8.L'enigma del pirata
Capitolo 8
L’enigma del pirata
Morgan si svegliò alle prime
luci dell’alba, intontito ancora una volta dal rum. Sulla nave
c’erano soltanto una decina di marinai che lavoravano: sembravano
macchie nere contro il rosso del sole nascente. Sbadigliò
sonoramente e si avviò verso il castelletto di prua, salì
le scale e barcollò verso la balaustra. Il vento in poppa lo
fece subito star meglio, ma continuò a sentirsi gli occhi gonfi
e la testa pesante; sentì dei passi e il legno delle scale
scricchiolare dietro di lui, si girò e vide Aurora. Aveva messo
da parte i suoi classici vestiti ed ora vestiva una camicia a maniche
larghe e un paio di pantaloni tenuti su con una cintura; ai piedi
portava un paio di stivali neri.
“Che piratesca!” Morgan sorrise. La ragazza si
accostò a lui sulla balaustra, sospirò e lo guardò
con i suoi occhi verdi fissi in quelli dell’altro, altrettanto
verdi.
-Che c’è?- chiese Morgan.
-Perché mi hai portata con te?- Aurora lo fissava.
-Era la cosa giusta. Eri sola- ora era serio.
-E’ vero, ma io non posso fare la piratesca- piagnucolava quasi.
-Ma se tuo padre era un pirata! Piuttosto famoso anche, pensa che…-
-Oh, finiscila! Io non avrei voluto essere come mio padre, sempre in giro per il mondo, non è la vita che fa per me-
-Ma la vita che facevamo prima non era meglio; io riuscivo a
sopportarla solo con te accanto- cinse con un braccio Aurora, che
rabbrividì.
-Xavi…Morgan, ti sei mai chiesto perché ti seguivo
così tanto?- riprese a fissarlo, stringendogli il braccio.
-Un milione di volte- sorrise fissandola.
-Per questo- gli mise le braccia intorno al collo e lo baciò.
Morgan le cinse la vita e ricambiò con passione. Ora che ci
pensava era da tempo che desiderava farlo, ma qualcosa glielo aveva
sempre impedito.
Si staccarono e Aurora passò una mano nei capelli castani di
Morgan, prima di trarlo a sé e riprendere da dove si erano
fermati. Si staccò:
-Sai di rum!- rise –Tornami a cercare quando ti è passata la sbronza-
Si allontanò guardandolo e sorridendo. Morgan non potè
fare a meno di sorridere e si avviò a prua lentamente. La coffa
urlò: -Siamo arrivati!- Palos stava dinanzi a loro, seminascosta
da una baia.
L’Atalaia avanzava placida nel mare infuocato del mattino,
puntando dritta alla sua meta, che se ne stava appollaiata su un
piccolo promontorio proteso verso l’orizzonte. Intanto la ciurma
si era destata all’urlo della coffa e Thomas stava barcollando
verso Morgan in maniera impietosa. Tutti i pirati erano nelle stesse
condizioni.
-Ehi ragazzo. Cosa ne dici se ti facessi ormeggiare?- pronunciò le parole con fatica immensa.
-Sarebbe fantastico!- rispose Morgan entusiasta.
Allora Thomas gli fece un cenno invitandolo a seguirlo. Lo condusse al
timone e lo aiutò nelle manovre. Alla fine l’Atalaia
potè riversare tutto il suo carico sulla banchina del porto.
Morgan scese ricevendo le pacche di tutti sulle spalle.
-Una gran bella manovra- disse Thomas.
-Ma sei hai fatto tu!- rispose Morgan piccato.
-E’ quello che credi tu. Ho semplicemente finto- e se ne andò lasciando il nipote di stucco.
Morgan balzò sul molo e seguì il gruppo che si avviava
alla taverna. Frugò nella tasca ed estrasse il foglio. La
scritta era ancora lì: “Orco, nemici! La spada”.
Ora sapeva che era un anagramma ed aveva già le prime due parole: “da Palos”.
La taverna era abbastanza accogliente, per quanto possa esserlo una
taverna frequentata abitualmente da torme di pirati. Ma a Morgan non
interessava quel luogo, dal momento che l’avrebbe distratto dal
suo scopo. Per questo puntò dritto verso il promontorio che
aveva visto dall’Atalaia. Arrivò a corsa, trafelato, e si
appoggiò ad una roccia che spuntava tra la vegetazione secca,
quando il sole era già alto nel cielo. Tirò fuori il
foglio dalla tasca, prese un carboncino e provò l’idea che
gli era venuta. Sul foglio c’era scritto: “Orco, nemici! La
spada”. Provò ad invertire l’ordine delle lettere e
dopo alcuni minuti il risultato fu: “Comincerai da Palos!”.
Ecco, era fatta. Ma ora? Era a Palos ma non gli veniva in mente niente.
Poi, abbassando lo sguardo, vide un sasso tra i suoi piedi. Sulla sua
superficie risaltava la scritta: “Palos”. Morgan lo
raccolse e si accorse che dentro era cava, dentro c’era un
rotolino di pergamena consumato e logoro. Morgan lo estrasse. Un altro
indovinello campeggiava in nero sul bianco: “Cinque sorelle, in
mezzo al cielo, la più piccola educa le altre; segui
l’astro, e quando muore le si spegne nella bocca”.
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