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Autore: vampirella    02/02/2014    0 recensioni
Pietro è ossessionato dal suo batterista, per questo motivo Naomi, Gary e Chris lo aiuteranno a vederlo di nuovo... [storia della serie Spartacus AU: 'Life is a beautiful war'] [PietroxBarca, NaeviaXCrixus, un inizio di GannicusxSaxa]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Barca, Crixus, Gannicus, Naevia, Pietros
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Life is a beautiful war. [Spartacus AU]'
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- Non dovrei essere qui

- Non dovrei essere qui. -

- Non dovrebbe esserci nessuno. – sospirò Chris cercando di far scudo col proprio corpo per salvare Naomi dalla folla che li stava schiacciando verso le transenne. – Dove cavolo è finito quello là? –

- Credo…credo stia parlando con i bodyguard. – Naomi si alzò sulle punte dei piedi per vedere oltre le poche teste che li separavano dal backstage. Due uomini forzuti si erano posizionati proprio davanti a loro e avevano uno sguardo estremamente feroce.

- Salve, scusate… - disse  Naomi cercando di attirare l’attenzione dei due energumeni, ma incerta se continuare o meno, considerando gli sguardi che le cominciavano a lanciare.

Le cose stavano così: dopo la fatidica sera all’Old Pub, Pietro non aveva smesso di pensare a Bart. Era diventata una dolce ossessione, ma pur sempre un’ossessione.

Risultato: a Estetica lo avevano rimandato ed era rimasto intrattabile per giorni. Una sera, a cena da Nathan e Naomi, non riuscì più a contenersi.

- La cosa che più mi fa imbestialire è che non ho assolutamente controllo su me stesso. Mi impongo di fare qualsiasi cosa, studiare, lavorare con profitto, costruire un futuro, fare un passo dopo l’altro…invece tutto alla fine si riduce a pensare a quando lui lascia il mio appartamento, incazzato. Mi sento ancora male per quello che è successo. -

Naomi gli pose la mano sul braccio. – E’ normale sentirsi un po’ sottosopra quando si è innamorati. Anche noi lo abbiamo passato. – lanciò un’occhiata di sbieco a Nathan, intento ad aprirsi la terza birra della serata. – Non stai bevendo un po’ troppo, tu? – gli chiese, accusatoria.

- Secondo me devi lasciare perdere e basta. – Nathan ignorò la coinquilina e li raggiunse al tavolo dove erano seduti gli altri due. – Lo sappiamo entrambi come girano le cose in questo mondo. Hai avuto ragione a trattarlo con indifferenza, quella notte, e adesso devi solo....andare avanti. -

- Ma non ci riesco, è questo il punto! – esclamò l’altro, esasperato. – Credi che non ci abbia pensato? –

- Io credo che reprimere i propri sentimenti non sia una buona idea. – cercò di introdursi nella conversazione Naomi, mantenendo un tono di voce moderato.

- Ammesso che lo faccia, cosa cambierebbe? –

- Potrebbe cercare di vederlo, parlare con lui, sistemare la faccenda… -

- E come? I musicisti non sono esattamente le persone più normali del mondo, e quelli famosi non sono poi ‘così raggiungibili’. – rispose in tono ironico Nat. Naomi gli lanciò un’occhiata di fuoco. Pietro teneva lo sguardo basso verso il suo cellulare, appoggiato sulla tovaglia.

- In qualche modo una soluzione si troverà. – taglio corto la donna. – Ma tu sei sicuro di volerlo rivedere? – si rivolse al ragazzo, dubbiosa.

- Io… non so. Penso di sì. Insomma, sì! Vorrei almeno chiarire quello che c’è stato fra noi. Capire se c’era qualcosa o se è stata solamente una mia cazzo di fantasia! –

- Allora ci inventeremo un piano. – aggiunse Nathan, finendo la sua birra e schiaffando la bottiglia un po’ troppo rumorosamente sul tavolo.

- AJ ha una cattiva influenza su di te, sappilo. – furono le laconiche parole di Naomi.

Il problema era quindi: come riuscire a incontrare Bart? Pietro aveva trovato il numero del gruppo all’Old Pub e così  aveva contattato il manager, ma questo non dava i recapiti dei musicisti al primo che lo chiamava al telefono e perciò la cosa si concluse con un nulla di fatto. Si mise quindi alla ricerca di qualche concerto nei dintorni di Washington, ma scoprì che la band era appena partita per un tour in Europa.

