Capitolo 12 - Le spedizioni.
Capitolo
12 – Le spedizioni.
“E cosa
sarebbe questo?” Vincent era visibilmente stizzito.
“E’ un
arco…con una faretra, non si vede?” Yuffie, forse per la prima volta, dava
l’impressione di essere imbarazzata.
“Intendevo,
cosa devo farci?”
“Potresti mangiarli
a colazione!”
L’elfo
sbuffò, indossando la faretra. La principessina continuò a parlare voltando le
spalle all’amico “so che non è il tuo arco ma… è un modo per ringraziarti.”
Allora si voltò fissando negli occhi l’altro “devo ancora tenerti sott’occhio,
è per questo che verrai alla spedizione, ma… voglio cominciare a fidarmi. Anche
perché, non sarei in vita se non fosse stato per te.” Disse senza sorridere,
roteando in continuazione gli occhi da un lato ad un altro; senza troppe
cerimonie, girò i tacchi e si allontanò dirigendosi verso la prima fila del
corteo.
Mentre
furono in marcia, Vincent pensava ripetutamente a ‘ quell’ incidente’ accaduto soltanto il giorno prima. A chi non
sapesse cosa ci fosse dietro, doveva sembrare un semplice gruppo di briganti,
sceso dalle montagne per saccheggiare i villaggi fuori le mura del castello. Un
gruppo di briganti davvero troppo potente,
tant’è che neanche la principessa guerriera riusciva a tenergli testa,
l’intervento del prigioniero sarebbe stato, quindi, decisivo non solo per la
vittoria, ma anche per salvare la vita di Yuffie. All’inizio, la principessa si
sentiva umiliata, ma poi avrebbe riconosciuto il valore delle gesta
dell’elfo-ladro. Vincent, di rimando cominciava a sentirsi un verme: sapeva che
quella era una messa in scena ideata magistralmente dalla voce. Avrebbe dovuto essere soddisfatto del successo del piano,
invece…
“Aerith! Finalmente… mi spieghi che fine hai
fatto in questi giorni?”
“No…no…nulla!
Sono stata molto impegnata coi preparativi per la spedizione.”
Ma a Zack,
qualcosa non quadrava “ah…ehm…si…si vede. Hai una faccia…cioè…stanca.”
“ho così una
brutta cera…” si poggiava la mano libera sulla guancia, nel tentativo di
coprirsi il volto.
“no-no….” si
affrettò ad aggiungere Zack “solo…” e si indicò col dito l’orbita intorno
all’occhio.
“lo
immaginavo…”
“dormito
male?”
“magari
avessi dormito.”
“ahah! Cosa
ti è successo?”
La risposta
di Aerith arrivò in fretta, troppo in
fretta “niente! Niente!”
Sorvolò le
loro teste uno dei Draghi di corte, tra le acclamazioni generali, a Zack non
sfuggì la domanda e la punta di terrore di Aerith “è lei??” disse afferrando
con entrambe le mani il bastone.
“No, è Reno.
Lei…” realizzò che Aerith non avrebbe dovuto conoscerla, in nessun modo! Si
ritrovò, quindi, a condividere il terrore dell’amica “vi…vi siete
incontrate???”
Quegli
occhioni, che di solito esprimevano dolcezza, lasciavano ampiamente intendere
la risposta. Il Capitano non poté fare altro che schiaffarsi entrambe le mani
in faccia, quasi a sottolineare quanto avrebbe voluto che non fosse mai
successa una ‘sciagura’ simile.
