Come sei veramente
Cloud number nine*
Il racconto originale, "Reunion", è stato scritto da
AgeofAquarius, che ringrazio per l'emozione che mi ha dato leggendolo,
e per avermelo lasciato tradurre in italiano. Io l'ho appunto solo
tradotto e adattato, e spero di averlo fatto nel
migliore dei modi. Se volete leggere la versione originale in inglese, correte sul sito
www.fanfiction.net, sezione Movies!
Come introduzione, AgeofAquarius
inserisce una
frase di George Carlin, che recita: "La vita non viene misurata dal numero dei
nostri respiri, ma dai momenti che ci tolgono il respiro".
Il rumore di un furgone che si fermava davanti a casa non aveva mai
significato tanto per Ennis del Mar. Il comune suono di uno
sportello che si apriva non l'aveva mai inondato di una tale, rovente
scarica di adrenalina, gettandolo nella beatitudine più assoluta, in preda alle vertigini.
Nessuna di quelle cose avrebbe avuto certo un tale effetto, se non fosse
stato Jack Twist a frenare, scendere dal furgoncino, e infine
avvicinarsi alla scala dell'appartamento di Ennis, con gli occhi scintillanti e quel suo familiare, largo
sorriso. Prima di uscire per incontrarlo, nel suo viaggio verso il paradiso, Ennis aveva a
malapena
ricordato di aggiustarsi la camicia dentro ai pantaloni.
"Il vecchio Jack Twist!"
Da quanto tempo teneva represso quel nome? Da quanto tempo avrebbe
voluto esclamare quelle due parole, le uniche in grado di descrivere il senso di perdita che l'aveva tenuto sveglio di
notte, per tutti quegli anni, e al tempo stesso il suo attuale stato di
estasi? Le disse ridendo, dando una
manata alla ringhiera del balcone, prima di precipitarsi
giù per le scale e scontrarsi con Jack, abbracciandololo, sollevandolo da
terra, cullandolo avanti e indietro. I loro corpi oscillarono come uno
solo, scambiandosi il rispettivo calore, irradiando calore tutto intorno.
La gola di Ennis bruciava come una ferita aperta. Poter riabbracciare
Jack dopo tutti quegli anni, poterlo toccare, le sue spalle forti,
la sua schiena
ampia e tesa, poter udire il suono
della sua voce, che ansava Figlio di puttana, poter aspirare il suo
profumo, pino e sigarette,
cielo immenso e rugiada, riportò alla luce un desiderio che
Ennis non era mai riuscito a spegnere.
Si staccò per un attimo, con il sorriso
malizioso di un
bambino. Gettò un occhiata intorno per precauzione, poi prese Jack per la
camicia, lo sospinse indietro, facendolo rapidamente indietreggiare, lo
sbattè contro il muro e schiacciò la propria bocca contro
la sua, mozzando il respiro a entrambi. Colto di sorpresa, Jack non reagì.
Ennis gli afferrò le guance e premette insieme i loro visi, stringendo le labbra di Jack fra le proprie, facendogli
scivolare a terra il cappello. Le fiamme che sentiva nella gola
furono spente quando la loro saliva traboccò, fondendosi
e ammorbidendo
il contatto delle loro labbra asciutte.
L'aveva picchiato. L'ultimo giorno che avevano trascorso insieme, gli aveva
tirato un pugno. Quando il ricordo esplose nella sua mente,
Ennis gli strinse fermamente ma dolcemente la guancia un tempo offesa, facendo poi
scivolare l'indice sotto la palpebra serrata, come asciugando una
lacrima,
carezzando dov'era stato il livido. Così gli chiedeva perdono.
Quando le loro labbra si divisero, esalarono, e le loro fronti
rimasero
in contatto. I loro occhi si aprirono, e quelli color cobalto di Jack
sfavillarono di un desiderio tale da scuotere Ennis fino al midollo.
Jack si aggrappò al collo della camicia di Ennis,
stringendo la mano in un pugno prima di balzare in avanti,
facendo scontrare i loro nasi quando si unirono in un altro disperato,
bramoso bacio, con gli occhi chiusi stretti. Ennis pensò che le sue scuse erano state accettate.
Separò i loro visi e inspirò una lunga boccata
d'aria. Ansimavano entrambi, storditi dal proprio vorace desiderio.
Ennis
inghiottì la saliva di Jack, poi girò la testa dall'altra
parte nel
tentativo di schiarirsela dalla nebbia che l'aveva invasa. Jack era
ancora aggrappato a lui, gli occhi chiusi, la faccia protesa in
avanti in una muta preghiera. Ricomponendosi, Ennis gli
staccò le mani dalla propria camicia e spinse i loro visi
ancora più lontano.
Jack aprì le palpebre, visibilmente scosso da quell'impeto di
passione, così a lungo repressa e finalmente traboccata. Avrebbe
voluto di più, moriva dalla voglia di continuare, ma non era
nè il luogo, nè il momento.