 

***

 

- Io lo uccido. – cominciò a mormorare Chris. – A dire la verità non so se fare fuori prima lui o questo dannatissimo stronzo che continua a tirarmi gomitate nel fianco. -

- Ti prego, resta calmo. Sono sicura che tra poco torna. –

- Sei fin troppo ottimista. – Naomi era sotto il palco, proprio davanti a lui, ed egli ne approfittò per abbracciarla da dietro. – Lo faccio solo per proteggerti dalla calca. –

- Certo. – Naomi sorrise, poi lanciò un’occhiata a Pietro, in piedi vicino a lei. Era agitato e continuava a lanciare occhiate nervose al palco. – Tutto bene? –

- Io? Sì..voglio dire…non lo vedo da mesi…forse non sarei dovuto venire. – ripeté meccanicamente.

Naomi lanciò uno sguardo all’indietro, verso il suo compagno.

- Andrà tutto alla grande, amico. – cercò di rasserenarlo burberamente il meccanico. Prima di poter aggiungere qualsiasi altra cosa (non aveva idea quale, lui non era un dannatissimo damerino il cui punto di forza era parlare di sentimenti) vide una testa familiare. – Alla buon’ora Gary! Te la sei presa comoda! -

- Ehi, non è mica una cosa semplice! – Gary, il collega dell’officina, arrivava tranquillamente dal backstage con un bicchiere di birra in mano. Si avvicinò ai due energumeni e parlottò per qualche secondo, poi fece cenno ai suoi amici di raggiungere le transenne.

- Mettetevi questi. – disse, consegnando loro i pass. – E statemi vicini. Non so cosa tu abbia fatto a Bart Cameron, ragazzino, – aggiunse, parlando sottovoce all’orecchio di Pietro mentre gli altri suoi amici entravano nel priveè situato dietro il palco. – sta di fatto che, se non fosse stato per lui, voi non sareste entrati e io questa birra avrei dovuto pagarla. –

 

***

 

Pietro si aggirava nel backstage chiedendo informazione a chiunque gli capitasse. Tra fonici, groupies, manager e tecnici di ogni sorta nessuno sembrava volersi fermare per aiutarlo.

Aveva perso i suoi accompagnatori già da qualche tempo: Chris e Naomi avevano raggiunto il bar interno e non si erano fatti tanti problemi a servirsi, osservando curiosi la varia umanità raggruppata in quel luogo. Gary si era messo d’impegno e ci provava con una splendida bruna con la puzza sotto il naso. Pietro sbuffò all’ennesimo buco nell’acqua quando un tipo lo mandò a quel paese senza tanti complimenti. Stava per mollare e dirigersi verso il bar, deciso ad aspettare la fine del concerto, quando sentì qualcuno pronunciare il suo nome.

Si girò verso il corridoio affollato dei camerini. Davanti a lui, a qualche metro di distanza stava Bart, sorridente. Aveva il viso dipinto con una terribile maschera da teschio e un’enorme nuovo tatuaggio lungo tutto il petto.

Pietro si sentì mancare.

Si avvicinarono. Bart gli chiese sorpreso cosa ci facesse lì, quella sera.

- Un mio amico ha lavorato in questo palazzetto per qualche tempo e ha ancora delle conoscenze. Ci siamo imbucati. – cercò di spiegare, calmo, il ragazzo.

- E’ una bella sorpresa. Mi fa piacere vederti. –

Pietro restò in silenzio per qualche secondo, incerto se confessargli lì i propri sentimenti, senza tanti giri di parole, all’improvviso, poi cambiò idea: non sapeva proprio da che parte cominciare. – Anche per me. – disse, con un soffio.

Il sorriso di Bart divenne ancora più grande. – Senti, tra cinque minuti devo andare in scena. Quando tutto questo è finito, potremmo, non so… parlare. Bere qualcosa assieme. –

- Certo, volentieri. -

- Perfetto. Vedrai che live, abbiamo in serbo delle sorprese mica male! –

 

***

 

A Gary non interessava il concerto, non gli interessavano i Moonchild. A lui faceva piuttosto schifo l’heavy metal, preferiva molto di più il rock dei motociclisti, come lo chiamava lui. Questo non significava gli dispiacesse essere al palazzetto dello sport durante il concerto di un band famosa. Quale momento migliore per conoscere bellissime donne pronte a tutto per i loro beniamini, o semplicemente per divertirsi un po’? Senza contare il bere gratis del backstage. Con tutto quel ben di Dio la musica passava in secondo piano e poteva anche essere sopportata.

