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Twelve
One way or another
Le goccioline d'acqua
tiepida gli colavano ancora lungo la schiena ed un sorriso
spensierato sostava sul suo viso, come impossibilitato a svanire.
Abbandonata la stanza di Ingie, era tornato nella sua per farsi una
doccia e rilassarsi sotto il suo getto caldo.
Si sentiva
incredibilmente leggero, come se tutti i suoi problemi e tutte le sue
paranoie fossero di punto in bianco scomparse. La relazione con Ingie
non era partita nei modi migliori ed avevano ancora innumerevoli cose
da risolvere fra loro ma lui aveva ricominciato a credere in loro.
Forse perché non aveva mai letto tanta sincerità in quegli occhi
lucidi che amava tanto. Questa volta aveva deciso di crederle, se
l'era imposto, perché l'amava immensamente.
L'improvviso bussare
alla porta lo fece sorridere ulteriormente e pregò che fosse lei.
Avevano passato talmente tanti mesi separati che aveva bisogno di
recuperare il tempo perso, assieme a lei.
Andò ad aprire la porta
ed un'espressione sorpresa sostituì il sorriso.
“Hey.” sorrise Keri,
entrando in camera, come ormai era abituata a fare, senza permesso.
“Che fai?” gli domandò, osservandolo da capo a piedi.
“Nulla, facevo una
doccia.” rispose lui, richiudendo la porta.
Si sentiva in difficoltà
e le mani avevano preso a prudere inaspettatamente. Avrebbe giurato
fosse più semplice mettere le cose in chiaro, eppure ora aveva
incredibilmente paura di dirle la verità.
“Sì, lo vedo.”
ridacchiò lei, alludendo all'asciugamano in vita. “Oggi non
abbiamo avuto tempo di stare insieme come si deve.” mormorò poi,
timida.
“Beh, siamo stati un
po' al bar.” provò lui con un mezzo sorriso.
Fremette quando la vide
avvicinarsi.
“Sì ma io volevo
anche stare un po' da sola con te. Come si deve.” Parve in
imbarazzo nell'ammettere quelle cose. “Non mi hai dato nemmeno un
bacio per tutto il giorno.”
Tom si sentì in
difficoltà.
“Ehm.” si schiarì
la voce, allontanandosela appena, prima che potesse baciarlo sulle
labbra. Lo sguardo di Keri era quasi scioccato. Le sorrise insicuro e
si allontanò, fino a sedersi sul letto. “Ascolta, Keri, ti devo
parlare.”
La bionda sorrise
tristemente.
“Sapevo che, prima o
poi, il momento brutto sarebbe arrivato.” sussurrò.
“Siediti qui, per
favore.” fece lui il più dolcemente possibile, battendo una mano
sul materasso, di fronte a lui. La ragazza, come un'automa, ubbidì
per poi attendere. “Credimi, mi sento davvero male a dirti questo
ma... Devo farlo per il tuo bene.” fu la premessa. “Tu sai che ho
voluto mettere in chiaro fin dall'inizio che sono uscito da una
storia travagliata e che ci sono stato davvero male.” Keri annuì
lievemente. “E sai anche che non ho voluto mai illuderti con false
speranze. Ti ho sempre detto che non ti amavo e che non potevo sapere
se l'avrei mai fatto. Frequentarti è stato bello, credimi. Sei una
persona piacevole, speciale a mio parere. Mi hai dimostrato di non
avere fretta, mi hai dato il mio tempo, non mi hai fatto pressione e
per questo ti ringrazio, non è da tutti.” Sospirò. “Il punto è
che mi sono reso conto che fra noi non può andare perché purtroppo
non sono innamorato di te.” concluse.
Vide il viso di Keri
contrarsi in una smorfia di dispiacere.
“Ma avevi detto che
magari col tempo...” provò, timidamente.
“Non può andare
perché sono ancora innamorato di lei, Keri.” la interruppe,
chiarendo. Keri sembrò ricevere un pugno allo stomaco e Tom si sentì
malissimo. Odiava dover allontanare una persona, se questa non gli
aveva fatto nulla di male. Si sentiva in colpa perché tutto era
dipeso da lui. “Mi spiace ma non mi va di portare avanti questa
cosa per poi abbandonarti più avanti, facendoti stare ancora più
male. È meglio chiarire prima che sia troppo tardi, prima che tutto
ciò diventi troppo serio per tornare indietro. Lo capisci?”
Gli si strinse il cuore
quando vide una lacrime scorrere lungo la guancia della ballerina,
che scacciò immediatamente annuendo. Odiava vedere una ragazza
piangere.
“Sì, lo capisco.”
mormorò lei con voce tremante. “Ti ringrazio per essere stato
sincero e per aver messo in chiaro le cose fin da subito.” Deglutì
a fatica. “Ora però, scusami, non riesco a stare ancora qui.”
sorrise in difficoltà, alzandosi velocemente dal letto, asciugandosi
le lacrime come poteva. “Devo stare da sola e metabolizzare. Per
quanto io capisca che sia giusto, non riesco a non...” Si bloccò,
probabilmente per un singhiozzo che riuscì a reprimere. “Insomma...”
sospirò, in difficoltà e Tom sorrise appena, comprensivo.
“Non ti preoccupare,
Keri. Non mi devi dare spiegazioni, è comprensibile.” fece con
gentilezza.
Era incredibilmente
dispiaciuto.
Keri annuì ancora,
prima di alzarsi dal materasso e dargli le spalle. Tom si affrettò
ad accompagnarla alla porta.
“Comunque grazie.”
mormorò lei, prima di aprirla. “Mi hai dato modo di ricredermi un
po' sul genere maschile. Avevo perso completamente la fiducia. Sono
contenta esistano ancora ragazzi come te.” La voce le tremava
incredibilmente e se non fosse corse immediatamente via, immaginava
sarebbe scoppiata a piangere contro la porta. “Ciao.” concluse
prima di uscire velocemente.
***
I giorni seguenti forse
furono anche più duri. Ingie e Tom erano incredibilmente felici,
passavano le ore a coccolarsi ed a recuperare tutto il tempo perso.
Eppure, il fatto di doversi ancora nascondere fu devastante.
Amanda aveva accolto la
notizia con entusiasmo ma non si era risparmiata dal mettere in
guardia Ingie sul fatto di lasciare Luke il prima possibile. Ingie,
dal suo canto, era sempre più restia all'idea e ciò le faceva
paura. Da una parte aveva timore di lasciarlo, dall'altra sentiva la
pressione di Tom e non voleva deluderlo di nuovo. Quella volta
avrebbe dovuto fare molta attenzione a giocare bene le sue carte se
non voleva che se ne andasse di nuovo. Non poteva permetterselo; non
ora che stavano finalmente bene, di nuovo insieme. Non voleva
rovinare tutto di nuovo, come sempre.