"Ehi", ansimò Ennis, con un filo di voce. "Piccolo mio..." Fece
scorrere
teneramente
la mano sulla guancia di Jack, per rassicurarlo, e strofinò la
propria fronte contro la sua. Al contatto con la pelle di Jack,
sentì la propria fronte formicolare come se avesse ricevuto una
scossa elettrica, facendogli pulsare le tempie. Si
girò bruscamente,
irrigidendosi.
Alma, ricordò, incerto, ancora stordito. Alma. E' in casa. Devi presentarlo ad Alma. Oh, già, certo.
La presentazione doveva essere breve, non un secondo di troppo. Dovevano raggiungere un motel al più presto.
Quattro anni, dodici giorni. Quattordici ore, diciannove minuti al
volante, senza una sosta, l'acceleratore sempre premuto al massimo.
Le gambe di Jack Twist erano rigide, indolenzite, ma riacquistarono
il loro vigore
in pochi secondi, non appena scese dal furgone. E come una
materializzazione divina in vetta a una montagna, eccolo
lì: Ennis del Mar
apparì in cima alla scala, con un sorriso smagliante,
eccitato come uno
scolaretto. Battè i palmi delle mani sulla ringhiera del
balcone, mentre rideva, Il vecchio Jack Twist.
I piedi di Jack sembrarono sollevarsi da terra,
mentre il suo cuore si gonfiava di sensazioni a lungo
represse.
Eccolo lì, Ennis, che si precipitava giù per le scale come se avesse
le ali ai piedi. Niente saluti borbottati e sguardi sfuggenti, come Jack aveva temuto
nel retro della sua mente. Niente spalle rigide, niente contegno indifferente. Aveva spezzato le
catene che si era auto inflitto, ed eccolo lì, Ennis del Mar. Il
suo Ennis, quello vero, quello sotto la gelida facciata del distacco.
Il cuore di Jack stava per esplodere come un vulcano in eruzione.
I loro petti si scontrarono, le loro braccia si avvinghiarono
intorno ai rispettivi corpi, stringendo forte. Jack fu sollevato
da
terra, entro la deliziosa morsa delle braccia di Ennis, che lo
cullò avanti e indietro. Sentiva la propria gabbia toracica
gonfiarsi, espandersi, piena di calore, fino a formargli una bolla bruciante nella gola. Barcollò, si
aggrappò alle
spalle di Ennis, per rimanere stretto a lui, rannicchiato nelle
sue braccia come in un nido.
Figlio di puttana! esclamò la mente di Jack, mentre il suo cuore
pompava un miglio al minuto. Figlio di puttana. Dov'era tutto questo
affetto quando si erano separati, quattro anni prima? Ennis sapeva dire ciao
molto meglio di quanto riuscisse a dire addio.
"Figlio di puttana", Jack riuscì a malapena a spiccicare le
parole, attraverso la vescica che gli soffocava la gola. Aveva le labbra secche.
Ennis si staccò da lui e gettò un
veloce sguardo intorno,
circospetto. Jack lo fissò, come ipnotizzato, per
memorizzarne le fattezze. Quei
suoi zigomi alti, le
labbra delineate, il mento forte, gli occhi scuri, i capelli di
sabbia. Eccolo
lì, con il viso vicinissimo al suo. Come sarebbe stato facile,
pensò Jack, sporgere le labbra in avanti e baciarlo...
Ed eccolo lì, Ennis, che lo afferrava per la camicia,
spingendolo indietro con una rapida serie di passi, sbattendolo contro
il muro. Eccolo lì,
il suo tocco reale, le sue azioni surreali, mentre le sue labbra
s'impadronivano di quelle di Jack, la sua saliva inumidiva
e ammorbidiva la secchezza delle sue labbra, le sue mani gli
prendevano la faccia come dentro una coppa, stringendo i loro visi
quanto più possibile, quasi volesse fonderli insieme, aspirando
quanto la sua bocca poteva contenere, i denti che affondavano,
inghiottendo, deglutendo tutto
ciò che
riusciva a raccogliere.
Te la farò pagare, del Mar. Non avrei mai creduto che...
All'improvviso, la consapevolezza colpì Jack come un fulmine,
percorrendogli tutto il corpo e paralizzandogli le braccia, le mani che
si erano sollevate ad afferrare le guance di Ennis. Lo percepiva,
poteva sentire chiaramente tutto il dolore che anche Ennis aveva
provato in quegli anni. In verità lo aveva sperato, tutte le
notti che aveva trascorso insonne struggendosi di desiderio, pensando a
lui, ai momenti passati insieme in quell'estate ormai troppo lontana di quattro
anni prima. Aveva sperato che anche Ennis soffrisse, aveva sperato di
mancargli almeno la metà di quanto Ennis mancava a lui. Ed
eccola lì, ora, la verità che Ennis aveva stoicamente nascosto agli occhi dei mortali: Jack Twist
gli era
mancato.