Gary aveva cominciato a tampinare una bruna con il piercing al naso e le labbra rosse, ma purtroppo sembrava già impegnata con qualcuno che, stando a ciò che diceva la suddetta ragazza, sarebbe stato molto contento di fare la sua conoscenza. Il meccanico pensò bene di squargliarsela prima che le cose si mettessero male.

A metà del concerto, mentre davanti al palco si scatenava un putiferio di luci e suoni Gary  raggiunse la zona dei banchi mix per chiacchierare con qualcuno dei suoi vecchi colleghi.

Dieci anni prima Sam era stato il mentore di Gary, appena assunto come ragazzo di fatica. I due si salutarono calorosamente. – Allora qualche volta ti ricordi di noi! –

- E come potrei dimenticarmene? – aggiunse lui, sedendosi vicino al fonico. – Ho passato alcuni degli anni più divertenti della mia vita in questo posto! -

- Sì, ricordo, eri un animale da party…non te ne perdevi uno, dopo ogni concerto eri nel priveè a divertirti con qualche strafiga. Giuro, non ho mai capito come riuscissi a presentarti la mattina dopo a lavoro senza aver dormito! –

- Avevo poco più di vent’anni, erano altri tempi. Allora, vecchio mio, come te la passi? –

I due restarono a parlare un po’, osservando il concerto che si svolgeva poco lontano da loro. A volte Sam si alzava per dare disposizione ai fonici del palco, a volte dava un’occhiata in consolle per controllare che i livelli dei volumi fossero a posto. In quei momenti di noia Gary vagava sull’ampia visuale che il luogo gli permetteva di avere. Fu così che notò una giovane donna con i capelli lunghi e biondi che ricadevano sulle sue esili spalle. La ragazza portava degli alti stivali di pelle, dei collanti strappati e un corpetto che lasciava intravedere qualsiasi cosa.

Gary decise che la avrebbe conosciuta quella sera.

 

***

 

La musica era troppo alta ma la birra era buona. Naomi cominciò a sbracciare verso un cameriere per ottenere la sua attenzione: voleva ordinarne un’altra.

- Ehi, calma, calma. – fece per trattenerla Chris. Si erano seduti su un tavolino traballante, un poco di filato dall’afterparty, un po’ impacciati un po’ intimoriti da quella gente vestita in maniera grottesca e che parlava un linguaggio strano.

- Perché? E’ una festa, ci dobbiamo divertire! – esclamò Naomi con una voce un po’ troppo acuta del solito. Rivolse a Chris un sorriso ebete e oscillò da un lato all’altro.

Chris scoppiò a ridere.

- Che c’è? – gli chiese un po’offesa Naomi.

- E’ solo…non mi sarei mai aspettato che una come te…si ubriacasse alla presenza del suo ragazzo!-

 – Una tipa come me? –

- Beh, sì. Perfettina, inappuntabile in ogni situazione. –

- Dovresti ormai saperlo che non sono una sorta di dea irraggiungibile. –

- Sul serio? Pensavo che tu fossi la mia dea, la mia ninfa, il mio sogno. –

Naomi sbatté le palpebre un paio di volte. – Come mai sei così romantico, stasera? –

Chris si avvicinò, posò le mani sui braccioli della sedia di lei e la baciò teneramente sulle labbra. Naomi gli mise un braccio intorno al collo e gli si aggrappò stretta.

Restarono così per un po’ fino a quando un tizio con un’enorme cresta rossa gli intimò di smetterla di dare spettacolo. I due smisero con le effusioni e lo guardarono un po’ stupiti.

- Sai cosa mi piacerebbe fare con la mia fidanzata perfetta? – sussurrò Chris sottovoce all’orecchio di Naomi, tenendo strette le mani fra le sue. Naomi alzò lo sguardo verso di lui, curiosa. – Andiamo, ho un’idea. -

 

***

 

Avevano chiesto a Pietro di sistemarsi in un piccolo camerino mal illuminato, con uno specchio e qualche baule contenenti costumi di scena. Il ragazzo osservò alcuni fusti accantonati in un angolo, pregando che Bart arrivasse in fretta: quel posto non gli era proprio congegnale e l’idea di essere venuto fin lì, quella sera, gli sembrava sempre più stupida ogni minuto che passava.

- Scusa per il ritardo. Ho fatto una doccia e mi hanno pure bloccato per firmare qualche autografo. – Pietro si girò verso la porta e vide il suo batterista in piedi davanti a lui. Indossava una t-shirt nera e lisa e portava due birre con sé. Ne porse una al ragazzo e si sedette su un baule. – Allora, che mi racconti? -

- Non c’è male. – ammise Pietro. A parte il fatto che sono completamente cotto di te e non faccio altro che tormentarmi su quella maledetta notte assieme.