Bill aveva preso la
notizia nel migliore dei modi. Dapprima distaccato, l'aveva poi
stretta a sé con l'affetto che ricordava, quello che aveva sempre
riservato a lei. Ed era inutile dire quante lacrime fossero sgorgate
dai loro occhi, sotto lo sguardo sereno di Tom. Anche loro si erano
concessi del tempo per recuperare il loro rapporto, le loro
chiacchierate, i loro scherzi.
Ingie non credeva
possibile stesse accadendo tutto ciò. Le sembrava di essere stata
catapultata nuovamente al periodo in cui alloggiava allo studio di
registrazione, a Berlino. Si sentiva pervasa da una nuova felicità,
una felicità che con Luke non aveva mai provato. Una felicità così
forte da farle venire voglia di piangere.
***
Page sembrava distrutta.
Ingie la scrutava con sospetto, durante le prove, come per capire che
diamine le passasse per la testa. Non le aveva più parlato dal
giorno in cui avevano scoperto della sua gravidanza. Non sapeva se
avesse mantenuto l'intenzione di non rivelare nulla ad Anthony, non
sapeva se avesse continuato a pensare all'aborto, o peggio, non
sapeva se l'avesse già portato a compimento. Quell'ultimo pensiero
le aveva fatto gelare il sangue. Le profonde occhiaie, il viso
sbattuto, la stanchezza, la tristezza negli occhi erano sintomi che
potevano significare qualunque cosa. La vedeva faticare nel portare a
termine una singola coreografia, nel fare cose che nella completa
normalità avrebbe realizzato senza problemi.
Milo, dal suo canto,
pareva più sereno del solito. Probabilmente la notizia
dell'allontanamento fra Tom e Keri l'aveva incentivato seppur in
piccola parte. Forse era riuscito a vedere quella piccola speranza
che da sempre aveva ignorato. Ingie non smetteva nemmeno per un
secondo di dargli forza e coraggio; avrebbe gioito dal profondo del
cuore per una loro ipotetica relazione.
Ty sembrava
particolarmente tranquillo e nessuno sapeva se avesse già chiesto a
Jane di sposarlo ma dell'anello al dito nessuna traccia. Ingie si era
chiesta il motivo.
Sid, di tanto in tanto,
mandava loro messaggi incoraggianti, in cui faceva anche loro sapere
di tutti i suoi progressi con il centro di riabilitazione. Roy gli
aveva dato forza manifestando la propria volontà di riaverlo nella
compagnia una volta portata a termine la terapia.
Ingie credeva di
trovarsi in un mondo parallelo dove tutto era ovattato e quasi
surreale. Ancora si chiedeva se tutti quei cambiamenti fossero reali.
***
Aveva deciso di
parlarle. Doveva assolutamente sapere ed il silenzio da parte della
ragazza era snervante.
A grandi passi,
raggiunse la porta della stanza di Page e con vigore bussò, in
attesa. Quando i secondi passarono senza alcuna risposta, bussò di
nuovo, nervosa.
Nulla.
Si passò una mano alla
fronte lievemente umida. Aveva visto Anthony in giardino, motivo per
cui non potevano essere assieme. Dove diavolo poteva essere?
Cominciò a respirare in
maniera irregolare mentre componeva il numero di telefono della
bionda. Anche quello squillava a vuoto.
Cristo.
Aveva paura che la
ballerina avesse preso la terribile decisione. Per quanto diritto
avesse nel farlo, Ingie non riusciva ad accettarlo. Forse perché in
mezzo a tutto quell'apparente dolore, aveva letto anche una piccola
luce di amore negli occhi azzurri di Page. Forse una piccola nota di
orgoglio aveva pervaso quelle iridi prima di giungere alla
realizzazione del problema.
Doveva trovare Tom.
Si voltò e prese a
camminare velocemente nella direzione opposta, fino a che quasi non
sfondò la porta del ragazzo, il quale le aprì in semplici pantaloni
da ginnastica.
“Ti devo chiedere un
favore.” esclamò di fretta facendogli aggrottare la fronte.
“Che succede? Mi fai
preoccupare.” mormorò lui.
“Devi accompagnarmi
subito in ospedale.” spiegò nervosamente.
Il ragazzo sgranò gli
occhi.
“Che cos'hai?”
domandò in ansia.
“Io nulla, posso
spiegarti in macchina perché ho paura di non fare in tempo.”
Tom corse in camera ad
indossare una maglia ed una giacca, poi uscì di corsa, dietro la
mora. Gli sguardi curiosi dei ragazzi, al piano terra, furono
inevitabilmente snervanti ma riuscirono ad evitare domande con una
certa abilità. Quando Tom mise in moto, Ingie provò a richiamare
Page.
Ancora nulla.
“Mi spieghi cosa sta
succedendo?” chiese a quel punto Tom, concentrato sulla strada che
sfrecciava veloce sotto di loro.
“Ricordi il test? Era
di Page.” spiegò lei, in ansia.
Odiava correre in
macchina, stava male e le riportava alla mente solo brutti ricordi,
ma ciò che doveva assolutamente fare l'aiutava a mantenere la giusta
lucidità.
“Page è incinta?”
fece lui, colpito.
“Sì ma vuole
abortire. Non risponde al telefono e non è da nessuna parte. Credo
sia andata in ospedale senza dire niente a nessuno. Nemmeno Anthony
lo sa.”
“Che cosa?”
“Già. È fuori di sé,
non è lucida. Io ho paura possa pentirsene. Dice di non avere le
basi per crescere una vita ma io ho visto la sua espressione, Tom. Io
so che vuole questo bambino.” Sfrecciarono a tutta velocità fra le
altre macchina, fino ad arrivare a destinazione. Quando scesero
dall'auto, entrambi corsero in ospedale dove una fila di dottori o
infermiere cercarono di fermarli. “Mi scusi, è urgente. Devo
raggiungere una mia amica.” spiegò Ingie con calma fino a che non
riuscì a farsi dire il reparto interessato.
In nemmeno un minuto lo
raggiunsero.
Aveva paura fosse tropo
tardi ma in lontananza vide un cespuglio di capelli biondi, in sala
d'attesa, in completa solitudine. Ingie fece un sospiro di sollievo e
prese ad avvicinarsi con calma, seguita da Tom.
Non appena Page sollevò
gli occhi su di loro, li sgranò.
“Che cosa fai qui?”
domandò agitata. “E lui?” indicò poi il chitarrista.
“Mi ha accompagnato in
macchina. Dovevo fare presto.” spiegò la mora. “Sapevo di
trovarti qui.” sorrise appena.
