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Autore: Peroniana    03/10/2013    0 recensioni
Il primo impatto con ff non è stato dei migliori:cercavo delle idee per dei personaggi fantasy e me li ritrovavo sempre davanti!a un certo punto mi son detta: e se facessero davvero parte di una storia fantasy? ed ecco che parte la ricerca del cattivo di turno, un essere avvolto dal mistero che viene chiamato il Sagittario. le sue malefatte hanno messo in ginocchio alcuni regni, tra cui quello di Nèalbadh, luogo in cui fa ritorno il protagonista: lo stregone, Cloud!
la trama non ha nulla a che vedere col gioco e alcuni personaggi sono stati davvero stravolti (per favore non odiatemi!). le "vicende narrate" partono 150 anni dopo la fine di una mia storia (originale) rigorosamente fantasy. spero di riuscire almeno ad incuriosire, buona lettura! ^_^
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cloud Strife, Un po' tutti, Zack Fair
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Capitolo 12 - Le spedizioni. Capitolo 12 – Le spedizioni.
“E cosa sarebbe questo?” Vincent era visibilmente stizzito.
“E’ un arco…con una faretra, non si vede?” Yuffie, forse per la prima volta, dava l’impressione di essere imbarazzata.
“Intendevo, cosa devo farci?”
“Potresti mangiarli a colazione!”
L’elfo sbuffò, indossando la faretra. La principessina continuò a parlare voltando le spalle all’amico “so che non è il tuo arco ma… è un modo per ringraziarti.” Allora si voltò fissando negli occhi l’altro “devo ancora tenerti sott’occhio, è per questo che verrai alla spedizione, ma… voglio cominciare a fidarmi. Anche perché, non sarei in vita se non fosse stato per te.” Disse senza sorridere, roteando in continuazione gli occhi da un lato ad un altro; senza troppe cerimonie, girò i tacchi e si allontanò dirigendosi verso la prima fila del corteo.
Mentre furono in marcia, Vincent pensava ripetutamente a ‘ quell’ incidente’  accaduto soltanto il giorno prima. A chi non sapesse cosa ci fosse dietro, doveva sembrare un semplice gruppo di briganti, sceso dalle montagne per saccheggiare i villaggi fuori le mura del castello. Un gruppo di briganti davvero troppo potente, tant’è che neanche la principessa guerriera riusciva a tenergli testa, l’intervento del prigioniero sarebbe stato, quindi, decisivo non solo per la vittoria, ma anche per salvare la vita di Yuffie. All’inizio, la principessa si sentiva umiliata, ma poi avrebbe riconosciuto il valore delle gesta dell’elfo-ladro. Vincent, di rimando cominciava a sentirsi un verme: sapeva che quella era una messa in scena ideata magistralmente dalla voce. Avrebbe dovuto essere soddisfatto del successo del piano, invece…
 
 “Aerith! Finalmente… mi spieghi che fine hai fatto in questi giorni?”
“No…no…nulla! Sono stata molto impegnata coi preparativi per la spedizione.”
Ma a Zack, qualcosa non quadrava “ah…ehm…si…si vede. Hai una faccia…cioè…stanca.”
“ho così una brutta cera…” si poggiava la mano libera sulla guancia, nel tentativo di coprirsi il volto.
“no-no….” si affrettò ad aggiungere Zack “solo…” e si indicò col dito l’orbita intorno all’occhio.
“lo immaginavo…”
“dormito male?”
“magari avessi dormito.”
“ahah! Cosa ti è successo?”
La risposta di Aerith arrivò in fretta, troppo in fretta “niente! Niente!”
Sorvolò le loro teste uno dei Draghi di corte, tra le acclamazioni generali, a Zack non sfuggì la domanda e la punta di terrore di Aerith “è lei??” disse afferrando con entrambe le mani il bastone.
“No, è Reno. Lei…” realizzò che Aerith non avrebbe dovuto conoscerla, in nessun modo! Si ritrovò, quindi, a condividere il terrore dell’amica “vi…vi siete incontrate???”