- Bene, bene. – ripeté Bart, pensieroso. – E’ stata una sorpresa vederti qui. Non sapevo che ti piacessero i Moonchild. –

- Volevo farti un saluto. Pensavo fosse carino… -

- Certo, hai fatto bene. –

Silenzio.

- Dai Pietro, sputa il rospo. -

- Eh? –

- Sei qui per lo stesso motivo per cui io ti ho chiesto di trovarci in questo lurido posto. – Bart si alzò e si avvicinò al ragazzo, senza mai staccare lo sguardo dal suo. – Per stare un assieme, ancora una volta. –

Bart si chinò verso di lui e lo baciò. Pietro gli buttò le braccia al collo e si aggrappò alle possenti spalle, cadendo in un dolce oblio. Bart lo prese per i fianchi e ben presto si trovarono legati stretti fra loro. Pietro poteva sentire i muscoli guizzare sotto la pelle calda di Bart e a stento tratteneva i sospiri di piacere.

Bart prese Pietro e lo posò sul ripiano dove era appoggiato lo specchio, con così tanta foga che questo cadde di lato e si frantumò in mille pezzi.

I due sussultarono.

- Speriamo non siano veramente sette anni di sfiga. – rise Bart. – Che c’è? –

- No, no, NO! – Pietro cominciò a gemere. – Cazzo, non di nuovo! Non voglio questo, mi dispiace. – si alzò e si diresse velocemente verso la porta.

Bart in qualche balzo riuscì a catturarlo. – Un momento, cosa diavolo… -

- Non verrò a letto con te stasera. – si limitò a dire Pietro, cercando di sfilarsi dalla sua presa. – E’ stato un errore essere venuto, mi dispiace. -

Bart si sentì come colpito da un ceffone. Lo lasciò senza dire una parola e Pietro scappò di filato verso il corridoio.

 

***

 

- Birra? -

- Uno shot. – si limitò a dire la bionda al barman.

- Fanne due. – Gary si appostò vicino alla bionda. – Questo giro lo offro io. – continuò, sorridendole.

- Come vuoi. – si limitò a dire la donna. Tirò fuori dalla borsa un telefonino e cercò di ignorarlo, invano.

- Come ti chiami? –

- Senti, solo perché ti permetto di offrirmi da bere non significa che voglia avere a che fare con te. –

- Bel modo di comportarsi con qualcuno che cerca di fare il gentiluomo. –

- Ma se lo fai solo per portarmi a letto! –

- … e sei pure prevenuta. –

- Credi sia una buona cosa essere un’ingenua a questo mondo? – la donna indicò con un gesto teatrale la gente che stava intorno. Sul viso di Gary spuntò un lieve sorriso di scherno.

- Non dico di essere ingenua, basterebbe solo che tu fingessi di esserlo. –

- Per quale scopo? –

- Per permettermi di affascinarti col mio charme. –

- E ingigantire il tuo ego? –

- Ehi! Faresti una buona azione. Non ti piace come idea? –

- Sì, come no. – la bionda prese il suo bicchierino e lo tracannò tutto d’un fiato. – Grazie per il drink, ci vediamo in giro. –

- Cosa? –

- Ho da fare, caro. Magari in un’altra vita? – dicendo così la donna gli diede le spalle e si diresse, ancheggiando, in mezzo al divertimento.

 

***

 

Pietro si chinò sul lavabo e si gettò l’acqua fredda sul viso. Doveva assolutamente riprendersi, tornare in sé stesso e dimenticare quella serata. Doveva dimenticare Bart e continuare con la sua vita.

Si era concesso un momento di debolezza e si vergognava per quello. Si era preso una cotta, una cosa normale per un ragazzino immaturo, ma non per lui. Lui era un adulto e aveva delle responsabilità, o meglio, era il momento di prendersele. Doveva focalizzarsi sui suoi studi, sui suoi obiettivi. Non poteva correre dietro a ogni sua più assurda fantasia.

Bart era stato un sogno. Era un uomo che lo affascinava e per cui provava grande ammirazione, ma era ad anni luce dal suo modo di vivere e dal suo mondo; egli non voleva nient’altro che la conferma del suo potere di seduzione da lui: la cosa migliore per Pietro era quindi mettersi l’anima in pace, prendere atto che quello che lui provava per Bart era a senso unico, trovare i suoi amici e andare a casa.

