If
you know what I mean*
“Non
li guardi i fuochi d'artificio?”
Se
fino a un momento prima i fuochi d'artificio le stavano rimbombando
nello stomaco, adesso la voce di Gendry le risuona un po' più in
alto e Arya si serve di mezza tonnellata di autocontrollo per non
sobbalzare sul divano come un gatto spaventato.
“Li
sto ascoltando”, risponde. Solo dopo si concede uno sguardo rapido
verso il ragazzo.
Gendry
è dietro al divano, appoggiato allo schienale con le braccia
incrociate e le rivolge un'espressione esasperata, sicuramente perché
qualche minuto prima ha deciso di sparire dalla festa organizzata
dalla sua famiglia per rintanarsi nello studio di suo padre.
“Tanto
vale ascoltare mio padre ruttare. Muoviti, m'lady, gennaio non arriva
se tu non ti alzi da questo divano ed esci in terrazza”.
Ora
è Arya quella esasperata. E siccome non vuole farsi venire il
torcicollo si alza in piedi – sua madre non è lì a rimproverarla
per le scarpe sui cuscini, oh Arya cosa devo fare con te –
e balza sullo schienale, una gamba a destra e l'altra a sinistra.
Come stare su un cavallo. Gendry pensa che le manchi solo una spada,
ha anche i capelli corvini arruffati, come scompigliati dal vento.
“Gennaio
è arrivato da almeno un minuto”, controbatte la ragazza. Non sa
perché sia così acida, non ce l'ha con lui. Anche se prima l'ha
mollata nel bel mezzo della festa per giocare a freccette con Jon e
Robb, ma... No, lei non se la prenderebbe mai per un motivo del
genere. E poi a chi importa, sta bene lì, da sola, nello studio
ordinato di suo padre.
“Allora
è un maleducato. Esci in terrazza e prendilo a calci”.
“Me
la dovrei prendere con un mese dell'anno?”
“Te
la prendi con tutti”.
“E
tu mi dici sempre di non farlo!”
“Wow,
è una traccia di maturità e compostezza quella che odo?”
“Piantala
di parlare come un idiota, è peggio che ascoltare Joffrey”.
Gendry
sembra oltraggiato. Ben gli sta. Prima la molla poi viene a cercarla
per prenderla in giro. No, non se l'è presa, ma la sta prendendo in
giro.
“Devo
iniziare a chiamarti my lady
sul serio”.
Deficiente.
Sa cosa sta facendo. Sua madre la chiama psicologia inversa ed è una
tecnica di manipolazione schifosamente efficace, anche quando sei
consapevole che qualcuno la sta usando contro di te. Se poi sei Arya
Stark contraddire il prossimo è come un bisogno naturale. Ha ancora
quattordici anni, ha tempo per maturare.
“Non
sono una signora” e scende giù dal divano. “E quel maglione a
collo alto ti fa sembrare un cretino snob”. Non è più acida, ci
sta mettendo troppo impegno.
Sbuffa
contrariata per l'espressione vittoriosa di Gendry e guarda senza
troppo entusiasmo la sua mano tesa. E' una bella mano, callosa,
ruvida, di uno che sembra essersi costruito anche la placenta da
solo. E' sicura che se andasse a vedere, sul cordone ombelicale
troverebbe le sue iniziali incise, tanto per chiarire. Sarà per
questo che le piace così tanto e che sente l'entusiasmo salire,
senza che possa farci niente.
Perciò
alla fine acconsente, con un inchino teatrale che lo fa sorridere
come il grande idiota che è, e gli prende la mano – più o meno,
la sua è così piccola che in realtà scompare in quella di Gendry,
e questo non le piace e, quando non le piace qualcosa, Arya deve
assolutamente trovare una soluzione, anche se probabilmente finirà
per richiedere tutta la sua forza e il suo coraggio. Tuttavia scopre
che non gliene serve moltissimo per lasciare la mano di Gendry –
che smette di sorridere per mezzo secondo – e intrecciare le loro
dita (come fanno gli innamorati, le rimbomba in testa la voce
di Sansa).