Page distolse lo
sguardo, forse imbarazzata.
“Non volevo accadesse
quello che invece sta accadendo.” borbottò senza celare l'ansia.
“Perché, credi che
non me ne sarei accorta?” fece Ingie per poi sedersi accanto a lei.
Tom rimase in piedi, vicino a lei. “Page, sei veramente consapevole
di ciò che stai facendo?” le domandò con calma. La bionda non
rispose; deglutì semplicemente. “È vero, forse questo bambino non
ha le basi migliori per venire al mondo, ma tu lo vuoi
disperatamente, te lo si legge negli occhi.” Li vide farsi lucidi.
“Tu sei davvero pronta a rinunciare ad una cosa simile? Sei davvero
pronta a portarti dietro questo peso per tutta la vita? La perdita di
un lavoro si può superare, quella di un figlio no, Page.”
Vide una lacrime
scorrere lungo la guancia della bionda.
“Te l'ho già detto,
siamo giovani ed inesperti.” spiegò con voce tremante.
“E con questo? Pensi
che tutte le mamme abbiano cominciato da esperte? Si impara solo
vivendo, ormai dovresti saperlo.”
“Non è solo una
questione di talento naturale. Io parlo anche dal punto di vista
materiale.”
“Tutti hanno ricevuto
un aiuto, bene o male. Avete dei genitori che inizialmente vi possono
dare una mano. Voi avete il tempo di trovare un lavoro migliore e
mettere da parte i soldi necessari. Tutti hanno fatto sacrifici per i
propri figli, non sareste né i primi né gli ultimi.” Si prese un
momento di pausa prima di riprendere il discorso. “Odiassi i
bambini, non volessi figli nella vita, capirei benissimo. Ma tu già
ami questo bambino. Non fare cazzate, Page, ti prego.”
Page non riuscì a
trattenere un singhiozzo.
“Ho paura.” mormorò,
asciugandosi le lacrime con dita tremanti.
“Chi non ne ha avuta?”
sorrise Ingie, comprensiva. “Ti prego, Page.”
La porta di fronte a
loro si aprì, facendoli sobbalzare.
“Page Evans?” chiese
l'infermiera. Page annuì spaurita. “È il suo turno.” le
comunicò con incredibile controllo.
Il cuore di Ingie prese
a battere all'impazzata.
“Page.” la chiamò
con ansia. La bionda stette immobile per qualche attimo. Ingie
cominciò a sperare. “Page.” ripeté fino a che non la vide
sospirare appena, sollevandosi dalla sedia.
Ingie aggrottò al
fronte confusa quando Page si girò verso di lei con un sorriso amaro
sul volto.
“Grazie, Ingie. Sei
una grande amica.” sussurrò prima di seguire l'infermiera in sala.
“Page!” esclamò
Ingie, sollevandosi di scatto dalla sedia.
“Mi scusi, signorina,
lei non può entrare.” la fermò la donna, prima di chiudere la
porta.
Ingie era immobile
davanti alla porta con occhi sgranati. Le mani le tremavano, il cuore
ancora batteva furioso nel petto. Era semplicemente incredula.
“Dio.” sentì
mormorare Tom alle sue spalle, prima che poggiasse le mani sulle sue.
“Ingie...”
“Io non ci credo.”
soffiò quasi scioccata. “Io... Io credevo... L'hai vista, sembrava
quasi convinta!” esclamò cominciando a percepire le lacrime calde
scorrere lungo le guance.
Tom la prese forte per
le spalle e la fece girare verso di lui.
“Ingie.”
“No, lei... Lei aveva
cambiato idea!”
Pronunciava frasi
sconnesse ma il chitarrista si fece più vicino, scuotendola appena.
“Ingie, tu hai fatto
il possibile. Hai fatto tutto ciò che era in tuo potere. Ma la
decisione rimaneva sua.” cercò di spiegarle con dolcezza. “Non
puoi farci nulla.”
“No, Tom, non è così
che deve andare!”
“Ingie, se non si
sente di crescere questo bambino, noi non possiamo fare nulla. Tu non
hai nulla da rimproverarti, ci hai provato fino all'ultimo. Alla fine
è una sua scelta e deve farci i conti, prima o poi.” Le prese il
viso fra le mani e lo carezzò, scostandole i capelli. “Capito?”
le baciò la fronte. “Non sentirti in colpa. Tu ci hai provato in
tutti i modi e lei l'ha apprezzato.”
“Se ne pentirà.”
chiuse gli occhi, brucianti.
“Può darsi. Ma quello
purtroppo sarà qualcosa che dovrà affrontare solo lei. Sai meglio
di me quanto certe decisioni debbano farti fare i conti con la
realtà.” Ingie sbuffò, asciugandosi le lacrime, quando sentì le
braccia di Tom avvolgerla. Rifugiò il viso sul suo petto. “Dai. La
aspettiamo qua fuori.” le disse prima di darle un altro bacio sui
capelli.
***
Non seppe dire quanto
tempo passò, sapeva solo che l'attesa fu devastante. Seduti in sala
d'aspetto, Tom l'aveva stretta a sé per tutta la durata
dell'intervento. Ingie aveva smesso di piangere da un bel pezzo ma la
delusione ed il dolore erano ancora lì, vivi. Non credeva possibile
che Page avesse portato a termine la sua decisione. Non dopo quel
breve momento di esitazione che le aveva letto negli occhi.
Quando la porta si aprì
di nuovo davanti a loro, si alzarono immediatamente in piedi. Una
fitta le attraversò il cuore non appena vide uscire una Page a dir
poco distrutta. Le si avvicinò e la strinse immediatamente a sé
senza ricevere risposta. Era un'automa.
“Andiamo.” fu la
sola cosa che si sentì di dire poiché il magone era tornato a farle
visita.
Tom si tolse la giacca e
la poggiò sulle spalle della bionda prima di uscire dall'ospedale.
Quando arrivarono alla macchina, Page si sdraiò sui sedili
posteriori ed Ingie restò con lei, con la sua testa sulle gambe. Per
tutto il tempo le carezzò i capelli e poté osservarla reprimere le
lacrime, con gli occhi chiusi.
Nessuno disse una parola
fino all'arrivo in hotel.
“Non voglio vedere
Anthony.” mormorò all'improvviso Page, di nuovo seduta ma lo
sguardo ancora fisso nel vuoto e del tutto spento.
Ingie e Tom si
scambiarono un'occhiata.
“Passiamo dal retro.”
le disse Ingie con delicatezza, aiutandola a scendere dall'auto.
“Io passo da qui,
almeno lo tengo un po' occupato.” fece Tom.
“Grazie.” mormorò
la mora, grata del suo aiuto.