Il ragazzo prese la porta d’uscita del bagno: si ritrovò ben presto in una baraonda di gente che parlava, beveva, urlava, sveniva negli angoli, vomitava.

- Ma che cazzo…-  Pietro cominciò a dirigersi verso l’uscita a spintoni quando vide Gary passargli davanti perso per i fatti suoi.

Lo agguantò per la t-shirt.

- Pietro, eccoti qui! Come sta andando? -

- Male. Dove sono Naomi e Chris? Voglio andarmene da qui… -

- Negativo. Ho ancora qualcosa da fare. –

E se ne andò, senza prendersi la briga di ascoltare le urla che Pietro gli lanciava nel bel mezzo della confusione.

Il ragazzo cominciò a girare le quinte per cercare i suoi amici. Provò a chiamarli ma i cellulari suonavano a vuoto. Cominciava a spazientirsi: faceva caldo, era stanco e aveva paura di incontrare di nuovo Bart in giro.

A un tratto gli si parò davanti una donna che lo spinse senza tante cerimonie per passare.

- Ehi! Che modi! –

- Scusa caro, ma sono di fretta. Sto cercando di seminare un tipo. –

- Non mi sembra il caso di rompere le ossa a chiunque sia sulla tua strada. –

- Si, beh, non ho la solita finezza che contraddistingue le altre donne.  Va tutto bene? –

- Sì, sì, grazie. –

La donna lo osservò per qualche secondo, cominciando a provare interesse per il ragazzino. – No, sul serio. Sembri sconvolto. –

- Tutto ad un tratto ti importa di me? – senza aspettare una risposta Pietro se ne andò per i fatti suoi, ma la donna lo seguì.

- No, sul serio, stai male? Hai bisogno di qualcosa? Posso darti una mano, se hai bisogno. Voglio dire, in questo momento sono in una situazione delicata, ma conosco persone che si possono prendere cura di te.  – le urlò dietro, sovrastando la musica.

- Una situazione delicata, eh? – Pietro invertì il senso di marcia e le si parò davanti, a qualche decina di cm. – Se sei venuta a scopare con qualcuno che conta puoi dirlo tranquillamente, non giudico la gente per quello che fa. –

- Come prego? –

- Sì, insomma, sei una groupi, no? – Pietro abbassò la voce, vergognandosi di parlare di quelle cose in pubblico.

La donna rimase un attimo perplessa, si guardò i vestiti e si mise a ridere, offrendogli la mano.

- Mi chiamo Samantha. –

- Pietro. –

- Non posso dire niente ora sulla mia professione ma ecco, io credo di avere tutte le competenze per aiutarti, se mi dici cosa ti ha reso così. –

‘Competenze?’ pensò Pietro.  – Io non ho nulla che non va. – insistette.

- Certo. Qualcuno ti ha obbligato a fare qualcosa che non volevi? Sei stato drogato? – fece una pausa un po’ più lunga. – Sei sotto una dose? -

- Cosa? No! – Pietro incrociò le braccia. – E’…privato.-

- E’ una questione illegale, per questo non me ne vuoi parlare? –

- Oddio. – Pietro lanciò uno sguardo al cielo. – Senti, è una cosa normale, ok? Ho incontrato un ragazzo su cui mi sono fatto mille pare mentali perché pensavo fosse innamorato di me e che io l’avessi allontanato senza potergli dare una chance e tutto ad un tratto mi sono reso conto che è uno stronzo e la cosa mi ha distrutto. Posso andare, ora? –

- Oh, mi dispiace. – Samantha gli accarezzò un braccio. - Dev’essere stato terribile. -

- Beh, lo è stato…un po’. – il ragazzo cercò di mostrarsi più distaccato, ma non ci riuscì. – E’ solo che con lui ci stavo veramente bene. Ero affascinato, mi sentivo protetto e…importante. Era bello sentirsi così. –

- Ti ha detto che non ti amava? –

- No, non siamo riusciti a parlare dei nostri sentimenti. –

- Ma allora perché dici che è uno stronzo? –

- Perché? Perché? – gesticolò Pietro, cercando una frase ad effetto.

Ma non la trovò.

- Lui voleva soltanto… -

- …andare a letto, immagino. Sì, capisco. Gli uomini sono piuttosto impulsivi, e te lo dice una che lavora con molti di questi. Probabilmente ti sarà saltato addosso appena ti ha visto. –

Pietro annuì. – Forse dovrei parlarci. Veramente, stavolta. –

- Forse. – Samantha gli lanciò uno sguardo di incoraggiamento. – Cosa aspetti, su? Vai! -

- Sì, io… - e senza terminare la frase, si diresse, per la seconda volta, nei camerini.

