Teneri momenti leggeri

di DARKAH
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“Hey, Mio..."
Le accarezza timidamente una ciocca scura, tirando in seguito a sé la mano, che indirizza al proprio petto.
“Ritsu.” 
L’altra le sfiora le labbra con le dita, turgide sulla punta ma infinitamente delicate, introducendole dolcemente nella fessura che separa il labbro inferiore da quello superiore. Con l’altra mano, infilate le falangi con altrettanta clemenza tra i capelli della compagna, l’attira verso la sua bocca socchiusa, schioccando un tenero e umido bacio.
“Mio...”
Si distacca da lei, stringendo la stoffa nel tentativo di recuperare l’equilibrio sul modesto divano dell'aula del club, seduta lievemente sulle setose gambe dell’amica. L’interpellata le poggia il pollice sulla guancia, per poi lasciarlo scivolare soavemente fino all'incavatura tra le clavicole, lì dove è annodato il fiocco che slega con gran lentezza. La guarda con pietà.
“Dimmi.” 
Con un gesto da cui trasparisce un imbarazzo tale da evidenziarsi sulle gote, abbassa lo sguardo e porta le mani al cerchietto, che leva via. Sulla fronte cascano ciuffi ribelli ma soffici, che quasi coprono la visuale, ossia i suoi occhi lucidi di vergogna.
“...Come ti sembro?”




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