Accompagnare Page in
stanza non fu facile. La bionda sembrava intenzionata a lasciarsi
andare, senza scopo nella vita e Ingie sapeva si trattasse dei
sintomi post-aborto. Quello che sperava con tutto il cuore era che
non si presentasse la depressione.
***
Passò una settimana.
Page pareva avesse superato per quanto possibile l'accaduto, benché
non mancassero sguardi tristi e malinconici, di tanto in tanto.
Anthony, ovviamente, non aveva saputo nulla ed Ingie si chiese come
la ragazza avesse fatto a nascondere una verità così grande ed a
fingersi felice come sempre. Si chiedeva cosa le dicesse la mente, se
provasse sensi di colpa nonostante tutto. Eppure sembrava forte,
sembrava decisa ad ingoiare il groppone. Una cosa che le aveva
chiesto era di non parlare mai più dell'accaduto ed Ingie non aveva
potuto fare altro che rispettare la sua scelta.
***
Mancava solamente una
settimana alla fine del programma e tutto sembrava così strano ed
incredibile. Ingie non poteva ancora capacitarsi di quanto dolore
avesse provato durante quell'esperienza e solo ora cominciava a
godersela, assieme a Tom. Luke non si era ancora fatto vedere e non
sapeva nemmeno quando l'avrebbe fatto, poiché non le aveva riferito
nulla.
Quella sera una nuova
esibizione l'aveva attesa. Quella sera aveva finalmente ballato
davanti a Tom senza paura di guardarlo negli occhi. Quella sera aveva
ballato per lui. Vi era stato un momento solamente loro, in cui si
erano scrutati con tutto l'amore che provavano l'uno per l'altra. Il
pubblico era svanito improvvisamente e tutto era parso più facile e
sereno.
A fine puntata, tutti i
ballerini erano tornati in camerino, pronti per rivestirsi e tornare
in hotel. Amanda finalmente era tornata e quella volta assieme a Lily
e David, per la felicità della mora. Rivedere la bambina fu per lei
quasi incredibile; era cresciuta nonostante non la vedesse da poco
tempo. Tom l'aveva tenuta in braccio ed Ingie non aveva potuto fare a
meno di osservarlo con adorazione. E si sorprese quando si ritrovò a
pensarlo nelle vesti di genitore, con un loro ipotetico bambino.
Aveva cancellato immediatamente quell'immagine ma l'idea non le era
dispiaciuta.
Improvvisamente,
passandole accanto, il chitarrista le sussurrò all'orecchio “bagno”.
Probabilmente avrebbe voluto passare qualche minuto solo con lei,
lontani dagli altri che non avrebbero dovuto conoscere la verità,
almeno per il momento.
Si affrettò a
raggiungere la destinazione e non fece in tempo ad aprire la porta
che Tom l'aveva già trascinata dentro richiudendo la porta.
Ridacchiò quando prese a baciarla con dolcezza.
“Noto con piacere che
non riesci a starmi lontano per più di due minuti.” mormorò lei
sulle sue labbra.
“Anche tu morivi dalla
voglia di stare sola con me, te lo leggevo in faccia.” la stuzzicò
lui, mordicchiandola.
“La tua faccia tosta è
degna di nota.”
“Lo so.”
Scese a baciarle il
collo, carezzandole una gamba con la mano, mentre con l'altra la
stringeva a sé.
Ingie sentì un brivido
percorrerle la schiena.
“Tom.” lo avvertì
con tono severo. “Primo, siamo in un bagno pubblico, sarebbe
disgustoso. Secondo, gli altri ci darebbero per dispersi.”
Lo sentì sbuffarle
sulla pelle.
“Rovini sempre tutto.”
borbottò per poi guardarla negli occhi, deluso.
“Beh, sarebbe stato
molto romantico effettivamente.” commentò lei con sarcasmo. Gli
stampò un bacio sul pomo d'Adamo, facendolo deglutire. “Sai, adoro
vedere come ti comporti con Lily.” sorrise poi, incapace di
nasconderglielo.
Lo vide sorridere a sua
volta, forse lievemente in imbarazzo.
“Da quando è nata, mi
sono accorto che mi piacciono i bambini.” ammise, grattandosi la
nuca con fare impacciato. “Adoro coccolarla.”
Ingie lo abbracciò,
chiudendo gli occhi. Si lasciò stringere e sorrise.
“Sembri un'altra
persona con lei.” sussurrò. “Potrei farci l'abitudine.”
Lo sentì ridere appena,
sotto il suo viso.
“Niente bambini per
ora.” esclamò divertito ed Ingie arrossì immediatamente.
“Nemmeno ci pensavo.”
mentì senza staccarsi da lui.
“Voi donne siete
pericolose quando cominciate a parlare dei bambini degli altri.”
“Tranquillo.”
borbottò lei. Rifletté per qualche istante prima di parlare di
nuovo. “Hai detto per ora.”
“L'ho detto.”
confermò lui. Ingie sollevò lo sguardo su di lui con aria
interrogativa. “Beh, prima o poi dovrò smettere di fare il
Playboy.” sdrammatizzò, facendola sorridere.
“Sarà meglio tornare.
Non vorrei si insospettissero.” decise di cambiare discorso la
mora.
“Torno prima io.”
disse Tom.
“Perché, di grazia?”
“Perché voi ragazze
avete bisogno di due vite per uscire dal bagno ogni volta, quindi è
più credibile.” Non fece in tempo a ribattere che il chitarrista
riprese a baciarla con trasporto. “Ti amo.” sussurrò ed il suo
cuore fece una capovolta.
Non era abituata a
sentirselo dire così all'improvviso. Tom era in grado di
sorprenderla ogni volta. Era in grado di emozionarla in ogni momento.
Da giocoso, diveniva improvvisamene serio e dolce. Era un ragazzo
dalle mille sfaccettature ed era una cosa che lei adorava.
“Anche io.” rispose
come un'automa, prima che lui uscisse dal bagno.
Cercò di far tornare a
battere il suo cuore in modo tale da non rischiare l'infarto e, dopo
aver atteso qualche attimo, uscì anche lei. Quella situazione era
decisamente difficile da tenere nascosta.
Improvvisamente, il
mondo le crollò addosso. Si era immobilizzata poco prima di varcare
la soglia del camerino: Luke era di fronte a lei, che chiacchierava
animatamente con Ty. Non appena la vide, si illuminò in un gran
sorriso e le venne in contro per baciarla e stringerla a sé. Tom
vide tutto.
“Mi sei mancata.”
sussurrò al suo orecchio, senza lasciarla andare. Le venne da
vomitare. Si sentiva così schiacciata dai sensi di colpa che sentiva
di sporcarlo solo con la sua vicinanza. “Sorpresa? Non ti avevo
detto apposta del mio arrivo. Volevo non te lo aspettassi.” le
disse entusiasta, tornando a guardarla negli occhi.
