Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Assasymphonie    26/01/2014    1 recensioni
Quando dall'Inferno si passa al Paradiso, quando dal freddo della strada si passa al calore di una casa.
Quando la vita comincia solo grazie ad una mano tesa.
{ AU- SinJa, MasSharr }
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ja'far, Masrur, Sharrkan, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Titolo della storia: Little fairytale.
Titolo del capitolo: Sunlight
Personaggi: Masrur / Sharrkan / Ja'far / Sinbad
Rating: Arancione
Note dell'autore: Long-fic / AU / Contenuti forti / Shonen-ai
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.

.Sunlight.

Sinbad.
Come un fulmine a ciel sereno quel nome attraversò gli occhi di Ja'far, un lampo di luce che esplose solo quando un piccolo strattone lo costrinse a far cadere piccole e umide gocce di sudore sul terreno secco: una manina scarna, bianca come le ossa appena sotto la pelle, andava abbassando un lembo dell'ampia maglia indossata dal ragazzo più grande. Masrur non gli avrebbe mai mentito e non lo fece nemmeno in quel momento, perché dopo aver attirato l'attenzione della figura più simile ad un genitore, l'indice della manina libera scivolò oltre, indicando una figura in ombra sulle scalette per il ponte.
Per quanto Ja'far si vantasse di essere una persona coraggiosa, in grado di sostenere lo sguardo di chiunque, non riuscì a rimanere un solo secondo di più immerso in quei globi dorati, pronti a guardarlo con incredulità mano nella mano con uno Sharrkan un po' spaventato, forse, ma estasiato da chi gli si era avvicinato pochi istanti prima. Niente avrebbe potuto fasciare meglio il corpo alto dell'uomo come quel completo leggero, quella camicia di lino e quella giacca nera insistentemente poggiata sulle spalle. Le labbra di Ja'far si mossero, nessun suono riuscì ad essere articolato prima che la sua voce lo investisse.
« Ja'far? Sei proprio tu? » La voce era diversa da come la ricordava: più profonda, gutturale e tintinnante a causa di quei cerchi d'oro ai lobi delle orecchie. Eppure lo sguardo, la forma del viso, mai avrebbe potuto dimenticare quel ragazzino fastidioso che più di una volta aveva provato ad uccidere, per rubare proprio quegli orecchini ora tanto osservati da un silenzioso Masrur, prontamente fatto nascondere dietro le proprie gambe. « ... S-Sharrkan, vieni qui, non avvicinarti a lui. » Non fece cenno di averlo visto ma si chinò leggermente sulla schiena, richiamando a sé il bambino più scuro, che ancora stringeva al petto la pagnotta intera lasciata dal compagno più piccino. Proteggerli, ecco cosa voleva fare: evitare che quell'uomo posasse i suoi occhi su di loro, dighignando i denti e rivolgendo la lama del coltellino verso... una mano tesa.
« Sì, sei proprio tu. » Sinbad sorrideva, ora, dopo aver sceso le scalette e aver poggiato la suola delle scarpe eleganti su quella ghiaia che era il loro pavimento, buttando uno sguardo verso la catapecchia come avevano come tetto, finendo la sua corsa col petto contro la lama di quel coltello sporco. Non vi era paura, solo una quieta accettazione dello sguardo da bestia spaventato che andava rivolgendogli l'albino e degli occhi dei bambini, pieni di fame, di meraviglia e di tremore. « Come ai vecchi tempi. Che ne dici di una... rimpatriata? Venite da me. »
Nessuna fiducia da parte di Ja'far, solo un ringhio basso e cupo, le sopracciglia sottili che si aggrottarono sulla fronte, i denti sfavillanti come quelli di una bestia, fino a quando... una vocina non interruppe quel comportamento animale, quella paura, odio ancestrale. Masrur, stringendo la manina libera di Sharrkan, si era liberato dalla protezione di Ja'far per mettersi tra lui e Sinbad, proteggendo l'altro ma rimanendo con lo sguardo fermo di qualcuno molto, molto più maturo. « ... solo se hai della carne. »
Secondi di silenzio seguirono quella piccola affermazione, rotti da una risata grande, carica di vero divertimento, ignara di quel coltello puntato nella sua direzione. « Per farti crescere grande e forte. » Si sarebbe dovuto fidare, Ja'far, del giudizio dei bambini? La lama si abbassò lentamente, ma non le ostilità di un ragazzo pronto a cedere tutto, ma non la libertà. Un sussurro scivolò attorno a quel lobo decorato, prima che passasse avanti per prendere le poche cose che possedevano. « Ti ucciderò, se li toccherai. E' una promessa. »
Ma niente avrebbe potuto cancellare il sorriso dalla faccia di Sinbad. Nemmeno le vuote minacce di qualcuno all'orlo della disperazione. « Sinbad. » Forse solo un nome, lasciato cadere contro l'aria immobile.

.The End.

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Perdonate l'inclemente ritardo. q_q
   
 
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