a fare il palo per reggere le
porte…” “Oh, che paura…” Tutti scoppiarono a ridere, ma furono interrotti dal
mister che cominciò ad urlare “Piantatela di fare i cretini e cominciate con i
giri di campo, forza!”
Intanto, gli spalti
cominciarono a riempirsi di tutti i familiari e gli addetti che potevano
assistere a quegli allenamenti speciali.
“Hayate, ora che fanno? Ma
papà gioca, vero? E perché si fermano?” “Daibu, mi stai esasperando…” Rispose
il fratello con le mani poggiate sulle ginocchia “Da chi può aver preso? Io non
sono mai stata così loquace…” disse Sanae, rimediandosi solo un’occhiataccia da
Yukari e Yayoi che le erano sedute accanto “Non è vero, non ero chiacchierona!”
disse la donna mettendo il muso alle sue due amiche.
“Mamma, voglio giocare con
loro! Ti prego!” disse Daibu attaccandosi a lei “Tesoro, non puoi…” “Perché??”
“Perché sei ancora piccolino…” Ma il piccolo non le diede ascolto e cominciò a
scendere dalle gradinate “Non ti preoccupare Sanae, ci penso io…” disse Daichi
correndo dietro al nipote.
“Scusi…” disse il bambino affacciandosi
dal parapetto delle gradinate ed attirando l’attenzione del commissario tecnico
che era vicino agli spalti “Posso giocare anch’io?” “Ciao piccolino… Tu sei il
figlio minore di Tsubasa Ozora, vero?” Il bimbo annuì vivacemente con la testa
“Daibu, non devi affacciarti, è pericoloso!” disse lo zio prendendolo per le
braccia e staccandolo dal parapetto.
“Ehi, Daichi Ozora… Vieni
qui e porta quel bambino…” “S… Subito signore…” disse il ragazzo allontanandosi
dal parapetto e prendendo per mano suo nipote.
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“Allora piccolino, facciamo
così…” disse il commissario tecnico piegandosi alla sua altezza “Vedi
quell’uomo?” disse lui indicando Aoi “Beh, se riuscirai a prendergli la palla,
darò il permesso a tutti i ragazzi di rientrare a casa per la notte, altrimenti
dormiranno al centro e domattina si alzeranno alle sei per allenarsi…” “Ci
sto!” disse il bimbo convinto e stringendo la mano al signore di fronte a lui.
“Ragazzi, venite qui!” I
ragazzi si radunarono tutti attorno a loro “Aoi, questo bambino ha deciso di
sfidarti, vediamo se riesce a prenderti la palla… Tieni…” Il mister gli passò
la palla e si sedette sulla panchina “Facci vedere cosa sai fare…” disse
rivolto al bambino che annuì vivacemente.
“Bene, ci mancava un altro
Ozora in campo!” sbuffò Hiyuga “E dai, è solo un bambino…” rispose Tsubasa
facendo il segno della vittoria in direzione del figlio minore.
Aoi guardò il bimbo di
fronte a lui e sorrise “Scusa, piccolino, avresti fatto meglio a scegliere
qualcuno del tuo calibro…” Daibu si guardò intorno in cerca di un modo per
poter rubare la palla e vincere così la sua scommessa; mentre era impegnato a
pensare, fece capolino nella sua testolina un ricordo poco lontano…
“Quando Shingo vede mia sorella non
capisce più nulla ormai… Quando vado a casa loro, o sta sempre appiccicato a
Yoshiko o alla loro bambina… Basta che Shingo veda le sue due donne e va in
tilt…“ “Lo sai come sono i padri con le loro figlie femmine…”
… Poi il ricordo sfumava con
una serie di chiacchiere tra sua madre e suo zio Taro che trattavano argomenti
noiosi che lui non aveva sentito. Il bimbo alzò lo sguardo e sorrise, poiché
gli era balenata in testa un’idea niente male.
“Zio Taro, guarda! C’è
Yoshiko con la tua principessina!” Strillò il bimbo spostando lo sguardo sulle
gradinate per qualche secondo; tutti seguirono il suo sguardo, compreso Aoi che
si voltò con il viso illuminato da un sorriso sperando di vedere sua moglie e
sua figlia.
“Ora!” Il bimbo scattò in
avanti e rubò la palla ad Aoi passando poi sotto le sue gambe; dopo si diresse
tranquillo verso il padre.
“Aoi, brutto imbecille, ti
ha fregato la palla!” gli strillò Hiyuga quando vide Daibu attaccato a suo
padre “Ti fai fregare da un bambino, ti pare normale?!”
Shingo volse lo sguardo di
fronte a lui e fissò interrogativo il punto in cui c’era la palla;
quando realizzò di essere stato fregato cominciò a sbraitare “Non vale,
bricconcello, mi hai fregato!” Il bimbo cominciò a ridere nascosto dietro le
gambe del padre.
“Sei stato tu a dirgli di
Yoshiko, vero?” “Non è un segreto che tu sei sposato con mia sorella, sai? E
neanche il fatto che stravedi per tua figlia…” rispose Misaki tranquillo alle
accuse del cognato “E neanche il fatto che io straveda per mia nipote…” “Argh! Non vale!”
“Ho vinto la scommessa…”
disse il bimbo rivoltò al mister, che lo guardava con aria stralunata
“D’accordo…”
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“Non vale però… Tu hai sempre
tutte le fortune…” Sbottò Daichi mentre guardava fuori del finestrino “Almeno
qualcuna potevi lasciarmela…” “ E sentiamo, cosa vorresti?” disse Tsubasa
mentre guardava attentamente la strada “Per esempio, Sana…” “Non ti azzardare…
Lo sai che sono geloso di lei più di chiunque altro…” “Ok…” Sbuffò il ragazzo
poggiando la testa allo schienale “Allora il senpai Misaki… Almeno lui potevi
lasciarmelo… Ah, se fosse stato più giovane vi avremmo superato già da un
pezzo…” Sognò Daichi chiudendo gli occhi.
“Daichi…” Lo chiamò Sanae
dal posto dietro “Ho fatto pressione su tuo fratello e ha promesso che ti
porterà con lui, questa estate, e ti
allenerà personalmente con Rivaul…” “Grazie Sanae, sei un tesoro…” disse il
ragazzo girandosi verso di lei e mandandogli un bacio con la mano “Ti sposerei
se non fossi già occupata!” “Daichi, io ti…” “Oh, guarda fratellone, siamo
arrivati, ciao ciao!” disse Daichi saltando giù dalla macchina e fuggendo dalle
grinfie del fratello.
“Tu non hai fatto solo
pressione, mi hai minacciato e irretito, Anego!” disse lui mettendo il broncio
“Mi farò perdonare…” rispose lei cominciando e scuotere i figli addormentati.
“Tanto, comanda sempre e
solo lei…” mormorò sottovoce Tsubasa slacciandosi la cintura.
“Tsubasa, ovviamente,
anche i bambini saranno allenati, quest’estate…”
“Appunto…”
Tornata dopo un periodo
faticosissimo...
Non so ogni quanto riuscirò
a scrivere, ma spero che mi seguirete sempre...
Buone feste a tutti (anche
se in ritardo!)
HK^^