“Beh, sai come
sorprendermi.” mormorò lei incerta, cercando con la coda
dell'occhio la figura del chitarrista.
Questo aveva preso a
parlare con Bill, David e Amanda facendo finta di nulla.
“Sarei dovuto venire
per l'ultima puntata ma sono riuscito a farmi dare una settimana.
Così stiamo insieme e torno in America con te.”
Perché sei così
perfetto? Si chiese nella testa. Forse era proprio quello che non
l'aveva fatta innamorare di lui ma solo sviluppare un forte affetto.
Era l'eccessiva perfezione in tutto ciò che faceva. Era buono; forse
troppo. Tom invece era pieno di difetti ma lei li amava, uno ad uno.
Erano anche quelli che lo rendevano speciale, che lo rendevano il suo
Tom.
“Mi sembra una buona
idea.” si sforzò di sorridere lei.
“È un'ottima idea!”
esclamò lui per poi stamparle un altro bacio sulle labbra.
***
Aveva finto di dormire,
una volta a letto, apposta per non far venire qualche strana idea a
Luke. Sapeva che lui avrebbe avuto intenzione di recuperare il tempo
perso con lei ma, ovviamente, non se la sentiva. Non aveva nemmeno
avuto occasione di dare a Tom la buonanotte e ciò l'aveva disturbata
perché non sapeva di che umore l'avesse lasciata. Luke si era chiuso
in bagno e lei ne aveva approfittato per fingere di dormire.
Non appena lui uscì, si
infilò sotto le coperte accanto a lei. Ingie rimase immobile con il
cuore impazzito. Non sapeva cosa sarebbe accaduto e pregò perché
non prendesse l'iniziativa come sempre: non poteva farlo di nuovo
pensando a Tom. Ma le sue preghiere evidentemente non vennero
ascoltate.
Il ragazzo aveva preso a
carezzarle un fianco e non passò molto prima che le posò le labbra
sul collo.
“Luke.” mormorò lei
ma lui non si fermò. “Luke, sono stanca.” provò mentre lui la
voltava con il busto verso l'alto.
“Ma è tanto che non
stiamo insieme.” ribatté lui, continuando a baciarla ora sul
collo, ora sulle labbra.
“Lo so ma stasera non
me la sento.” insistette lei. “Ti prego, Luke.” ripeté
decisamente più ferma, cosa che lo portò a staccarsi da lei,
basito.
“Che cos'hai?” le
domandò sospettoso.
“Niente, sono solo
stanca, davvero. Sai come sto dopo le puntate.”
“Come vuoi.”
borbottò lui, dandole le spalle.
Non si mosse più.
Ingie si sentiva uno
straccio.
***
Avevano deciso di
prendere un caffè tutti insieme, proprio come una volta. Si erano
accorti di aver trascorso tanto tempo a lavorare ma non a divertirsi.
Ingie, Ty, Milo, Adam,
Page e Keri, sedevano al tavolo, intenti a chiacchierare fra di loro
con trasporto.
La mora adorava quei
momenti; riteneva fossero necessari in un gruppo.
Page faceva il possibile
per comportarsi nella maniera più naturale e spensierata possibile;
Keri sembrava anche lei intenzionata a dimenticare Tom una volta per
tutte, nonostante fosse palesemente arduo per lei; Adam aveva
finalmente accettato l'eterosessualità dei gemelli ed aveva
immediatamente spostato la propria attenzione sul barista sexy –
probabilmente etero anche lui; Ty alla fine non aveva dato l'anello
di fidanzamento a Jane. Aveva deciso fosse troppo presto ma
soprattutto si era accorto di quanto sbagliata lei fosse per lui,
così le aveva chiesto una pausa. Inutile dire con che velocità lei
aveva insinuato fosse colpa di Ingie. Infine vi era Milo. Milo non
aveva superato l'intera vicenda di Keri. Ancora una piccola parte di
lui sperava che lei aprisse gli occhi e lo notasse; eppure ciò non
era ancora accaduto. Si era detto di avere pazienza, ma la pazienza
cominciava a vacillare.
Tutti in quella
compagnia avevano avuto le loro esperienze, i loro dolori – incluso
Sid – e tutti avevano visto la propria vita evolversi in qualche
strana direzione che probabilmente nessuno avrebbe mai immaginato.
Ecco cosa li accomunava e li rendeva ancora più forti di prima.
Ingie pregò perché
quella quiete fra loro mai svanisse.
***
Vieni da me, ti devo
parlare.
Quel messaggio non
prometteva nulla di buono. Qualcosa dentro di lei aveva cominciato a
macchiarsi di paura e non era sicura di voler sapere cosa il
chitarrista avesse da dirle. Si voltò verso il letto ed adocchiò
Luke dormire, davanti alla televisione accesa. Erano solo le quattro
del pomeriggio ma il fuso orario l'aveva destabilizzato.
Senza fare troppo
rumore, uscì dalla stanza e si affrettò a raggiungere quella di
Tom. La fece entrare senza nemmeno salutarla.
“Mettiamo le cose in
chiaro, giusto per sapere.” esordì il ragazzo con serietà mentre
richiudeva la porta alle sue spalle. “Quanto deve andare avanti
questa storia?” domandò osservandola attentamente negli occhi.
“Quale storia?” si
finse ignara lei.
“Non prendermi per il
culo, sai benissimo quale storia.” tagliò corto lui. “Per quanto
tempo ancora dobbiamo giocare agli amanti, mentre tu continui la tua
bella storia con Luke?”
“Ti ho chiesto un po'
di tempo.”
“Di tempo te ne ho
dato anche troppo. Quando mi hai chiesto del tempo pensavo una
giornata andasse più che bene. Non credevo questo includesse anche
una notte insieme. Io come faccio a stare tranquillo?”
“Tom, tu devi stare
tranquillo. Ti ho giurato che avresti potuto fidarti nuovamente di
me.”
Tom si prese qualche
attimo prima di proseguire.
“Guardami negli occhi,
Ingie.” la sua voce tremava. “Avete fatto sesso?” fu la domanda
diretta che la spiazzò.
“No, Tom.” si
affrettò a chiarire sorpresa, avvicinandosi lievemente a lui. “Lui
ci ha provato ma io l'ho respinto con una scusa, te lo giuro.”
spiegò con un piccolo sorriso, sperando di tranquillizzarlo.
Il chitarrista si passò
una mano sul viso.
“Possiamo fare in modo
che non ci provi più?” chiese spazientito. “Riesci a lasciarlo
prima che io invecchi, per favore?”
