- Non dovrei
essere qui. -
- Non dovrebbe
esserci nessuno. – sospirò Chris cercando di far scudo col proprio
corpo per salvare Naomi dalla folla che li stava schiacciando verso le
transenne. – Dove cavolo è finito quello là? –
-
Credo…credo stia parlando con i bodyguard. – Naomi si alzò
sulle punte dei piedi per vedere oltre le poche teste che li separavano dal
backstage. Due uomini forzuti si erano posizionati proprio davanti a loro e
avevano uno sguardo estremamente feroce.
- Salve,
scusate… - disse Naomi cercando
di attirare l’attenzione dei due energumeni, ma incerta se continuare o
meno, considerando gli sguardi che le cominciavano a lanciare.
Le cose stavano
così: dopo la fatidica sera all’Old Pub,
Pietro non aveva smesso di pensare a Bart. Era diventata una dolce ossessione,
ma pur sempre un’ossessione.
Risultato: a Estetica
lo avevano rimandato ed era rimasto intrattabile per giorni. Una sera, a cena
da Nathan e Naomi, non riuscì più a contenersi.
- La cosa che
più mi fa imbestialire è che non ho assolutamente controllo su me
stesso. Mi impongo di fare qualsiasi cosa, studiare, lavorare con profitto,
costruire un futuro, fare un passo dopo l’altro…invece tutto alla
fine si riduce a pensare a quando lui lascia il mio appartamento, incazzato. Mi
sento ancora male per quello che è successo. -
Naomi gli pose
la mano sul braccio. – E’ normale sentirsi un po’ sottosopra
quando si è innamorati. Anche noi lo abbiamo passato. –
lanciò un’occhiata di sbieco a Nathan, intento ad aprirsi la terza
birra della serata. – Non stai bevendo un po’ troppo, tu? –
gli chiese, accusatoria.
- Secondo me
devi lasciare perdere e basta. – Nathan ignorò la coinquilina e li
raggiunse al tavolo dove erano seduti gli altri due. – Lo sappiamo
entrambi come girano le cose in questo mondo. Hai avuto ragione a trattarlo con
indifferenza, quella notte, e adesso devi solo....andare avanti. -
- Ma non ci
riesco, è questo il punto! – esclamò l’altro, esasperato.
– Credi che non ci abbia pensato? –
- Io credo che
reprimere i propri sentimenti non sia una buona idea. – cercò di
introdursi nella conversazione Naomi, mantenendo un tono di voce moderato.
- Ammesso che lo
faccia, cosa cambierebbe? –
- Potrebbe
cercare di vederlo, parlare con lui, sistemare la faccenda… -
- E come? I musicisti
non sono esattamente le persone più normali del mondo, e quelli famosi
non sono poi ‘così raggiungibili’. – rispose in tono
ironico Nat. Naomi gli lanciò
un’occhiata di fuoco. Pietro teneva lo sguardo basso verso il suo
cellulare, appoggiato sulla tovaglia.
- In qualche
modo una soluzione si troverà. – taglio corto la donna. – Ma
tu sei sicuro di volerlo rivedere? – si rivolse al ragazzo, dubbiosa.
- Io… non
so. Penso di sì. Insomma, sì! Vorrei almeno chiarire quello che
c’è stato fra noi. Capire se c’era qualcosa o se è
stata solamente una mia cazzo di fantasia! –
- Allora ci
inventeremo un piano. – aggiunse Nathan, finendo la sua birra e
schiaffando la bottiglia un po’ troppo rumorosamente sul tavolo.
- AJ ha una
cattiva influenza su di te, sappilo. – furono le laconiche parole di
Naomi.
Il problema era
quindi: come riuscire a incontrare Bart? Pietro aveva trovato il numero del
gruppo all’Old Pub e così aveva contattato il manager, ma questo
non dava i recapiti dei musicisti al primo che lo chiamava al telefono e
perciò la cosa si concluse con un nulla di fatto. Si mise quindi alla
ricerca di qualche concerto nei dintorni di Washington, ma scoprì che la
band era appena partita per un tour in Europa.
***
- Io lo uccido.
– cominciò a mormorare Chris. – A dire la verità non
so se fare fuori prima lui o questo dannatissimo stronzo che continua a tirarmi
gomitate nel fianco. -
- Ti prego,
resta calmo. Sono sicura che tra poco torna. –
- Sei fin troppo
ottimista. – Naomi era sotto il palco, proprio davanti a lui, ed egli ne
approfittò per abbracciarla da dietro. – Lo faccio solo per
proteggerti dalla calca. –
- Certo. –
Naomi sorrise, poi lanciò un’occhiata a Pietro, in piedi vicino a
lei. Era agitato e continuava a lanciare occhiate nervose al palco. –
Tutto bene? –
- Io?
