Addio...
Marge, seduta sul divano del salotto, guardava
malinconica una vecchia foto di Homer. Era così felice quel
giorno... aveva realizzato il suo sogno; addentare il sandwich più
grande del mondo.
Sospirò nel riporre sul tavolino la cornice. Quei
giorni erano finiti... il suo Homer non c'era più.
Sentì nuovamente le lacrime salirle agli occhi,
non tentò nemmeno di scacciarle via. Ormai in quella grande
casa era rimasta sola. I ragazzi erano cresciuti e, con molta fatica,
avevano lasciato il nido.
Finalmente avrebbero potuto godersi la vecchiaia
insieme.
Purtroppo quell'euforia fu presto spazzata via dalla
peggiore delle notizie...
Quel giorno Marge stava preparando una crostata, uno dei
molti dessert preferiti da Homer, quando il telefono squillò.
Rispose e una voce del dottor Hibbert risuonò dall'apparecchio
-Marge Simpson?-
-Sì, sono io. Dottor Hibbert è lei?-
chiese più allarmata. -E' successo qualcosa?-
-Marge... Homer è svenuto a lavoro e... è
meglio che venga subito all'ospedale.-
Marge non attese un momento in più: prese le
chiavi dell'auto e, come una furia, sfrecciò verso l'ospedale.
Non le importò di chiudere la porta di casa o controllare i
limiti di velocità.
Giunta all'accettazione chiese immediatamente alle
infermiere di suo marito. La mandarono dal dottore.
Entrò nello studio. Aveva le lacrime agli occhi.
L'uomo la vide. Non c'era bisogno che le chiedesse chi fosse, l'aveva
subito riconosciuta. Molte volte in passato si erano incontrati,
anche se in circostanze meno critiche...
-Dottore... la prego mi dica come sta Homer...- chiede
la donna, con la voce rotta dal pianto
-Signora Simpson... Marge... suo marito è molto
grave. Il cuore ha nuovamente ceduto e questa volta non crediamo di
poter far nulla per lui...- rispose, quasi come un sussurro. In
fondo anche il medico era affezionato a quel paziente che tante volte
aveva curato dopo qualche pazzia commessa.
Marge sentì il mondo crollarle addosso... il suo
papy non poteva lasciarla sola.
Restò in silenzio alcuni minuti, per riprendersi
dallo shock.
-Mi porti da lui.-
L'uomo annuì e, insieme, si diressero verso la
camere di Homer.
Lo vide su quel letto d'ospedale con la maschera
d'ossigeno. Non poteva crederci; solo quella mattina era in perfetta
forma... ora invece era disteso e pallido.
-Temiamo non gli resti più di uno, massimo due,
mesi di vita..- aggiunse il medico in quel momento.
Non ebbe nessuna reazione da parte della donna, quasi
non riuscisse a sentirlo. Entrò nella stanza e si sedette, in
attesa che Homer riaprisse gli occhi. Pochi secondi dopo successe.
Voltò leggermente la testa, la vide e le sorrise.
-Ciao tesoro...- le disse, con un filo di voce -Sembra
che non riesca a stare lontano dall'ospedale...- continuò,
cercando di smorzare un po' la tensione.
La donna accennò l'ombra di un sorriso, ma quasi
subito le lacrime tornarono a fare capolino nei suoi bei occhi
nocciola.
Così indifeso e vulnerabile lo aveva visto solo
dopo la prima operazione al cuore, e anche li si sentiva impotente.
Non poteva fare nulla per aiutarlo.
-Non fare cosi Marge... vedrai che andrà tutto
bene...-
Homer sapeva bene che quella era una menzogna: non
sarebbe andato tutto bene. Sapeva che la sua fine si stava
inesorabilmente avvicinando, ma non poteva vedere la moglie, l'amore
della sua vita, soffrire in quel modo.
-Certo papy... hai ragione.- gli prese la mano e
rimasero così tutta la notte.
Nelle settimane seguenti Bart, Lisa e Maggie andarono a
trovare il padre ogni giorno. Il dottore li aveva avvertiti che ogni
momento sarebbe potuto essere l'ultimo.
Malgrado le numerose, e costose, cure non vi furono
miglioramenti significatici nella salute del cuore di Homer.
Una sera, dopo aver trascorso quasi tutta la settimana
in bianco, Homer suggerì a Marge di andare a prendersi un
caffè.
La donna fu un po' titubante nell'accettare, ma lui la
rassicurò.
-Non ti preoccupare. Quando tornerai sarò qui ad
aspettarti. Ti amo.- le disse, convincendola.
L'uomo guardò dalla finestra. Vide la città
illuminata dai lampioni e gli salirono le lacrime agli occhi. Non
avrebbe mai voluto lasciare quel mondo, o almeno non ancora...
avrebbe voluto cimentarsi in altre folli azioni, ma il suo destino
non era quello evidentemente...
Ripensò ai suoi figli. Quel pomeriggio erano
venuti tutti e tre a trovarlo.
-Ricordatevi bagarospi che il vostro papà vi
vuole bene.- aveva detto loro, prima che se ne andassero.
Sospirò, chiuse gli occhi, sorrise e il flebile e
caratteristico “Bip” emesso dall'ecocardiografo si
trasformò in un suono continuo e piatto.
-Papy sono tron...- ma si bloccò non appena lo
vide immobile e sentì quello stridio. Allertò
immediatamente le infermiere, purtroppo non ci fu più nulla da
fare.
Homer J. Simpson fu dichiarato morto quella sera...
Ai funerali partecipò l'intera cittadinanza di
Springfield. Tutti avevano avuto modo di conoscerlo e tutti, bene o
male, lo amavano.
Con lui se ne andò via una parte dell'intera
città.
Marge si alzò dal divano. Aveva bisogno di
riposare un po'. Premette l'interruttore per spegnere la luce, ma
prima di farlo si voltò ancora un a volta verso la foto.
-Addio papino...-
N.d.A.:
Salve a tutti/e. Grazie di aver letto questa storia. Scusate se la
trama è sconclusionata, mi è venuta di getto. Oggi,
guardando una puntata de “I Simpson” ho ripensato al
momento in cui ho appreso la notizia della morte di Tonino Accolla.
Con lui in Italia è come se se ne fossero andati anche Homer
Simpson e le voci di alcuni dei più grandi attori del mondo
del cinema.
Scusate
se i personaggi sono Ooc, ma non sono riuscita a mantenere immutato
il loro carattere.
Spero
davvero che la fic vi sia piaciuta.
Un
bacio SoGi92
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