Anche dopo
diversi giorni di marcia, l’espressione pensierosa e l’atteggiamento solitario
di Cloud erano rimasti invariati. Continuava ad accarezzare la Lacrima
incastonata nella sua collana, rimuginando sull’ultimo incontro con Tifa; il
primo, dopo la scoperta del suo matrimonio combinato col principe Loz, in cui
erano riusciti a parlarsi in maniera pacifica. Cosa si dissero quella sera,
Cloud non sarebbe in grado di riportarlo, parlarono del più e del meno, come se
nulla fosse successo, finché lei sussurrò la frase che più di tutte avrebbe
ferito il giovane stregone: “mi dispiace”. Dovette faticare non poco per
evitare un’altra esplosione di rabbia. Voleva solo capire, capire se ‘le
dispiaceva’ per averlo illuso, oppure se era triste perché tra loro sarebbe
dovuto finire tutto, ma era rimasto in silenzio. Insomma, era in preda alla sua
prima effettiva delusione amorosa, non avendo avuto modo di ‘imparare’ anche
questo tipo di cose, non sapeva come affrontarle (ammesso che si possa
‘imparare’ ad affrontarle). L’ennesimo sospiro fu accompagnato dall’alt: avevano
raggiungo il confine in cui era stato posto il sigillo.
“Dichiaro
nuovamente accessibile questa zona, ai fini della nostra spedizione.” Detto
questo, la principessa Yuffie, posta a capo di quella spedizione in abiti da
guerriera, strappò via la pergamena che svolazzava al centro di una massiccia
transenna in rame. I battenti di questa furono buttati giù da sei soldati,
cosicché, anche materialmente era
possibile varcare quella soglia.
Lo scenario
che gli si presentò davanti, non era certo dei più suggestivi. Probabilmente,
quel villaggio che stavano attraversando era stato uno degli ultimi ad aver
subito un attacco. Tutti sapevano che quella non poteva che essere opera del Sagittario, l’Agente Demonico della
loro era (l’essere che rappresenta la maggior minaccia per la pace del mondo
conosciuto): dava l’impressione di una cittadella abbandonata e arida. Le
immagini che si affacciarono nella mente di Cloud, Zack, Angeal, Aerith e di
quanti fossero stati presenti alla Cerimonia degli Sciamani, furono quelle dei
corpi enormi, ossuti e rossastri di quegli uccelli infernali, i loro versi
rimbombavano ancora nelle loro orecchie e parevano picchiare le loro tempie con
dei martelli. Tornarono alle loro menti la foga e la violenza dei centauri, il
loro cavalcare così pesante, da far tremare la terra sotto i loro piedi. Forse,
era passato davvero troppo tempo, ma si aspettavano una devastazione ben
peggiore, erano preparati alla più grande strage di innocenti a cui si potesse
mai assistere. Era passato soltanto un mese dagli attacchi del Sagittario, per
cui i corpi avrebbero dovuto trovarsi ancora lì, ma dei resti delle vittime,
non c’era la minima traccia.
Altri due
giorni di cammino e ricognizioni a ritmo serrato, trascorsero nella più
deprimente assenza di eventi significativi. Quasi ci stavano facendo
l’abitudine a vagare tra villaggi fantasma. Nulla, assolutamente nulla; un
vuoto che snervava e rilassava al tempo stesso.
“Tu ed io
abbiamo un conto in sospeso, biondino.” A Vincent non piaceva per niente Cloud.
Il rancore che gli portava era davvero uno scoglio insormontabile.
Il ‘biondino’
in questione non sembrava minimamente dare peso alle minacce dell’elfo
“ancora con quella storia… Sei davvero seccante!” fece lui sbuffando.
“Un giorno
te la farò pagare, sappilo!”
Cloud stava
per replicare, questa volta più animatamente, ma un quadretto, tristemente
noto, aveva catturato la sua attenzione: Zack discuteva con Aerith, nulla di
nuovo se non fosse per l’atteggiamento che quest’ultimo aveva. Faceva ampi
gesti, era nervoso, probabilmente stavano litigando, cosa che sorprese non poco
lo stregone.
