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Autore: Selene_90    31/05/2008    14 recensioni
-Gli occhi del cuore hanno una forza inimmaginabile se usati per guardare al di là dell'ombra ,della menzogna ,delle cose prestabilite della vita ,del bene ,del male dell'oscurità! Tu ne sei capace Harry? Sei capace di lasciarti tutto alle spalle e guardare con gli occhi del cuore?-. Pairing: Harry/Tom, Harry/Draco.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Tom O. Riddle
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Signori e signori eccomi tornata. Purtroppo la questione delle mani e dell’operazione non è ancora sistemata quindi consideratelo questo come un aggiornamento speciale. Eh si proprio così!!!! Speciale perché è dedicato a quella matta della mia amicona Samek per il suo compleanno (che era l’altro ieri! XD)

Ancora auguri piccola spero che ti piaccia cucciola!

Prima di lasciarvi devo assolutamente ringraziare tutte quelle magnifiche persone  che mi sono state vicino con i loro auguri per l’operazione! Grazie di cuore a tutte! Non sapete che immenso piacere mi abbia fatto.

 L’annuncio dello scorso capitolo è tutt’ora valido e a scanso di equivoci lo ripropongo qui di seguito! Un bacio a tutti.

“Forse dovrò essere operata alle mani per una cosa che mi hanno trovato. Mettiamo le corna in quanto non è detto e posso risolvere la situazione anche non arrivando a quel punto però ce una possibilità!ora come ora non posso proprio darmi alla scrittura ed è alcuni giorni che faccio il minimo indispensabile con le mani proprio per questo motivo quindi perdonatemi per il mancato aggiornamento e anche per i futuri!

Appena potrò o in qualche modo facendomi aiutare correggerò i due cap che ho scritto postandoveli.

Un grazie a tutti e mi dispiace ancora!”

 

-…… - parlato

“ …..“ pensieri

-serpentese-

 

 

CAPITOLO 15

Avada Kedavra

 

 

-Silente!-

Un’agitata professoressa McGranitt corse incontro all’uomo intercettandolo lungo la strada che lo avrebbe condotto al suo ufficio.

Il rumore dei suoi passi si interruppero di botto nel sentirsi chiamare dalla donna.

Osservò quel viso, solcato da qualcosa di facile interpretazione come può esserlo la paura  mista all’inquietudine, e forse quel semplice particolare gli fece chiudere per un breve istante gli occhi sperando di sbagliarsi, sperando di aver interpretato male quella strana agitazione che albergava nella collega e quel particolare tremolio che solcava le sue labbra.

 Aveva appena accompagnato Oivander in infermeria, dove Madama Chips si era esibita in una delle sue migliori interpretazioni di urlo spacca timpani nel costatare  le condizioni del suo paziente, come se si fosse trattato di un suo alunno irresponsabile  che era appena saltato giù dalla torre di astronomia tanto per movimentare la giornata, e in effetti, i vestiti sgualciti strappati in molti punti, i diversi tagli presenti sul suo viso e quel barlume di paura che ancora albergava  nelle sue iridi, non aiutavano di certo a placare la sua ira.

Madama Chips non sarebbe mai cambiata, studente o non che si fosse affidato alle sue cure.

-Albus…-

Le iridi color zaffiro del vecchio preside si schiusero presentandosi al resto del mondo deboli e  offuscate da un velo di spossatezza del tutto inusuale, privi della solita luce che gli contraddistinguevano, fissandosi sulla figura dell’anziana donna dinanzi, sul cui viso, si rifletteva la conferma alle sue supposizioni.

-Minerva… che succede mia cara?- la voce che uscì dalle sue labbra era affaticata e tenue come un lieve soffio nella tempesta più burrascosa.

Gli anni cominciavano a  farsi sentire anche per lui e la caccia ai mangiamorte non era più un passatempo, che poteva permettersi con tanta leggerezza come invece il suo animo avrebbe voluto e preteso. Ma non era ancora tempo per passare il testimone, per affidare quell’ulteriore fardello definitivamente nelle mani di quel povero ragazzo… “c’e ancora tempo” cercò di convincersi ignorando la voce della sua coscienza che gli ricordava quanto ormai fosse troppo tardi e quanto false potessero ormai essere quelle parole.

Aveva ormai passato il testimone diciassette anni prima, forse, senza neanche rendersene realmente conto.

