Pearl Harbor 2
Chapter
II
Vedere quella miriade di buste
chiuse con il suo nome
scritto sopra, fece indietreggiare Rafe. La calligrafia era senza alcun
dubbio
quella di Danny, il che poteva significare solamente una cosa: quelle
buste
contenevano qualcosa che Rafe avrebbe dovuto leggere, o quantomeno
scoprire, un
giorno. Tuttavia, proprio non riusciva ad accettare il fatto che quel
giorno
fosse arrivato, che quelle buste fossero realmente lì
davanti ai suoi occhi,
aspettando solamente di essere aperte. Non poteva crederci, o forse non
voleva
farlo.
Il
rifiuto psicologico di Rafe nei confronti di quelle buste
gli fece chiudere il cassetto, quasi a voler riavvolgere il nastro e
dimenticare ciò che aveva appena visto. Chiuse gli occhi, se
li strofinò, si
passò una mano sulla fronte, sudata per il nervosismo, e
riaprì il cassetto. Le
buste erano ancora lì, leggermente smosse a causa della
spinta subita. Non si
era immaginato nulla; tutto era reale e stava accadendo proprio a lui,
in
quell’alloggio, in quel momento.
Rafe
prese fiato, inspirò profondamente e subito sentì
l’aria invadergli i bronchi. Non ce n’era a
sufficienza e stava per sentirsi
male. Richiuse il cassetto e decise, quindi, di aprire quella piccola
finestra
che si trovava dalla parte opposta della stanza. Rimase affacciato per
qualche
minuto, fissando il vuoto e cercando di focalizzarsi su ciò
che quelle buste
potessero contenere. Schizzi? Disegni? Fotografie? Confessioni che
Danny non
era riuscito a fare in sua presenza? Lettere che avrebbero rivelato
chissà
quale verità sconosciuta? Una voce lo scosse, riportandolo
alla normalità.
«Rafe?»
Red
Winkle era di fronte a lui, perplesso e preoccupato al tempo stesso.
«Hai
sentito c-cosa ti ho appena d-detto?»
«Red… No,
scusami. Non mi ero accorto che…»
«Sì, l’avevo
c-capito. Ti serve una mano con le c-cose di…
Danny?», chiese, con la sua aria
innocente. Era nervoso, lo si capiva dalla sua balbuzie. Dopo
l’attacco a Pearl
Harbor, il suo volto era cambiato: aveva perso quella sua ingenua
spensieratezza. Betty aveva cambiato la sua vita, lasciando un segno
indelebile. Sfortunatamente, anche la guerra aveva deciso di non
passare
inosservata.
«Ehm… No,
grazie Red. Stavo solo prendendo una boccata d’aria. Sai,
è complicato. Ma ce
la faccio da solo, grazie.» Si era sforzato di non risultare
rude con lui,
benché il tono della sua voce era tutt’altro che
amichevole. Non riusciva ad
apparire tranquillo, non in quelle condizioni. Non in quel luogo.
«Certo,
c-come vuoi… Se hai bisogno, s-sai dove trovarmi.»
«Sì,
grazie.»
Red si allontanò e Rafe decise di tornare alla scrivania.
Senza
nemmeno rendersene conto, aveva riaperto il cassetto
sbagliato. Rimase sbigottito alla vista della parola
“Papà” che lesse
sull’unica busta presente lì dentro.
Danny
aveva lasciato qualcosa per suo padre? Rafe non riusciva
a capacitarsene. Gli sembrava di avere a che fare con un estraneo,
eppure
quelle buste contenevano una parte di vita che il suo migliore amico
aveva
deciso di custodire in quei cassetti per un tempo indeterminato. Prese
tra le
mani quella busta: era sigillata. Decise di non aprirla, non
l’avrebbe fatto
prima di avere almeno avvisato Evelyn. Richiuse il cassetto, indeciso
sul da
farsi, ed aprì quello che ancora non aveva esplorato.
Rafe
sospettava fosse vuoto, ma fu presto smentito:
quell’ultimo cassetto strabordava di buste e fogli sparsi.
Pagine e pagine
fitte di parole che si susseguivano in armonia, talmente ordinate da
sembrare
opera di un amanuense. Tipico di Danny Walker. Le smosse leggermente
con la
mano, cercando forse qualcosa di diverso in quel cassetto, qualcosa che
non
fosse ricoperto dalle parole dell’amico ormai troppo lontano.
L’unica
cosa che Rafe riuscì a trovare fu una fotografia.
Ritraeva la splendida infermiera per la quale sia lui che,
sfortunatamente,
Danny avevano perso la testa. Estrasse l’immagine dal
cassetto e la tenne fra
le mani, non potendo fare altro che ammirare la bellezza della donna
che fino
ad allora era stata la più importante della sua vita.