Quegli occhioni, che di solito esprimevano dolcezza, lasciavano ampiamente intendere la risposta. Il Capitano non poté fare altro che schiaffarsi entrambe le mani in faccia, quasi a sottolineare quanto avrebbe voluto che non fosse mai successa una ‘sciagura’ simile.
 
 
Anche dopo diversi giorni di marcia, l’espressione pensierosa e l’atteggiamento solitario di Cloud erano rimasti invariati. Continuava ad accarezzare la Lacrima incastonata nella sua collana, rimuginando sull’ultimo incontro con Tifa; il primo, dopo la scoperta del suo matrimonio combinato col principe Loz, in cui erano riusciti a parlarsi in maniera pacifica. Cosa si dissero quella sera, Cloud non sarebbe in grado di riportarlo, parlarono del più e del meno, come se nulla fosse successo, finché lei sussurrò la frase che più di tutte avrebbe ferito il giovane stregone: “mi dispiace”. Dovette faticare non poco per evitare un’altra esplosione di rabbia. Voleva solo capire, capire se ‘le dispiaceva’ per averlo illuso, oppure se era triste perché tra loro sarebbe dovuto finire tutto, ma era rimasto in silenzio. Insomma, era in preda alla sua prima effettiva delusione amorosa, non avendo avuto modo di ‘imparare’ anche questo tipo di cose, non sapeva come affrontarle (ammesso che si possa ‘imparare’ ad affrontarle). L’ennesimo sospiro fu accompagnato dall’alt: avevano raggiungo il confine in cui era stato posto il sigillo.
“Dichiaro nuovamente accessibile questa zona, ai fini della nostra spedizione.” Detto questo, la principessa Yuffie, posta a capo di quella spedizione in abiti da guerriera, strappò via la pergamena che svolazzava al centro di una massiccia transenna in rame. I battenti di questa furono buttati giù da sei soldati, cosicché,  anche materialmente era possibile varcare quella soglia.
Lo scenario che gli si presentò davanti, non era certo dei più suggestivi. Probabilmente, quel villaggio che stavano attraversando era stato uno degli ultimi ad aver subito un attacco. Tutti sapevano che quella non poteva che essere opera del Sagittario, l’Agente Demonico della loro era (l’essere che rappresenta la maggior minaccia per la pace del mondo conosciuto): dava l’impressione di una cittadella abbandonata e arida. Le immagini che si affacciarono nella mente di Cloud, Zack, Angeal, Aerith e di quanti fossero stati presenti alla Cerimonia degli Sciamani, furono quelle dei corpi enormi, ossuti e rossastri di quegli uccelli infernali, i loro versi rimbombavano ancora nelle loro orecchie e parevano picchiare le loro tempie con dei martelli. Tornarono alle loro menti la foga e la violenza dei centauri, il loro cavalcare così pesante, da far tremare la terra sotto i loro piedi. Forse, era passato davvero troppo tempo, ma si aspettavano una devastazione ben peggiore, erano preparati alla più grande strage di innocenti a cui si potesse mai assistere. Era passato soltanto un mese dagli attacchi del Sagittario, per cui i corpi avrebbero dovuto trovarsi ancora lì, ma dei resti delle vittime, non c’era la minima traccia.
Altri due giorni di cammino e ricognizioni a ritmo serrato, trascorsero nella più deprimente assenza di eventi significativi. Quasi ci stavano facendo l’abitudine a vagare tra villaggi fantasma. Nulla, assolutamente nulla; un vuoto che snervava e rilassava al tempo stesso.
“Tu ed io abbiamo un conto in sospeso, biondino.” A Vincent non piaceva per niente Cloud. Il rancore che gli portava era davvero uno scoglio insormontabile.
Il  ‘biondino’  in questione non sembrava minimamente dare peso alle minacce dell’elfo “ancora con quella storia… Sei davvero seccante!” fece lui sbuffando.
