fuga
- Tobias! - dissi cercando di attirare la sua attenzione. -
Tobias, ascoltami! Sono dieci giorni che mi tieni prigioniera qui! -
Erano davvero dieci giorni che restavo chiusa in quella stanza, ogni
ora
più piccola e asfissiante, certo, non ero davvero al massimo, ma
almeno poteva farmi andare da Red, sentivo così tanto la sua
mancanza, sentivo la mancanza delle sue lezioni, le sue urla sopra la
musica, le chiacchiere con Bonnie e Paouline, e si, anche un pò
Cindy che si vantava davanti a tutte. Mi mancava poter ballare sul quel
palco un pò rozzo con quel pubblico non da meno, mi mancava la
mia libertà.
- Tobias, rispondi! - lo richiamai alla realtà. Lui si girò.
- No, la mia risposta è ancora no, non ti sei ancora ripresa. -
disse vago e poi uscì dalla stanza chiudendola come sempre a
chiave. Tirai qualche pugno alla porta sperando che, ridotta com'era,
sarebbe crollata da un momento all'altro, ma non successe niente, per
mia sfortuna.
Mi andai a sedere sul letto. Come sempre indossavo abiti da uomo, e
arrossivo solo al pensiero che per fare questo Tobias mi abbia
svestita. Ma qualsiasi cosa sia successa, dovevo andare via, io stavo
bene, avrei potuto farlo mentre lui entrava, ma mi sarebbe corso dietro
da subito. Dovevo trovare come un travestimento e sgattaiolare via
quando meno se lo sarebbe aspettato.
Mi alzai a andai a rovistare tra tutti quei vecchi stracci, magari
sarei riuscita a trovare qualche vestito sotto cui nascondermi, e poi
avrei dovuto allentare i chiodi alle travi che bloccavano la finestra,
senza farmi notare, però. Trovai una camicia che sembrava della
mia taglia con un gilet di pelle marrone, un pantalone lungo dove c'era
l'evidente bisogno di una piega, un cappello dalle falde abbastanza
larhe da potermi coprire il viso e abbastanza grande da poter contenere
i miei capelli e un paio di stivali un pò grandi, ma passabili.
Cominciai da quella sera stessa ad allentare qualche chiodo con oggetti
di ferro trovati lì a caso, e la mattina dopo avevo praticamente
liberato mezza finestra.
Passarono ore, che sembravano anni, ma alla fine tornò sera, il
che mi permise di finire il mio lavoro. Mi mancavano circa tre travi da
staccare, e nessuno era venuto a vedere cosa stavo combinando, dato che
non avevo fatto un grando rumore.
Dopo un'ora buona il passaggio era totalmente libero e potei passare e
scappare nella notte. Iniziai a correre, ma poi mi accorsi di un
piccolo particolare. Dove mi trovavo? E dove sarei dovuta andare?
Iniziai a guardarmi intorno, nessuno mi avrebbe notata con quel buio.
Socchiusi gli occhi e notai in lontanaza le luci del paese. Iniziai a
correre, dovevo fare presto, lui poteva raggiungermi a cavallo, mentre
io avevo solo due piedi. Quanto potevo mai metterci? Un'ora, massimo
due di cammino.
Ad ogni passo faceva sempre più freddo, e avevo sbagliato a non
calcolare il freddo della notte che avanzava di minuto in minuto. Anche
se correndo il calore del corpo aumentava, il sudore si gelava sulla
mia pelle. Si sentivano i versi dei lupi in lontananza, e i grilli
cantavano tra i caspugli, e le luci si avvicinavano, mancavano una
decina di metri. Cinque metri. Gli zoccoli di un cavallo alle mie
spalle. Tre metri, due, uno. Una mano che cerca di prendermi per la
camicia. Sfuggii per un pelo. Cercai di correre ancora più
veloce. Eccolo lì, il Red's Traveling Entertainment, mancava
pochissimo.
Entrai nel locale come un normale uomo del paese e mi diressi verso il tavolo dove Red Harrington sedeva.
- Benvenuto al Red's Traveling Entertainment, desidera? - chiese con
una voce quasi annoiata. Era cambiata, potava i lunghi capelli rossi
legati, i soliti occhiali dalla montatura fina che usava per leggere,
sopra gli occhi caldi e stanchi contornati di viola, segno delle notti
passate insonni. La pelle era più chiara e non aveva certo un
bell'aspetto. Non mi aveva nemmeno guardata, era impegnata a leggere
l'elenco dei clienti sul solito registro, che ormai doveva sapere a
memoria.
- Signora Harrington. - dissi togliendomi il cappello e lasciando
cadere i capelli lunghi e marroni sulle spalle. Lei alzò lo
sguardo e il suo viso si illuminò.
- Emily! Sei tornata sana e salva! - disse abbracciandomi e
stringendomi forte a sè mentre lacrime di gioia scendevano dagli
occhi di entrambe.
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