La sua non era cortesia,
era impazienza malcelata.
Ingie sospirò.
“Faccio il possibile,
Tom.” mormorò.
“No, tu non stai
facendo nulla, è questo che mi fa imbestialire!” esclamò lui,
gesticolando eccessivamente. “Da quando è tornato, non hai
minimamente accennato al fatto che non potete più stare insieme. Ti
sei comportata con lui esattamente come ti comportavi prima. Ti sei
lasciata baciare, ti sei lasciata toccare. Come pensi che mi possa
sentire io?”
Ingie si rese conto di
quanto difficile potesse essere per lui sopportare fingendo
indifferenza. Sapeva che il suo istinto era quello di mettere le mani
addosso a Luke ma che non lo faceva per lei, poiché gli aveva
assicurato di allontanarlo in breve tempo.
Aveva ragione,
effettivamente era così. Non poteva portare avanti quella storia con
Luke e far fare a Tom la parte dell'amante. Era ingiusto per
entrambi. Ma come avrebbe potuto lasciare il biondo? Con quali parole
o giustificazioni?
“Scusami.” le venne
spontaneo dire. “Non volevo farti stare di nuovo male.”
Tom la scrutò per
qualche istante, poi – come fosse impaziente – la strinse a sé,
carezzandole ripetutamente i capelli.
“Non sopporto che ti
tocchi. Non sopporto che lui creda ancora che tu sia sua.” ammise
lui quasi in imbarazzo. “Penso di averne il diritto.”
Ingie non rispose,
semplicemente sollevò il viso e si alzò in punta di piedi per
baciarlo sulle labbra. Lui la immobilizzò a sé con le mani sul suo
viso ed approfondì il bacio.
Stavano maledettamente
bene insieme, forse più di prima, e sapeva perfettamente che la loro
felicità dipendeva solamente da lei. Potevano costruire qualcosa di
solido, lo sentiva. E non vedeva l'ora di farlo.
***
L'ultima puntata si era
avvicinata ad una velocità inaspettatamente folle. Probabilmente
lavorare sodo per tutta la settimana, tutte quelle ore, faceva loro
perdere la cognizione del tempo. Per tutti quei motivi, Ingie non
aveva ancora lasciato Luke. Non perché non volesse ma perché
trascorreva il suo tempo in sala prove, per poi tornare in albergo la
sera troppo stanca per parlare. Non aveva nemmeno avuto modo di
trascorrere del tempo con Tom – non quanto prima – poiché Roy,
per quella finale, li aveva distrutti.
Come sempre Ingie aveva
osservato Tom e Bill attraverso il piccolo schermo che tenevano in
camerino ed aveva riso a tutte le battute fuori luogo o meno che
facevano ad ogni esibizione. Percepiva il proprio cuore battere
all'impazzata ogni volta che semplicemente lo guardava o sentiva la
sua voce. Quello era il vero amore; una sensazione che in tutta la
sua vita aveva provato solamente con lui. E non vedeva l'ora di poter
finalmente lasciarsi andare con lui come desideravano. Ora come ora,
stava persino pensando di trasferirsi a Los Angeles con lui.
“Ingie e Milo, tocca a
voi.” li chiamò ad un tratto un tecnico.
I ragazzi si sorrisero
e, per mano, raggiunsero le quinte. Gliela strinse forte; il solo
pensiero di abbandonarlo la rendeva triste ma la vita proseguiva per
tutti.
“Sai, Milo, non so se
te l'ho mai detto... Ti voglio davvero bene.” mormorò senza
guardarlo.
Sentì la sua mano
stringere allo stesso modo.
“Anche io, Ingie.”
Sotto l'applauso del
pubblico, fecero la loro entrata.
***
Erano tornati in albergo
distrutti. Ingie non poteva credere fosse tutto finito; ora un po' di
timore si era presentato. Ciò voleva dire che il momento di prendere
una decisione era ormai giunto ma si disse di pensarvi il mattino
seguente, quando i suoi neuroni avrebbero retto.
“Ci facciamo una
chiacchierata fuori, che dici?” le propose Amanda. Lily era già a
dormire con David e la bionda ne aveva approfittato per passare un
po' di tempo con l'amica. Ingie aveva accettato di buon grado, con il
pacchetto di sigarette in mano. Quando si sedettero sul dondolo
trascorsero pochi istanti in cui si udì solamente il rumore
dell'accendino. “Hai riflettuto bene su quella cosa?”
Sapeva che Amanda si
riferisse al trasferimento a Los Angeles.
“Sì, ci sto
riflettendo ed effettivamente credo che sia una buona idea.”
mormorò, sbuffando un po' di fumo.
“E come farai con la
compagnia?”
Ingie scosse appena la
testa fissando il vuoto.
“Non lo so.”
mormorò. L'idea di lasciare quelle persone era insopportabile ma
doveva pensare anche a Tom. Avevano sofferto così tanto separati che
sentiva di avere bisogno di dedicare un po' di tempo anche a loro,
quella volta. “Io amo Tom in maniera incondizionata e ciò che
vorrei in questo momento è definire il nostro rapporto una volta per
tutte. Recuperare tutto il tempo perso, tornare ad essere felici come
lo eravamo a Berlino.”
“E sai anche che non
puoi farlo continuando a tradire Luke, vero?”
“Certo che lo so.
Credimi, Amanda, sto solo cercando il momento giusto che sembra non
arrivare mai. Vi è sempre qualche contrattempo o qualcun altro di
mezzo.”
“Tom ha subito
allontanato Keri però.”
“Loro non stavano
nemmeno insieme. Era più facile che lo facesse.”
“No. Lui l'ha fatto
solamente perché ti ama tanto. Perché non glielo dimostri anche
tu?”
Ingie la scrutò qualche
istante in silenzio. Il suo discorso, come sempre, non faceva una
piega.
“Lo sapevo!”
Quell'urlo le fece gelare il sangue. Si voltò di scatto in quella
direzione ed un enorme masso sembrò precipitarle sulle spalle quando
vide Keri raggiungerla con rabbia. Che avesse sentito tutto? “Ma
che razza di amica sei?!” esclamò la bionda con le lacrime agli
occhi.
“Keri...” provò
Ingie, che ancora non capiva cosa fosse successo.
“Sapevo che c'era
qualcosa! Avevo dei dubbi già da un po' di tempo ma li ho sempre
ignorati!”
Ingie si sollevò dal
dondolo assieme ad Amanda e prese ad avvicinarsi appena, con le mani
alzate.
“Ascolta, Keri...”
“Sta zitta!” strinse
le palpebre la bionda. “Io mi sono sempre fidata di te mentre tu
non hai fatto altro che giocare sporco alle mie spalle!”