“Un giorno te la farò pagare, sappilo!”
Cloud stava per replicare, questa volta più animatamente, ma un quadretto, tristemente noto, aveva catturato la sua attenzione: Zack discuteva con Aerith, nulla di nuovo se non fosse per l’atteggiamento che quest’ultimo aveva. Faceva ampi gesti, era nervoso, probabilmente stavano litigando, cosa che sorprese non poco lo stregone.
 
“Quello che sto cercando di dirti è che…non è che…ecco devi credere proprio a TUTTO quello che ti dicono. Insomma…non puoi essere così ingenua…”
“Zack, non è questo il punto. Non è quello che mi è stato detto il problema…”
“No? e allora quale sarebbe? Sentiamo…”
Aerith cercava in tutti i modi di evitare il suo sguardo, avrebbe voluto evitare quella discussione: Zack stava tremendamente fraintendendo ogni cosa.
“I-io….io non…”
Il soldato non aveva la minima idea di quello che gli avrebbe detto, una sola cosa era certa: l’inizio di quella frase non gli era per niente piaciuto.
“…non…ci so stare con altre persone.”
Gli sembrava una motivazione così stupida, essere preso per il culo in quel modo…una puntina i rabbia cominciò a scavare nel suo stomaco. “Aerith. Per chi mi hai preso? Vuoi farmi credere che…  rinunceresti a…” istintivamente indicò sé stesso. Non riusciva ad esprimersi a parole, usava gesti convulsivi per indicare lui e Aerith. Come definirsi?
“Zack, tu….credi che sia venuta al mondo il giorno in cui ci siamo conosciuti?”
“Cosa intendi dire?”
La sciamana sospirò lentamente, si morse le labbra: voleva smettere di parlare, ma si sforzò a continuare “lo sai come sono venuta a conoscenza dei miei poteri?” non lo degnava di uno sguardo, lui non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, nonostante stessero camminando.
“Successe nel giorno del mio nono compleanno. Ero entusiasta e raccomandai la mia famiglia di preparare una cena abbondante perché avevo invitato tantissimi amici. Finirono per entusiasmarsi più di me. Poi, arrivarono i miei amici, mi salutavano, mi davano gli auguri, mi parlavano…era tutto normale, no? non riuscivo a capire perché i miei genitori mi guardassero con aria tanto…strana. Sembrava avessero visto un fantasma.” Rise debolmente all’amarezza di quella battuta. “Zack, prova ad indovinare…quanti, tra quegli invitati erano persone…in vita?”
Il soldato non rispose, mentre la sciamana si incupì di colpo “nessuno. Nessuno di loro era vivo. Detto da un altro punto di vista: nessuno venne alla mia festa. Ed è anche normale, volendo. Una ragazzina che parla da sola senza saperlo è…estremamente inquietante. Ed è continuato ad essere inquietante, anche dopo che ho scoperto di essere una sciamana. Sai..le visioni…gli incubi…non sono un bello spettacolo nemmeno per chi ci è affianco. Dopo un po’...mi lasciano sempre parlare da sola… è così che finisce sempre. Io che parlo coi morti, ma che in realtà sto parlando da sola. Loro…sono così diversi dai vivi. Loro.. ti stanno accanto …i vivi ti abbandonano. Perché sei troppo strana, perché parli di cose strane, perché vedi cose strane. Non ti accettano, o meglio, lo fanno finché sono abbastanza lontani da te. ...  Lasciami perdere, Zack.”
Tutto quel preambolo per terminare nel più violento dei modi. A Zack pareva di non aver capito bene. Quello che invece stava cominciando a capire, era quanto dovesse sembrare stupido agli occhi di Aerith: non aveva di certo ‘dormito male’ per via dell’incontro con Cissney. Qualcosa stava cominciando a crollare, inesorabilmente.
“Co-cosa…”
“Capitano!” un soldato raggiunse Zack di corsa “siete stato convocato, signor Capitano” e si mise sull’attenti.
