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Signori e signori eccomi tornata. Purtroppo la questione
delle mani e dell’operazione non è ancora sistemata quindi consideratelo questo
come un aggiornamento speciale. Eh si proprio così!!!! Speciale perché è
dedicato a quella matta della mia amicona Samek per il suo compleanno (che era
l’altro ieri! XD)
Ancora auguri piccola spero che ti piaccia cucciola!
Prima di lasciarvi devo assolutamente ringraziare tutte
quelle magnifiche persone che mi sono
state vicino con i loro auguri per l’operazione! Grazie di cuore a tutte! Non
sapete che immenso piacere mi abbia fatto.
L’annuncio dello
scorso capitolo è tutt’ora valido e a scanso di equivoci lo ripropongo qui di
seguito! Un bacio a tutti.
“Forse dovrò essere operata alle mani per una cosa che mi hanno trovato.
Mettiamo le corna in quanto non è detto e posso risolvere la situazione anche
non arrivando a quel punto però ce una possibilità!ora come ora non posso
proprio darmi alla scrittura ed è alcuni giorni che faccio il minimo
indispensabile con le mani proprio per questo motivo quindi perdonatemi per il
mancato aggiornamento e anche per i futuri!
Appena potrò o in qualche modo facendomi aiutare correggerò i due cap che
ho scritto postandoveli.
Un grazie a tutti e mi dispiace ancora!”
-…… - parlato
“ …..“ pensieri
-serpentese-
CAPITOLO 15
Avada Kedavra
-Silente!-
Un’agitata professoressa McGranitt corse incontro all’uomo
intercettandolo lungo la strada che lo avrebbe condotto al suo ufficio.
Il rumore dei suoi passi si interruppero di botto nel sentirsi
chiamare dalla donna.
Osservò quel viso, solcato da qualcosa di facile
interpretazione come può esserlo la paura
mista all’inquietudine, e forse quel semplice particolare gli fece
chiudere per un breve istante gli occhi sperando di sbagliarsi, sperando di
aver interpretato male quella strana agitazione che albergava nella collega e
quel particolare tremolio che solcava le sue labbra.
Aveva appena
accompagnato Oivander in infermeria, dove Madama Chips si era esibita in una
delle sue migliori interpretazioni di urlo spacca timpani nel costatare le condizioni del suo paziente, come se si
fosse trattato di un suo alunno irresponsabile
che era appena saltato giù dalla torre di astronomia tanto per
movimentare la giornata, e in effetti, i vestiti sgualciti strappati in molti
punti, i diversi tagli presenti sul suo viso e quel barlume di paura che ancora
albergava nelle sue iridi, non aiutavano
di certo a placare la sua ira.
Madama Chips non sarebbe mai cambiata, studente o non che si
fosse affidato alle sue cure.
-Albus…-
Le iridi color zaffiro del vecchio preside si schiusero
presentandosi al resto del mondo deboli e
offuscate da un velo di spossatezza del tutto inusuale, privi della
solita luce che gli contraddistinguevano, fissandosi sulla figura dell’anziana
donna dinanzi, sul cui viso, si rifletteva la conferma alle sue supposizioni.
-Minerva… che succede mia cara?- la voce che uscì dalle sue
labbra era affaticata e tenue come un lieve soffio nella tempesta più
burrascosa.
Gli anni cominciavano a
farsi sentire anche per lui e la caccia ai mangiamorte non era più un
passatempo, che poteva permettersi con tanta leggerezza come invece il suo
animo avrebbe voluto e preteso. Ma non era ancora tempo per passare il
testimone, per affidare quell’ulteriore fardello definitivamente nelle mani di
quel povero ragazzo… “c’e ancora tempo”
cercò di convincersi ignorando la voce della sua coscienza che gli ricordava
quanto ormai fosse troppo tardi e quanto false potessero ormai essere quelle
parole.
Aveva ormai passato il testimone diciassette anni prima,
forse, senza neanche rendersene realmente conto.
-Tonks… ci ha appena avvisato tramite gufo...- ansimò
l’insegnante di trasfigurazione cercando di riprendere fiato, distogliendo il
preside dai suoi pensieri.
-Sembra che ci sia qualcosa di strano a Privet Drive-.