“Keri, ascoltami, non
è così. Io sono sempre stata sincera quando si trattava di te e
Tom, sai quanto io ti abbia aiutato.”
“Sì e intanto te la
facevi con lui alle mie spalle!”
“No, è successo tutto
dopo, quando lui ti ha detto che non potevate stare insieme!”
“E tu non mi hai detto
niente! Hai giocato a tuo favore!”
“No, Keri, io con Tom
avevo già avuto una storia prima che tornassi in America dalla
Germania ma non l'ho mai detto a nessuno. Io lo conoscevo già.”
Keri si prese la testa
fra le mani.
“Dio.” sussurrò.
“Dio mi sento un'idiota. Mi sono fatta prendere in giro da due
persone nello stesso momento.”
“Keri, non è così.”
“Ti credevo una
persona corretta.” concluse la bionda prima di correre di nuovo in
hotel.
Ingie scrutò in
agitazione Amanda, quando all'improvviso una paura del tutto nuovo la
pervase.
“Luke.” mormorò
prima di scattare anche lei verso l'hotel. Salì le scale a tutta
velocità, saltandone qualcuna di tanto in tanto, fino a che non
raggiunse il suo piano. Un colpo al cuore quando vide il biondo
aprire la porta a Keri. “Luke!” esclamò, correndo verso di loro.
“Keri, ti prego.” la implorò in ansia.
Non era così che il
biondo doveva venire a sapere la verità. Luke le osservava basito,
probabilmente curioso di sapere cosa stesse succedendo.
“Deve sapere con che
persona disgustosa perde il suo tempo! Visto che tu non hai perso
tempo a prenderlo in giro fino ad ora!” ribatté con rabbia la
bionda.
Attorno a lei sentì le
porte aprirsi, rivelando i suoi compagni di ballo, compresi Tom, Bill
e David. Amanda l'aveva raggiunta alle spalle. Si chiese come fosse
finita in quella situazione, davanti a tutti.
“Che cazzo devo
sapere?” domandò Luke direttamente ad Ingie, nervoso.
“Avanti, digli quanto
sei ipocrita.” continuò Keri con le lacrime agli occhi. “Digli
quanto hai finto di aiutarmi con Tom quando in realtà te la facevi
con lui già da tempo.”
Ingie si sentì trafitta
da una lama e vide Tom avvicinarsi velocemente ed afferrare Keri da
dietro.
“Ora basta, Keri, stai
esagerando!” esclamò.
“No, basta tu,
idiota!” intervenne Luke, spintonandolo ed Ingie si spaventò. “Ci
sei sempre tu di mezzo!”
“Luke.” mormorò la
mora, toccandogli il braccio che il ragazzo allontanò con violenza.
“Non mi toccare tu!”
urlò, rosso in viso dalla rabbia. “Credi che non me ne sia mai
accorto?! Credi che io sia così coglione da non capire che la mia
ragazza non mi ha mai amato?!” La guardò con odio. “Ma che
addirittura mi tradisse per la seconda volta...”
“Luke.”
“Stai zitta!” la
spintonò, facendola finire addosso ad Amanda che la afferrò in
tempo.
“Hey!” esclamò Tom
facendo la stessa cosa alle sue spalle. Quando Luke si voltò di
nuovo, gli sferrò un pugno sul viso.
Tutti urlarono
spaventati ed Ingie si affrettò a raggiungerli.
“Basta!” urlò con
le lacrime agli occhi, cercando di separarli, fino a che Milo non la
portò via di peso. Assisteva a quella scena con terrore, con la
vista appannata e la paura che qualcosa di serio potesse accadere. Ty
cercava di trattenere Luke, Bill faceva lo stesso con Tom ma entrambi
avevano poco successo. Anche Anthony cercò di dare un freno a quella
rissa, sotto lo sguardo spaurito di Page. “Luke, basta!” urlò di
nuovo Ingie con il cuore che minacciava di sfondarle il petto.
“Che succede qui?!”
urlò Roy affrettandosi a raggiungerli. “Hey!” esclamò,
mettendosi in mezzo ai due. “Oh ma siete impazziti?! Finitela!”
Spinse Luke
schiacciandolo con la schiena al muro mentre Tom era stato
allontanato da Bill e Ty.
“Io ti ammazzo,
bastardo!” urlò Luke con tutta la rabbia che aveva in corpo.
“Basta!” urlò di
nuovo Roy schiaffeggiandolo. “Finitela con questa sceneggiata!
Siete adulti e vaccinati, cazzo! Vergognatevi!”
Luke si scrollò Roy di
dosso con violenza e si voltò verso Ingie.
“Hai ottenuto quello
che volevi. Spero tu sia contenta ora. Me ne vado.” disse con il
gelo nel tono di voce prima di tornare in camera, sbattendo la porta.
“Si può sapere che
cazzo succede?” domandò a quel punto il coreografo osservando
severamente Ingie.
“Succede che io non
trascorrerò un minuto di più in questa compagnia finché ci sarà
anche lei! O va fuori lei o vado fuori io!” esclamò Keri,
avvicinandosi.
“Perché questa novità
ora?” sbottò Roy.
“Non vi preoccupate.”
mormorò Ingie, portando l'attenzione di tutti su di sé. “Sono io
ad andarmene. D'accordo ho sbagliato, tutta questa storia è nata per
causa mia. Quindi me ne vado io.”
“Cosa?” fece Roy
basito. “Ragazzi, ma state impazzendo tutti quanti?”
“Fatti spiegare da
Keri, sono sicura che lei saprà dirti tutto come si deve.” disse
con cupo sarcasmo, gettando una gelida occhiata alla bionda, prima di
camminare in direzione di Tom. “Andiamocene.” sussurrò
tristemente, prendendolo per mano.
Assieme a Bill, si
chiusero in camera del chitarrista, sotto gli sguardi increduli di
tutti.
***
“Sta fermo.” mormorò
con dolcezza all'ennesimo movimento di Tom.
Da minuti gli tamponava
un pezzo di cotone imbevuto di disinfettante sul labbro spaccato,
causandogli così forte bruciore. Bill era seduto sulla poltrona a
qualche passo, intento ad osservarli in silenzio.
“Mi dispiace sia
successo tutto questo.” sussurrò il chitarrista, osservandola
tristemente negli occhi.
Ingie si limitò a
sorridere e dargli un piccolo bacio sulla guancia.
“Sta tranquillo, va
tutto bene.” cercò di alleggerire la tensione. “Ad ogni modo, è
giusto che sia io ad andarmene.”
“No.” ribatté Tom.
“Sì, invece. Tutto
questo casino è successo a causa mia. E poi, io ci stavo già
pensando sai...” Vide Tom aggrottare la fronte incuriosito. “Sì,
insomma...” Arrossì. “Pensavo che potrei venire a vivere con te
a Los Angeles.”