Anche Ennis aveva sentito disperatamente la sua mancanza. Jack poteva
sentirlo dall'impeto del suo abbraccio, del suo bacio: anche Ennis era stato consumato dallo stesso lacerante
desiderio che aveva squarciato la sua gola giorno dopo
giorno, anno dopo anno,
lasciandola scorticata, sanguinante, ustionata.
Jack boccheggiò, inalando i diversi aromi dell'odore di
Ennis, sperando di trasformarli in un ferro rovente, per
sigillarli dentro di sè, in modo da non separarsene mai
più. Saliva scivolosa, odore acre di birra e sigarette, e la
fragranza naturalmente fresca, morbida, dei capelli di Ennis.
Quei capelli che Jack amava accarezzare, nascondendovi il viso,
accoccolandovisi.
Il cuore di Jack correva come un cavallo da corsa. Il
suo respiro fremeva. La sua mente gridava.
Figlio di puttana. Baciami
finchè non ti si ferma il respiro! Io ti amo. Lo sai che ti amo,
so che lo sai. E so che mi ami anche tu, maledetto! Se avessi saputo
che ti serviva solo starmi lontano per quattro fottuti anni... non
riesci a dirlo? Bene, lo dirò io. Lo
dirò io per tutti e due. Ti amo, dannazione, ti amo! Ti amo,
maledetto figlio di puttana sentimentalmente ritardato!
Troppi impulsi, troppi desideri stavano turbinando nella sua mente come un vortice: quando le loro
labbra si separarono, Jack non potè fare altro che rimanere
inebetito, lo sguardo fisso, paralizzato dal voltaggio che li
inchiodava entrambi al terreno e l'uno all'altro, i loro occhi allacciati, le
pupille perfettamente allineate, i visi ancora vicinissimi. Sentiva il proprio ventre tremare, esaurito dalla foia, e strinse
le dita sulle guance di Ennis, nel tentativo di attirarlo di nuovo
a sè, verso le proprie labbra che ancora lo rivendicavano.
Ennis si staccò, ansimando in cerca di aria. Jack si sentiva
stordito, il cuore gli pulsava nella gola e nelle tempie, la sua mente
rombava, annebbiata da cieco istinto. Si tenne stretto ad Ennis,
protendendosi verso di lui. Non era ancora sazio dei suoi baci, delle sue labbra, della sua bocca. Non lo
sarebbe mai stato.
Non smettere. Maledizione, prendimi adesso, qui, subito. Scopami, maledizione, scopami!
Come leggendogli nel pensiero, Ennis si ricompose,
girando la testa, respirando profondamente. Gli staccò le mani
dalla camicia, poi gentilmente spinse il suo viso ancora più
indietro.
Jack non riuscì a nascondere la sua delusione. Adesso, ti prego, piagnucolò la sua
mente. Aveva aspettato troppo a lungo, semplicemente troppo a
lungo, ed Ennis era finalmente lì, davanti a lui, ma non ancora pronto a prenderlo.
"Ehi", ansimò Ennis, scrollandolo piano. "Piccolo mio..." Gli carezzò gentilmente una guancia, soffermandosi
sotto l'occhio, come per
asciugare ogni sua lacrima, passata e futura. Poi, con gli occhi chiusi, strofinò amichevolmente
la propria fronte contro la sua, evitando con cura un nuovo
contatto delle labbra. Quelle di
Jack pizzicarono, la vescica bruciante gli stava rapidamente ricrescendo nella gola.
Ennis si voltò bruscamente, e Jack stette lì come inebetito. Gli occorse qualche secondo per
capire che avrebbe dovuto seguirlo in casa. Bene, avrebbe
potuto aspettare. Poteva aspettare.
Perchè, maledizione, ne sarebbe valsa la pena.
Le spire intorpidite della sua mente ripresero subito a
vorticare, a fare piani. Cosa avrebbe fatto, cos'avrebbe
domandato ad
Ennis di fare. Non avrebbe lasciato che gli resistesse ancora per
molto.
Credits:
*”Cloud number nine” è una canzone di Bryan Adams
(per chi non sapesse l'inglese, è un'espressione idiomatica che
significa "essere in paradiso").
Disclaimer: I
personaggi di Ennis del Mar, Jack Twist e Alma Beers appartengono ad Annie Proulx.
Nota: Questa è la scena che preferisco di tutto il film: un
bacio
passionale, violento e disperato, che fa rendere conto ai protagonisti
(Jack
secondo me lo sapeva già, era Ennis che doveva accorgersene, o
quantomeno doveva ammetterlo...) quanto abbiano bisogno l'uno
dell'altro. Mi è piaciuto leggere un racconto ben scritto,
incentrato sui pensieri di ognuno in quel momento, e mi sono divertita
a tradurlo, facendolo anche un pò mio - molte delle cose scritte
da AgeofAquarius sono le stesse che pensai quando vidi il film.
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