Sì..voglio dire…non lo vedo da mesi…forse non sarei dovuto
venire. – ripeté meccanicamente.
Naomi
lanciò uno sguardo all’indietro, verso il suo compagno.
- Andrà
tutto alla grande, amico. – cercò di rasserenarlo burberamente il
meccanico. Prima di poter aggiungere qualsiasi altra cosa (non aveva idea
quale, lui non era un dannatissimo damerino il cui punto di forza era parlare
di sentimenti) vide una testa familiare. – Alla buon’ora Gary! Te
la sei presa comoda! -
- Ehi, non
è mica una cosa semplice! – Gary, il collega dell’officina,
arrivava tranquillamente dal backstage con un bicchiere di birra in mano. Si
avvicinò ai due energumeni e parlottò per qualche secondo, poi
fece cenno ai suoi amici di raggiungere le transenne.
- Mettetevi
questi. – disse, consegnando loro i pass. – E statemi vicini. Non
so cosa tu abbia fatto a Bart Cameron, ragazzino, – aggiunse, parlando
sottovoce all’orecchio di Pietro mentre gli altri suoi amici entravano
nel priveè situato dietro il palco. –
sta di fatto che, se non fosse stato per lui, voi non sareste entrati e io
questa birra avrei dovuto pagarla. –
***
Pietro si
aggirava nel backstage chiedendo informazione a chiunque gli capitasse. Tra
fonici, groupies, manager e tecnici di ogni sorta
nessuno sembrava volersi fermare per aiutarlo.
Aveva perso i
suoi accompagnatori già da qualche tempo: Chris e Naomi avevano
raggiunto il bar interno e non si erano fatti tanti problemi a servirsi,
osservando curiosi la varia umanità raggruppata in quel luogo. Gary si
era messo d’impegno e ci provava con una splendida bruna con la puzza
sotto il naso. Pietro sbuffò all’ennesimo buco nell’acqua
quando un tipo lo mandò a quel paese senza tanti complimenti. Stava per
mollare e dirigersi verso il bar, deciso ad aspettare la fine del concerto,
quando sentì qualcuno pronunciare il suo nome.
Si girò
verso il corridoio affollato dei camerini. Davanti a lui, a qualche metro di
distanza stava Bart, sorridente. Aveva il viso dipinto con una terribile
maschera da teschio e un’enorme nuovo tatuaggio lungo tutto il petto.
Pietro si
sentì mancare.
Si avvicinarono.
Bart gli chiese sorpreso cosa ci facesse lì, quella sera.
- Un mio amico
ha lavorato in questo palazzetto per qualche tempo e ha ancora delle
conoscenze. Ci siamo imbucati. – cercò di spiegare, calmo, il
ragazzo.
- E’ una
bella sorpresa. Mi fa piacere vederti. –
Pietro
restò in silenzio per qualche secondo, incerto se confessargli lì
i propri sentimenti, senza tanti giri di parole, all’improvviso, poi
cambiò idea: non sapeva proprio da che parte cominciare. – Anche
per me. – disse, con un soffio.
Il sorriso di
Bart divenne ancora più grande. – Senti, tra cinque minuti devo
andare in scena. Quando tutto questo è finito, potremmo, non so…
parlare. Bere qualcosa assieme. –
- Certo,
volentieri. -
- Perfetto.
Vedrai che live, abbiamo in serbo delle sorprese mica male! –
***
A Gary non
interessava il concerto, non gli interessavano i Moonchild.
A lui faceva piuttosto schifo l’heavy metal,
preferiva molto di più il rock dei motociclisti, come lo chiamava lui. Questo
non significava gli dispiacesse essere al palazzetto dello sport durante il
concerto di un band famosa. Quale momento migliore per conoscere bellissime
donne pronte a tutto per i loro beniamini, o semplicemente per divertirsi un
po’? Senza contare il bere gratis del backstage. Con tutto quel ben di
Dio la musica passava in secondo piano e poteva anche essere sopportata.
Gary aveva
cominciato a tampinare una bruna con il piercing al naso e le labbra rosse, ma
purtroppo sembrava già impegnata con qualcuno che, stando a ciò
che diceva la suddetta ragazza, sarebbe stato molto contento di fare la sua
conoscenza. Il meccanico pensò bene di squargliarsela prima che le cose
si mettessero male.
A metà
del concerto, mentre davanti al palco si scatenava un putiferio di luci e suoni
Gary raggiunse la zona dei banchi
mix per chiacchierare con qualcuno dei suoi vecchi colleghi.