 

-Tonks… ci ha appena avvisato tramite gufo...- ansimò l’insegnante di trasfigurazione cercando di riprendere fiato, distogliendo il preside dai suoi pensieri.

-Sembra che ci sia qualcosa di strano a Privet Drive-.

 

Bastarono quelle due semplici parole per risvegliare il “vecchio” Silente. Subito il suo sguardo tornò duro e deciso come lo era sempre stato, come se d’un tratto avesse recuperato tutte le forze e il suo corpo stanco fosse stato ricaricato di nuove energie.

-Cosa di preciso?- Chiese dopo aver ripreso a camminare verso la sua precedente destinazione. E mentre le sue supposizioni vennero confermate dalle parole dell’insegnante, seppe che la giornata non era ne ancora conclusa, anzi, aveva il vago sospetto che fosse appena iniziata.

-Riunisci l’Ordine. Subito!- ordinò prima di voltare le spalle alla collega e sparire tra le fiamme che la sparizione di Fanny causò.

 

***

Il rimbombo dei suoi passi sul freddo asfalto martellava incessantemente nelle sue orecchie come un eco prolungato a dismisura, destinato a non vedere mai la fine. Quella sensazione opprimente in un punto non ben definito alla base dello stomaco non voleva sapere di andarsene, così come, lo strano battito furioso  che sentiva sfondargli il petto un secondo sì e l’altro pure.

Neanche si accorse di essersi messo a correre, troppo preso dalle emozioni che stavano prendendo vita vorticosamente dentro lui, spazzando velocemente ogni traccia di lucidità e controllo.

Dov’era finito il vecchio Riddle? Quello che non si lasciava sopraffare da stupide emozioni? Quello che avrebbe ucciso senza pietà chiunque avesse solo osato dirgli una cosa del genere? Si chiese, lui stesso sorpreso dai suoi stessi pensieri.

Che fine aveva fatto?

Non gli interessava sapere realmente il perché, avvertiva solo quell’opprimente sensazione al petto che lo incitava a sbrigarsi.

Nient’altro contava in quel momento.

 

Odiava quel suo sesto senso serpeverde e odiava soprattutto non comprendere il perché dell’agitazione che albergava in lui in quel momento. Come un ospite del tutto sgradito, molesto in ogni sua singola azione, come un parassita che subdolo e silenzioso s’infiltra nel suo essere, risiedendovi, studiandolo, prendendovene lentamente il controllo e usandolo.

Si sentiva esattamente così.

Usato.

Controllato.

Manipolato.

Qualcosa sembrava come guidarlo verso azioni che non avrebbe mai compiuto altrimenti, proprio come quella. E non riusciva  a fare nulla per impedire alle sue gambe di susseguirsi talmente velocemente sul freddo asfalto da dare proprio l’impressione della corsa.

 La paura non era di certo compresa tra le motivazioni. Uno come lui non poteva permettersi di avere paura, non per se stesso almeno, non per uno che non avrebbe comunque perso niente dalla vita.

E allora? Qual era la causa  di quella sua crescente agitazione e senso d’inquietudine?

La verità era un’altra, e Tom Riddle, benché non lo avrebbe mai e poi mai ammesso, ne era consapevole.

 

Dannazione!”

 

I battiti del suo cuore erano aumentati in modo pauroso, la cicatrice ardeva sempre più decretando, così come lo scadere del tempo, che ben presto ne era sicuro, sarebbe scattato, qualcosa. E poteva scommetterci che non gli sarebbe per nulla piaciuta, qualunque cosa fosse.

 

 

***

 

“Merda, merda e merda!”

 

Quello era il pensiero costante che martellava nella sua mente come una pallina da pingpong impazzita, e la sensazione di trovarsi veramente nella merda diventava ogni passo che compiva sempre più una certezza.

Aveva anche considerato di mandare tutto al diavolo e tornarsene indietro così come il lato serpeverde presente dentro di se, gli suggeriva imperterrito, ma come una manna quello grifondoro lo redarguiva immediatamente. Gli sembrava di avere come due personalità che continuamente entravano in contrasto tra loro. L’immagine di un piccolo Harry con l’abito candido che bisticciava con un piccolo Draco col forcone in mano lo fece per un attimo sorridere e scordare il perché le sue gambe avessero cominciato a reclamare un po’ di riposo. Pessima idea pensare a Malfoy in quel momento, la sensazione delle labbra del biondo serpeverde sulle sue gli ritornò improvvisamente in mente insinuandosi prepotentemente tra i suoi pensieri e reclamando la totale attenzione dei suoi sensi, in particolare quello del gusto.