Bastarono quelle due semplici parole per risvegliare il
“vecchio” Silente. Subito il suo sguardo tornò duro e deciso come lo era sempre
stato, come se d’un tratto avesse recuperato tutte le forze e il suo corpo
stanco fosse stato ricaricato di nuove energie.
-Cosa di preciso?- Chiese dopo aver ripreso a camminare
verso la sua precedente destinazione. E mentre le sue supposizioni vennero
confermate dalle parole dell’insegnante, seppe che la giornata non era ne
ancora conclusa, anzi, aveva il vago sospetto che fosse appena iniziata.
-Riunisci l’Ordine. Subito!- ordinò prima di voltare le
spalle alla collega e sparire tra le fiamme che la sparizione di Fanny causò.
***
Il rimbombo dei suoi passi sul freddo asfalto martellava incessantemente
nelle sue orecchie come un eco prolungato a dismisura, destinato a non vedere
mai la fine. Quella sensazione opprimente in un punto non ben definito alla
base dello stomaco non voleva sapere di andarsene, così come, lo strano battito
furioso che sentiva sfondargli il petto
un secondo sì e l’altro pure.
Neanche si accorse di essersi messo a correre, troppo preso
dalle emozioni che stavano prendendo vita vorticosamente dentro lui, spazzando
velocemente ogni traccia di lucidità e controllo.
Dov’era finito il vecchio Riddle? Quello che non si lasciava
sopraffare da stupide emozioni? Quello che avrebbe ucciso senza pietà chiunque
avesse solo osato dirgli una cosa del genere? Si chiese, lui stesso sorpreso
dai suoi stessi pensieri.
Che fine aveva fatto?
Non gli interessava sapere realmente il perché, avvertiva
solo quell’opprimente sensazione al petto che lo incitava a sbrigarsi.
Nient’altro contava in quel momento.
Odiava quel suo sesto senso serpeverde e odiava soprattutto
non comprendere il perché dell’agitazione che albergava in lui in quel momento.
Come un ospite del tutto sgradito, molesto in ogni sua singola azione, come un
parassita che subdolo e silenzioso s’infiltra nel suo essere, risiedendovi,
studiandolo, prendendovene lentamente il controllo e usandolo.
Si sentiva esattamente così.
Usato.
Controllato.
Manipolato.
Qualcosa sembrava come guidarlo verso azioni che non avrebbe
mai compiuto altrimenti, proprio come quella. E non riusciva a fare nulla per impedire alle sue gambe di
susseguirsi talmente velocemente sul freddo asfalto da dare proprio
l’impressione della corsa.
La paura non era di
certo compresa tra le motivazioni. Uno come lui non poteva permettersi di avere
paura, non per se stesso almeno, non per uno che non avrebbe comunque perso
niente dalla vita.
E allora? Qual era la causa
di quella sua crescente agitazione e senso d’inquietudine?
La verità era un’altra, e Tom Riddle, benché non lo avrebbe
mai e poi mai ammesso, ne era consapevole.
“Dannazione!”
I battiti del suo cuore erano aumentati in modo pauroso, la
cicatrice ardeva sempre più decretando, così come lo scadere del tempo, che ben
presto ne era sicuro, sarebbe scattato, qualcosa. E poteva scommetterci che non
gli sarebbe per nulla piaciuta, qualunque cosa fosse.
***
“Merda, merda e
merda!”
Quello era il pensiero
costante che martellava nella sua mente come una pallina da pingpong impazzita,
e la sensazione di trovarsi veramente nella merda diventava ogni passo che
compiva sempre più una certezza.
Aveva anche considerato di mandare tutto al diavolo e
tornarsene indietro così come il lato serpeverde presente dentro di se, gli
suggeriva imperterrito, ma come una manna quello grifondoro lo redarguiva
immediatamente. Gli sembrava di avere come due personalità che continuamente
entravano in contrasto tra loro. L’immagine di un piccolo Harry con l’abito
candido che bisticciava con un piccolo Draco col forcone in mano lo fece per un
attimo sorridere e scordare il perché le sue gambe avessero cominciato a
reclamare un po’ di riposo. Pessima idea pensare a Malfoy in quel momento, la
sensazione delle labbra del biondo serpeverde sulle sue gli ritornò
improvvisamente in mente insinuandosi prepotentemente tra i suoi pensieri e
reclamando la totale attenzione dei suoi sensi, in particolare quello del
gusto.