Dieci anni prima
Sam era stato il mentore di Gary, appena assunto come ragazzo di fatica. I due
si salutarono calorosamente. – Allora qualche volta ti ricordi di noi!
–
- E come potrei
dimenticarmene? – aggiunse lui, sedendosi vicino al fonico. – Ho
passato alcuni degli anni più divertenti della mia vita in questo posto!
-
- Sì,
ricordo, eri un animale da party…non te ne perdevi uno, dopo ogni
concerto eri nel priveè a divertirti con
qualche strafiga. Giuro, non ho mai capito come riuscissi a presentarti la
mattina dopo a lavoro senza aver dormito! –
- Avevo poco
più di vent’anni, erano altri tempi. Allora, vecchio mio, come te
la passi? –
I due restarono
a parlare un po’, osservando il concerto che si svolgeva poco lontano da
loro. A volte Sam si alzava per dare disposizione ai fonici del palco, a volte
dava un’occhiata in consolle per controllare che i livelli dei volumi
fossero a posto. In quei momenti di noia Gary vagava sull’ampia visuale
che il luogo gli permetteva di avere. Fu così che notò una
giovane donna con i capelli lunghi e biondi che ricadevano sulle sue esili
spalle. La ragazza portava degli alti stivali di pelle, dei collanti strappati
e un corpetto che lasciava intravedere qualsiasi cosa.
Gary decise che la
avrebbe conosciuta quella sera.
***
La musica era
troppo alta ma la birra era buona. Naomi cominciò a sbracciare verso un
cameriere per ottenere la sua attenzione: voleva ordinarne un’altra.
- Ehi, calma,
calma. – fece per trattenerla Chris. Si erano seduti su un tavolino
traballante, un poco di filato dall’afterparty,
un po’ impacciati un po’ intimoriti da quella gente vestita in
maniera grottesca e che parlava un linguaggio strano.
- Perché?
E’ una festa, ci dobbiamo divertire! – esclamò Naomi con una
voce un po’ troppo acuta del solito. Rivolse a Chris un sorriso ebete e
oscillò da un lato all’altro.
Chris
scoppiò a ridere.
- Che
c’è? – gli chiese un po’offesa Naomi.
- E’
solo…non mi sarei mai aspettato che una come te…si ubriacasse alla
presenza del suo ragazzo!-
– Una tipa come me? –
- Beh,
sì. Perfettina, inappuntabile in ogni
situazione. –
- Dovresti ormai
saperlo che non sono una sorta di dea irraggiungibile. –
- Sul serio?
Pensavo che tu fossi la mia dea, la
mia ninfa, il mio sogno. –
Naomi sbatté
le palpebre un paio di volte. – Come mai sei così romantico,
stasera? –
Chris si
avvicinò, posò le mani sui braccioli della sedia di lei e la
baciò teneramente sulle labbra. Naomi gli mise un braccio intorno al
collo e gli si aggrappò stretta.
Restarono
così per un po’ fino a quando un tizio con un’enorme cresta
rossa gli intimò di smetterla di dare spettacolo. I due smisero con le
effusioni e lo guardarono un po’ stupiti.
- Sai cosa mi
piacerebbe fare con la mia fidanzata perfetta? – sussurrò Chris
sottovoce all’orecchio di Naomi, tenendo strette le mani fra le sue.
Naomi alzò lo sguardo verso di lui, curiosa. – Andiamo, ho
un’idea. -
***
Avevano chiesto
a Pietro di sistemarsi in un piccolo camerino mal illuminato, con uno specchio
e qualche baule contenenti costumi di scena. Il ragazzo osservò alcuni
fusti accantonati in un angolo, pregando che Bart arrivasse in fretta: quel
posto non gli era proprio congegnale e l’idea di essere venuto fin
lì, quella sera, gli sembrava sempre più stupida ogni minuto che
passava.
- Scusa per il
ritardo. Ho fatto una doccia e mi hanno pure bloccato per firmare qualche
autografo. – Pietro si girò verso la porta e vide il suo
batterista in piedi davanti a lui. Indossava una t-shirt nera e lisa e portava
due birre con sé. Ne porse una al ragazzo e si sedette su un baule.
– Allora, che mi racconti? -
- Non
c’è male. – ammise Pietro. A parte il fatto che sono completamente cotto di te e non faccio altro
che tormentarmi su quella maledetta notte assieme.
- Bene, bene.
– ripeté Bart, pensieroso. – E’ stata una sorpresa
vederti qui. Non sapevo che ti piacessero i Moonchild.