“Quello che
sto cercando di dirti è che…non è che…ecco devi credere proprio a TUTTO quello
che ti dicono. Insomma…non puoi essere così ingenua…”
“Zack, non è
questo il punto. Non è quello che mi è stato detto il problema…”
“No? e
allora quale sarebbe? Sentiamo…”
Aerith
cercava in tutti i modi di evitare il suo sguardo, avrebbe voluto evitare
quella discussione: Zack stava tremendamente fraintendendo ogni cosa.
“I-io….io
non…”
Il soldato
non aveva la minima idea di quello che gli avrebbe detto, una sola cosa era
certa: l’inizio di quella frase non gli era per niente piaciuto.
“…non…ci so
stare con altre persone.”
Gli sembrava
una motivazione così stupida, essere preso per il culo in quel modo…una puntina
i rabbia cominciò a scavare nel suo stomaco. “Aerith. Per chi mi hai preso?
Vuoi farmi credere che… rinunceresti a…”
istintivamente indicò sé stesso. Non riusciva ad esprimersi a parole, usava
gesti convulsivi per indicare lui e Aerith. Come definirsi?
“Zack,
tu….credi che sia venuta al mondo il giorno in cui ci siamo conosciuti?”
“Cosa
intendi dire?”
La sciamana
sospirò lentamente, si morse le labbra: voleva smettere di parlare, ma si
sforzò a continuare “lo sai come sono venuta a conoscenza dei miei poteri?” non
lo degnava di uno sguardo, lui non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, nonostante
stessero camminando.
“Successe
nel giorno del mio nono compleanno. Ero entusiasta e raccomandai la mia
famiglia di preparare una cena abbondante perché avevo invitato tantissimi
amici. Finirono per entusiasmarsi più di me. Poi, arrivarono i miei amici, mi
salutavano, mi davano gli auguri, mi parlavano…era tutto normale, no? non
riuscivo a capire perché i miei genitori mi guardassero con aria tanto…strana.
Sembrava avessero visto un fantasma.” Rise debolmente all’amarezza di quella
battuta. “Zack, prova ad indovinare…quanti, tra quegli invitati erano
persone…in vita?”
Il soldato
non rispose, mentre la sciamana si incupì di colpo “nessuno. Nessuno di loro
era vivo. Detto da un altro punto di vista: nessuno venne alla mia festa. Ed è
anche normale, volendo. Una ragazzina che parla da sola senza saperlo
è…estremamente inquietante. Ed è continuato ad essere inquietante, anche dopo
che ho scoperto di essere una sciamana. Sai..le visioni…gli incubi…non sono un
bello spettacolo nemmeno per chi ci è affianco. Dopo un po’...mi lasciano
sempre parlare da sola… è così che finisce sempre. Io che parlo coi morti, ma
che in realtà sto parlando da sola. Loro…sono così diversi dai vivi. Loro.. ti
stanno accanto …i vivi ti abbandonano. Perché sei troppo strana, perché parli
di cose strane, perché vedi cose strane. Non ti accettano, o meglio, lo fanno
finché sono abbastanza lontani da te. ... Lasciami perdere, Zack.”
Tutto quel
preambolo per terminare nel più violento dei modi. A Zack pareva di non aver
capito bene. Quello che invece stava cominciando a capire, era quanto dovesse
sembrare stupido agli occhi di Aerith: non aveva di certo ‘dormito male’ per
via dell’incontro con Cissney. Qualcosa stava cominciando a crollare,
inesorabilmente.
“Co-cosa…”
“Capitano!”
un soldato raggiunse Zack di corsa “siete stato convocato, signor Capitano” e
si mise sull’attenti.
Solo allora , i due si resero conto che il
corteo si era fermato. Zack si voltò d’istinto verso Aerith, avrebbe voluto
dirle così tante cose… Ma quella gli sorrise, sembrava un sorriso sincero, non
vi avrebbe notato la malinconia che trasportava , se non avesse conosciuto
quello squarcio di lei. Aveva la sensazione di trovarsi di fronte ad una statua
di ghiaccio.