La felicità pura.
Questo fu quello che lesse negli occhi nocciola del ragazzo che non
aspettò due secondi di più prima di sollevarsi dal letto ed
abbracciarla con tutta la forza che aveva, facendole cadere a terra
il batuffolo di cotone.
“Non potevi darmi
notizia più bella.” mormorò al suo orecchio, sotto lo sguardo
sereno di Bill. “Ti amo. Tanto, Ingie.”
***
Luke, com'era
comprensibile, non le aveva nemmeno dato il tempo di spiegare. Si era
imbarcato sul primo aereo disponibile e l'aveva abbandonata per
sempre. Non era così che aveva immaginato la fine della loro storia
ma forse da una parte era stato un bene. Probabilmente, fosse dipeso
da lei, avrebbe impiegato molto più tempo a porre fine a quella
messa in scena.
Nel frattempo, un'altra
separazione proseguiva: quella dalla compagnia. Milo l'aveva
implorata in tutti i modi possibili di restare, ovviamente invano.
Keri non aveva battuto ciglio e gli altri, nonostante l'accaduto, non
se l'erano sentita di giudicarla negativamente. Avevano semplicemente
rispettato la sua scelta. Roy non era per nulla contento della sua
scelta ma aveva accettato per il bene del gruppo. Non poteva
permettere, da coreografo, di lasciare che si sfasciasse.
Il momento delle valigie
era giunto e Tom le era stato vicino moralmente tutto il tempo.
L'aveva aiutata a riporre tutto in ordine ed aveva cercato di farla
ridere di tanto in tanto. Qualche bacio l'aiutava a sorridere.
Era combattuta. Da un
lato era triste per come le cose si erano sviluppate, dall'altro non
vedeva l'ora di cominciare una nuova vita con Tom.
Si voltò verso di lui
con un piccolo sorriso sulle labbra, mentre ancora cercava di
chiudere la valigia.
“Che c'è?” sorrise
anche lui.
“Niente.” scrollò
le spalle lei.
Il chitarrista la
raggiunse e la avvolse fra le sue braccia per poi stamparle un bacio
sulla tempia.
Sì, poteva stare
tranquilla.
Con lui.
Epilogue
Un suono assordante la
fece svegliare di soprassalto. Si era dimenticata di disattivare la
sveglia ed era solo domenica mattina. Tom, al suo fianco, borbottò e
si mosse appena.
“Fai tacere questo
mostro.” si lamentò, rannicchiandosi il più lontano possibile da
quel suono.
“È dalla tua parte,
spegnila te.” ribatté lei, senza muovere un muscolo.
“Cristo, Ingie!”
esclamò a quel punto lui per poi tirare un pugno sulla sveglia che
smise di strillare, probabilmente rotta.
Ingie sorrise appena,
chiudendo di nuovo gli occhi, pronta per riprendere a dormire. Anche
Tom si accoccolò di nuovo vicino a lei, sospirando.
“Cazzo!”
L'urlo che derivò dalla
sala da pranzo fece loro aprire gli occhi un'altra volta.
“Io giuro che lo
ammazzo. Questa volta rimango seriamente figlio unico.” commentò
il chitarrista, alzandosi nervosamente dal letto.
“Dai, Tom, stai qua.”
mormorò lei, ancora assonnata, allungando un braccio verso di lui.
“No, vado a stenderlo
con una padella, magari si calma.” A quel punto, si alzò anche lei
e lo seguì fino a che non arrivarono in sala dove Bill litigava con
l'aspirapolvere. “Bill!” urlò Tom infuriato, facendo sobbalzare
suo fratello. “Che cazzo stai combinando?!”
“Mi si è rotta
un'unghia per colpa di questo aspirapolvere di merda!”
“Che cazzo ci fai con
un aspirapolvere in mano di domenica mattina?”
“Volevo pulire un
po'.”
Tom restò qualche
attimo in silenzio, poi si voltò di scatto verso Ingie.
“Levamelo da davanti
perché potrei seriamente ucciderlo.”
La mora non poté fare a
meno di ridacchiare. Adorava quei battibecchi giornalieri fra i
gemelli.
Da quando si erano
trasferiti tutti e tre insieme a Los Angeles, le cose andavano a
meraviglia. La sua famiglia li aveva finalmente conosciuti, compresa
la famiglia di Tom. Tutti sembravano adorarsi a vicenda ed Ingie non
poteva chiedere di meglio. In California aveva anche trovato una
nuova compagnia cui era entrata a far parte e per il momento andava
bene così.
Si avvicinò al
chitarrista e lo baciò sulle labbra.
“Sei adorabile quando
ti arrabbi.” disse per sdrammatizzare.
“Allora mi amerai alla
follia perché sto per commettere un omicidio.” ringhiò lui.
“D'accordo, levo le
tende e non pulisco!” sbottò Bill con le braccia al cielo.
“Scusate se vi ho svegliato!” continuò per poi sparire in camera
sua.
“Dai, l'hai fatto
rimanere male.” disse la mora.
“Non mi interessa, la
prossima volta impara a non rompere i coglioni.” ribatté lui
convinto.
“Mmh.” fece lei,
avvicinandosi languidamente. “Io conosco un modo per farti tornare
il buonumore.” sussurrò sensuale e poté vedere il solito sorriso
sghembo apparire sul volto del ragazzo.
“Chissà perché
l'idea mi piace molto.” rispose lui.
“Quindi? Hai
intenzione di stare qua e brontolare?” lo stuzzicò ancora.
“No!” fu la secca
risposta del chitarrista prima di caricarsela sulle spalle come un
sacco di patate e correre di nuovo in camera sotto le sue forti
risate.
Era finalmente serena.
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Siamo giunte alla fine.
Sono sincera, ho dovuto terminare prima la storia perché mi
trasferisco all'estero e non ero sicura di poter scrivere. Così,
siccome mi sarebbe dispiaciuto lasciarla incompleta, ho preferito
passarci tutta la notte. Spero comunque vi sia piaciuto il finale per
questi due cui io mi sono affezionata molto.
Volevo ringraziarvi dal
profondo del cuore per tutto il supporto che mi avete mostrato ad
ogni capitolo. Non smetterò mai di scrivere anche grazie a voi.
Grazie a chi ha inserito
questa storia fra preferite/seguite/da ricordare e soprattutto grazie
alle 90 persone che mi hanno inserito fra gli autori preferiti. Per
me sono una marea. È impensabile.
Grazie davvero.
Spero di rivedervi
presto e fatemi sapere cosa pensate di questa conclusione!
Un bacione a tutti.
Kyra.
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