–
- Volevo farti
un saluto. Pensavo fosse carino… -
- Certo, hai
fatto bene. –
Silenzio.
- Dai Pietro,
sputa il rospo. -
- Eh? –
- Sei qui per lo
stesso motivo per cui io ti ho chiesto di trovarci in questo lurido posto.
– Bart si alzò e si avvicinò al ragazzo, senza mai staccare
lo sguardo dal suo. – Per stare un assieme, ancora una volta. –
Bart si
chinò verso di lui e lo baciò. Pietro gli buttò le braccia
al collo e si aggrappò alle possenti spalle, cadendo in un dolce oblio.
Bart lo prese per i fianchi e ben presto si trovarono legati stretti fra loro.
Pietro poteva sentire i muscoli guizzare sotto la pelle calda di Bart e a
stento tratteneva i sospiri di piacere.
Bart prese
Pietro e lo posò sul ripiano dove era appoggiato lo specchio, con
così tanta foga che questo cadde di lato e si frantumò in mille
pezzi.
I due
sussultarono.
- Speriamo non
siano veramente sette anni di sfiga. – rise Bart. – Che
c’è? –
- No, no, NO!
– Pietro cominciò a gemere. – Cazzo, non di nuovo! Non
voglio questo, mi dispiace. – si alzò e si diresse velocemente
verso la porta.
Bart in qualche
balzo riuscì a catturarlo. – Un momento, cosa diavolo… -
- Non
verrò a letto con te stasera. – si limitò a dire Pietro, cercando
di sfilarsi dalla sua presa. – E’ stato un errore essere venuto, mi
dispiace. -
Bart si
sentì come colpito da un ceffone. Lo lasciò senza dire una parola
e Pietro scappò di filato verso il corridoio.
***
- Birra? -
- Uno shot. – si limitò a dire la bionda al barman.
- Fanne due.
– Gary si appostò vicino alla bionda. – Questo giro lo offro
io. – continuò, sorridendole.
- Come vuoi.
– si limitò a dire la donna. Tirò fuori dalla borsa un
telefonino e cercò di ignorarlo, invano.
- Come ti
chiami? –
- Senti, solo
perché ti permetto di offrirmi da bere non significa che voglia avere a
che fare con te. –
- Bel modo di
comportarsi con qualcuno che cerca di fare il gentiluomo. –
- Ma se lo fai
solo per portarmi a letto! –
- … e sei
pure prevenuta. –
- Credi sia una
buona cosa essere un’ingenua a questo mondo? – la donna
indicò con un gesto teatrale la gente che stava intorno. Sul viso di
Gary spuntò un lieve sorriso di scherno.
- Non dico di
essere ingenua, basterebbe solo che tu fingessi di esserlo. –
- Per quale
scopo? –
- Per
permettermi di affascinarti col mio charme. –
- E ingigantire
il tuo ego? –
- Ehi! Faresti
una buona azione. Non ti piace come idea? –
- Sì,
come no. – la bionda prese il suo bicchierino e lo tracannò tutto
d’un fiato. – Grazie per il drink, ci vediamo in giro. –
- Cosa? –
- Ho da fare,
caro. Magari in un’altra vita? – dicendo così la donna gli
diede le spalle e si diresse, ancheggiando, in mezzo al divertimento.
***
Pietro si
chinò sul lavabo e si gettò l’acqua fredda sul viso. Doveva
assolutamente riprendersi, tornare in sé stesso e dimenticare quella
serata. Doveva dimenticare Bart e continuare con la sua vita.
Si era concesso
un momento di debolezza e si vergognava per quello. Si era preso una cotta, una
cosa normale per un ragazzino immaturo, ma non per lui. Lui era un adulto e aveva
delle responsabilità, o meglio, era il momento di prendersele. Doveva
focalizzarsi sui suoi studi, sui suoi obiettivi. Non poteva correre dietro a
ogni sua più assurda fantasia.
Bart era stato
un sogno. Era un uomo che lo affascinava e per cui provava grande ammirazione,
ma era ad anni luce dal suo modo di vivere e dal suo mondo; egli non voleva
nient’altro che la conferma del suo potere di seduzione da lui: la cosa
migliore per Pietro era quindi mettersi l’anima in pace, prendere atto
che quello che lui provava per Bart era a senso unico, trovare i suoi amici e
andare a casa.
Il ragazzo prese
la porta d’uscita del bagno: si ritrovò ben presto in una baraonda
di gente che parlava, beveva, urlava, sveniva negli angoli, vomitava.
- Ma che
cazzo…- Pietro
cominciò a dirigersi verso l’uscita a spintoni quando vide Gary
passargli davanti perso per i fatti suoi.