Si fece
guidare dal soldato fin dove c’era bisogno di lui.
“Eziechel,
lo sciamano, ha individuato delle…persone…sotto quelle macerie.” Il soldato
teneva a stento il passo di Zack!
“Intendi
persone morte, no?” il Capitano sembrava quasi seccato, aveva sicuramente la
testa altrove, ma il dovere lo chiamava.
“S-si sisi…
signor Capitano.”
Intanto
avevano raggiunto la postazione, ad attenderlo c’era Angeal “d’ora in poi,
impara ad essere reperibile e PRONTO in qualsiasi momento, mi sono spiegato?”
“Sissignore,
non capiterà mai più.”
Angeal si
aspettava quella frase, anche se detta in modo sarcastico; arrivò invece in
maniera seria e marziale (cioè come avrebbe dovuto essere) ma così lontano dal
modo di Zack… Passò tutto in meno di un secondo: c’era ben altro a cui pensare,
ora.
“Non c’è dubbio:
queste persone non sono state uccise
dal Sagittario.” Lo Sciamano era di fronte ad una piccola casetta di legno
crollata, gli assi erano bruciati e il terreno attorno all’abitazione
carbonizzato. “Sono stati dei banditi, vestiti di nero in stile orientale, con il
volto e il capo coperti da turbanti.”
“Sono loro…”
Yuffie parlò prima a sé stessa e poi a chi le fosse affianco “sono gli stessi
banditi che hanno attaccato la Capitale pochi giorni fa!”
A Vincent,
che aveva appena raggiunto il posto, gli venne un colpo nel ricordarsi di quei
banditi e del rapporto che intercorreva tra loro.
Un anziano
mago di corte si intromise “a che scopo introdursi nella zona proibita?”
“Forse
pensavano che, essendo una zona proibita a tutti, non ci avrebbero trovato
nemmeno soldati…e non avevano tutti i torti, a quanto pare.” L’osservazione di
Zack trovò seguito in quella di Yuffie “lo escludo. Se il gruppo di banditi è
lo stesso che abbiamo incontrato alla Capitale, era formato anche da maghi…e
molto potenti! Non agirebbero come sciacalli di basso rango.”
“La
questione mi sembra chiara, a questo punto…” concluse poi Angeal “un
incantatore non si unirebbe mai ad un gruppo di semplici criminali, ma di
guerrieri. E, se lo ha fatto…vuol dire che ha uno scopo ben preciso. Probabilmente
erano qui alla ricerca di qualcosa…”
“O del
Sagittario stesso.” Sopraggiunse Ezechiel.
“Possibile.”
“Sir
Angeal,…” Yuffie era quasi timorosa “allora…perché attaccare la Capitale?”
“Non
saprei... Fatto sta che gli attacchi del Sagittario sono avvenuti all’estremo
Nord, e noi siamo ancora lontani.” Detto ciò s’incamminò verso il corteo
urlando “rimettetevi in riga! Riprendiamo la marcia.” In quel frangente,
incrociò con lo sguardo Vincent; questo trasalì e cominciò a sudare freddo. Che
abbia capito davvero tutto? Quell’uomo non era certo da sottovalutare. Cominciò
a tremare di paura.
Ezechiel si
avvicinava al Capitano Generale con movimenti leggiadri e ampi gesti “credo che
sia meglio spostarci nell’ala est del regno…”
Vincent
sentiva perfettamente quello che si stavano dicendo, ma preferì non ascoltare.
Mentre tutti si incamminarono, Yuffie lo raggiunse “te li ricordi anche tu quei
banditi, vero? erano così! Come ha detto lo sciamano…”
Anche se
aveva chiesto aiuto a Vincent non aspettava le sue risposte; sembrava persa in
un fluire di ragionamenti, ma alla fine, dovette abbandonare l’ardua impresa di
capirci qualcosa.