 

***

 

- Ma sei matto? Non possiamo stare qui! E’ pericoloso! -

Chris ignorò i commenti di Naomi e la trascinò lungo l’ultima rampa di scale. – Gary mi ha raccontato che questo era il luogo in cui portava le sue conquiste, quando lavorava qui. Dice che le ragazze lo trovavano un posto romantico. –

Naomi salì l’ultimo gradino e si trovò sulla sommità del palazzetto, su alcune passerelle che collegavano i vari fari utilizzati per illuminare il palco. Sotto di loro il vuoto, la pista e ovviamente i tecnici che smontavano e non si curavano assolutamente di loro.

- Sicuramente è d’effetto. – trattenne il fiato, mezza spaventata e mezza estasiata. Dava un senso di potere, stare sopra tutti, osservare tutti sotto di loro. Sembrava di essere….

- Dio. Mi sembra di essere Dio. – aveva accennato lui, con un soffio. La circondò con le braccia da dietro, come quando aspettavano l’inizio del concerto, e le diede un lento bacio sul collo.

- Cosa hai in mente di fare… - cominciò Naomi, senza poter resistere alle premure del suo compagno.

- Siamo qui, io e te, da soli, in un posto dove difficilmente ci ricapiterà di stare. Pensavo di fare qualcosa per ricordare il momento – Chris la girò verso di lui e la attirò a sé. Naomi resistette.

- Cosa intendi per ‘ricordare’? – fece, scettica.

Chris si bloccò e cominciò a lanciare sguardi in giro. In un angolo era situato un piccolo sgabuzzino, una minuscola sala dei comandi luce. Normalmente vi stava un tecnico con il compito di regolare intensità e colore dei fari, ma in quel momento non c’era nessuno.

Naomi seguì lo sguardo del suo fidanzato e aprì la bocca, sorpresa.

- No, è fuori discussione! -

Lui rise. – Andiamo! Lo sappiamo entrambi che l’idea ti stuzzica. –

La donna incrociò le braccia, lo sguardo ‘non se ne parla proprio’.

Chris le lanciò uno sguardo di sfida. – Hai paura che ci scoprano? –

- Non si fa e basta! E’ un luogo di lavoro, non è adatto per…insomma… -

- D’altronde avrei dovuto saperlo; la mia fidanzata perfetta non avrebbe accettato una cosa disonorevole come questa. –

- Ci mancava la psicologia inversa. Te l’ha insegnata Gary, vero? -

- Naomi. – Chris la baciò appena pronunciato il suo nome. – Non succederà niente, vedrai. Sarà divertente! E poi, - la baciò di nuovo. – scommetto che lo vorrai fare di nuovo. -

 

***

 

Trovò Bart nella sala in cui erano stati collocati gli strumenti musicali e gli attrezzi di scena in attesa di essere caricati sui camion. Pietro guardò l’uomo mentre sistemava con meticolosa cura gli strumenti del suo mestiere. Aste, timpani e piatti, ognuno nella sua custodia subito dopo un’attento controllo di eventuali rotture. Bart sembrava assorto nei suoi pensieri mentre tutto attorno a lui i fonici sistemavano il resto della roba.

Pietro gli si accostò aspettando di vedere la reazione di Bart, ma il musicista lo ignorò completamente.

- Devi sistemarla ogni sera? – chiese Pietro per spezzare il silenzio fra loro, indicando i vari pezzi della batteria.

- In realtà ci sono i fonici che lo fanno, ma stasera avevo bisogno di farlo io personalmente. – concluse con un tono di voce privo di espressione.

Pietro strinse le labbra, a disagio. Si guardò un po’ in giro. – C’è tanta gente ancora a lavoro, eh? –

Bart mise le ultime aste nella loro custodia e chiuse le zip. – Cosa vuoi ancora? –

-  Chiederti scusa. -

Bart abbassò lo sguardo verso di lui. – Quello che non capisco è perché sei sempre saltato alle conclusioni. Sbagliate, per giunta. –