Se si concentrava, poteva ancora sentire il gusto ferroso
del suo sangue. Quel bastardo l’aveva morso rifletté stizzito mentre qualcosa
dentro di lui gli suggeriva anche di aggiungere che non gli era del tutto
dispiaciuto. Più che altro era stato strano, e non perché a baciarlo fosse
stato un ragazzo, ma perché quel ragazzo fosse Malfoy. Non c’era bisogno di
aggiungere altro pensò, come se dire la parola “Malfoy” insieme a
“baciare” e “Potter” nella stessa frase
chiarisse già tutto.
Inconsciamente gli
venne naturale fare il confronto tra il bacio-morso avuto con Malfoy e lo
scambio non proprio tranquillo sottoforma di baci avvenuto con Riddle.
Per Godric! Che cosa aveva fatto di male per andare a
cacciarsi in quella situazione? E per di più con due dei peggiori Serpeverde
che avesse mai avuto la “fortuna” di incontrare.
Ed ecco che i suoi pensieri erano tornati prepotenti a
incentrarsi su quell’idiota di Riddle.
Guarda un po’ se doveva cacciarsi nei guai per andare a
cercare colui che era la fonte principale di tutti i suoi problemi, e benché
continuasse a sentire quella voce che gli consigliava di lasciarlo nella merda
o dovunque in quel momento si trovava, proprio non riusciva a darle retta.
“Istinto ribelle
Grifondoro del cazzo!” Pensò irritato.
Per Godric, dove si era cacciato? E per quale assurdo motivo
lui si trovava lì a cercarlo?
In quel momento non era in grado di rispondere a nessuno di
questi più che ragionevoli quesiti, ma
doveva fare in fretta, il brutto presentimento non si era ancora dissipato,
anzi, se possibile era quasi diventato una certezza.
Aumentò l’andatura
trovandosi veramente a correre come se avesse avuto alle spalle Voldemort
stesso che si divertiva a lanciare Avada Kedavra a gogò.
I suoi passi risuonavano come quelli di un elefante in una
cristalleria. L’unica cosa che si udiva era il fruscio del vento che sembrava
come accompagnarlo nella sua corsa, come la carezza lieve di un amante sulla
pelle nuda. Sembrava di essere approdati in un film bianco e nero, senz’audio,
dove gli unici suoni udibili erano i suoi passi che s’infrangevano
sull’asfalto, e quella lieve brezza che scompigliava i suoi capelli corvini.
Era come se tutto attorno a lui si fosse improvvisamente
fermato, almeno finché non si scontrò contro qualcosa.
Era certo di non essere andato contro nessun muro o palo
della luce che fosse, ma non ci avrebbe messo la mano sul fuoco poiché stava
correndo mentre guardava dalla parte opposta.
Ottima cosa a quanto parve.
Ebbe la conferma quando sentì una serie d’imprecazioni
provenire dalla “cosa” cui era andato contro; tirò un invisibile sospiro di
sollievo quando si rese conto che finalmente il battere del suo cuore avrebbe
potuto rallentare la sua folle corsa. Ma la sensazione di sollievo non durò
molto a lungo quando qualcos’altro affiorò nella sua mente:
-Riddle brutto
imbecille che non sei altro- scattò urlandogli contro ancora semi sdraiato sul
cosiddetto “brutto imbecille”.
-Potter? Esclamò l’altro irritato e sorpreso allo stesso
tempo cercando di issarsi sui gomiti per non rimanere completamente sdraiato
sotto Potter che non sembrava per nulla intenzionato a levarsi dalla posizione in cui si trovava, mentre con
uno sguardo veloce percorreva la figura del grifondoro da cima a fondo. Si rese
vagamente conto che la sua voce era uscita in modo strano, forse troppo roca o
troppo sollevata quasi, ma decise di non dargli troppa importanza.
Per un momento rimasero entrambi immobili, Tom ancora a
terra appoggiato malamente sui gomiti ed Harry invece malamente appoggiato a
lui. L’unica cosa certa era che i loro visi erano a pochissima distanza l’uno
dall’altro e i loro respiri irregolari e veloci si fondevano tra loro.
-Potter sei un idiota!- proruppe la voce seccata di Riddle
cercando di levarselo da sopra con l’unico risultato di farlo ruzzolare di
lato.
