Dopo ogni tempesta arriva l'arcobaleno

di _Sunshine 27_
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Ciao, Attilio. Come stai?
Che notte che è stata. Tuonava forte, l'hai sentito?
Ci credi? Ho ancora paura dei tuoni e del buio.
Ho cercato di pensare a te. Ha funzionato.
Mi sono tenuta stretta quell'abbraccio di ieri e sono rimasta con il ricordo fino a che non ne ho ricevuto un'altro, perché ogni volta temo che potrebbe essere l'ultimo che mi dai.
Ogni volta che ti vedo chiudere gli occhi, strillo: "No!"
Tu, ridacchi, li apri, mi guardi e mi dici: "Sono qui, accanto alla tua sedia."
Ma ti sento ogni volta sempre più distante, qualcosa ti vuole strappare da qui.
Resisti, ti prego. Hai ancora tante cose da fare. Hai sopportato tanto nella tua vita, non farti battere dalla leucemia. Puoi farcela, avanti!
E già devo uscire.
Mi alzo, ti saluto e me ne vado dalla tua sala.
Qualcuno mi prende per mano. La mia amica più silenziosa, più fedele, più sincera è tornata come ai vecchi tempi a tenermi compagnia. Si intrufola nella tua vita quando meno te lo aspetti, si nutre delle tue angoscie e illusioni.
È un telefono senza messaggi, una foto in bianco e nero di un mondo a colori, il ricordo di un sorriso sbiadito, lontano nel tempo.
Un grido nell'indifferenza, una porta socchiusa, la luce debole della luna.
Il riflesso di uno specchio, una frase detta a sé stessi, una chiamata senza risposta.
La voce più assordante tra i sussurri nella tua testa.
È un ultimo, disperato tentativo di rinascere.
La chiamano solitudine.




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