 Solo allora , i due si resero conto che il corteo si era fermato. Zack si voltò d’istinto verso Aerith, avrebbe voluto dirle così tante cose… Ma quella gli sorrise, sembrava un sorriso sincero, non vi avrebbe notato la malinconia che trasportava , se non avesse conosciuto quello squarcio di lei. Aveva la sensazione di trovarsi di fronte ad una statua di ghiaccio.
Si fece guidare dal soldato fin dove c’era bisogno di lui.
 
“Eziechel, lo sciamano, ha individuato delle…persone…sotto quelle macerie.” Il soldato teneva a stento il passo di Zack!
“Intendi persone morte, no?” il Capitano sembrava quasi seccato, aveva sicuramente la testa altrove, ma il dovere lo chiamava.
“S-si sisi… signor Capitano.”
Intanto avevano raggiunto la postazione, ad attenderlo c’era Angeal “d’ora in poi, impara ad essere reperibile e PRONTO in qualsiasi momento, mi sono spiegato?”
“Sissignore, non capiterà mai più.”
Angeal si aspettava quella frase, anche se detta in modo sarcastico; arrivò invece in maniera seria e marziale (cioè come avrebbe dovuto essere) ma così lontano dal modo di Zack… Passò tutto in meno di un secondo: c’era ben altro a cui pensare, ora.
“Non c’è dubbio: queste persone non sono state uccise dal Sagittario.” Lo Sciamano era di fronte ad una piccola casetta di legno crollata, gli assi erano bruciati e il terreno attorno all’abitazione carbonizzato. “Sono stati dei banditi, vestiti di nero in stile orientale, con il volto e il capo coperti da turbanti.”
“Sono loro…” Yuffie parlò prima a sé stessa e poi a chi le fosse affianco “sono gli stessi banditi che hanno attaccato la Capitale pochi giorni fa!”
A Vincent, che aveva appena raggiunto il posto, gli venne un colpo nel ricordarsi di quei banditi e del rapporto che intercorreva tra loro.
Un anziano mago di corte si intromise “a che scopo introdursi nella zona proibita?”
“Forse pensavano che, essendo una zona proibita a tutti, non ci avrebbero trovato nemmeno soldati…e non avevano tutti i torti, a quanto pare.” L’osservazione di Zack trovò seguito in quella di Yuffie “lo escludo. Se il gruppo di banditi è lo stesso che abbiamo incontrato alla Capitale, era formato anche da maghi…e molto potenti! Non agirebbero come sciacalli di basso rango.”
“La questione mi sembra chiara, a questo punto…” concluse poi Angeal “un incantatore non si unirebbe mai ad un gruppo di semplici criminali, ma di guerrieri. E, se lo ha fatto…vuol dire che ha uno scopo ben preciso. Probabilmente erano qui alla ricerca di qualcosa…”
“O del Sagittario stesso.” Sopraggiunse Ezechiel.
“Possibile.”
“Sir Angeal,…” Yuffie era quasi timorosa “allora…perché attaccare la Capitale?”
“Non saprei... Fatto sta che gli attacchi del Sagittario sono avvenuti all’estremo Nord, e noi siamo ancora lontani.” Detto ciò s’incamminò verso il corteo urlando “rimettetevi in riga! Riprendiamo la marcia.” In quel frangente, incrociò con lo sguardo Vincent; questo trasalì e cominciò a sudare freddo. Che abbia capito davvero tutto? Quell’uomo non era certo da sottovalutare. Cominciò a tremare di paura.
Ezechiel si avvicinava al Capitano Generale con movimenti leggiadri e ampi gesti “credo che sia meglio spostarci nell’ala est del regno…”
Vincent sentiva perfettamente quello che si stavano dicendo, ma preferì non ascoltare. Mentre tutti si incamminarono, Yuffie lo raggiunse “te li ricordi anche tu quei banditi, vero? erano così! Come ha detto lo sciamano…”
Anche se aveva chiesto aiuto a Vincent non aspettava le sue risposte; sembrava persa in un fluire di ragionamenti, ma alla fine, dovette abbandonare l’ardua impresa di capirci qualcosa.