Se si concentrava, poteva ancora sentire il gusto ferroso del suo sangue. Quel bastardo l’aveva morso rifletté stizzito mentre qualcosa dentro di lui gli suggeriva anche di aggiungere che non gli era del tutto dispiaciuto. Più che altro era stato strano, e non perché a baciarlo fosse stato un ragazzo, ma perché quel ragazzo fosse Malfoy. Non c’era bisogno di aggiungere altro pensò, come se dire la parola “Malfoy” insieme a “baciare”  e “Potter” nella stessa frase chiarisse già tutto.

 Inconsciamente gli venne naturale fare il confronto tra il bacio-morso avuto con Malfoy e lo scambio non proprio tranquillo sottoforma di baci avvenuto con Riddle.

Per Godric! Che cosa aveva fatto di male per andare a cacciarsi in quella situazione? E per di più con due dei peggiori Serpeverde che avesse mai avuto la “fortuna” di incontrare.

Ed ecco che i suoi pensieri erano tornati prepotenti a incentrarsi su quell’idiota di Riddle.

Guarda un po’ se doveva cacciarsi nei guai per andare a cercare colui che era la fonte principale di tutti i suoi problemi, e benché continuasse a sentire quella voce che gli consigliava di lasciarlo nella merda o dovunque in quel momento si trovava, proprio non riusciva a darle retta.

 

“Istinto ribelle Grifondoro del cazzo!” Pensò irritato.

 

Per Godric, dove si era cacciato? E per quale assurdo motivo lui si trovava lì a cercarlo?

In quel momento non era in grado di rispondere a nessuno di questi più che ragionevoli  quesiti, ma doveva fare in fretta, il brutto presentimento non si era ancora dissipato, anzi, se possibile era quasi diventato una certezza.

 Aumentò l’andatura trovandosi veramente a correre come se avesse avuto alle spalle Voldemort stesso che si divertiva a lanciare Avada Kedavra a gogò.

I suoi passi risuonavano come quelli di un elefante in una cristalleria. L’unica cosa che si udiva era il fruscio del vento che sembrava come accompagnarlo nella sua corsa, come la carezza lieve di un amante sulla pelle nuda. Sembrava di essere approdati in un film bianco e nero, senz’audio, dove gli unici suoni udibili erano i suoi passi che s’infrangevano sull’asfalto, e quella lieve brezza che scompigliava i suoi capelli corvini.

Era come se tutto attorno a lui si fosse improvvisamente fermato, almeno finché non si scontrò contro qualcosa.

Era certo di non essere andato contro nessun muro o palo della luce che fosse, ma non ci avrebbe messo la mano sul fuoco poiché stava correndo mentre guardava dalla parte opposta.

Ottima cosa a quanto parve.

Ebbe la conferma quando sentì una serie d’imprecazioni provenire dalla “cosa” cui era andato contro; tirò un invisibile sospiro di sollievo quando si rese conto che finalmente il battere del suo cuore avrebbe potuto rallentare la sua folle corsa. Ma la sensazione di sollievo non durò molto a lungo quando qualcos’altro affiorò nella sua mente:

 -Riddle brutto imbecille che non sei altro- scattò urlandogli contro ancora semi sdraiato sul cosiddetto “brutto imbecille”.

-Potter? Esclamò l’altro irritato e sorpreso allo stesso tempo cercando di issarsi sui gomiti per non rimanere completamente sdraiato sotto Potter che non sembrava per nulla intenzionato a levarsi  dalla posizione in cui si trovava, mentre con uno sguardo veloce percorreva la figura del grifondoro da cima a fondo. Si rese vagamente conto che la sua voce era uscita in modo strano, forse troppo roca o troppo sollevata quasi, ma decise di non dargli troppa importanza.

Per un momento rimasero entrambi immobili, Tom ancora a terra appoggiato malamente sui gomiti ed Harry invece malamente appoggiato a lui. L’unica cosa certa era che i loro visi erano a pochissima distanza l’uno dall’altro e i loro respiri irregolari e veloci si fondevano tra loro.