Ciò che tormentava la sua
mente era il fatto di non poterla vedere felice con l’uomo
della sua vita. La gravidanza e la maternità senza
Danny non
sarebbero state affatto semplici. Evelyn non sarebbe mai più
stata quella donna
fiera e sorridente della fotografia che Rafe stava fissando. Il
rossetto
rendeva il suo sorriso inspiegabilmente elegante, i capelli leggermente
mossi
dal vento che soffiava sulla spiaggia dove quella mattina, con ogni
probabilità, Danny aveva catturato la sua espressione
divertita, la rendevano
persino più bella, persino più felice. Felice di
essere al sicuro, protetta
dall’uomo che era riuscito a farle dimenticare il dolore.
Ancora non sapeva
cosa sarebbe successo.
Il
volto di Rafe stava nuovamente tornando a rigarsi di
lacrime e questa volta non riuscì proprio a trattenersi.
Aveva promesso a Danny
che si sarebbe preso cura di Evelyn e dell’esserino che
portava in grembo, che
sarebbe stato un buon padre. E fu proprio per questo motivo che non
riuscì a
far altro che piangere, singhiozzando rumorosamente e finendo con
l’adagiarsi
sulla scrivania, la fotografia stretta tra le mani e la fronte
appoggiata sul
legno freddo.
Dopo qualche
minuto, gli tornarono alla mente le ultime parole che lui e Danny si
erano
scambiati alla stazione, prima che Rafe partisse per l’Europa.
«Senti, se
mi succede qualcosa, voglio che sia tu a dirglielo.
D’accordo?», aveva chiesto
con voce tremante.
«E tu pensa
a tornare vivo, sia per me che per lei.», rispose prontamente
Danny, visibilmente
preoccupato dalla situazione alla quale il suo migliore amico stava
andando
incontro.
Fu proprio quella frase a far rendere conto a Rafe che,
probabilmente, se fosse morto in quell’attacco, non avrebbe
voluto vedere
quella che riteneva la donna della sua vita con un altro uomo che non
fosse
Danny.
Sollevò
la testa dalla scrivania e si asciugò il volto con
le maniche della camicia. Poggiò la fotografia alla sua
destra e decise di
svuotare definitivamente quei cassetti, così pieni di Danny
da spaventarlo.
Cominciò
da quello che conteneva il maggior numero di fogli
e buste: il cassetto dedicato ad
Evelyn. Oltre alla fotografia, infatti, Rafe prese tra le mani una di
quelle
lettere e, dalla prima parola che vi trovò scritta in alto a
sinistra, capì che
era indirizzata a lei. Avrebbe voluto continuare la lettura, ma non lo
ritenne
corretto nei confronti di Danny, né tantomeno nei confronti
di Evelyn. Decise
quindi semplicemente di riordinare quell’insieme confuso di fogli e buste,
farne un plico,
poggiarli sulla scrivania ed adagiarvi sopra la fotografia di Evelyn.
Aprì
poi il cassetto che conteneva la busta indirizzata al
padre di Danny. La estrasse e la tenne per qualche momento tra le mani.
Non
vedeva l’ora di confessare ad Evelyn ciò che aveva
scoperto, non vedeva l’ora
di sapere cosa mai avesse avuto da dire Danny a suo padre.
Quell’uomo che a
Rafe era sempre parso burbero e scontroso, ma che Danny amava con tutto
se
stesso. Decise di porre la busta nello scatolone che aveva iniziato a
riempire
con le varie fotografie incorniciate che si trovavano sulla scrivania
di
quell’alloggio. Cercò quella che aveva trovato
poco prima che ritraeva Danny ed
il padre qualche giorno prima che quest’ultimo morisse. La
prese, la mise in
cima alle varie cornici che si trovavano lì dentro e vi
ripose sopra la busta
sigillata che Danny aveva scelto di custodire per chissà
quale ragione o
avvenimento.
Infine,
Rafe aprì il cassetto contenente le buste che
avrebbe dovuto aprire, le tirò fuori una ad una e le
distribuì sulla scrivania.
Le mani gli tremavano, il respiro si fece affannato e la vista gli si
annebbiò
nuovamente. Sarebbe mai riuscito ad aprirle?
Si
alzò dalla sedia, mise una mano nel taschino sinistro
della camicia e ne estrasse una sigaretta. In quel momento gli parve
l’unica
cosa in grado di aiutarlo. Sebbene non ne fosse del tutto convinto. Non
era un
fumatore accanito, ma in Inghilterra aveva imparato ad apprezzare la
spaventosa
potenza calmante del tabacco. Da quando era tornato dalla missione Doolittle, il fumo era
l’unica cosa che riusciva davvero a
dargli sollievo. Cercò l’accendino nella tasca
destra dei pantaloni, dopodiché
si diresse verso la porta.
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Spazio
Autrice
E finalmente, dopo non so
nemmeno io quanto tempo, torno a dedicarmi a questa FF. Spero
vivamente che nessuno ne rimanga deluso :)
Ho voluto dedicarmi principalmente a Rafe, per continuare la linea che
ormai avevo preso nel primo capitolo, ma ciò non
significa che sarà così "sempre" ^^
Chiunque volesse esprimere un parere, è liberissimo di
farlo... Anzi, il tutto è ben accetto :)
Grazie per aver letto,
cheers :)
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