“Angeal  ha ragione” il sentirselo nominare fece trasalire l’elfo.
“Una volta giunti al Nord, troveremo sicuramente altri elementi su cui formulare altre ipotesi.”
“E’…è questa la finalità della spedizione, no?”
La ragazza inarcò un sopraciglio, nel rivolgersi all’amico “Vincent Valentine che dice cose sensate. Sicuro di stare bene?”
“Ma guarda un po’ che mi tocca sentire!” cominciò a camminare più velocemente di lei, sorpassandola.
Ma quella sopraggiunse e gli assestò uno dei soliti pugni nei fianchi, il dolore lo fece accovacciare “se mi mancherai un’altra volta di rispetto e in pubblico, soprattutto, io…io…” stava cercando qualcosa di estremamente minaccioso da dire “mi dovrai portare in braccio!” e ci era riuscita!
 




Un piccolo stormo di rossastri uccelli mummificati attaccarono il cavaliere in volo, verso le montagne di Coen. Sir Rudo non si lasciò intimorire, il suo drago attaccò, con un getto di fiamme magiche, l'uccellaccio scheletrico più vicino; lo colpì in pieno volto e questi cominciò a cadere. Il cavaliere si accorse che un altro di quegli esseri stava per attaccarlo alle spalle, spronò il suo drago che volò più in alto e poi di nuovo in picchiata, compiendo una sorta di capriola. Quando giunsero abbastanza vicini, Sir Rudo unì il suo potenziale magico a quello del drago dando vita ad un contrattacco potentissimo che fece cadere ben due volatili nemici. Ma non ci fu tempo per esultare: altri due lo stavano per attaccare contemporaneamente. Nulla di più semplice: attese il momento giusto e riscese in picchiata sicché i due uccelli si colpirono a vicenda. Ora sorvolavano a gran velocità la pineta, un grande rischio se non si è aviatori esperti come Sir Rudo! Infatti, alcuni uccellacci che si erano messi a inseguirlo, vi finirono imbrigliati. Ma tre riuscirono a salvarsi e gli erano ancora alle calcagna.
Sir Rudo guardò di fronte a lui: aveva raggiunto le montagne. Risalì e volò tra di esse, gli uccelli l'avevano raggiunto. Cercò di seminarli o disperderli facendo a slalom tra le cime, ma erano davvero abili.
"Non demordono questi scempi volanti!"
Virando velocemente, notò che uno di loro aveva urtato il dorso della montagna, ma riuscì a ritornare all'inseguimento del cavaliere.
Così, Sir Rudo scese di quota, poiché si avvicinarono alle pendici delle montagne, si ritrovarono a volare tra giganteschi cumuli di roccia molto vicini tra loro. Ordinò al suo drago di colpire la montagna che stavano per raggiungere, dopodiché enormi massi si staccavano da essa, generando una terribile frana. Fu una trovata molto rischiosa ma, dopo aver superato con molte difficoltà il crollo di un'intera montagna, dei tre uccellacci non c'erano più tracce.
Sir Rudo riusci finalmente ad atterrare "Da qui, devo proseguire senza di te,  caro Ordreth."  accarezzò il muso del suo drago dorato che, docilmente, accettò le disposizioni del suo cavaliere.
Dopo che Ordreth volò via, Sir Rudo sfilò il ciondolo che, fino ad ora, era rimasto sotto la sua armatura;  fissò attentamente la direzione che indicava e cominciò ad incamminarsi. Tra pochi giorni, avrebbe incontrato Genesis... Non riusciva ancora a crederci; inspirò profondamente, immaginando di essere al suo cospetto. L'orgoglio e la gioia non trasparivano per niente nelle sue movenze marziali e pacate. Si guardò intorno e rimase perplesso nel materializzare che si trovava tra le famose "montagne da esorcizzare".
 
 
 
 
 
  
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