Lo
agguantò per la t-shirt.
- Pietro, eccoti
qui! Come sta andando? -
- Male. Dove
sono Naomi e Chris? Voglio andarmene da qui… -
- Negativo. Ho
ancora qualcosa da fare. –
E se ne
andò, senza prendersi la briga di ascoltare le urla che Pietro gli
lanciava nel bel mezzo della confusione.
Il ragazzo
cominciò a girare le quinte per cercare i suoi amici. Provò a
chiamarli ma i cellulari suonavano a vuoto. Cominciava a spazientirsi: faceva
caldo, era stanco e aveva paura di incontrare di nuovo Bart in giro.
A un tratto gli
si parò davanti una donna che lo spinse senza tante cerimonie per
passare.
- Ehi! Che modi!
–
- Scusa caro, ma
sono di fretta. Sto cercando di seminare un tipo. –
- Non mi sembra
il caso di rompere le ossa a chiunque sia sulla tua strada. –
- Si, beh, non
ho la solita finezza che contraddistingue le altre donne. Va tutto bene? –
- Sì,
sì, grazie. –
La donna lo
osservò per qualche secondo, cominciando a provare interesse per il
ragazzino. – No, sul serio. Sembri sconvolto. –
- Tutto ad un
tratto ti importa di me? – senza aspettare una risposta Pietro se ne
andò per i fatti suoi, ma la donna lo seguì.
- No, sul serio,
stai male? Hai bisogno di qualcosa? Posso darti una mano, se hai bisogno.
Voglio dire, in questo momento sono in una situazione delicata, ma conosco
persone che si possono prendere cura di te. – le urlò dietro,
sovrastando la musica.
- Una situazione
delicata, eh? – Pietro invertì il senso di marcia e le si
parò davanti, a qualche decina di cm. – Se sei venuta a scopare
con qualcuno che conta puoi dirlo tranquillamente, non giudico la gente per
quello che fa. –
- Come prego?
–
- Sì,
insomma, sei una groupi, no? – Pietro
abbassò la voce, vergognandosi di parlare di quelle cose in pubblico.
La donna rimase
un attimo perplessa, si guardò i vestiti e si mise a ridere, offrendogli
la mano.
- Mi chiamo
Samantha. –
- Pietro.
–
- Non posso dire
niente ora sulla mia professione ma ecco, io credo di avere tutte le competenze
per aiutarti, se mi dici cosa ti ha reso così. –
‘Competenze?’
pensò Pietro. – Io non
ho nulla che non va. – insistette.
- Certo.
Qualcuno ti ha obbligato a fare qualcosa che non volevi? Sei stato drogato?
– fece una pausa un po’ più lunga. – Sei sotto una
dose? -
- Cosa? No!
– Pietro incrociò le braccia. – E’…privato.-
- E’ una
questione illegale, per questo non me ne vuoi parlare? –
- Oddio. –
Pietro lanciò uno sguardo al cielo. – Senti, è una cosa
normale, ok? Ho incontrato un ragazzo su cui mi sono fatto mille pare mentali
perché pensavo fosse innamorato di me e che io l’avessi
allontanato senza potergli dare una chance e tutto ad un tratto mi sono reso
conto che è uno stronzo e la cosa mi ha distrutto. Posso andare, ora?
–
- Oh, mi
dispiace. – Samantha gli accarezzò un braccio. - Dev’essere stato terribile. -
- Beh, lo
è stato…un po’. – il ragazzo cercò di mostrarsi
più distaccato, ma non ci riuscì. – E’ solo che con
lui ci stavo veramente bene. Ero affascinato, mi sentivo protetto
e…importante. Era bello sentirsi così. –
- Ti ha detto
che non ti amava? –
- No, non siamo
riusciti a parlare dei nostri sentimenti. –
- Ma allora
perché dici che è uno stronzo? –
- Perché?
Perché? – gesticolò Pietro, cercando una frase ad effetto.
Ma non la
trovò.
- Lui voleva
soltanto… -
- …andare
a letto, immagino. Sì, capisco. Gli uomini sono piuttosto impulsivi, e
te lo dice una che lavora con molti di questi. Probabilmente ti sarà
saltato addosso appena ti ha visto. –
Pietro
annuì. – Forse dovrei parlarci. Veramente, stavolta. –
- Forse. –
Samantha gli lanciò uno sguardo di incoraggiamento. – Cosa
aspetti, su? Vai! -
- Sì,
io… - e senza terminare la frase, si diresse, per la seconda volta, nei
camerini.