-Potter sei un idiota!- proruppe la voce seccata di Riddle cercando di levarselo da sopra con l’unico risultato di farlo ruzzolare di lato.

-Ehi ma…-

-Piantala di lagnarti e alzati-

“Idiota”-pensò il grifondoro mandandolo mentalmente al diavolo. E lui che si era preoccupato per quello sterco di troll. Forse in quel momento gli idioti erano in due!

Si alzò imprecando nuovamente contro il moro il quale, non degnandolo nemmeno di uno sguardo, mise le mani in tasca incamminandosi lungo la strada da dove gli era piombato addosso Potter, sperando che fosse quella che l’avrebbe ricondotto a quella stupida casa babbana.

Harry ancora frastornato per tutto quel susseguirsi di fatti, ci mise un po’ a rendersi effettivamente conto che Tom lo stava lasciando lì come uno scemo, impalato nel bel mezzo della strada.

Si mise a correre per raggiungerlo fermandolo bruscamente dal braccio e facendolo voltare verso di se.

-Ma che…?-

-Adesso tappati quella bocca e ascoltami- sbraitò invece il grifondoro ormai seccato di tutta quella situazione.

-Si può spere dove sei stato finora? Sia chiaro, non me ne frega un cazzo se ti fosse successo qualcosa, ma finché sei qui non puoi andartene in giro e…-

-Hai paura che faccia fuori qualcuno o paladino dei buoni?- Lo interruppe ironicamente l’altro sottraendosi bruscamente dalla presa che la mano di Potter esercitava ancora sul suo braccio.

-Fanculo Riddle! Ricordati per un attimo con chi diavolo sto parlando e forse il tuo cervello da signore oscuro riuscirà a trovare da solo la risposta-.

Tom strinse gli occhi fulminandolo, facendo inevitabilmente scorrere mille brividi lungo la schiena del moro che si pentì quasi subito per le parole appena uscite dalle sue labbra.

“Maledizione alla mia boccaccia” pensò osservando il corpo rigido di Tom e i suoi occhi diventare come fiamme.

Si morse la lingua per trattenersi dal chiedergli scusa, dopotutto aveva un orgoglio anche lui e non si sarebbe di certo abbassato a chiedere scusa ad uno come Riddle.

Sostenne lo sguardo del serpeverde finché non lo vide muoversi di scatto e cominciare ad incamminarsi verso la parte opposta a quella dove stava andando in precedenza.

Il moro strinse maggiormente i pugni fino a farsi diventare le nocche completamente nivee voltandosi a osservare la figura del suo nemico percorrere rigida una strada che in quel momento non avrebbe dovuto percorrere.

Si diede nuovamente dell’idiota rincorrendolo per l’ennesima volta e buttando così il suo orgoglio nel cesso. La giornata era stata già abbastanza lunga e snervante di per sé, non era il caso di aggiungere altra acqua al bicchiere già pieno.

-Stammi lontano Potter o potrei decidere veramente che uccidere qualcuno in questo momento sia la cosa più saggia da fare. O magari vuoi essere qui per poterlo evitare e salvare il povero malcapitato- ironizzò tagliente come una lama senza però girarsi a guardarlo negli occhi, mantenendo la sua andatura costante tanto  da costringere l’altro ad aumentare il passo per stargli dietro.

-Senti mi dispiace…-

- Risparmiati  la commedia Potter. Non me ne frega un cazzo di quello che può pensare quella tua stupida testa da grifondoro- ribatté duramente.

Harry incassò il colpo ma non era deciso a demordere, e se Riddle voleva metterla su questo piano, facendo l’offeso, lui l’avrebbe contrastato con la stessa identica moneta.

-Beh hai ragione sai…per quale motivo dovrei sentirmi in colpa dell’aver dato dell’assassino a colui che un giorno lo sarà? A colui che mi rovinerà la vita?- esclamò ironicamente con un tono di voce del tutto in contrasto con la luce pericolosa che le sue iridi smeraldine stavano trasmettendo in quel momento.

-Scusami mi sento estremamente in colpa futuro signore oscuro dei miei stivali! Ti prego uccidimi ora,così almeno metterai fine a questo schifo di vita che mi hai costretto a vivere- si sfogò tutto d’un fiato mentre quelle parole rimbombavano nel silenzio assoluto che gli avvolgeva come il velo invisibile della morte. Nessun’altro suono sembrava varcare quell’invisibile confine tra loro ed il resto del mondo.