“Hai
le mani troppo grandi,” precisa velocemente Arya, quando lui si
illumina in un sorriso ancora più grande – quasi saputo – e
comincia a trascinarla via, verso le scale.
“Per
fortuna sai trovare sempre una soluzione”.
Arya
arrossisce, contro ogni sua volontà, e si irrigidisce un pochino
perché la voce di Gendry ha fatto quella cosa strana che ogni tanto
fa anche lei: riuscire a dire qualcosa e in realtà intenderne una
completamente diversa. E' così che si parlano, per non creare
imbarazzi, perché sono entrambi troppo testardi per ammettere
qualcosa, salvo nascondere la verità in un tono di voce diverso, in
un'occhiata che sembra quasi una carezza, un brivido lungo la
schiena.
I
fuochi d'artificio esplodono sempre più vicini e finalmente, quando
fanno il loro silenzioso ingresso in terrazza, tutti troppo impegnati
ad abbracciarsi e ubriacarsi per notare le loro mani intrecciate –
no, Sansa l'ha notato e sorride, mannaggia – Arya inizia a
distinguerne i colori sgargianti.
“Meglio,
eh?”
Poco
lontano Robert Baratheon rutta sonoramente e ride come se avesse
sentito la battuta più esilarante della sua vita. Ha un cappellino
colorato in testa che lo fa somigliare seriamente a un fuoco
d'artificio. Eddard Stark si assicura che non cada giù dal terrazzo
e cerca di farlo sedere su un poltrona gigante, che dovrebbe
contenerlo senza provocare danni troppo ingenti, tipo spostare l'asse
terrestre dopo un tonfo troppo poderoso. Arya lo ignora e, il naso
all'insù, osserva la pioggia di colori dipingere il cielo nero.
“Sono
belli”, dice solo.
“Non
come le scintille che si vedono in un'officina”, fa Gendry.
“Fissato,”.
“Che?”
le urla, per coprire l'esplosione di un fuoco d'artificio. Arya ride
e scuote la testa e “niente”, mima. Gendry non sa perché lei
stia ridendo ma comincia a ridere anche lui ed è come isteria di
massa, come se avessero bevuto un barile di birra per uno, ma proprio
non riescono a smettere, neanche quando sono praticamente piegati in
due e hanno gli occhi pieni di lacrime, dimentichi dei fuochi e delle
persone intorno a loro.
Quando
iniziano a calmarsi, Arya ha male dappertutto e Gendry è lungo
disteso per terra, le braccia aperte. Comincia a solleticarle una
caviglia, come per dirle “non me ne sto da solo quaggiù, dove
probabilmente ha camminato anche quel sociopatico di Joffrey, e sono
troppo ubriaco di chissà che per alzarmi, perciò raggiungimi, tanto
lo so che non sei schizzinosa”. Arya lo fa e, nonostante sia
scomodo da morire, si sente bene. Incredibile che cinque minuti prima
fosse seduta su un comodissimo divano, al caldo. Che cretinata.
Piega
un capo da un lato e scopre che Gendry la sta già guardando. Gli
brillano gli occhi, forse per le lacrime versate poco prima, o forse
sono i fuochi d'artificio che ce la mettono tutta per coprire
l'azzurro delle sue iridi, ma senza riuscirci. Loro brillano più
forte.
Ha
lo stomaco annodato e la gola piena di farfalle – o è il
contrario? - e più ascolta i fuochi con Gendry sdraiato accanto a
lei, più i rumori si attutiscono. Deve essere uno di quei momenti
che ricordi per tutta la vita, che chissà come vedi dall'alto, dal
punto di vista di uno spettatore sconosciuto. Si chiede come vedrà
se stessa e diventa estremamente consapevole del proprio viso, che
comincia ad andare a fuoco. Rabbrividisce.
“Propositi
per il nuovo anno?” la domanda di Gendry la salva da qualcosa che
deve ancora identificare.
“Buoni
o cattivi?”