***
- Ma sei matto?
Non possiamo stare qui! E’ pericoloso! -
Chris ignorò
i commenti di Naomi e la trascinò lungo l’ultima rampa di scale.
– Gary mi ha raccontato che questo era il luogo in cui portava le sue
conquiste, quando lavorava qui. Dice che le ragazze lo trovavano un posto
romantico. –
Naomi
salì l’ultimo gradino e si trovò sulla sommità del
palazzetto, su alcune passerelle che collegavano i vari fari utilizzati per
illuminare il palco. Sotto di loro il vuoto, la pista e ovviamente i tecnici
che smontavano e non si curavano assolutamente di loro.
- Sicuramente
è d’effetto. – trattenne il fiato, mezza spaventata e mezza
estasiata. Dava un senso di potere, stare sopra tutti, osservare tutti sotto di
loro. Sembrava di essere….
- Dio. Mi sembra
di essere Dio. – aveva accennato lui, con un soffio. La circondò
con le braccia da dietro, come quando aspettavano l’inizio del concerto,
e le diede un lento bacio sul collo.
- Cosa hai in
mente di fare… - cominciò Naomi, senza poter resistere alle
premure del suo compagno.
- Siamo qui, io
e te, da soli, in un posto dove difficilmente ci ricapiterà di stare.
Pensavo di fare qualcosa per ricordare il momento – Chris la girò
verso di lui e la attirò a sé. Naomi resistette.
- Cosa intendi
per ‘ricordare’? – fece, scettica.
Chris si
bloccò e cominciò a lanciare sguardi in giro. In un angolo era
situato un piccolo sgabuzzino, una minuscola sala dei comandi luce. Normalmente
vi stava un tecnico con il compito di regolare intensità e colore dei
fari, ma in quel momento non c’era nessuno.
Naomi
seguì lo sguardo del suo fidanzato e aprì la bocca, sorpresa.
- No, è
fuori discussione! -
Lui rise.
– Andiamo! Lo sappiamo entrambi che l’idea ti stuzzica. –
La donna
incrociò le braccia, lo sguardo ‘non se ne parla proprio’.
Chris le
lanciò uno sguardo di sfida. – Hai paura che ci scoprano? –
- Non si fa e
basta! E’ un luogo di lavoro, non è adatto
per…insomma… -
-
D’altronde avrei dovuto saperlo; la mia fidanzata perfetta non avrebbe
accettato una cosa disonorevole come questa. –
- Ci mancava la
psicologia inversa. Te l’ha insegnata Gary, vero? -
- Naomi. –
Chris la baciò appena pronunciato il suo nome. – Non
succederà niente, vedrai. Sarà divertente! E poi, - la
baciò di nuovo. – scommetto che lo vorrai fare di nuovo. -
***
Trovò
Bart nella sala in cui erano stati collocati gli strumenti musicali e gli
attrezzi di scena in attesa di essere caricati sui camion. Pietro guardò
l’uomo mentre sistemava con meticolosa cura gli strumenti del suo
mestiere. Aste, timpani e piatti, ognuno nella sua custodia subito dopo un’attento controllo di eventuali rotture. Bart sembrava
assorto nei suoi pensieri mentre tutto attorno a lui i fonici sistemavano il
resto della roba.
Pietro gli si
accostò aspettando di vedere la reazione di Bart, ma il musicista lo
ignorò completamente.
- Devi
sistemarla ogni sera? – chiese Pietro per spezzare il silenzio fra loro,
indicando i vari pezzi della batteria.
- In
realtà ci sono i fonici che lo fanno, ma stasera avevo bisogno di farlo
io personalmente. – concluse con un tono di voce privo di espressione.
Pietro strinse
le labbra, a disagio. Si guardò un po’ in giro. –
C’è tanta gente ancora a lavoro, eh? –
Bart mise le
ultime aste nella loro custodia e chiuse le zip. – Cosa vuoi ancora?
–
- Chiederti scusa. -
Bart
abbassò lo sguardo verso di lui. – Quello che non capisco è
perché sei sempre saltato alle conclusioni. Sbagliate, per giunta.
–
- Io… -
- Non voglio
dire che non avevo intenzione di divertirmi. – continuò lui,
trascinandolo verso il bar del privè. – Volevo fare un bel
po’ di sesso con te. Un mucchio. – si girò e gli
lanciò una carezza furtiva alla schiena, arrivando bene fino in fondo.
Pietro arrossì. – Ma questo non significava che…volessi
usarti, te lo giuro. – Bart lo costrinse a fermarsi prendendogli la testa
e girandola dolcemente verso di lui. – L’ho capito dal tuo sguardo,
quando te ne sei andato prima. Pensavi fossi uno stronzo, ma non è vero.