-Sai è meglio così! Levati dalla mia vita non voglio mai più vederti e così guardare ogni giorno in quegli occhi che saranno testimoni di tutti i crimini orribili che un giorno commetterai! Ah si… e quando ci arriverai, salutami l’inferno perché quello è l’unico posto dove potranno mai accoglierti!- E dopo essersi sfogato si girò furioso deciso a mettere quanta più strada possibile tra lui e Riddle.

 

 

 

CLAP,  CLAP,  CLAP

 

 

-Ahi, ahi, ahi!  Potter, che caratterino! –

 

 

Entrambi non ebbero modo di fare alcunché che la cicatrice di ognuno prese a bruciare lacerandoli la pelle, e mentre le loro urla varcarono la sottile barriera che impediva loro di non farlo, si trovarono entrambi a  terra augurandosi che quel dolore finisse il più presto possibile, mentre una risata sinistra riempì le loro menti paralizzandoli sul posto.

“Maledizione! Lo sapevo!”

La risata di Lord Voldemort rimbombò nelle loro orecchie come l’eco della morte nella loro anima. Una presenza che per quanto uno si impegni di scacciare ci accompagna in ogni momento della nostra esistenza.

Riddle, cercando di ignorare le lancinanti fitte che sembravano volerli lacerare la spalla,  si rimise, non con poca fatica, in piedi, maledicendosi nuovamente per non avere la bacchetta con se, o per meglio dire, per non averla per niente.

Inconsapevolmente lanciò una breve occhiata a Potter trovandolo ancora disteso a terra con le mani che premevano furiose sulla fronte.

 

“Maledizione”

 

Strinse i pugni tornando a guardare in quei rubini rossi che gli avevano segnato la vita. Un moto d’ira si impadronì di lui quando vide il ghigno che il Lord gli stava rivolgendo. Le nocche stavano diventandogli bianche mentre il suo sguardo era una lama affilata per chiunque avesse in quel momento osato incontrarlo.

-Harry Potter e….me- decise infine il Lord oscuro spostando lo sguardo dall’uno all’altro.

-Io non sono te- la voce di Tom era, se possibile, ancora più spaventosa di quella del suo alter ego più anziano.

- Tu dici mio giovane me?- Lo derise il Lord avvicinandosi lentamente alla figura rigida di Riddle.

-Sssai, tu sssei essattamente “me”! Nulla ti impedirà di diventarlo nuovamente. La voglia di prevalere, di dissstinguerti, di diventare il migliore, di sssterminare  gli essseri a noi inferiori, la voglia di conoscenza, di rissscatto… di uccidere… -concluse con lo sguardo ormai del tutto infuocato -ssscorre  nelle tue vene quanto nelle mie, mio giovane me - sibilò nella nobile lingua di Salazar Serpeverde, ormai a pochi centimetri dal volto del ragazzo prima di graffiargli il volto con le lunghe unghie affilate.

Tom non emise alcun gemito mentre il rivolo di sangue scorreva veloce lungo il suo zigomo destro e spariva tra le pieghe della maglia, macchiando il lungo collo niveo in esposizione.

Harry seguì distrattamente gli strascichi di conversazione tra i due maghi, troppo preso dal dolore che sembrava volergli spaccare la testa a metà, ma quando vide lo spostamento di Voldemort verso Tom tentò di alzarsi per raggiungere RIddle e possibilmente allontanare il più possibile Voldemort da lui, ma le gambe non ressero il peso del suo corpo facendolo nuovamente accasciare al suolo.

Che diavolo gli stava accadendo?

Non era mai stato così male come in quel momento, nonostante tutti gli incontri  faccia  a faccia col caro Voldemort a cui aveva partecipato da quando ne aveva memoria, non aveva mai provato quella sensazione di assoluta impotenza.

Non riusciva a spiegarsi del perché le sue gambe tremassero in quel modo così troppo evidente a suo parere, come se ad alimentarle ci fosse una fottuta paura nei confronti di quel cazzo di un signore oscuro.

Ma non era così. La paura in quel momento era l’ultima cosa che  riempiva il suo cuore e guidava le sue azioni.

 

-Stanco piccolo Potter?- sibilò Voldemort malignamente osservando il suo nemico mordersi le labbra per non urlare dal dolore.

