capitolo 10
Eccoci all'ultimo
capitolo... o almeno in teoria... se vi dovesse capitare di leggere il
mio profilo noterete che ho aggiornato giusto qualcosina... Tra le
varie ulizie ci sarà in programma la ristesura di questa
storia. Come avevo già detto non ne sono soddisfatta, cerco
ancora quel qualcosa che in questa storia manca, per cui prossimamente
la sostituirò con una versione nuova (almeno in parte,
sicuramente alcune cose resteranno le stesse).
Non posso soffermarmi molto questa volta, sono di fretta con una
montagna di lavoro da fare.
Ringrazio come sempre tutte quelle lettrici che hanno commentato! Non
avete idea di quanto i vostri commenti riescano a migliorare le mie
giornate ^^ GRAZIE MILLE!!!!
Adesso vi lascio al capitolo... so che molti potrebbero rimanerne
delusi... ma non finirà così :P sappiatelo.
Alla prossima
Sayu
Quello
che sta dietro la maschera
Capitolo 11
-Epilogo-
Claudio
ebbe diverse difficoltà ad accettare molte cose da quella
sera. Prima tra tutte il fatto che Agatha in realtà
nascondeva tante di quelle cose che nemmeno si sarebbe immaginato.
Passarono i giorni successivi a parlare di lei, non fu particolarmente
facile farle scucire tutte le informazioni, soprattutto all'inizio
doveva ricattarla per farla parlare.
-Per noi è fondamentale mantenere il "Silentium"- ripeteva
ogni volta quando voleva evitare una risposta.
-Ti prego, faccio già fatica ad accettare un tu, per me un
noi, è del tutto impensabile- rispondeva prontamente.
Ben presto però capì che effettivamente Agatha
era innocua, certo, rimase piuttosto sorpreso nello scoprire tutti i
libri che nascondeva, tra cui erbolari di vario genere e anche testi di
antropologia dall'aspetto vagamente sinistro, che nel leggerli in
realtà avevano un approccio scientifico. La maggior parte
dei libri però raffigurava opere d'arte sconosciute dai
significati nascosti o simboli di vario genere che non aveva mai visto.
Ebbe come l'impressione che non stava confessando proprio tutto, ma
dandole tempo rivelava le cose più spontaneamente. Spesso
capitava che litigassero sui più svariati concetti e si
beccava spesso e volentieri del bigotto, specialmente quando
accennò al discorso dello "yoga" e dei principi della
Filosofia Orientale che spesso seguiva.
Lei del resto, diveniva intrattabile e capricciosa, ma poi bastava un
bacio per cancellare tutto e trasformarli in una coppia come tutte le
altre.
Per la gioia di Claudio, non parlavano solo di magia e
spiritualità, ma sfioravano argomenti di ogni genere, quelli
che più lo preoccupavano erano gli argomenti riguardanti la
sua famiglia, non sempre piacevoli.
Aveva poi scoperto che studiava in una scuola di restauro, ma non
appena le chiese cosa intendeva fare dopo lei cambiava subito discorso.
Erano sdraiati sul letto di Agatha quando Claudio decise di farla
confessare per l'ennesima volta.
-Perchè non vuoi dirmi cosa vuoi fare dopo la scuola?- stava
sfiorando una ciocca di capelli rossi, la muoveva tra le dita
distrattamente, mentre gli occhi erano puntati sul soffitto bianco.
Agatha rimase in silenzio, il suo sospiro non sfuggì a lui.
-Intendo andare a lavorare in qualche cantiere...- disse infine,
suonando fin troppo vaga.
-E dove?- insistette lui.
Lei rimase in silenzio per l'ennesima volta prima di parlare. -In
Francia-
Questa volta toccò a Claudio rimanere in silenzio. -Quando
intendevi dirmelo?- il tono era piatto, si sollevò
a sedere e la guardò dall'alto. Non ricambiò il
suo sguardo, lei aveva gli occhi puntati sul soffitto.
-Dopo l'esposizione della tesi- commentò. -Tra un paio di
mesi- il tono glaciale e impassibile di lei lo fece andare su tutte le
furie.
-Hai pensato anche solo per un momento a quello che potrei pensare io?-
chiese acido, le afferrò il polso costringendola a
guardarlo. Lei si voltò verso di lui, di nuovo una
sensazione di gelido in quegli occhi scuri.
-Sono anni che studio per potermene andare da qui, non
butterò tutte le mie fatiche al vento, non voglio ridurmi a
sfornare quattro marmocchi e fare la casalinga.- fece una pausa, nella
quale fissò convinta Claudio. -E' quello che ho sempre
desiderato da che avevo sei anni- concluse in fine, come se fosse la
cosa più ovvia del mondo.