-Ehi ma…-
-Piantala di lagnarti e alzati-
“Idiota”-pensò il
grifondoro mandandolo mentalmente al diavolo. E lui che si era preoccupato per
quello sterco di troll. Forse in quel momento gli idioti erano in due!
Si alzò imprecando nuovamente contro il moro il quale, non
degnandolo nemmeno di uno sguardo, mise le mani in tasca incamminandosi lungo
la strada da dove gli era piombato addosso Potter, sperando che fosse quella
che l’avrebbe ricondotto a quella stupida casa babbana.
Harry ancora frastornato per tutto quel susseguirsi di
fatti, ci mise un po’ a rendersi effettivamente conto che Tom lo stava
lasciando lì come uno scemo, impalato nel bel mezzo della strada.
Si mise a correre per raggiungerlo fermandolo bruscamente
dal braccio e facendolo voltare verso di se.
-Ma che…?-
-Adesso tappati quella bocca e ascoltami- sbraitò invece il
grifondoro ormai seccato di tutta quella situazione.
-Si può spere dove sei stato finora? Sia chiaro, non me ne
frega un cazzo se ti fosse successo qualcosa, ma finché sei qui non puoi
andartene in giro e…-
-Hai paura che faccia fuori qualcuno o paladino dei buoni?-
Lo interruppe ironicamente l’altro sottraendosi bruscamente dalla presa che la
mano di Potter esercitava ancora sul suo braccio.
-Fanculo Riddle! Ricordati per un attimo con chi diavolo sto
parlando e forse il tuo cervello da signore oscuro riuscirà a trovare da solo
la risposta-.
Tom strinse gli occhi fulminandolo, facendo inevitabilmente
scorrere mille brividi lungo la schiena del moro che si pentì quasi subito per
le parole appena uscite dalle sue labbra.
“Maledizione alla mia
boccaccia” pensò osservando il corpo rigido di Tom e i suoi occhi diventare
come fiamme.
Si morse la lingua per trattenersi dal chiedergli scusa,
dopotutto aveva un orgoglio anche lui e non si sarebbe di certo abbassato a
chiedere scusa ad uno come Riddle.
Sostenne lo sguardo del serpeverde finché non lo vide
muoversi di scatto e cominciare ad incamminarsi verso la parte opposta a quella
dove stava andando in precedenza.
Il moro strinse maggiormente i pugni fino a farsi diventare
le nocche completamente nivee voltandosi a osservare la figura del suo nemico
percorrere rigida una strada che in quel momento non avrebbe dovuto percorrere.
Si diede nuovamente dell’idiota rincorrendolo per l’ennesima
volta e buttando così il suo orgoglio nel cesso. La giornata era stata già
abbastanza lunga e snervante di per sé, non era il caso di aggiungere altra
acqua al bicchiere già pieno.
-Stammi lontano Potter o potrei decidere veramente che
uccidere qualcuno in questo momento sia la cosa più saggia da fare. O magari
vuoi essere qui per poterlo evitare e salvare il povero malcapitato- ironizzò
tagliente come una lama senza però girarsi a guardarlo negli occhi, mantenendo
la sua andatura costante tanto da
costringere l’altro ad aumentare il passo per stargli dietro.
-Senti mi dispiace…-
- Risparmiati la
commedia Potter. Non me ne frega un cazzo di quello che può pensare quella tua
stupida testa da grifondoro- ribatté duramente.
Harry incassò il colpo ma non era deciso a demordere, e se
Riddle voleva metterla su questo piano, facendo l’offeso, lui l’avrebbe
contrastato con la stessa identica moneta.
-Beh hai ragione sai…per quale motivo dovrei sentirmi in
colpa dell’aver dato dell’assassino a colui che un giorno lo sarà? A colui che
mi rovinerà la vita?- esclamò ironicamente con un tono di voce del tutto in
contrasto con la luce pericolosa che le sue iridi smeraldine stavano
trasmettendo in quel momento.
-Scusami mi sento estremamente in colpa futuro signore
oscuro dei miei stivali! Ti prego uccidimi ora,così almeno metterai fine a questo
schifo di vita che mi hai costretto a vivere- si sfogò tutto d’un fiato mentre
quelle parole rimbombavano nel silenzio assoluto che gli avvolgeva come il velo
invisibile della morte. Nessun’altro suono sembrava varcare quell’invisibile
confine tra loro ed il resto del mondo.