Oh si, sapeva benissimo che cosa stava provando il ragazzo a terra, e soprattutto, sapeva il perché.

 

-Ah ah ah –

- Fa tanto male, vero Potter? Lo senti il dolore che ti sto causando piccolo moccioso?

 

-Fott… fottiti- sbraitò invece il moro cercando di non rilasciare con quelle parole il dolore che sentiva dentro la sua anima, facendo ghignare per una frazione di secondo il volto stanco di Riddle..

Lo sguardo del Lord Oscuro divenne sangue puro in una frazione di secondo e in quel preciso istante la cicatrice esplose lacerandoli quella piccola porzione di pelle segnata a vita dal marchio di Voldemort.

 

-Questo non è niente Potter-

-Crucio-

 

L’urlo del moro sovrastò il suono orribile di soddisfazione emesso da  Voldemort, e senza che nessuno se ne rese conto, anche il ringhio fuoriuscito dalle labbra di Tom, il quale strinse con forza i pugni facendo violenza su se stesso per non scattare e fare il più male possibile a quel mostro che gioiva di quell’insano divertimento, a costo anche di prenderlo a pugni.

E forse è quello che fece, o forse no, ma vedere l’incantesimo interrotto e Potter non urlare più, lo disorientò per un istante.

Si ritrovò lo sguardo penetrante del Lord addosso e un malcelato divertimento irradiarsi da esso.

 

-Ridicolo- sussurrò scrutando il se stesso più giovane con evidente disgusto non abbandonando mai del tutto l’espressione precedentemente apparsa sul suo volto serpentino.

 

Si avvicinò lentamente alla figura di Tom non interrompendo mai il contatto visivo appena creato.

 

-Era rabbia mio giovane me quella di poco prima? O paura?- insinuò del tutto disgustato da entrambe le possibilità. –Stavo facendo troppo male al piccolo Potter? Sibilò ad una distanza così minima  da sembrare nulla.

Non lo avrebbe mai ammesso, ma quelle parole così sussurrate al suo orecchio, gli causarono una sensazione di nausea mai provata. Si sentiva come disgustato nell’avvertire quella presenza così vicina a se.

- Per quanto mi riguarda avresti anche potuto ucciderlo- proruppe bruscamente in serpentese contrariamente al suo stato d’animo interiore, allontanandosi bruscamente da Voldemort.

 

Passarono lunghi istanti in cui l’unico rumore presente era costituito dal fiato pesante emesso da Potter ancora  inginocchiato a terra.

Col scemare del dolore causato dalla maledizione senza perdono anche il dolore alla cicatrice sembrò scomparire con esso, lasciando solo un fastidioso prurito a testimoniare il dolore appena trascorso.

 

Alzò velocemente il viso puntando il suo sguardo di giada su quelli che avrebbero dovuto essere i suoi peggiori nemici, uno in particolare, incontrando per una frazione di secondo lo sguardo onice di Tom, e ciò che vi lesse dentro lo inquietò. Le sue iridi sembravano volergli comunicare quanto più odio possibile, in un modo che non aveva mai visto sul viso di Riddle.

Che c’e l’avesse ancora con lui per la litigata di prima?

Ridicolo! Non in una situazione come quella almeno.

 

-Ne  sei proprio sicuro mio giovane me? Il ghigno con cui Voldemort si rivolse a Tom gli fece scorrere i brividi lungo tutta la colonna vertebrale; era una cosa da ghiacciare il sangue osservare quei due che si fronteggiavano, forse perché una volta Voldemort era Tom Riddle o forse perché un giorno Tom sarebbe stato Voldemort.

 

Tom si voltò velocemente ben conscio di cosa quelle parole avrebbero comportato.

 

-Addio Potter- sentenziò Voldemort con una luce pericolosa nello sguardo, prima di sollevare lentamente la bacchetta gemella alla sua e puntargliela contro.

 

-Avada Kedavra-.

 

 

 

 

Finitooooooooo!!!!

Come vi sembra? Mi farebbe molto piacere sapere cose ne pensate soprattutto perché ho fatto veramente fatica a scrivere questo capitolo sia per le mani sia per mancanza di ispirazione.

Un piccolo commento mi farebbe veramente piacere!

Scusate se non rispondo alle recensioni ma proprio non posso!

Un grazie comunque a tutti!

Baci Selene!!!

 

  
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