- Io… -

- Non voglio dire che non avevo intenzione di divertirmi. – continuò lui, trascinandolo verso il bar del privè. – Volevo fare un bel po’ di sesso con te. Un mucchio. – si girò e gli lanciò una carezza furtiva alla schiena, arrivando bene fino in fondo. Pietro arrossì. – Ma questo non significava che…volessi usarti, te lo giuro. – Bart lo costrinse a fermarsi prendendogli la testa e girandola dolcemente verso di lui. – L’ho capito dal tuo sguardo, quando te ne sei andato prima. Pensavi fossi uno stronzo, ma non è vero. – lasciò cadere le braccia ai fianchi. – Tu mi piaci sul serio, Pietro. In questi mesi non ho fatto che pensare a te. Puoi crederci o meno. – rise, lanciando uno sguardo intorno a . – Io so che sto dicendo la verità. Vorrei che tu mi dessi la possibilità di dimostrartelo. –

Pietro tirò su col naso. Non poteva piangere come una femminuccia in quel momento! Eppure aveva gli occhi lucidi. Bart sorrise e lo baciò in mezzo al corridoio.

- Vieni a casa con me, ti prego. – Gli sussurrò Pietro all’orecchio, ancora stretti uno nelle braccia dell’altro.

Bart fece per rispondergli quando un gran baccano attirò la loro attenzione. Dopo qualche minuto sentirono altre voci e all’improvviso arrivò l’inequivocabile grido di ‘Polizia!’ riecheggiare nel teatro.

I due corsero a vedere cosa stava succedendo.

 

***

 

- Non mi sono mai sentita così umiliata in vita mia. – digrignò fra i denti Naomi, muovendosi a disagio su una sedia di plastica, in attesa di essere chiamata per essere scarcerata.  Chris la guardò di sottecchi, cercando di capire a che livello fosse il disappunto della donna.

- Per quello che vale, mi dispiace. – rispose lui, abbassando gli occhi verso il pavimento. Naomi sbuffò. – Però io mi sono divertito. – ribatté, senza alcuna ombra di pentimento.

Nessuna risposta.

- Tu? -

Ancora nessuna risposta.

L’uomo rialzò il viso. Naomi stava sorridendo compiaciuta. Beccata cercò subito di tornare seria. – Non importa che io mi sia divertita! Voglio dire, è stato eccitante e tutto il resto, ma siamo in commissariato! Potrebbero farmi storie per questo in ambasciata! –

- Hai ragione, sono stato uno stupido, scusami. – l’uomo diede segno di cominciare a vergognarsi. A Naomi spiaceva vederlo in quel modo e cambiò subito tattica.

- No, è colpa mia. Avrei dovuto dirti oppormi fino alla fine, invece mi sono comportata da sconsiderata. Non avrei dovuto ascoltarti, ecco tutto. – Naomi prese la mano di Chris fra le sue. – Non importa, veramente. Tanto adesso stiamo per uscire, no? –

- Lo spero. – Chris alzò lo sguardo mentre Nathan entrava, incerto se sembrare preoccupato o mettersi a ridere.

- Come cambiano le cose! Mi ricordo i bei tempi, quando eri tu a tirarmi fuori dai guai.. –

- Piantala! – scherzò Naomi, alzandosi e dirigendosi verso l’uscita. – Hai pagato la cauzione? –

- Ho fatto di meglio. Ho buttato giù dal letto AJ e ho fatto sistemare le cose. –

- Grazie a Dio il tuo tipo è un poliziotto. – borbottò bonariamente Chris, dando una pacca sulle spalle all’amico. – Si può sapere alla fine che cosa è successo? –

- Non ho capito molto, qui in centrale c’è un sacco di casino. – Nathan cominciò a urlare per sovrastare le voci che riempivano la sala attigua a quella in cui avevano aspettato i due fidanzati. Poliziotti andavano e venivano incessantemente e lontano da loro, fuori dalle porte di vetro che dividevano il commissariato dalla strada, erano assiepati dei giornalisti.

Naomi sussultò. – Non ti preoccupare, - la anticipò Nathan. – Usciremo dal retro e non verrai imputata da nessuna accusa. Nessuno saprà che sei stata qui. –

- Comunque, quello che so è che siete finiti in mezzo a una retata antidroga. Quella donna che vi ha arrestato era un’agente sottocopertura che seguiva una banda di narcotrafficanti da molti mesi. Aveva ricevuto una soffiata: per questa notte era prevista una vendita e voleva trovarli con le mani nel sacco. Come ci siete finiti invece voi, quello proprio non lo so. -

- Forse ce lo può spiegare qualcun altro. – aggiunse Chris, muovendosi improvvisamente verso una persona appoggiata al bancone di accettazione. – GARY! – urlò, spazientito.