-Ma quando avevi sei anni non c'ero io!- protestò
sovrastandola. -Non conto niente?!- avrebbe voluto urlare, ma la strana
calma gelida di Agatha l'aveva contagiato.
Lei abbassò lo sguardò per un secondo, poi i suoi
occhi marroni si puntarono negli occhi di Claudio, un leggero sorriso
le increspò le labbra. -Certo che conti, ma cerca di
capirmi, anche i miei genitori si sono impegnati tanto per permettermi
di continuare con i miei sogni, proprio perchè hanno capito
che io volevo di più che una persona come tutte le altre.-
abbassò di nuovo lo sguardo.
La presa sul polso di lei divenne più salda, Claudio scese a
sfiorare la pelle delle guance di Agatha. A fior di labbra sorrise
amaro. -Mi fai paura, perchè ho sempre la sensazione che
qualsiasi cosa dirò non basterà a trattenerti
qui- le labbra si sfiorarono appena. -Mi fai paura perchè
più passo del tempo con te e più diventi come un
veleno che brucia...- continuò.
-Parli come se per te fossi indispensabile, ma nessuno con la testa a
posto si avvelenerebbe da solo...- lei sollevò le braccia
circondandogli il collo. Chiuse gli occhi e posò la fronte
contro quella di lui. -Credevo avessimo stabilito che quella pazza
fossi io... non tu- sorrise maliziosa, per poi sfiorargli le labbra con
le proprie.
-Ti odio...- sussurrò lui.
Poi si baciarono, un bacio lento che via via si faceva più
intimo.
Non appena si staccarono lei sorrise -Io di più-
E di nuovo si baciarono. In pochi minuti i loro vestiti finirono sul
pavimento, abbandonati ad un contatto rischioso e allo stesso tempo
inevitabile.
Quando riuscirono a staccarsi, in un groviglio di lenzuola Claudio si
puntellò sui gomiti e divenne serio.
-So che può sembrare smielato, ma credo di amarti-
-Non dire stupidaggini, tu non sai amare... non sai nemmeno che
cos'è l'amore...- lei sorrise triste, mentre guardava il
soffitto sopra di loro, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli.
-Forse hai ragione, ma posso sempre imparare...- lui la
guardò, con occhi di un bambino immaturo che crede di sapere
tutto ma non ha ancora scoperto la vita. -Dimmi cosa si prova ad amare?-
Agatha rimase in silenzio per qualche secondo, ascoltando la musica dei
Sex Pistols di sottofondo, la casa era vuota e solo il silenzio faceva
loro da testimone.
-Non te lo saprei descrivere a parole, è qualcosa che si
prova senza volerlo, che sai che c'è ma non sai
perchè-
-Se è così allora temo d'amarti sul serio...-
scoppiò a ridere. -Perchè vedi, sei la persona
più odiosa, acida e insopportabile che abbia mai conosciuto,
non sei nemmeno il mio tipo, non hai i capelli biondi, non hai le gambe
lunghe e snelle, nè tanto meno gli occhi verdi... sei
testarda, orgogliosa e presuntuosa, una vera palla al piede...- Lei gli
lanciò un'occhiataccia ma lui la zittì prima di
aprire bocca. -Ma sfortunatamente per me ho scoperto che non riesco ad
immaginare la mia vita senza di te...-
-Per tua informazione...- Agatha lo guardò scettica, poi
sorrise. -In realtà non sono rossa... ma bionda... e
comunque tu sei anche peggio di me- incrociò le braccia
seccata.
-Ma mi adori comunque...- commentò lui sarcastico.
-Certo, come il latte scaduto... chi non adora bersi un bel bicchierone
di latte raggrumato, magari con una spruzzatina di muffa sui bordi
della tazza?-
-Ha parlato il limone acerbo...-
-Ad alcuni però il limone acerbo piace...-
sogghignò Agatha guardandolo.
-Touchè- cadde il silenzio per diversi secondi. -Vuoi
davvero partire per la Francia dopo la Tesi?- chiese preoccupato.
Lei inspirò lentamente, sfiorò con la punta
dell'indice la guancia di lui e sollevò gli occhi scuri nei
suoi. Un sinistro luccichio si formò ai lati delle ciglia,
senza riuscire a parlare annuì con la testa.
Claudio sbuffò, poi sorrise. -Temo che mi
toccherà chiedere a mio padre di creare qualche
società affiliata all'estero, magari a Parigi...- sorrise
appena e poi la baciò di nuovo...
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