-Sai è meglio così! Levati dalla mia vita non voglio mai più
vederti e così guardare ogni giorno in quegli occhi che saranno testimoni di
tutti i crimini orribili che un giorno commetterai! Ah si… e quando ci
arriverai, salutami l’inferno perché quello è l’unico posto dove potranno mai
accoglierti!- E dopo essersi sfogato si girò furioso deciso a mettere quanta
più strada possibile tra lui e Riddle.
CLAP, CLAP,
CLAP
-Ahi, ahi,
ahi! Potter, che
caratterino! –
Entrambi non ebbero modo di fare alcunché che la cicatrice
di ognuno prese a bruciare lacerandoli la pelle, e mentre le loro urla
varcarono la sottile barriera che impediva loro di non farlo, si trovarono
entrambi a terra augurandosi che quel
dolore finisse il più presto possibile, mentre una risata sinistra riempì le
loro menti paralizzandoli sul posto.
“Maledizione! Lo
sapevo!”
La risata di Lord Voldemort rimbombò nelle loro orecchie
come l’eco della morte nella loro anima. Una presenza che per quanto uno si
impegni di scacciare ci accompagna in ogni momento della nostra esistenza.
Riddle, cercando di ignorare le lancinanti fitte che
sembravano volerli lacerare la spalla,
si rimise, non con poca fatica, in piedi, maledicendosi nuovamente per
non avere la bacchetta con se, o per meglio dire, per non averla per niente.
Inconsapevolmente lanciò una breve occhiata a Potter
trovandolo ancora disteso a terra con le mani che premevano furiose sulla
fronte.
“Maledizione”
Strinse i pugni tornando a guardare in quei rubini rossi che
gli avevano segnato la vita. Un moto d’ira si impadronì di lui quando vide il
ghigno che il Lord gli stava rivolgendo. Le nocche stavano diventandogli
bianche mentre il suo sguardo era una lama affilata per chiunque avesse in quel
momento osato incontrarlo.
-Harry Potter e….me- decise infine il Lord oscuro spostando
lo sguardo dall’uno all’altro.
-Io non sono te- la voce di Tom era, se possibile, ancora
più spaventosa di quella del suo alter ego più anziano.
- Tu dici mio giovane me?- Lo derise il Lord avvicinandosi lentamente alla figura
rigida di Riddle.
-Sssai, tu sssei essattamente “me”! Nulla ti impedirà di diventarlo
nuovamente. La voglia di prevalere, di dissstinguerti, di diventare il migliore, di sssterminare gli essseri a noi inferiori, la voglia di
conoscenza, di rissscatto… di uccidere… -concluse con lo sguardo ormai del
tutto infuocato -ssscorre nelle tue vene
quanto nelle mie, mio giovane me -
sibilò nella nobile lingua di Salazar Serpeverde, ormai a pochi
centimetri dal volto del ragazzo prima di graffiargli il volto con le lunghe
unghie affilate.
Tom non emise alcun gemito mentre il rivolo di sangue
scorreva veloce lungo il suo zigomo destro e spariva tra le pieghe della
maglia, macchiando il lungo collo niveo in esposizione.
Harry seguì distrattamente gli strascichi di conversazione
tra i due maghi, troppo preso dal dolore che sembrava volergli spaccare la
testa a metà, ma quando vide lo spostamento di Voldemort verso Tom tentò di
alzarsi per raggiungere RIddle e possibilmente allontanare il più possibile
Voldemort da lui, ma le gambe non ressero il peso del suo corpo facendolo
nuovamente accasciare al suolo.
Che diavolo gli stava accadendo?
Non era mai stato così male come in quel momento, nonostante
tutti gli incontri faccia a faccia col caro Voldemort a cui aveva
partecipato da quando ne aveva memoria, non aveva mai provato quella sensazione
di assoluta impotenza.
Non riusciva a spiegarsi del perché le sue gambe tremassero
in quel modo così troppo evidente a suo parere, come se ad alimentarle ci fosse
una fottuta paura nei confronti di quel cazzo di un signore oscuro.
Ma non era così. La paura in quel momento era l’ultima cosa
che riempiva il suo cuore e guidava le
sue azioni.
-Stanco piccolo Potter?- sibilò
Voldemort malignamente osservando il suo nemico mordersi le labbra per non
urlare dal dolore.