Gary, intento a guardare chissà dove, si girò verso di lui. – Ehi, capo! Anche tu in gattabuia? –

- Chissà perché quando ci sei tu di mezzo qualcosa va sempre storto. -

- Ehi! Non è mica colpa mia se ci siamo ficcati in questo casino! E poi, io non ti avevo mai detto di usare il mio posto segreto per provare nuove emozioni! –

Chris aveva gran voglia di mettere in riga il suo collega quando dall’entrata del commissariato rientrarono alcuni poliziotti e avvocati. Dietro di loro i giornalisti continuavano a urlare domande, impossibilitati a seguirli all’interno dell’edificio.

- Un’altra rogna, Xander, un’altra rogna! – urlò un uomo in giacca e cravatta. – Il sovrintendente mi farà una lavata di capo spaventosa. Ti avverto agente, un altro giochetto dei tuoi… -

- La soffiata era sicura, capitano! – urlò una donna piuttosto attraente, dietro di lui. Mostrava un distintivo sul corpetto attillato e nonostante i tacchi alti riusciva a stare dietro alla veloce camminata del superiore. – Qualcuno deve aver parlato, ci giurerei il distintivo. –

- Ah, io non lo farei! – la rimbeccò lui. – Per questo scherzetto ti tolgo l’incarico. Passi alla sorveglianza ordinaria e al contenimento delle manifestazioni. –

- Ma seguo il caso da mesi! –

- E hai collezionato tre buchi nell’acqua. Ne ho abbastanza Xander, hai chiuso! –

Il capitano la lasciò in mezzo alla sala, fra i bisbigli della gente. Chris aveva assistito a tutta la scena e sussurrò all’orecchio dell’amico. – E’ quella che ci ha arrestato. –

- Sul serio? – sul volto di Gary apparve un moto di sorpresa. Poi, senza dire una parola, si avvicinò alla donna. Questa alzò il viso verso di lui e lo contrasse a una smorfia.

- Oh, no! Ancora tu? –

- E’ destino, bellissima. –

- Sparisci, o ti faccio male. Non è veramente serata. –

- Magari un’altra volta, eh? –

- Mai. – detto questo si diresse verso il retro, facendo voltare molte persone nella sua direzione. Qualcuno fischiò e lei mostrò in alto il dito medio, senza dar pena di girare il viso.

- La conosci? – Chris si era avvicinato e guardava la poliziotta insieme all’amico.

- Non proprio. Capo, - Gary sospirò. – credo di essermi innamorato. –

 

***

 

- Credi che l’avrebbe steso? – chiese Nathan a Naomi, osservando i due uomini poco lontani da loro.

- La poliziotta? Assolutamente! Io voglio bene a Gary, ma a volte è veramente insopportabile! -

 – La tipa è una tosta. AJ a volte mi parla lei. –

- La conosce? –

- Han lavorato assieme, per un po’. Si chiama Samantha. Sai, - continuò dando sfoggio del suo orgoglio. – C’era un periodo che gli chiedeva spesso di uscire, ma lui era già impegnato. Con me. –

-  Capisco. – Naomi sorrise complice, poi tornò seria. – Pietro? Sai se sta bene? Anche lui è qui? –

- No, lui si è salvato. Era in una zona tranquilla vicino al magazzino. Adesso è a casa. –

- Forse dovremmo andare da lui. Per capire se è tutto ok. Voglio dire, non l’ho visto per tutta la serata! Avrà incontrato Bart, ci avrà parlato? E se poi ha fatto lo stronzo? Pietro ne sarebbe distrutto! Dobbiamo assolutamente chiedergli come è andata e assicurarci di persona…-

- Io non lo farei. –

- Perché? –

- Beh, ecco, non è proprio solo, a casa. –

- Ah. – Naomi rimase un attimo pensierosa. – Vuoi dire… -

- Che il nostro batterista non ha fatto lo stronzo. – Nathan si guardò in giro, in cerca del fidanzato.

Naomi fece cenno ai due uomini di venire verso di lei. Era ora di andare via da quel posto e terminare la serata. - Sono contenta che qualcuno si sia divertito stasera. – poi scoppiò a ridere. – Meno che quel qualcuno si sia fatto arrestare! -

 

Eccoci al termine del secondo episodio della terza coppia di Spartacus! Che ne dite? Mi piacciono molto Pietro e Barca e spero di aver reso il loro AU un po’ interessante! La prossima coppia di cui narrerò gli amori sarà sicuramente quella di Mira e Spartacus e credo che vi crederete come farò a introdurli nel contesto di Washington…ma ovviamente questa è una sorpresa, perciò…alla prossima!

 

 

   
 
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