Cambiò svogliatamente canale. Neppure gli
ansimi e l’innegabile abilità circense delle due brasiliane sullo
schermo erano stati sufficienti a distrarlo.
La camera in cui alloggiavano puzzava di stantio e
di qualcos’altro su cui Dean francamente preferiva non soffermarsi. Un
lezzo talmente nauseabondo d’averlo spinto alla ricerca di possibili
cadaveri nelle pareti e negli armadi, e d’avergli tolto suo fratello dai
coglioni, anche se solo per una manciata d’ore. L’educato olfatto
da signorinella di Sam l’aveva infatti spinto alla fuga, a dispetto di
qualsiasi paura che Dean stesse per chinarsi e offrire il culo a quel figlio di
puttana di un arcangelo. Sam Winchester aveva delle priorità, dopotutto.
Il suo Paradiso l’aveva ampiamente dimostrato.
Il cacciatore sospirò, riportando due occhi
stanchi al televisore. A quanto pareva, quella maledetta giornata non aveva
alcuna intenzione di finire.
“Di nuovo lì, Carol Anne?”
chiese a quel volto grigio deturpato dalle interferenze. “Non ti hanno
detto che il tubo catodico ingrassa?”
“Dean?” ribatté l’altro,
la voce appena un sussurro. “Sei davvero tu?”
Una stupida battuta morì sulle labbra del
ragazzo: qualcosa non andava.
“Che succede, Cas?” domandò,
sporgendosi verso l’apparecchio. “Esci di lì,”
aggiunse, agitato.
In cosa si era mai cacciato quell’idiota di
un angelo?
“Non posso,” rispose mestamente il
succitato idiota. “Io non sono Castiel.”
Che le radiazioni della scatoletta antebellica che
i proprietari di quel buco spacciavano per una TV gli avessero fritto il
cervello? Quello era Castiel. Lo sentiva, lo sapeva.
“Saresti il primo dei mostri che affronto a
fornirmi le generalità,” disse, gli angoli della bocca che si
sollevavano in un accenno di sorriso. “Vieni fuori, Cas.”
Ho
già perso troppo oggi.
L’angelo scosse la testa. “Te
l’ho già detto, non posso. Non sono Castiel, sono una semplice eco
dell’incantesimo che ha fatto per comunicare con te.”
“E hai pensato che la programmazione del
mercoledì sera non fosse abbastanza noiosa?” domandò Dean,
sempre più inquieto.
“Sto per svanire,” confessò
l’altro, e il cuore del cacciatore perse un battito. “Io non sono
Castiel, ma… Affinché l’incantesimo funzionasse, lui ha
dovuto sacrificare una piccola parte del suo essere, e…”
“Perché sei venuto da me?” lo
interruppe il cacciatore.
Castiel non rispose. “Potresti
avvicinarti?” chiese, appena udibile sopra le scariche sempre più
forti. “Volevo vederti un’ultima volta, ma i miei occhi... Non ti
vedo, Dean.”
Appariva stanco, esausto. Dean si rimise in piedi
su gambe che quasi non sentiva, a dividerlo dal televisore poche traballanti
falcate. Vi si avvicinò in una sorta di trance, le dita tese verso lo
schermo. Non lo toccava, non ancora. Ma voleva.
A quella distanza, la figura dell’angelo era
come fagocitata dai grigi dello sfondo. Stava davvero svanendo, non
c’erano dubbi. Forse non era il vero Cas, ma stava morendo. Da solo.
“Nessuno dovrebbe andarsene da solo,”
sussurrò il ragazzo, la mente che riandava a tutte le volte in cui suo
fratello l’aveva abbandonato, a tutte le volte in cui si era convinto che
per lui sarebbe finita esattamente così. Il dolore era ancora
freschissimo, un peso cocente alla bocca dello stomaco. Dean lasciò che
la sua mano fosse attratta dalla strana forza che da bambino si era tante volte
divertito a sfidare e, quando finalmente toccò il vetro crepitante,
seppe che non erano state semplicemente quella o la pietà a spingerlo
verso l’angelo, quella notte. “Cas,” sospirò, mentre l’immagine
svaniva e un nuovo vuoto si insinuava nel suo cuore. “Cas...”
Note:
Proporre uno scambio di drabble a Dionyso Constance Stone ha
smesso di sembrarmi un’idea intelligente nel momento esatto in cui mi ha
presentato il suo prompt, “Castiel nel
televisore”. Ovviamente, come potete vedere, a quel punto la drabble mi è sfuggita di mano. Spero vi sia
piaciuta. Fatemi sapere.
E un bacione alla mia piccola étranger
♥