Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Assasymphonie    30/09/2013    2 recensioni
Quando dall'Inferno si passa al Paradiso, quando dal freddo della strada si passa al calore di una casa.
Quando la vita comincia solo grazie ad una mano tesa.
{ AU- SinJa, MasSharr }
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ja'far, Masrur, Sharrkan, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Titolo della storia: Little fairytale.
Titolo del capitolo: Prologue
Personaggi: Masrur / Sharrkan / Ja'far / Sinbad
Rating: Arancione
Note dell'autore: Long-fic / AU / Contenuti forti / Shonen-ai
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.


.Prologue.


« Masrur, Sharrkan! » Una voce argentina rintoccò ovunque, sotto il largo ponte di pietra della città araba; accarezzò lentamente i vecchi tappeti logori usati in funzione di muri e andò a posarsi dolcemente su una vecchia tenda dismessa e su due giacigli grandi, ma non abbastanza. Il canale scorreva lento e placido a pochi metri di distanza e la luce del sole a picco nel mezzogiorno arabo colpiva senza pietà una testa carica di capelli bianchi china su un involto messo direttamente contro il petto.
Ja'far sospirò piano, alzando gli occhi grigi per andare a cercare le due persone che aveva chiamato poco prima; erano solo due bambini, chissà dove diamine avevano potuto andarsi a ficcare! Ma fu facile individuare due teste ben riconoscibili, una rossa come il fuoco e una bianca come le ossa, anticipatrici dei loro padroncini.
Ormai era un anno che vivevano in quelle condizioni, scappati da un orfanotrofio che non li aveva mai voluti veramente, finiti ad elemosinare la propria vita per strada e- « Ho qualcosa da mangiare, venite! » Ormai le due testoline si erano fatte molto più vicine e i loro padroncini ben visibili, di fronte alle iridi color dell'argento del quindicenne. Due bambini di otto e sette anni, con nient'altro addosso che larghe canottiere di cotone e pantaloni sdruciti e sporchi. Scene come questa se ne vedevano così tante che nessuno avrebbe fatto caso ai loro piedi sporchi di terra e di fango, ai loro occhi testimoni di chissà quale atrocità e alle loro voci mentre giocavano in mezzo all'acqua sporca di un canale troppo piccolo.
Il primo ad arrivare sotto la protezione del ponte fu Sharrkan, dalla pelle scura e i capelli bianchi anch'essi: probabilmente non sarebbe potuto esistere un bambino più bello, una cornice perfetta per due grandi occhi verdi che ora fissavano Ja'far pieni di speranza e- « Mas, vieni! » E una voce anche piuttosto acuta, che incitava a muoversi l'altro bambino.
Di un anno più piccolo, Masrur era un bambino strano: taciturno, contemplativo e dalla forza fisica non normale per un bambino così piccolo. I capelli rossi e gli occhi marrone-dorati gli attiravano sempre troppi sguardi straniti, ma mai nulla come la magrezza forse troppo accentuata di quel corpo di bambino che si avvicinò piano, a passi piccoli ed affiancandosi a Sharrkan nemmeno volesse proteggerlo dal cibo stesso.
Ja'far sorrise piano a quella scena, salutando entrambi con una carezza sulla guancia: era andato alla mensa dei poveri quella mattina molto presto, e nonostante la fatica tutto quello che aveva potuto rimediare erano state due pagnotte di pane morbido e tre fette di carne secca. Non era molto... anzi, non era niente, pensava il maggiore. Doveva nutrire quei due bambini i cui occhi vedeva allargarsi di meraviglia di fronte al cibo che si mise a dividere, usando le mani ed un coltellino trovato per caso nella cucina dell'orfanotrofio. Era l'unica arma che possedesse.
« Una fettina a me, una fettina a Sharrkan e una fettina a Masrur... » Sapeva benissimo che quel poco di carne non li avrebbe aiutati affatto, era così palese mentre i due più piccoli divoravano la carne in due bocconi voraci. L'espressione si fece dolorosamente reale solo in seguito, quando prese mezza pagnotta per sé e lasciò il resto ai due bambini: fu Masrur, come al solito, a prendersi la metà rimanente e a portarsela al petto per allontanarsi e sedersi sulla riva del canale. Sharrkan lo seguì con il pane intero tra le manine scure, e solo allora Ja'far si concesse un tremito delle mani.
Come avrebbero potuto continuare in quel modo?
Masrur era sull'orlo della fame ma nonostante tutto continuava a lasciare che Sharrkan vivesse meglio e... e lui? Ja'far arrancava, Ja'far continuava.
E Ja'far vide. Fu un solo attimo, un battito di ciglia lungo il marciapiede al livello superiore della strada, ma bastò a paralizzarlo. Due occhi d'oro, lunghi capelli dai riflessi violacei. E un nome, sussurrato in modo muto.
Sinbad.

.The end.
   
 
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