– lasciò cadere le braccia ai fianchi. – Tu mi piaci sul
serio, Pietro. In questi mesi non ho fatto che pensare a te. Puoi crederci o
meno. – rise, lanciando uno sguardo intorno a sè.
– Io so che sto dicendo la verità. Vorrei che tu mi dessi la
possibilità di dimostrartelo. –
Pietro
tirò su col naso. Non poteva piangere come una femminuccia in quel
momento! Eppure aveva gli occhi lucidi. Bart sorrise e lo baciò in mezzo
al corridoio.
- Vieni a casa
con me, ti prego. – Gli sussurrò Pietro all’orecchio, ancora
stretti uno nelle braccia dell’altro.
Bart fece per
rispondergli quando un gran baccano attirò la loro attenzione. Dopo
qualche minuto sentirono altre voci e all’improvviso arrivò
l’inequivocabile grido di ‘Polizia!’ riecheggiare nel teatro.
I due corsero a
vedere cosa stava succedendo.
***
- Non mi sono
mai sentita così umiliata in vita mia. – digrignò fra i
denti Naomi, muovendosi a disagio su una sedia di plastica, in attesa di essere
chiamata per essere scarcerata.
Chris la guardò di sottecchi, cercando di capire a che livello
fosse il disappunto della donna.
- Per quello che
vale, mi dispiace. – rispose lui, abbassando gli occhi verso il
pavimento. Naomi sbuffò. – Però io mi sono divertito.
– ribatté, senza alcuna ombra di pentimento.
Nessuna
risposta.
- Tu? -
Ancora nessuna
risposta.
L’uomo
rialzò il viso. Naomi stava sorridendo compiaciuta. Beccata cercò
subito di tornare seria. – Non importa che io mi sia divertita! Voglio
dire, è stato eccitante e tutto il resto, ma siamo in commissariato!
Potrebbero farmi storie per questo in ambasciata! –
- Hai ragione,
sono stato uno stupido, scusami. – l’uomo diede segno di cominciare
a vergognarsi. A Naomi spiaceva vederlo in quel modo e cambiò subito
tattica.
- No, è
colpa mia. Avrei dovuto dirti oppormi fino alla fine, invece mi sono comportata
da sconsiderata. Non avrei dovuto ascoltarti, ecco tutto. – Naomi prese
la mano di Chris fra le sue. – Non importa, veramente. Tanto adesso stiamo
per uscire, no? –
- Lo spero.
– Chris alzò lo sguardo mentre Nathan entrava, incerto se sembrare
preoccupato o mettersi a ridere.
- Come cambiano
le cose! Mi ricordo i bei tempi, quando eri tu a tirarmi fuori dai guai..
–
- Piantala!
– scherzò Naomi, alzandosi e dirigendosi verso l’uscita.
– Hai pagato la cauzione? –
- Ho fatto di
meglio. Ho buttato giù dal letto AJ e ho fatto sistemare le cose.
–
- Grazie a Dio
il tuo tipo è un poliziotto. – borbottò bonariamente Chris,
dando una pacca sulle spalle all’amico. – Si può sapere alla
fine che cosa è successo? –
- Non ho capito
molto, qui in centrale c’è un sacco di casino. – Nathan
cominciò a urlare per sovrastare le voci che riempivano la sala attigua a
quella in cui avevano aspettato i due fidanzati. Poliziotti andavano e venivano
incessantemente e lontano da loro, fuori dalle porte di vetro che dividevano il
commissariato dalla strada, erano assiepati dei giornalisti.
Naomi
sussultò. – Non ti preoccupare, - la anticipò Nathan.
– Usciremo dal retro e non verrai imputata da nessuna accusa. Nessuno
saprà che sei stata qui. –
- Comunque,
quello che so è che siete finiti in mezzo a una retata antidroga. Quella
donna che vi ha arrestato era un’agente sottocopertura che seguiva una
banda di narcotrafficanti da molti mesi. Aveva ricevuto una soffiata: per
questa notte era prevista una vendita e voleva trovarli con le mani nel sacco.
Come ci siete finiti invece voi, quello proprio non lo so. -
- Forse ce lo
può spiegare qualcun altro. – aggiunse Chris, muovendosi improvvisamente
verso una persona appoggiata al bancone di accettazione. – GARY! –
urlò, spazientito.
Gary, intento a
guardare chissà dove, si girò verso di lui. – Ehi, capo!
