Titolo della storia:
Little fairytale.
Titolo del capitolo: Sunlight
Personaggi:
Masrur / Sharrkan / Ja'far / Sinbad
Rating: Arancione
Note dell'autore:
Long-fic / AU / Contenuti forti / Shonen-ai
Disclaimer:
Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del
mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.
.Sunlight.
Sinbad.
Come un fulmine a ciel sereno quel nome attraversò gli occhi
di Ja'far, un lampo di luce che esplose solo quando un piccolo
strattone lo costrinse a far cadere piccole e umide gocce di sudore sul
terreno secco: una manina scarna, bianca come le ossa appena sotto la
pelle, andava abbassando un lembo dell'ampia maglia indossata dal
ragazzo più grande. Masrur non gli avrebbe mai mentito e non
lo fece nemmeno in quel momento, perché dopo aver attirato
l'attenzione della figura più simile ad un genitore,
l'indice della manina libera scivolò oltre, indicando una
figura in ombra sulle scalette per il ponte.
Per quanto Ja'far si vantasse di essere una persona coraggiosa, in
grado di sostenere lo sguardo di chiunque, non riuscì a
rimanere un solo secondo di più immerso in quei globi
dorati, pronti a guardarlo con incredulità mano nella mano
con uno Sharrkan un po' spaventato, forse, ma estasiato da chi gli si
era avvicinato pochi istanti prima. Niente avrebbe potuto fasciare
meglio il corpo alto dell'uomo come quel completo leggero, quella
camicia di lino e quella giacca nera insistentemente poggiata sulle
spalle. Le labbra di Ja'far si mossero, nessun suono riuscì
ad essere articolato prima che la sua voce lo investisse.
« Ja'far? Sei proprio tu? » La voce era diversa da
come la ricordava: più profonda, gutturale e tintinnante a
causa di quei cerchi d'oro ai lobi delle orecchie. Eppure lo sguardo,
la forma del viso, mai avrebbe potuto dimenticare quel ragazzino
fastidioso che più di una volta aveva provato ad uccidere,
per rubare proprio quegli orecchini ora tanto osservati da un
silenzioso Masrur, prontamente fatto nascondere dietro le proprie
gambe. « ... S-Sharrkan, vieni qui, non avvicinarti a lui.
» Non fece cenno di averlo visto ma si chinò
leggermente sulla schiena, richiamando a sé il bambino
più scuro, che ancora stringeva al petto la pagnotta intera
lasciata dal compagno più piccino. Proteggerli, ecco cosa
voleva fare: evitare che quell'uomo posasse i suoi occhi su di loro,
dighignando i denti e rivolgendo la lama del coltellino verso... una
mano tesa.
« Sì, sei proprio tu. » Sinbad
sorrideva, ora, dopo aver sceso le scalette e aver poggiato la suola
delle scarpe eleganti su quella ghiaia che era il loro pavimento,
buttando uno sguardo verso la catapecchia come avevano come tetto,
finendo la sua corsa col petto contro la lama di quel coltello sporco.
Non vi era paura, solo una quieta accettazione dello sguardo da bestia
spaventato che andava rivolgendogli l'albino e degli occhi dei bambini,
pieni di fame, di meraviglia e di tremore. « Come ai vecchi
tempi. Che ne dici di una... rimpatriata? Venite da me. »
Nessuna fiducia da parte di Ja'far, solo un ringhio basso e cupo, le
sopracciglia sottili che si aggrottarono sulla fronte, i denti
sfavillanti come quelli di una bestia, fino a quando... una vocina non
interruppe quel comportamento animale, quella paura, odio ancestrale.
Masrur, stringendo la manina libera di Sharrkan, si era liberato dalla
protezione di Ja'far per mettersi tra lui e Sinbad, proteggendo l'altro
ma rimanendo con lo sguardo fermo di qualcuno molto, molto
più maturo. « ... solo se hai della carne.
»
Secondi di silenzio seguirono quella piccola affermazione, rotti da una
risata grande, carica di vero divertimento, ignara di quel coltello
puntato nella sua direzione. « Per farti crescere grande e
forte. » Si sarebbe dovuto fidare, Ja'far, del giudizio dei
bambini? La lama si abbassò lentamente, ma non le
ostilità di un ragazzo pronto a cedere tutto, ma non la
libertà. Un sussurro scivolò attorno a quel lobo
decorato, prima che passasse avanti per prendere le poche cose che
possedevano. « Ti ucciderò, se li toccherai. E'
una promessa. »
Ma niente avrebbe potuto cancellare il sorriso dalla faccia di Sinbad.
Nemmeno le vuote minacce di qualcuno all'orlo della disperazione.
« Sinbad. » Forse solo un nome, lasciato cadere
contro l'aria immobile.
.The
End.
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Perdonate l'inclemente ritardo. q_q
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