“Angeal ha ragione” il sentirselo nominare fece
trasalire l’elfo.
“Una volta
giunti al Nord, troveremo sicuramente altri
elementi su cui formulare altre
ipotesi.”
“E’…è questa
la finalità della spedizione, no?”
La ragazza
inarcò un sopraciglio, nel rivolgersi all’amico “Vincent Valentine che dice
cose sensate. Sicuro di stare bene?”
“Ma guarda
un po’ che mi tocca sentire!” cominciò a camminare più velocemente di lei,
sorpassandola.
Ma quella
sopraggiunse e gli assestò uno dei soliti pugni nei fianchi, il dolore lo fece
accovacciare “se mi mancherai un’altra volta di rispetto e in pubblico,
soprattutto, io…io…” stava cercando qualcosa di estremamente minaccioso da dire
“mi dovrai portare in braccio!” e ci era riuscita!
Un
piccolo stormo di rossastri uccelli mummificati attaccarono il cavaliere in
volo, verso le montagne di Coen. Sir Rudo non si lasciò intimorire, il suo
drago attaccò, con un getto di fiamme magiche, l'uccellaccio scheletrico più
vicino; lo colpì in pieno volto e questi cominciò a cadere. Il cavaliere si
accorse che un altro di quegli esseri stava per attaccarlo alle spalle, spronò
il suo drago che volò più in alto e poi di nuovo in picchiata, compiendo una
sorta di capriola. Quando giunsero abbastanza vicini, Sir Rudo unì il suo
potenziale magico a quello del drago dando vita ad un contrattacco potentissimo
che fece cadere ben due volatili nemici. Ma non ci fu tempo per esultare: altri
due lo stavano per attaccare contemporaneamente. Nulla di più semplice: attese
il momento giusto e riscese in picchiata sicché i due uccelli si colpirono a
vicenda. Ora sorvolavano a gran velocità la pineta, un grande rischio se non si
è aviatori esperti come Sir Rudo! Infatti, alcuni uccellacci che si erano messi
a inseguirlo, vi finirono imbrigliati. Ma tre riuscirono a salvarsi e gli erano
ancora alle calcagna.
Sir
Rudo guardò di fronte a lui: aveva raggiunto le montagne. Risalì e volò tra di
esse, gli uccelli l'avevano raggiunto. Cercò di seminarli o disperderli facendo
a slalom tra le cime, ma erano davvero abili.
"Non
demordono questi scempi volanti!"
Virando
velocemente, notò che uno di loro aveva urtato il dorso della montagna, ma
riuscì a ritornare all'inseguimento del cavaliere.
Così,
Sir Rudo scese di quota, poiché si avvicinarono alle pendici delle montagne, si
ritrovarono a volare tra giganteschi cumuli di roccia molto vicini tra loro.
Ordinò al suo drago di colpire la montagna che stavano per raggiungere,
dopodiché enormi massi si staccavano da essa, generando una terribile frana. Fu
una trovata molto rischiosa ma, dopo aver superato con molte difficoltà il
crollo di un'intera montagna, dei tre uccellacci non c'erano più tracce.
Sir
Rudo riusci finalmente ad atterrare "Da qui, devo proseguire senza di
te, caro Ordreth." accarezzò il muso del suo drago dorato che,
docilmente, accettò le disposizioni del suo cavaliere.
Dopo
che Ordreth volò via, Sir Rudo sfilò il ciondolo che, fino ad ora, era rimasto
sotto la sua armatura; fissò
attentamente la direzione che indicava e cominciò ad incamminarsi. Tra pochi
giorni, avrebbe incontrato Genesis... Non riusciva ancora a crederci; inspirò
profondamente, immaginando di essere al suo cospetto. L'orgoglio e la gioia non
trasparivano per niente nelle sue movenze marziali e pacate. Si guardò intorno
e rimase perplesso nel materializzare che si trovava tra le
famose "montagne da esorcizzare".
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