“Non
fa molta differenza con te, in qualche modo mi convincerai che la
moralità della cosa è inutile se servirà, che ne so, a incollare
il culo di Joffrey alla tavoletta del water”.
Arya
scoppia a ridere mentre il ricordo epico delle urla isteriche di
Joffrey bloccato nei bagni di casa Tyrell le torna alla mente.
“Stavi
per impedirmi di farlo”, dice a malapena, il fiato corto, quando
finalmente riesce a calmarsi. Gendry si stringe nelle spalle.
“E'
Joffrey! A momenti ti faceva espellere dalla scuola per qualcosa che
non avevi fatto e tu gli hai semplicemente fatto credere di volerlo
ammazzare con quello sguardo omicida!”
“Stavano
per espellermi, non potevo spezzargli le gambe, ma rovinargli un paio
di mutande sì”.
Arya
fa per tirargli un calcio ma lui solleva entrambe le gambe, col
risultato che lei inizia a scalciare furibonda finché non
l'irritazione le passa.
“Grazie
per avermi vendicato, comunque”.
“Grazie
un cavolo, a momenti nonna Tyrell mi beccava mentre versavo colla in
bagno per colpa tua”.
“Io
dico che lo sapeva. Ha riso più forte di tutti quella volta”.
Ci
manca poco che ricomincino a ridere, ma Arya si trattiene per il bene
di entrambi.
“Però
dubito che tu sia così innocente. Magari sotto sotto sei peggio di
me”.
Al
sorriso misterioso di Gendry risponde con una linguaccia.
“Per
dire, se mai progettassi di scambiare lo shampoo di Joffrey con della
crema depilatoria chiamami”.
“E'
strano che tu non l'abbia già fatto,” sbuffa Gendry.
“E'
un lavoro a due. Dall'incidente della colla Cersei è ancora più
attenta e sospettosa. Entrare nel bagno di Joffrey sarebbe un'impresa
senza qualcuno che distragga i cani da guardi o Cersei in persona”.
“Affronteresti
Cersei in persona per vedere Joffrey calvo?” Gendry è
esterrefatto, spaventato, esilarato e traumatizzato al tempo stesso.
L'ultima soprattutto, perché Joffrey fa impressione già con i
capelli, immaginarlo senza è troppo anche per lui.
Arya
trattiene una risata che a momenti le schiaccia i polmoni.
“Tu
no?”
“Non
mi hai ancora corrotto del tutto”.
“Non
voglio farlo, le tue espressioni scandalizzate sono il massimo quando
la noia della domenica pomeriggio sta per uccidermi”.
Ecco
il tono di voce che si trasforma e si riadatta alla frase non detta.
Arya lo sente ancora più distintamente di prima, forse perché non
si è davvero sforzata di nasconderlo. Il viso di Gendry, a conferma
della cosa, si è ammorbidito.
Si
fissano in silenzio per qualche secondo, quanto basta per non rendere
il momento troppo imbarazzante, e poi, come se l'avessero concordato
una vita prima, tornano a guardare i fuochi d'artificio, senza
ascoltarli.
Propositi
per il nuovo anno:
non
addormentarsi mai più nell'angolo più buio e nascosto della
terrazza col tuo migliore amico perché nessuno riuscirà a vedervi e
rischierete l'assideramento.
Traduzione:
non addormentarsi mai più nell'angolo più buio e riparato della
terrazza col tuo migliore amico diciottenne ( e grazie al cielo
nessuno riuscirà a vedervi e al diavolo l'assideramento ) perché...
oh be', ho troppo freddo e troppo sonno per pensare al perché.
*in
questo caso usato non per impliciti contenuti maliziosi ma molto più
innocenti.
Avete
presente quando nel telefilm Arya dice a Gendry “I can be your
family” per convincerlo a rimanere con lei e a non unirsi alla
Confraternita? In un'intervista è stato rivelato che Maisie/Arya ha
pronunciato quella frase pensando però “I love you”, e da lì ho
cominciato a pensare che lei e Gendry ogni tanto parlino così,
intendendo qualcos'altro.
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