Anche tu in gattabuia? –
- Chissà
perché quando ci sei tu di mezzo qualcosa va sempre storto. -
- Ehi! Non
è mica colpa mia se ci siamo ficcati in questo casino! E poi, io non ti
avevo mai detto di usare il mio posto segreto per provare nuove emozioni!
–
Chris aveva gran
voglia di mettere in riga il suo collega quando dall’entrata del commissariato
rientrarono alcuni poliziotti e avvocati. Dietro di loro i giornalisti
continuavano a urlare domande, impossibilitati a seguirli all’interno
dell’edificio.
- Un’altra
rogna, Xander, un’altra rogna! –
urlò un uomo in giacca e cravatta. – Il sovrintendente mi
farà una lavata di capo spaventosa. Ti avverto agente, un altro
giochetto dei tuoi… -
- La soffiata
era sicura, capitano! – urlò una donna piuttosto attraente, dietro
di lui. Mostrava un distintivo sul corpetto attillato e nonostante i tacchi alti
riusciva a stare dietro alla veloce camminata del superiore. – Qualcuno
deve aver parlato, ci giurerei il distintivo. –
- Ah, io non lo
farei! – la rimbeccò lui. – Per questo scherzetto ti tolgo
l’incarico. Passi alla sorveglianza ordinaria e al contenimento delle
manifestazioni. –
- Ma seguo il
caso da mesi! –
- E hai
collezionato tre buchi nell’acqua. Ne ho abbastanza Xander,
hai chiuso! –
Il capitano la
lasciò in mezzo alla sala, fra i bisbigli della gente. Chris aveva
assistito a tutta la scena e sussurrò all’orecchio
dell’amico. – E’ quella che ci ha arrestato. –
- Sul serio?
– sul volto di Gary apparve un moto di sorpresa. Poi, senza dire una
parola, si avvicinò alla donna. Questa alzò il viso verso di lui
e lo contrasse a una smorfia.
- Oh, no! Ancora
tu? –
- E’
destino, bellissima. –
- Sparisci, o ti
faccio male. Non è veramente serata. –
- Magari
un’altra volta, eh? –
- Mai. –
detto questo si diresse verso il retro, facendo voltare molte persone nella sua
direzione. Qualcuno fischiò e lei mostrò in alto il dito medio,
senza dar pena di girare il viso.
- La conosci?
– Chris si era avvicinato e guardava la poliziotta insieme
all’amico.
- Non proprio.
Capo, - Gary sospirò. – credo di essermi innamorato. –
***
- Credi che
l’avrebbe steso? – chiese Nathan a Naomi, osservando i due uomini
poco lontani da loro.
- La poliziotta?
Assolutamente! Io voglio bene a Gary, ma a volte è veramente
insopportabile! -
– La tipa è una tosta. AJ a
volte mi parla lei. –
- La conosce?
–
- Han lavorato
assieme, per un po’. Si chiama Samantha. Sai, - continuò dando
sfoggio del suo orgoglio. – C’era un periodo che gli chiedeva
spesso di uscire, ma lui era già impegnato. Con me. –
- Capisco. – Naomi sorrise complice,
poi tornò seria. – Pietro? Sai se sta bene? Anche lui è
qui? –
- No, lui si
è salvato. Era in una zona tranquilla vicino al magazzino. Adesso
è a casa. –
- Forse dovremmo
andare da lui. Per capire se è tutto ok. Voglio dire, non l’ho
visto per tutta la serata! Avrà incontrato Bart, ci avrà parlato?
E se poi ha fatto lo stronzo? Pietro ne sarebbe distrutto! Dobbiamo
assolutamente chiedergli come è andata e assicurarci di persona…-
- Io non lo
farei. –
- Perché?
–
- Beh, ecco, non
è proprio solo, a casa. –
- Ah. –
Naomi rimase un attimo pensierosa. – Vuoi dire… -
- Che il nostro
batterista non ha fatto lo stronzo. – Nathan si guardò in giro, in
cerca del fidanzato.
Naomi fece cenno
ai due uomini di venire verso di lei. Era ora di andare via da quel posto e
terminare la serata. - Sono contenta che qualcuno si sia divertito stasera. –
poi scoppiò a ridere. – Meno che quel qualcuno si sia fatto
arrestare! -
Eccoci al termine del secondo episodio della
terza coppia di Spartacus! Che ne dite? Mi piacciono
molto Pietro e Barca e spero di aver reso il loro AU un po’ interessante!
La prossima coppia di cui narrerò gli amori sarà sicuramente
quella di Mira e Spartacus e credo che vi crederete
come farò a introdurli nel contesto di Washington…ma ovviamente
questa è una sorpresa, perciò…alla prossima!