Oh si, sapeva benissimo che cosa stava provando il ragazzo a
terra, e soprattutto, sapeva il perché.
-Ah ah ah –
- Fa tanto male, vero Potter? Lo senti il dolore che ti
sto causando piccolo moccioso?
-Fott… fottiti- sbraitò invece il moro cercando di non
rilasciare con quelle parole il dolore che sentiva dentro la sua anima, facendo
ghignare per una frazione di secondo il volto stanco di Riddle..
Lo sguardo del Lord Oscuro divenne sangue puro in una
frazione di secondo e in quel preciso istante la cicatrice esplose lacerandoli
quella piccola porzione di pelle segnata a vita dal marchio di Voldemort.
-Questo non è niente Potter-
-Crucio-
L’urlo del moro sovrastò il suono orribile di soddisfazione
emesso da Voldemort, e senza che nessuno
se ne rese conto, anche il ringhio fuoriuscito dalle labbra di Tom, il quale
strinse con forza i pugni facendo violenza su se stesso per non scattare e fare
il più male possibile a quel mostro che gioiva di quell’insano divertimento, a
costo anche di prenderlo a pugni.
E forse è quello che fece, o forse no, ma vedere
l’incantesimo interrotto e Potter non urlare più, lo disorientò per un istante.
Si ritrovò lo sguardo penetrante del Lord addosso e un
malcelato divertimento irradiarsi da esso.
-Ridicolo- sussurrò scrutando il se stesso più giovane con evidente
disgusto non abbandonando mai del tutto l’espressione precedentemente apparsa
sul suo volto serpentino.
Si avvicinò lentamente alla figura di Tom non interrompendo
mai il contatto visivo appena creato.
-Era rabbia mio giovane me quella di poco prima? O paura?- insinuò
del tutto disgustato da entrambe le possibilità. –Stavo facendo troppo male al
piccolo Potter? Sibilò ad una distanza così minima da sembrare nulla.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma quelle parole così sussurrate
al suo orecchio, gli causarono una sensazione di nausea mai provata. Si sentiva
come disgustato nell’avvertire quella presenza così vicina a se.
- Per quanto mi riguarda avresti anche potuto
ucciderlo- proruppe bruscamente in serpentese contrariamente al suo stato
d’animo interiore, allontanandosi bruscamente da Voldemort.
Passarono lunghi istanti in cui l’unico rumore presente era
costituito dal fiato pesante emesso da Potter ancora inginocchiato a terra.
Col scemare del dolore causato dalla maledizione senza
perdono anche il dolore alla cicatrice sembrò scomparire con esso, lasciando
solo un fastidioso prurito a testimoniare il dolore appena trascorso.
Alzò velocemente il viso puntando il suo sguardo di giada su
quelli che avrebbero dovuto essere i suoi peggiori nemici, uno in particolare,
incontrando per una frazione di secondo lo sguardo onice di Tom, e ciò che vi
lesse dentro lo inquietò. Le sue iridi sembravano volergli comunicare quanto
più odio possibile, in un modo che non aveva mai visto sul viso di Riddle.
Che c’e l’avesse ancora con lui per la litigata di prima?
Ridicolo! Non in una situazione come quella almeno.
-Ne sei proprio sicuro mio giovane me? Il
ghigno con cui Voldemort si rivolse a Tom gli fece scorrere i brividi lungo
tutta la colonna vertebrale; era una cosa da ghiacciare il sangue osservare
quei due che si fronteggiavano, forse perché una volta Voldemort era Tom Riddle
o forse perché un giorno Tom sarebbe stato Voldemort.
Tom si voltò velocemente ben conscio di cosa quelle parole
avrebbero comportato.
-Addio Potter- sentenziò Voldemort con una luce pericolosa nello sguardo,
prima di sollevare lentamente la bacchetta gemella alla sua e puntargliela
contro.
-Avada Kedavra-.
Finitooooooooo!!!!
Come vi sembra? Mi farebbe molto piacere sapere cose ne
pensate soprattutto perché ho fatto veramente fatica a scrivere questo capitolo
sia per le mani sia per mancanza di ispirazione.
Un piccolo commento mi farebbe veramente piacere!
Scusate se non rispondo alle recensioni ma proprio non
posso!
Un grazie comunque a tutti!
Baci Selene!!!
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